L'intervento del presidente di Confcommercio Puglia, Alessandro Ambrosi

L'intervento del presidente di Confcommercio Puglia, Alessandro Ambrosi

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4 giugno 2013

 

Abbiamo subito accolto, insieme agli amici della Campania, Basilicata, Abruzzo e Molise, con piacere la proposta della Confederazione di avviare un momento di ascolto diretto delle imprese del territorio per meglio definire la proposta politica da portare al confronto con il governo nazionale, così come abbiamo ritenuto importante che questo momento fosse condiviso da tutti i livelli istituzionali e ringrazio per questo la presenza del Presidente Vendola, Pres. Schittulli, Sindaco Emiliano e di tanti sindaci e parlamentari che ci hanno onorati della loro attenzione.

Noi siamo qui oggi  non solo per raccontarci e confrontarci su quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè la rappresentazione della crisi attraverso un'analisi economica fatta di numeri e di cifre, ma soprattutto siamo qui per raccontare la sofferenza delle imprese, non per una sterile lamentazione, ma per provare  a individuare le strade che conducono oltre la crisi.

Prima consentitemi vorrei provare a fare un'analisi, a prescindere dalle latitudini, che illustri il contesto in cui le piccole medie imprese stanno vivendo nello sforzo per la loro sopravvivenza.

Non credo di osare troppo, se dico che l'economia in cui ci muoviamo non appartiene all'ordinario, non ha nulla di "normale", ma assomiglia pericolosamente a una "economia di guerra". Ma se in una guerra il soldato combatte con lo Stato, oggi le nostre imprese sono lasciate sole e combattono per se stesse strette in una tenaglia tra un mercato sempre meno certo nella sua regolazione e un mare di obblighi e vincoli, il tutto in un contesto di profonda crisi dei consumi.

 

Il sistema, questo sistema, non è più in grado di resistere!!!

Quello che constatiamo è che la globalizzazione e un liberismo, ideale e  teorico, stanno di fatto disegnando una deregulation del mercato che  destruttura il sistema, che invece di liberare le imprese da vincoli e burocrazia, sta facendo proliferare soggetti economici nuovi, "anomali" che spesso non assumono la forma di impresa tradizionale, operando nel mercato senza l'obbligo di fornire le garanzie sociali che, invece, le nostre imprese sottoponendosi a regole e controlli offrono a costo di morire.

Il quadro che si delinea è per noi chiaro: da una parte ci sono i "nostri", le nostre imprese, che sono continuamente in movimento e trasformazione pur di  restare a galla,  le stesse imprese  che vengono messe sotto la lente di ingrandimento, quelle sul cui capo, vengono caricati costanti obblighi normativi, fiscali; dall'altra ci sono "loro", quelle aziende (perché sono di fatto aziende) che, invece operano sul mercato, senza vincoli e oneri, o meglio con vincoli e obblighi diversi.

 

Noi siamo quelli che vogliono continuare a esercitare la "responsabilità sociale di impresa".

 

In questa "guerra" abbiamo lasciato sul campo dal 2009 al 2012 nel nostro settore, nelle nostre regioni, 98.120 aziende, con un impoverimento netto del tessuto economico di 21.134 imprese, con tassi di incremento di questo fenomeno crescenti di anno in anno.

Ciò significa un impoverimento e  una rarefazione del tessuto distributivo con conseguente diminuzione del servizio che il territorio  fornisce al cittadino e quindi con costi sociali che aumenteranno!

 

La questione è tangibile, concreta: stando così la situazione, il quadro delle debolezze e delle minacce è incredibilmente più esteso rispetto al ben più esiguo quadro dei punti di forza e opportunità.

Si tratta di uno squilibrio, un'asimmetria da cui è necessario difendersi, ma le nostre imprese da sole non possono farcela. Riteniamo sia necessario a questo punto aprire un confronto sulle Pmi tra mercato e regole, un tavolo che si metta al lavoro per attuare una deregulation che liberi le imprese da vincoli e burocrazia, che permetta libertà di accesso al mercato da parte delle nuove imprese, ma che assicuri con certezza e univocità l'esercizio dell'attività di impresa, garantendo così una leale e trasparente competizione.

