Sangalli: "Negozi in crisi, la nuova serrata costa 15 miliardi"

Sangalli: "Negozi in crisi, la nuova serrata costa 15 miliardi"

Sul QN il presidente di Confcommercio commenta le nuove misure prese dal Governo: "tanti non riapriranno, fare presto col DI Sostegno o sarà troppo tardi". "Dodici miliardi di dotazione non sono sufficienti, va rivisto il sistema delle chiusure".

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14 marzo 2021

A 24 ore dal decreto con cui il Governo Draghi ha varato nuove misure per arginare l'epidemia da coronavirus, che rappresentano l'ennesima mazzata per le imprese dei settori rappresentati, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha fatto il punto della situazione sulle pagine del Quotidiano Nazionale ribadendo punto di vista e richieste della Confederazione. Di seguito il testo dell'intervista.

 

Ci ritroviamo in lockdown: quale sarà l'impatto sulle imprese del terziario?

«Secondo le nostre stime, il prossimo lockdown di marzo-aprile - avvisa Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio - causerà una perdita di oltre 15 miliardi di euro, un terzo dei quali è relativo al solo comparto di alberghi e ristoranti. Solo nella ristorazione, tra marzo e le giornate di Pasqua, andranno persi circa 2,8 miliardi. Confturismo calcola che, tra gennaio e febbraio, c'è stato un crollo di 20 milioni di presenze in Italia. Senza dimenticare il dramma vissuto da tutto il comparto della cultura e del tempo libero - cinema, teatri, spettacoli e concerti - che ha già perso un miliardo di euro nel 2020».

Non sembra esserci altro rimedio che le chiusure, in attesa della vaccinazione di massa. «L'incognita delle varianti Covid è preoccupante ed è necessario accelerare la campagna vaccinale. Occorrono vigilanza ed azioni rigorose e mirate contro la pandemia, perché le imprese del terziario non possono andare avanti col sistema generalizzato del 'più chiusure', ormai insostenibile. Aumentano i rischi di cessazione definitiva delle attività e conseguenti perdite di occupazione. Senza contare che registriamo ancora forti ritardi per gli indennizzi legati ai precedenti lockdown».

Ritenete, dunque, che le imprese che rappresentate possano rimanere aperte?

«Dopo un 2020 drammatico, con crolli verticali di fatturato e la chiusura definitiva di tantissime imprese, è evidente che oggi il contrasto al Covid e la difesa del tessuto produttivo sono le priorità da seguire, tenendo insieme salute e ripresa dell'economia. Questo significa lavorare affinché, nel pieno rispetto delle norme e delle regole di salute e sicurezza, vengano riviste tante restrizioni settoriali allo svolgimento delle attività». È in arrivo il DI Sostegni per fronteggiare gli effetti delle chiusure: non vi soddisfa? «Servono indicazioni chiare e occorre rafforzare la dotazione finanziaria - preannunciata attorno ai 10-12 miliardi - per ristorare le ulteriori perdite di fatturato, superando il meccanismo dei codici Ateco. Abbiamo chiesto al governo un incontro urgentissimo: perché il decreto 'Sostegno' ridia realmente ossigeno alle imprese e non arrivi fuori tempo massimo».

di Claudia Marin

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