La destra trionfa in Umbria, Di Maio attacca su governo e alleanze

La destra trionfa in Umbria, Di Maio attacca su governo e alleanze

Venti i punti di distacco tra i candidati delle due coalizioni principali. Salvini: "i giorni del governo sono contati". Di Maio: il programma dell'esecutivo deve essere "migliorato e innovato". Renzi: "una sconfitta scritta figlia di un accordo sbagliato".

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28 ottobre 2019

L'Umbria ha cambiato colore e l'Esecutivo giallorosso è impallidito. Il 37% conquistato dalla Lega ha confermato che Matteo Salvini guida il primo partito in Italia, mentre i venti punti di distacco fra il candidato di centrodestra e quello di Pd e M5s sono suonati come una bocciatura dell'alleanza fra le due forze. Il mix ha alzato a livelli di guardia la tensione nella maggioranza di governo. Luigi Di Maio prima ha chiuso le porte a una riproposizione del patto per le prossime regionali e poi ha messo un bastone fra le ruote del Conte bis: il programma deve essere "migliorato e innovato" e anche sulla manovra servono ancora discussioni. Il premier gli ha risposto con un consiglio che sa di avvertimento: "lascio ai leader le valutazioni, ma dico loro di prendersi del tempo". Mentre il segretario Pd, Nicola Zingaretti, ha replicato con un semiultimatum: "l'alleanza ha senso solo ed esclusivamente se vive in questo comune sentire delle forze politiche che ne fanno parte, altrimenti la sua esistenza è inutile e sarà meglio trarne le conseguenze". La linea del Nazareno pare un po' questa: il M5S è crollato, il Pd al massimo si lecca qualche ferita, quindi non siamo noi quelli che temono di più il ritorno al voto. Alza la posta Matteo Renzi. A differenza degli altri leader e di Conte, il leader di Iv non ha 'messo la faccia' sul voto umbro. E dopo la sconfitta ha commentato sarcastico: "una sconfitta scritta figlia di un accordo sbagliato", e la foto di Narni", con tutti i leader di maggioranza tranne lui, "non ha aiutato a vincere". Ma Conte ha rivendicato quello scatto: "Lo rifarei mille volte". A mettere in moto lo sconquasso in maggioranza di governo è  stata la dimensione della vittoria in Umbria di Donatella Tesei, che ha portato il centrodestra al governo regionale dopo cinquant'anni di giunte di sinistra. Per Donatella Tesei ha votato il 57,5% degli elettori, mentre Vincenzo Bianconi, che correva per Pd e Cinque Stelle, si è fermato al 37,5%. A livello di partiti, nel centrodestra la Lega ha ottenuto il 36,9% (contro il 38,2% delle europee), FdI il 10,4% (6,6%), il doppio di quelli di Forza Italia, ferma al 5,5% (6,4%). Mentre il Pd si è attestato al 22,3% (24%) e il M5s al 7,41% (14.6%). La lettura della tornata locale è subito sconfinata sul piano nazionale. "Per i signori Conte, Di Maio, Renzi e Zingaretti - ha detto Salvini - che sono momentaneamente e abusivamente occupanti del Governo nazionale i giorni sono contati". Più diretta Giorgia Meloni: "penso che il governo debba immediatamente rassegnare le dimissioni". Mentre per Silvio Berlusconi il centrodestra "è il futuro dell'Italia e ha il diritto-dovere di governare il Paese". Nell'alleanza si comincia intanto a pensare ai nuovi equilibri, alla luce della crescita di Fdi e del tonfo degli azzurri. Tanto che fra gli osservatori c'è chi ha fatto notare come in Umbria Meloni e Salvini avrebbero praticamente potuto fare a meno del cavaliere. Nella maggioranza il contraccolpo è stato forte, ma nessuno ha dato seguito alla richiesta del centrodestra di lasciare Palazzo Chigi. Il governo va avanti fino al 2023, ha riposto Conte, "quando ci confronteremo con le elezioni e verremo valutati per quello che abbiamo fatto". E pure Di Maio, che appare il meno entusiasta, ha detto che sta lavorando "affinché questo governo porti a casa il programma nei prossimi tre anni". Malgrado queste rassicurazioni, le posizioni del leader Cinque Stelle hanno colpito la maggioranza più delle picconate del centrodestra. Il Cinque Stelle devono andare al voto da soli - è la riflessione del leader - perché le coalizioni, a qualsiasi livello e con qualsiasi alleato, ci fanno perdere consensi: "per quanto col Pd ci lavoro meglio che con la Lega - ha detto Di Maio - al Movimento fa male lo stesso". E allora, alle regionali i M5s puntano a diventare "la terza via fuori dai due poli". E per stare nel governo chiedono una sorta di tagliando al programma e nuove riflessioni su alcuni punti della manovra. Come sul cuneo fiscale, proprio una delle bandiere Pd.

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