Competitività e crescita: il ruolo delle professioni nel terziario
Competitività e crescita: il ruolo delle professioni nel terziario
Cari amici,
innanzitutto voglio esprimere un sentito ringraziamento all'onorevole Chiara Gribaudo, al senatore Andrea Mandelli, al Viceministro dell'Economia Enrico Morando e al senatore Maurizio Sacconi per la partecipazione a questo nostro nuovo e importante appuntamento sulle professioni.
Un incontro che per noi riveste un significato profondo perché Confcommercio non è solo la casa del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti, ma anche del lavoro autonomo e delle attività professionali. E Confcommercio Professioni è stata creata proprio per dare una voce unitaria al lavoro autonomo professionale che nel terziario di mercato trova la sua collocazione naturale.
I lavori, che a fine mattinata saranno chiusi dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che ringrazio per aver accolto il nostro invito, proseguiranno con due focus. Il primo sul tema dell'innovazione e del ruolo del digitale e il secondo sulla previdenza.
Anche se, come emerge dalle ultime rilevazioni del nostro Ufficio Studi, i consumi ad agosto sembrano essere ripartiti, a pesare oggi è ancora l'incertezza. Stiamo, infatti, scontando gli effetti di uno scenario internazionale che, tra crisi dei migranti, recessione in alcuni paesi emergenti, Brexit e attentati terroristici, è diventato più complicato. Tutto questo contribuisce a spiegare il preoccupante calo della fiducia dei consumatori in questi ultimi mesi.
Ma da noi sono soprattutto i difetti strutturali che frenano l'economia nel complesso e comprimono il rendimento atteso degli stessi investimenti: burocrazia asfissiante, deficit di legalità e logistica, eccessiva pressione fiscale.
Fino a quando non saranno risolti questi nodi, difficilmente si realizzerà il cambio di passo tanto, e da più parti, auspicato.
Allora, se vogliamo trasformare la debole ripresa di oggi in una robusta e diffusa crescita per i prossimi anni, bisogna concentrarsi su misure che rilancino la domanda interna, a completamento e reciproco rinforzo delle politiche di offerta.
Per questo è necessario, innanzitutto, scongiurare che scattino le clausole di salvaguardia, un impegno preso dal premier Renzi alla nostra Assemblea lo scorso giugno.
Un obiettivo di primaria importanza, che non va certo raggiunto incrementando altri tributi.
L'aumento dell'Iva sarebbe una vera e propria mazzata per i consumi, un boomerang che ricadrebbe sulla testa di tutti e, per di più, in modo regressivo, penalizzando soprattutto le famiglie più povere.
La strada è, dunque, obbligata: serve una concreta e generalizzata riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese.
All'Esecutivo, a cui riconosciamo tanto il merito di aver impostato una politica fiscale distensiva, quanto la determinazione nel perseguirla nonostante i vincoli angusti di natura interna e internazionale, chiediamo più coraggio e determinazione nel taglio della spesa pubblica improduttiva da cui si potrebbero ricavare le risorse per ridurre le tasse. Secondo un nostro recente studio - che confronta la spesa pubblica regionale con il livello dei servizi fruiti dai cittadini sul territorio - sarebbero 21 i miliardi di euro di risparmi che si otterrebbero, solo a livello locale, dall'eliminazione di sprechi e inefficienze, senza penalizzare, sia chiaro, i servizi resi ai cittadini.
Sul Def non nascondiamo un pizzico di delusione per l'intenzione del Governo di rinviare il taglio dell'Irpef al 2018 perché di questa misura ne avrebbero beneficiato tutti i contribuenti in regola senza distinzione alcuna. Per un Paese più inclusivo e più giusto, più dinamico e più equo.
Rilancio dei consumi e della crescita sono, infatti, fattori fondamentali per un terziario di mercato più produttivo, che è motore di sviluppo e oggi vale oltre il 40% del Pil e dell'occupazione.
Altrimenti sarà difficile creare nuova ricchezza, nuovo benessere, nuove forme di solidarietà sostenibili e durature.
In questo senso crediamo che sia davvero necessario e urgente valorizzare il lavoro autonomo professionale che può recitare un ruolo da protagonista per lo sviluppo del Paese.
Un segmento spesso trascurato e sottovalutato, talvolta ignorato. Eppure è un segmento in forte crescita negli ultimi anni.
Occorre, quindi, creare al più presto delle condizioni di contesto favorevoli che consentano a tutti i lavoratori autonomi, alle partite Iva, lo svolgimento senza ostacoli delle proprie attività professionali.
Perché rafforzare e consolidare tutti i settori del lavoro autonomo per noi significa rafforzare e consolidare un sistema di competenze e di valori che vive di persone e punta sulle persone, sul capitale umano, sulla conoscenza e sulla messa in rete di esperienze.
Per mettere a frutto tutte le opportunità di crescita con il filo conduttore della terziarizzazione dell'economia.
In questo consiste la nostra idea di futuro, di un'organizzazione capace di coniugare modernità e tradizione secondo un progetto di rinnovamento orientato da una partecipata visione del futuro.
Per essere al passo con i tempi, per guardare avanti con fiducia, per dare più forza, più autorevolezza, più qualità al terziario di mercato, all'impresa diffusa, al lavoro autonomo professionale che caratterizzeranno sempre di più la nostra economia.
Grazie.