Sangalli: “apro le sedi di Confcommercio, Genova un esempio per l'Italia”

Sangalli: “apro le sedi di Confcommercio, Genova un esempio per l'Italia”

II presidente di Confcommercio sul Secolo XIX: "nostri spazi associativi a disposizione della vaccinazione". "Le chiusure? Esiste una fortissima emergenza economica e sociale, servono anche altre soluzioni". 

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9 marzo 2021

La campagna vaccini anti-Covid esce dagli ospedali dopo l'apertura, nel capoluogo ligure, del primo centro vaccinale extra-ospedaliero in Italia messo a disposizione da Ascom-Confcommercio Genova e aperto grazie a un'intesa tra l'associazione e il sistema sanitario regionale.

«Promuoveremo questa iniziativa su tutto il territorio italiano», assicura il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli. Nel centro, messo a disposizione della Asl3 Genovese al momento per gli over 80, vengono fatti 120 vaccini al giorno.

Il modello Genova, con il centro vaccinale inaugurato ieri, può essere replicato anche altrove?

«Già alcune nostre associazioni stanno sperimentando i presidi per i tamponi e altre realtà si stanno preparando per svolgere la medesima attività per i vaccini. Confcommercio Genova fa da apripista e per questo ringrazio in particolare il suo presidente, Paolo Odone, e il presidente di Confcommercio Salute, sanità e cura, Luca Pallavicini. Dopo un anno siamo ancora in grave emergenza sanitaria e dobbiamo accelerare la campagna di vaccinazione nazionale. Confcommercio farà di tutto per rendere il più capillare possibile il suo contributo in una fase di grande difficoltà per il Paese e promuoverà questo modello presso tutte le sue associazioni territoriali».

Cosa farà ora Confcommercio nazionale?

«Oltre a irrobustire e accelerare la campagna di vaccinazione collaboreremo su diversi livelli con le istituzioni e le autorità sanitarie. Proprio pochi giorni fa abbiamo evidenziato al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la validità dei protocolli di sicurezza già sottoscritti da Confcommercio, tra cui quelli per il commercio e il turismo, adeguati e potenziati nel corso dei mesi e che oggi richiedono solo una "manutenzione" e un aggiornamento. In quell'occasione abbiamo anche dato la nostra disponibilità ad utilizzare i luoghi e i medici del lavoro perle vaccinazioni, dando priorità ai lavoratori più a rischio. Nello stesso tempo abbiamo coinvolto le imprese associate per l'utilizzo, ad esempio, dei centri distributivi e dei magazzini di alcune attività e abbiamo chiesto il rifinanziamento dei crediti di imposta per l'acquisto di dispositivi di protezione».

Cosa pensa l'associazione che presiede sulla sicurezza delle imprese del commercio e del turismo? Queste attività devono riaprire?

«Dopo un 2020 drammatico che ha causato crolli verticali di fatturato e la chiusura definitiva di tantissime imprese - soprattutto nel commercio, nella filiera turistica e in quella della cultura e dello spettacolo - oggi siamo ripiombati in una nuova fase difficilissima a causa della veloce diffusione delle varianti del coronavirus. È quindi evidente che le priorità sono due: il contrasto al Covid e la difesa del tessuto produttivo, tenendo insieme salute e ripresa dell'economia. Due emergenze senza precedenti, alle quali si aggiunge quella sociale, che impongono di alzare il livello di responsabilità da parte di tutti. Soprattutto, vanno trovate risposte oltre il modello del "più chiusure" perché le pesanti ricadute in termini di costi economici e sociali non sono più sostenibili dalle imprese che hanno bisogno di un sostegno più robusto e di una prospettiva diversa all'orizzonte. Penso, in particolare, alla ristorazione e ai bar che, da sempre, applicano con rigore tutti i protocolli e le linee guida per garantire sicurezza e lavoro».

Sul versante imprese e indennizzi e politiche di sostegno alle attività, cosa deve essere fatto?

«Servono indennizzi adeguati e tempestivi per non far chiudere le imprese ora e farle crescere quando tornerà la normalità. E queste misure devono rispondere alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d'impresa, incluso il mondo delle professioni. A questo proposito, va individuato un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, come peraltro è nelle intenzioni del governo, che non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento sia alle perdite di fatturato annuo che ai costi fissi».

di Dell'Antico Matteo

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