Presentazione di Carlo Sangalli dell'intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti al Forum Confcommercio

Presentazione di Carlo Sangalli dell'intervento del Presidente del Consiglio Mario Monti al Forum Confcommercio

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24 marzo 2012

Signor Presidente,
anzitutto davvero grazie per avere accettato il nostro invito ad intervenire nel contesto dei lavori di questa tredicesima edizione del forum Confcommercio- Ambrosetti di Cernobbio.

Da parte mia – insieme a questo sentito ringraziamento – soltanto qualche considerazione introduttiva allo scopo di chiarire quale sia il filo unitario dei lavori. Filo unitario e anche obbligato, vista l’agenda di questo nostro tempo.

In apertura, abbiamo segnalato, con preoccupazione, i dati che danno conto, particolarmente nel nostro Paese, della recessione che avanza.

Lo abbiamo fatto evidenziando anche l’impatto della rafforzata disciplina fiscale e del pubblico bilancio.

Disciplina necessaria e con diretti e positivi effetti sul versante della riduzione dello spread e, dunque, disciplina essenziale ai fini del “salvataggio” dell’Italia.

Ma disciplina dura, il cui rigore si traduce in livelli record della pressione fiscale e, particolarmente per questa via, in effetti recessivi a carico dell’economia reale.

Ne abbiamo tratto spunto per sollecitare – in Europa ed in Italia – l’integrazione tra fiscal compact ed economic compact. In ciò memori, tra l’altro, di quanto Ella segnalava, già in sede di comunicazioni programmatiche alle Camere, annotando che la credibilità dell’Italia, anche rispetto agli obiettivi ambiziosi del pareggio di bilancio e del miglioramento del rapporto tra debito e PIL, si fonda sulla nostra capacità di tornare a crescere.

Tornare a crescere: questo è il punto.

Giovano, a questo scopo, le semplificazioni della vita di cittadini ed imprese, e giovano le liberalizzazioni.

Sul terreno delle liberalizzazioni, rimarchiamo però, Signor Presidente, quanto è già stato storicamente realizzato nel settore del commercio, nel periodo compreso tra la riforma del ’98 e gli ulteriori interventi del 2006.

Ne sono derivati processi profondi di ristrutturazione della rete commerciale. E, in combinazione con una lunga stagione di debolezza dei consumi, processi spesso anche dolorosi.

Tante, troppe imprese hanno chiuso e, purtroppo, continuano a chiudere. 

Ma, pur in una cronica carenza di politiche attive dedicate al commercio, ed in genere al sistema dei servizi, è comunque costantemente cresciuta la qualità del servizio reso ai consumatori e, di certo, le imprese hanno fatto propria la sfida degli incrementi di produttività.

Sulla base di questo consuntivo storico, non abbiamo condiviso le più recenti scelte di totale deregolamentazione di orari ed aperture degli esercizi commerciali.

Non gioveranno alla vitalità del pluralismo distributivo. E non pensiamo che esse possano significativamente incidere sulla dinamica dei consumi.

L’affanno di lungo corso della dinamica dei consumi è, piuttosto, il puntuale riflesso dell’affanno di lungo corso dell’Italia tutta sul terreno della crescita.

Non ci sono scorciatoie. E l’agenda di quanto occorre fare è nota, ed anche largamente condivisa.

Attraverso l’avanzamento contestuale  del rigoroso contrasto e del determinato recupero di evasione ed elusione, da un lato,  e di una tempestiva  spending review, dall’altro, vanno poste le basi per un progressivo alleggerimento della pressione fiscale complessiva.

Contrasto rigoroso e recupero determinato di evasione ed elusione. All’insegna della tolleranza zero e a 360 gradi. Per debellare così patologie che tagliano trasversalmente tutta l’economia e la società italiana.

Esse non legittimano, dunque,  giudizi sommari nei confronti di intere categorie di contribuenti, né legittimano – a proposito di “bollini” – patenti esclusive di riconoscimento della “virtù” o del “vizio”.

Piuttosto, occorre lavorare per rafforzare l’impegno unitario di tutti i contribuenti in regola e per un sereno rapporto tra cittadini, imprese e fisco, anche sulla scorta dei principi dello Statuto del contribuente. 

Quanto alla spending review, i risparmi conseguibili non solo potrebbero, ma, a nostro avviso, dovrebbero consentire di non procedere agli ulteriori e programmati aumenti delle aliquote IVA.

Al riguardo, abbiamo detto, Signor Presidente, di una vera e propria “mina” da disinnescare.

Perché abbiamo stimato che il complesso degli aumenti delle aliquote IVA determinerebbe, nel quadriennio 2011-2014, una perdita cumulata di spesa pari a circa 38 miliardi di euro.

Ad averne danno, sarebbe l’economia e la società italiana tutta.

Ma tornare a crescere significa anche – in Europa ed in Italia – rendere agibili spazi per il sostegno di investimenti infrastrutturali, in innovazione e per il capitale umano.

Anche di questo abbiamo discusso nel corso dei lavori del forum.

Sottolineando la crucialità di investimenti per la maggiore efficienza del nostro sistema logistico e per la riduzione della salatissima fattura energetica del nostro Paese.

Rammentando l’esigenza assoluta di contrastare la stretta creditizia e di sbloccare il pagamento dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

E, ancora, abbiamo rammentato e sottolineato l’opportunità straordinaria dell’offerta turistica italiana, sorretta anche da un’accorta valorizzazione del nostro patrimonio storico-culturale.

Un esempio eccellente, dal nostro punto di vista, del maggiore apporto alla crescita, all’occupazione ed allo sviluppo, che potrebbe venire da un’Italia che scelga maggiormente di puntare, per un suo più prospero e più ambizioso futuro, sull’economia dei servizi, che Confcommercio-Imprese per l’Italia rappresenta.

E’ un’economia  - Signor Presidente – che, sul terreno dei rapporti di lavoro, ha necessità  strutturali di buona flessibilità in entrata, e buona perché disciplinata da norme di legge e di contratto.

E’, allora, un’economia che avverte particolarmente l’esigenza della chiusura del circuito della flexicurity per via di assicurazioni sociali più inclusive e finalizzate al più tempestivo reinserimento occupazionale.

Il confronto tra Governo e parti sociali c’è stato ed è stato proficuo. Abbiamo posto esigenze e se ne è compresa la ragione.

Ne è scaturito un impianto di riforma dei rapporti di lavoro e degli ammortizzatori sociali, che, nel suo complesso, condividiamo.

Ne condividiamo, soprattutto, l’obiettivo di fare dell’Italia una società più attiva.

Sarà però importante evitare appesantimenti burocratici della gestione dei rapporti di lavoro e mantenere ferma l’esigenza del controllo del costo complessivo del lavoro.

Buon lavoro, in conclusione, al governo di impegno nazionale. E’ un impegno che sollecita la responsabilità di tutti. La nostra – Signor Presidente – c’è e non verrà meno.

A Lei, dunque,la parola e ancora grazie.

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