"Il "rimbalzo" nel 2021 non ci sarà, essenziale la ripartenza del Sud"

"Il "rimbalzo" nel 2021 non ci sarà, essenziale la ripartenza del Sud"

Sul Mattino il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sottolinea che ci sono "poca chiarezza sulla ripresa delle attività, ristori economici insufficienti e piani di rilancio non condivisi". "Serve maggiore attenzione agli investimenti, nel terziario la politica dia risposte e sia responsabile".

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22 gennaio 2021

Presidente Sangalli, un governo traballante in piena pandemia e con un Paese reale in affanno. La politica continua a dimostrare la sua instabilità e a penalizzare i cittadini?

«È evidente che il Paese è ancora in piena emergenza: emergenza sanitaria ed emergenza economica e sociale - risponde Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio -. Ora più che mai, serve la responsabilità della buona politica».

A cosa si riferisce, presidente?

«Ad una politica capace di mettere in campo risposte tempestive e adeguate alla portata delle sfide con cui cittadini ed imprese sono chiamati quotidianamente a misurarsi. Mi riferisco non solo al migliore sviluppo della campagna di vaccinazioni e alle misure di supporto in favore del mondo delle imprese e del lavoro, ma anche all'esigenza di un progetto chiaro e condiviso sul buon uso delle risorse europee nell'ambito del Recovery Plan».

Per uscire da questa fase bisognerebbe affidarsi alle parole del Presidente Mattarella e ai suoi incessanti richiami all'unità e alla coesione del Paese? Magari con la soluzione politica Ursula, un governo europeista con Pd, 5 Stelle e moderati di centro?

«Non compete a noi il dibattito sulle formule politiche. A noi compete il dovere di tornare a segnalare la gravità delle questioni aperte, l'urgenza delle risposte necessarie, l'esigenza di un impegno comune - delle istituzioni, delle forze politiche, delle forze sociali - per l'oggi ed il domani del nostro Paese. Provo a dirla così: è davvero il momento di un supplemento di responsabilità. Quanto ai richiami del Presidente Mattarella, li considero preziosi. A partire dal messaggio di fine anno sulla necessità di concretezza, efficacia e rigore nella messa a punto del Piano nazionale di ripresa e di resilienza».

Intanto però i numeri del suo settore fanno impressione e i ristori per quanto indispensabili non basteranno a salvare tutte le imprese: come se ne esce?

«Per il 2020, stimiamo la chiusura di circa 390mila imprese del commercio e dei servizi e i il 2021 inizia più in salita del previsto. Infatti, i consumi hanno avuto a dicembre una caduta, su base annua, dell'11%, caduta che supera il 60% per alberghi e ristorazione. Anche il Pil, a gennaio, registra, sempre su base annua, un tonfo dell'11%. È difficile immaginare, nei prossimi mesi, un "rimbalzo" nella misura prevista dal governo».

La strada sarà in salita ancora, fino a quando?

«Nessuno azzarda previsioni temporali. Il ritorno alla normalizzazione e il tempo della ripresa economica diventano per ora un esercizio di speranza più che di proiezione di tendenze ragionevolmente prevedibili. Pure immaginando una ripresa nella tarda primavera, assumendo cioè vasta efficacia delle attuali campagne vaccinali in Italia e nei Paesi partner commerciali, di fatto le restrizioni all'attività produttiva si protrarranno ancora a lungo. L'esercizio di realismo cui si è obbligati porta a non escludere un mancato rimbalzo dell'economia italiana nel 2021, deludendo le aspettative di un concreto recupero di ampia parte delle perdite di prodotto e di consumi patite nel 2020».

E allora, appunto, come si fa?

«Le imprese, che sono allo stremo, hanno bisogno di tre certezze: ristori che siano tempestivi, ma anche inclusivi e adeguati, cioè svincolati dalla logica dei codici Ateco ed adeguatamente basati sul parametro oggettivo e universale delle perdite di fatturato subite; regole chiare sulla riapertura delle attività; un progetto condiviso sull'utilizzo efficace del Recovery Plan».

Ma il Mezzogiorno pagherà ancora una volta il prezzo maggiore o il Recovery Plan attuale eviterà che il divario con il Nord aumenti?

«Il documento approvato dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio scorso si presenta come "base di discussione" per il confronto con il Parlamento e con le forze sociali. Nei prossimi giorni, si svilupperà, quindi, il confronto tra governo e parti sociali. Ricorderemo anche in quell'occasione che, certo, il PNRR assume il Sud e il recupero dei divari territoriali come uno dei suoi grandi obiettivi trasversali. Ma segnaleremo anche l'esigenza che si espliciti meglio e si renda compiutamente misurabile come perseguire questo obiettivo in una complessa architettura d'intervento che si articola in 6 missioni, 16 componenti e 48 linee d'intervento progettuale».

Si è detto che il documento, anche dopo l'ultima bozza, continua a non avere una visione per il futuro del Paese post pandemia.

«Io credo che vada approfondito il rapporto tra investimenti e riforme. E vada messo a punto un meccanismo di governance - punto cruciale anche per il recupero dei divari territoriali - che consenta un'effettiva svolta nella capacità di programmazione e realizzazione degli investimenti pubblici. Insieme, serve l'impulso agli investimenti - in termini di politiche, progetti e risorse - sull'economia del terziario di mercato particolarmente colpita dall'impatto dell'epidemia: perché rafforzarne la resilienza significa rafforzare la resilienza del sistema Paese».

Nando Santonastaso

(dal Mattino del 22 gennaio 2021)

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