Iva: per la grande distribuzione, arriva il "reverse charge"

Iva: per la grande distribuzione, arriva il "reverse charge"

Il governo è orientato a introdurre l'inversione contabile Iva (reverse charge) anche al settore della Grande distribuzione organizzata. La misura frutterebbe circa 730 milioni che andrebbero interamente destinati a ridurre il deficit strutturale come chiesto dalla Commissione Ue.

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28 ottobre 2014

 

La nuova "scommessa" da 730 milioni del governo sull'efficacia della lotta all'elusione Iva si chiama reverse charge, in questo caso allargato alle operazioni Iva tra la grande distribuzione e i piccoli fornitori. Dopo aver previsto nella nuova legge di stabilità presentata alla Camera l'applicazione del reverse charge per contrastare le frodi nei settori dell'edilizia specializzata, delle pulizie e degli "energetici" (quote di CO2 e certificati verdi), con la lettera di risposta all'Unione europea inviata a Bruxelles è stato lo stesso ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ad annunciare l'ulteriore ampliamento del meccanismo dell'«inversione contabile» anche a una parte del commercio. L'amministrazione finanziaria punterebbe a recuperare ampi spazi di evasione applicando il regime del reverse charge a tutte le operazioni B2B messe in essere tra grande distribuzione e piccoli fornitori. In questo modo si sposterebbe l'obbligo di versamento dell'imposta sul valore aggiunto dalle piccole partite Iva alle grandi catene commerciali della distribuzione. Le attenzioni dei verificatori si concentrerebbero così solo su soggetti più "controllabili" e allo stesso tempo si ridurrebbero i passaggi della filiera nella fatturazione dell'Iva e soprattutto le possibilità per mettere in atto frodi o mancati versamenti dell'imposta. Si tratta comunque di un'operazione vincolata al parere preventivo della Commissione europea che dovrà autorizzare una deroga alle regole comuni dell'Iva. Per questo il reverse charge alla grande distribuzione viene vincolato a una clausola di salvaguardia che prevede il possibile aumento della benzina tale da assicurare maggiori entrate per730 milioni. Un po' come prevede lo stesso «split payment generali77ato» (il pagamento dell'Iva da parte della Pa direttamente all'erario e non più ai fornitori) inserito nella stabilità e vincolato anch'esso a una clausola da 988 milioni di euro di aumento della benzina. Una scommessa sulla ruota dell'evasione Iva da 1,7 miliardi. 

 

 

tratto da Il Sole 24 Ore

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