Sangalli: "Pil a rischio, serve un progetto per sostenere il turismo"

Sangalli: "Pil a rischio, serve un progetto per sostenere il turismo"

In un'intervista al Giornale il presidente di Confcommercio sottolinea che "è urgente un piano promozionale. Bene le Regioni, ma non la chiusura dei bar alle 18".

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26 febbraio 2020

Carlo Sangalli conosce bene Milano: una città che oggi è chiusa per virus. E per il presidente di Confcommercio il rischio riguarda tutto il Paese: che impatto stimate su consumi e Pil?

«Se l'emergenza dovesse proseguire oltre aprile-maggio, prevediamo un calo del Pil per il 2020 - stima prudenziale - intorno allo 0,3-0,4%. Tradotto in cifre, questo significherebbe la perdita di 5-7 miliardi di Pil con un'elevata probabilità di entrare in recessione già nella prima parte dell'anno».

E per le imprese di commercio e ristorazione?

«L'emergenza coronavirus sta avendo pesantissime ripercussioni sulle imprese di questi settori - incluso quello dei trasporti - con rilevanti perdite di fatturato e di posti di lavoro. Nel turismo in particolare - settore che da solo contribuisce per oltre il 10% al Pil - la situazione è gravissima con la paralisi dei viaggi di affari, la cancellazione delle gite scolastiche, le disdette in alberghi e agenzie di viaggio. Tra marzo e maggio sono a rischio oltre 21 milioni di presenze con una riduzione di spesa di 2,65 miliardi, e circa 100 mila dipendenti dei pubblici esercizi. Senza dimenticare le difficoltà per il comparto culturale con la chiusura di musei e cinema e la cancellazione delle manifestazioni sull'intero territorio».

Fino a quanto tempo può reggere il sistema commercio in condizioni come queste?

«È evidente che si tratta di una situazione eccezionale che non può reggere nel tempo. E questo vale non solo per le imprese nelle aree di quarantena che hanno già dovuto cessare la loro attività, ma per il sistema imprenditoriale nel complesso. È un meccanismo a catena che avrà ripercussioni sia sull'intero sistema produttivo, sia sui consumi».

Siete d'accordo con le misure prese in questa ultima settimana da governo e Regioni?

«Bene il governo e le regioni coinvolte che si sono attivati adottando alcune prime misure e avviando tavoli di confronto con le parti sociali. Si tratta di decisioni molto difficili e delicate. Tuttavia alcune misure adottate come, ad esempio, quella relativa alla chiusura dei bar dopo le 18 lasciano un po' perplessi. Lo abbiamo fatto notare al tavolo di confronto con le imprese in Regione Lombardia e confidiamo ci possano essere correzioni. Inoltre credo che gli interventi previsti non debbano essere limitati alle zone rosse, ma valgano per tutti e per il turismo in particolare».

Cosa chiedete per sostenere le Imprese e i consumi?

«Bisogna agire molto rapidamente per evitare di far sprofondare il sistema imprenditoriale in una fase di paralisi dalla quale è difficile uscire. Fin da subito abbiamo indicato le linee di azione: rinviare le scadenze dei pagamenti dei principali adempimenti fiscali e contributivi, aprire un confronto con il sistema bancario per una moratoria sui mutui, utilizzare tutti gli strumenti di cassa integrazione e il fondo di integrazione salariale per le micro e piccole imprese che ordinariamente non ne sono interessate, prevedere un sistema di indennità per i lavoratori autonomi. Occorrono, infine, misure per il settore dei trasporti, come la sospensione delle tasse di ancoraggio e il rafforzamento della sanità marittima».

Cosa proponete a livello nazionale?

«In primis l'attenzione estrema nel comunicare la situazione e le decisioni conseguenti. La psicosi è un nemico non meno pericoloso del coronavirus. Il turismo, ad esempio, è il settore che sta registrando un tracollo senza precedenti con la destinazione Italia che rischia di sparire dai radar. E dunque evidente che per il nostro Paese occorre una mobilitazione straordinaria dei piani promozionali per l'export e della diplomazia commerciale a tutela di questo comparto e del made in Italy. Più in generale, di fronte ad una situazione eccezionale servono misure eccezionali. Significa che per fronteggiare una crisi che investe tutto il mondo servono risposte dai vari organismi a livello globale, a cominciare dal Fondo Monetario Internazionale».

Come si possono creare aspettative positive?

«Confidiamo nel senso di responsabilità di tutti. E non dimentichiamo che gli italiani - e gli imprenditori in particolare - hanno forti anticorpi. Nella storia del nostro Paese abbiamo già visto situazioni drammatiche, riusciremo a superare anche questa. Ma bisogna fare molto, molto presto e bene. Altrimenti l'economia italiana rischia davvero di essere messa in ginocchio con costi sociali difficili da gestire e contenere».

Dal Giornale del 26 febbraio 2020

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