Un esempio per tutti: pensiamo al commercio, in questo contesto economico  come si compete con un computer e una connessione Internet, magari in uno sperduto paradiso fiscale; mercati estemporanei regno di operatori sconosciuti, mentre i negozi devono combattere per l'approviggionamento delle merci, l'esposizione di una insegna, il degrado dei marciapiedi, l'art.62 sui pagamenti, richieste di dati fiscali ai clienti, sistri, permessi per vendite promozionali, etc., etc. (l'incubo del cartellino sconto in vetrina ….).

E di esempi se ne possono fare in tutti i settori dal turismo ai servizi, dall'artigianato all'industria.

E' necessario, è indispensabile questo tavolo, e che a questo tavolo siedano tutti, l'Europa, il governo nazionale, le amministrazioni locali, perché nel mercato glocal tutti sono chiamati a intervenire.

 

Questo triste quadro è il quadro del Sud del Nord del Centro.

Ci sono invece temi e riflessioni tutte nostre: infrastrutture, credito, fondi comunitari e fondi Fas, lavoro e semplificazioni.

Infrastrutture …. solo qualche esempio …

Il collegamento ferroviario adriatico, l'alta velocità, una rete di porti turistici sono per noi indispensabili come quasi le alienate aperture del credito …!! Per ottenerle non possiamo aspettare i tempi della Salerno – Reggio Calabria che sono d'altronde per noi gli stessi tempi per ottenere credito … Al Sud più che altrove è necessario un intervento strutturale che cambi il mercato del credito. Qui in Puglia questo processo si è avviato, la Regione ha dotato i Cofidi di un Fondo di garanzia di 100 milioni di euro ma le convenzioni con le banche ancora oggi, a distanza di sei mesi, non arrivano vanificando ogni sforzo.

 

Il tema dei finanziamenti dei fondi comunitari e dei fondi fas diviene sempre più strategico in una fase di crisi acuta come l'attuale. La crisi colpisce tutti, Centro-Nord e Mezzogiorno, ma con effetti molto diversi a livello territoriale.

Prova ne è che nei cinque anni di crisi i posti di lavoro distrutti nel sistema produttivo del Sud e delle Isole sono stati in totale 335.500; nell'area centro settentrionale il saldo è praticamente positivo come sottolineato nei giorni scorsi da un apposito studio della Fondazione Curella.

Siamo alla vigilia della approvazione del nuovo bilancio europeo per i 2014-2020 ed abbiamo tutti, come sistema Paese e come Mezzogiorno, il dovere di concentrare l'attenzione generale sulle risorse che devono confluire all'Italia ed al Mezzogiorno.

E' pur vero che spesso alcune regioni meridionali non hanno certo brillato nel'utilizzo dei fondi, ma dalla Puglia che costituisce la punta avanzata a livello nazionale abbiamo il dovere di dire con chiarezza che la soluzione non è in questo momento ridurre le risorse, ma aumentare l'efficienza e l'efficacia della spesa.

Il timore di fondo è che la deriva presente a livello nazionale, complice anche una certa informazione che ha messo in cattiva luce solo alcuni territori, celando ritardi che invece appartengono indistintamente a tutte le regioni ed a tutti i Ministeri,  possa in questa fase spostare risorse dal Sud al Centro-Nord, in una guerra tra poveri che rischierebbe di far arretrare ulteriormente il Paese intero a posizioni di diversi decenni fa.

Occorre invece porre regole chiare e trasparenti, ridare fiducia e credibilità alla macchina degli investimenti pubblici, mettere in condizione i territori di poter impegnare e spendere le risorse loro assegnate. Tutto quello che attuali decisioni intraprese a livello nazionale e le regole sul patto di stabilità rendono impossibile soprattutto al Sud, con buona soddisfazione delle lobby trasversali che intendono dimenticarsi del Mezzogiorno.

