L'intervento di Sergio Billè

L'intervento di Sergio Billè

P:01 D:22-5-2002 T: La Federagenti alla sfida della globalizzazione

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22 maggio 2002
La relazione svolta dal Presidente Negri mi sembra che abbia affrontato, e in modo esauriente, tutti i problemi, in gran parte non risolti, che impediscono oggi al settore marittino-portuale e a tutta la grande rete di opportunità e di interessi che si

La relazione svolta dal Presidente Negri mi sembra che abbia affrontato, e in modo esauriente, tutti i problemi, in gran parte non risolti, che impediscono oggi al settore marittimo-portuale e a tutta la grande rete di opportunità e di interessi che si muove intorno ad esso di tornare ad essere competitivi sul mercato.

 

E il Presidente Negri ha soprattutto evidenziato, in tutti i suoi aspetti, il grande, macroscopico paradosso che oggi viviamo. E’ certo, infatti, che la domanda di trasporto avrà, nei prossimi anni, in Europa, una crescita addirittura esponenziale, probabilmente non inferiore al 40% sia a causa dei vorticosi ritmi imposti dalla globalizzazione sia per le conseguenze che, anche per questo settore, potrà produrre sia l’allargamento dell’Europa ai paesi dell’Est sia lo sviluppo degli scambi e delle relazioni commerciali che si affacciano nel mediterraneo meridionale e che offrono potenzialità considerevoli.

 

Ebbene, a fronte di queste prospettive, poco o nulla si sta ancora facendo per consentire a tutta la nostra struttura marittima e portuale di affrontare e risolvere, in modo efficace, i problemi che questa crescita della domanda sicuramente porrà, anzi sta già ponendo.

 

Tali problemi sono stati ben evidenziati nella relazione introduttiva. Io ne vorrei enucleare soprattutto tre.

 

1-                  La mancanza, in primo luogo, di una programmazione del settore che abbia finalità strategiche. E’, difatti, assurdo che tutte le potenzialità offerte dal trasporto marittimo vengano sfruttate da molti paesi, la Germania in primo luogo, ma non dall’Italia, paese che, più di ogni altro, per restare competitivo sui mercati, dovrebbe diversificare ed implementare le vie di trasporto che le sono più congeniali e che dovrebbero far leva sulle possibilità logistiche offerte da un paese che gravita soprattutto sul mare. Non vorrei dilungarmi sulla cronistoria degli atti, delle decisioni, delle politiche che, nel corso degli ultimi decenni, hanno fatto sì che si privilegiassero i trasporti su strada. Dico solo che queste scelte sono state il frutto di errori macroscopici di cui oggi purtroppo paghiamo tutti le conseguenze. Abbiamo reti viarie terribilmente ingolfate che producono costi sempre maggiori e quindi indeboliscono fortemente la nostra competitività. E’ grave che si sia commesso un tale errore strategico, ma è ancor più grave che si persista in questo errore e cioè non si studino politiche e interventi che permettano un recupero delle risorse che questo paese potrebbe offrire.

2-                  Si è fatto poco o nulla per rendere competitivo tutto il mercato marittimo. Sarebbe stato sufficiente diversificare le strategie e adottare una politica di incentivi che valorizzasse ed incrementasse questo tipo di trasporto. E invece…… e invece sta accadendo quel che voi tutti sapete: a) la mancanza di una vera rete di infrastrutture che permetta a tutto il nostro sistema portuale di operare con costi sopportabili e di pianificare investimenti anche a medio e lungo termine; b) un livello di pressione fiscale che, per la sua esosità, ha posto in sofferenza le piccole e medie imprese e fortemente demotivato le grandi; c) Un sistema di leggi e di normative che, invece, di essere funzionali alle attività dell’operatore marittimo, ne hanno fiaccato lo spirito e la voglia di fare impresa.

3-                  E, infine, la mancanza di macro progetti che consentissero di affrontare i problemi di tutto questo settore nella sua giusta scala di valori e di opportunità.

 

E’ vero, è certamente vero, che la crisi internazionale esplosa dopo gli attentati dell’11 settembre ha ulteriormente complicato i problemi di questo settore. E’ anche vero però che questi problemi, gran parte di questi problemi, giacevano irrisolti anche prima di questa crisi, come lo sono oggi mentre la crisi sembra allontanarsi.

 

Io mi auguro che questi temi possano essere finalmente affrontati, nella loro giusta dimensione, nel documento di programmazione economica e finanziaria che il governo si appresta a redigere e per l’approntamento del quale ritengo che sia indispensabile un preventivo e approfondito confronto con le parti sociali.

 

Perché occorre un salto di corsia, l’individuazione di programmi e di linee di intervento che consentano, a breve, un recupero di competitività. Noi ci impegneremo - ci stiamo già impegnando - in questa direzione, convinti come siamo che o finalmente la nostra politica economica comincia a scorrere sui suoi giusti binari o la nostra economia continuerà a perdere un treno dopo l’altro, un’opportunità dopo l’altra, un’occasione dopo l’altra.

 

Le prospettive del primo semestre di quest’anno continuano a non essere buone. E’ assai fiacca, continua ad essere assai fiacca, la domanda di consumi mentre continuano ad essere in una fase critica sia le importazioni che le esportazioni. Non è un problema che riguarda solo l’Italia perché altri paesi oggi non stanno meglio di noi. Ma con una differenza che va sottolineata: la carenza di tutto il nostro impianto strutturale, la mancanza di piani strategici che consentano un rapido recupero, la mancanza di riforme che consentano di diminuire i costi di impresa e di incentivare gli investimenti accentuano le ragioni della nostra crisi, raddoppiano, rispetto ad altri paesi, i nostri problemi.

 

Tutti, e io per primo, si augurano che finalmente questi problemi possano essere risolti, ma siccome nessuno possiede oggi la bacchetta magica e nessuno è in grado di fare miracoli, è indispensabile uscire dall’enfasi di una progettualità che rischia di essere soltanto dialettica e cercare, su ogni problema, soluzioni che siano vere soluzioni, programmi che abbiano la certezza di una loro esecutività a breve e medio termine.

 

E uno dei “focus” su cui occorre lavorare ed impegnarsi subito sono proprio i problemi del settore marittimo. Dimenticati, trascurati, rinviati da fin troppo tempo.

Essi devono tornare al centro del tavolo del confronto e noi ci adopereremo, faremo il possibile perché ciò possa avvenire e possa avvenire al più presto.

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