Iri, De Luca: "più aumenta il reddito prelevato, più ne diminuisce il vantaggio fiscale"

Iri, De Luca: "più aumenta il reddito prelevato, più ne diminuisce il vantaggio fiscale"

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18 ottobre 2016

Ognuno dovrà fare molto bene i propri calcoli, ma dalle prime simulazioni di Confcommercio e Confartigianato appare chiaro che la neonata Iri, l'imposta sul reddito di impresa che viene reinvestito in azienda o in bottega, sarà un successone (…) L'Iri, spiega la Confcommercio (che ha voluto fortemente questa novità fiscale), conviene a circa 400mila soggetti. In base alle dichiarazioni dei redditi 2013, il 19,4% delle ditte individuali dichiara redditi superiori ai 30mila euro. Gli altri (oltre un milione e mezzo di soggetti) hanno invece una aliquota media del 24% che, con detrazioni e deduzioni, scende sotto il 23%. In questo caso l'Iri non conviene. Per quanto riguarda le 82Omila società per azioni, 125mila avrebbero un vantaggio. Due esempi per capire meglio. Prendiamo il caso di un negoziante con un reddito pari a 40mila euro. Il titolare preleva 15mila euro per le sue necessità. In base al regime Irpef attuale, paga 11.520 euro di tasse; in base alla nuova Iri ne paga 9.450: il vantaggio fiscale è pari a 2.070 euro. Se invece preleva 28mila euro, le tasse dovute via Irpef diventano 11.520 euro e quelle dovute via Iri 9.840: vantaggio fiscale si ferma a 1.680 euro. "Con l'Iri — chiarisce il responsabile fiscale della Confcommercio, Vincenzo De Luca — più aumenta il reddito prelevato, più diminuisce il vantaggio fiscale dell'Iri. Se lascio gli utili in azienda ne aumento il patrimonio e, così, mi è anche più facile andare in banca e chiedere un finanziamento". 

Tratto dal Quotidiano Nazionale del 18 ottobre 2016

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