 

E nel Mezzogiorno dobbiamo definire un piano di lavoro che parta dalle specificità delle imprese dei servizi di mercato, per portare giovani nelle nostre aziende con la loro energia e creatività, accoglierli stipulando un patto per lo sviluppo dei servizi attraverso sistemi di relazioni sindacali, realizzare nelle nostre aziende dei veri e propri incubatori di innovazione e di creatività.

 

In questo scenario una delle priorità più importanti è il cambiamento della Pubblica Amministrazione. Il ruolo di una PA efficiente è oggi quanto mai strategico non solo per accorciare sensibilmente i tempi dei pagamenti  alle imprese, ma soprattutto per quell'insostituibile ruolo di programmazione e di promozione dello sviluppo del territorio.

E' giunto il momento di rivoluzionare gli assetti procedimentali ed organizzativi della PA, introducendo reali meccanismi di semplificazione in grado di velocizzare le procedure di gara dei lavori pubblici  a partire dalla normativa sugli appalti pubblici, ma anche dall'introduzione di nuovi modelli organizzativi, occorre soprattutto per il Sud riorganizzare l'intera articolazione funzionale degli apparati di governo territoriale, spingendo con maggiore determinazione verso forme di gestione associata dei servizi, a partire dalla diffusione delle unioni di consorzi e di Comuni, degli Uffici Unici, ovvero di strumenti già ampiamente previsti dalla normativa, ma scarsamente utilizzati.

 

Presidente … per ripartire insomma è necessario ripartire dal territorio e riscrivere il futuro sviluppo del nostro Sud. Uno sviluppo che punti su ambiente, agro-industria, enogastronomia, turismo, creatività, cultura e su questi obiettivi ognuno di noi ripensi al proprio futuro, riorganizzi le proprie imprese e il proprio territorio, realizzi le proprie infrastrutture.

 

Certo dobbiamo fare i conti con la distanza "socio-geografica" dal resto di Europa e perciò che  nella grafica di questo evento abbiamo voluto definire il nostro obiettivo: a cominciare da oggi riscriviamo il Sud. Tocca a noi, attori del territorio realizzare questo progetto, in alleanza con tutti coloro che si iscrivono in questa squadra, mettendo  a disposizione il ruolo e le funzioni ricoperte.

Chiediamo per primo a te, Presidente, di iscriverti e iscrivere la Confederazione a questo campionato per aiutarci a portare le nostre ragioni e le nostre istanze nelle sedi istituzionali, di modo che si realizzino le condizioni di contesto e le infrastrutture necessarie …

Potremmo dire così Presidente …: "non più soldi ma opere di bene", cioè quel capitale sociale, quei beni pubblici senza i quali non solo il Sud ma nessun territorio farà mai passi avanti.

 

E siccome quando vai in giro per il Sud scopri "NONOSTANTE TUTTO" cosa sia stato capace di fare e "NONOSTANTE SE STESSO" dove è arrivato, ti inorgoglisci, ti riempi di ottimismo e coraggio, scopri e capisci anche da dove può ripartire la svolta, come si può costruire la strada su cui riavviare le nostre imprese !!!

Se si adotta questa prospettiva, se si recupera la storia, la tradizione e la ricchezza dei nostri territori, si riparte … si riparte dalle NOSTRE STESSE RADICI, quelle della nostra operosità, creatività, astuzia, dinamismo, furbizia …….

Nel film LA GRANDE BELLEZZA di Sorrentino, in questi giorni nelle sale, una suora ultracentenaria in odore di santità che si nutre solo di 40 grammi di radici al giorno, alla domanda di come facesse a essere così longeva, così essenziale ed efficace nella sua semplicità lei risponde:

"LE RADICI SONO IMPORTANTI"

 

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