LA CONGIUNTURA IN EUROPA E IN ITALIA

LA CONGIUNTURA IN EUROPA E IN ITALIA

DateFormat

24 gennaio 2001

Tendenze della congiuntura in Europa e in Italia

 

Centro Studi

Ottobre 2000

 

LA CONGIUNTURA IN EUROPA E IN ITALIA

 

 

Il contesto internazionale

 

I dati relativi ai primi sei mesi dell’anno evidenziano a livello internazionale la presenza di un quadro economico decisamente più positivo rispetto a quanto riscontrato negli anni precedenti, con una crescita che appare generalmente diffusa.

 

In termini congiunturali i tassi di incremento delle principali aree economiche sembrano, infatti, avvicinarsi in misura abbastanza sensibile, con uno sviluppo prossimo all’1,0% in Europa, USA e Giappone.

 

DINAMICA DEL PIL

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE PRECEDENTE

 

 

1999

 

 

 

2000

 

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

EUR 11

0,6

0,6

1,0

0,9

0,9

0,9

 ITALIA

0,3

0,6

0,7

0,5

1,1

0,3

 GERMANIA

0,9

-0,1

0,9

0,8

0,8

1,1

  FRANCIA

0,5

0,8

1,0

1,0

0,7

0,7

  SPAGNA

1,1

1,1

0,6

1,2

1,2

0,9

EUR 15

0,6

0,6

1,0

0,9

0,8

0,9

REGNO UNITO

0,3

0,8

1,0

0,7

0,5

0,9

USA

0,9

0,5

1,4

2,0

1,2

1,3

GIAPPONE

1,5

1,0

-1,0

-1,6

2,5

1,0

Fonte: EUROSTAT e Istituti nazionali di statistica

 

Ciò nonostante in termini tendenziali permangono ancora differenze di rilievo nei tassi di crescita, in quanto gli USA continuano a registrare incrementi tendenziali superiori al 5%, mentre in Giappone la variazioni del PIL si attesta su valori inferiori all’1%.

La tendenza ad una crescita particolarmente espansiva negli USA, e che non mostra segnali evidenti di rallentamento, ed una evoluzione produttiva in Europa che seppure in netto miglioramento non appare ancora pienamente consolidata e registra differenze sensibili tra i Paesi che adottano la moneta unica rappresenta una delle ragioni della debolezza dell’euro.

 

La forte svalutazione degli ultimi mesi non può, comunque, essere spiegata solo dal contesto congiunturale, ma deve essere ricondotta anche ad aspettative di crescita nel medio - lungo periodo più positive per gli USA, in considerazione della più elevata competitività nei settori a elevato contenuto innovativo, ed in parte a speculazioni finanziarie.

.

 

DINAMICA DEL PIL

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE CORRISPONDENTE

 

 

1999

 

 

 

2000

 

1999

2000

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

I SEM.

I SEM.

EUR 11

1,8

2,0

2,5

3,2

3,4

3,8

1,9

3,6

 ITALIA

1,1

1,1

1,3

2,2

3,0

2,6

1,1

2,8

 GERMANIA

0,8

1,4

1,6

2,4

3,4

3,1

1,1

3,3

  FRANCIA

2,5

2,6

3,0

3,4

3,5

3,4

2,6

3,5

  SPAGNA

3,8

4,4

3,7

4,1

4,2

3,9

4,1

4,1

EUR 15

1,8

2,0

2,5

3,2

3,3

3,7

1,9

3,5

REGNO UNITO

1,6

1,7

2,3

2,8

3,0

3,1

1,7

3,1

USA

3,9

3,8

4,3

5,0

5,3

6,0

3,9

5,7

GIAPPONE

-0,4

0,7

1,0

-0,2

0,7

0,8

0,2

0,8

Fonte: EUROSTAT e Istituti nazionali di statistica

 

In questo contesto l’economia italiana evidenzia preoccupanti segnali di debolezza. 

 

La crescita, seppure in termini tendenziali appare decisamente più elevata rispetto a quanto registrato lo scorso anno e non significativamente dissimile da quella riscontrata negli altri grandi paesi europei, ha mostrato nel secondo trimestre, quando lo sviluppo di Francia, Germania e Spagna ha teso ad un consolidamento, sintomi di rallentamento.

 

A determinare una crescita economica più contenuta nel secondo trimestre dell’anno ha contribuito in misura rilevante la domanda interna in particolare per la componente relativa alla spesa delle famiglie aumentata in termini congiunturali dello 0,5%, contro lo 0,9% della UEM.

 

Una tendenza al rallentamento della domanda delle famiglie si riscontra, sempre nei confronti de primo trimestre, anche in Francia e Spagna, paesi che vengono, tuttavia, da una fase espansiva che si è protratta per molti mesi, mentre in Germania, paese che ha scontato nel recente passato un sensibile rallentamento, questa componente appare in deciso recupero.

 

SPESA DELLE FAMIGLIE

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE PRECEDENTE

 

 

1999

 

 

 

2000

 

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

EUR 11

0,8

0,3

0,8

0,5

0,9

1,0

 ITALIA

0,4

0,4

0,3

0,1

1,1

0,5

 GERMANIA

ND

-0,3

0,5

0,5

0,0

1,3

  FRANCIA

0,2

0,6

0,9

0,6

0,8

0,2

  SPAGNA

1,8

0,8

1,0

0,8

1,9

0,3

EUR 15

0,9

0,4

0,8

0,7

0,9

1,0

REGNO UNITO

1,6

1,0

0,8

1,5

0,7

0,8

Fonte: EUROSTAT e Istituti nazionali di statistica

 

Anche in termini tendenziali l’Italia evidenzia un significativo differenziale di crescita con gli altri Paesi, in particolare con la Spagna e la Gran Bretagna.

 

SPESA DELLE FAMIGLIE

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE CORRISPONDENTE

 

 

1999

 

 

 

2000

 

1999

2000

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

I SEM.

I SEM.

EUR 11

2,8

2,4

2,7

2,5

2,5

3,3

2,6

2,9

 ITALIA

2,4

1,7

1,5

1,2

1,9

2,1

2,0

2,0

 GERMANIA

 -

3,0

2,3

2,3

1,2

2,2

 -

1,7

  FRANCIA

2,7

1,9

2,3

2,3

2,9

2,5

2,3

2,7

  SPAGNA

4,6

5,2

4,6

4,5

4,6

4,0

4,9

4,3

EUR 15

3,0

2,6

2,9

2,9

2,7

3,5

2,8

3,1

REGNO UNITO

4,0

4,1

4,2

4,9

3,9

3,8

4,0

3,8

Fonte: EUROSTAT e Istituti nazionali di statistica

 

In questo contesto si inserisce tra gli elementi che potrebbero limitare nel breve medio periodo le potenzialità di sviluppo a livello internazionale la decisa ripresa del processo inflazionistico che sta assumendo, in conseguenza dell’evoluzione dei prezzi dei prodotti petroliferi, una tendenza decisamente preoccupante. Ciò è particolarmente vero per l’area della UEM dove a settembre si è registrata una ulteriore e netta accelerazione che ha portato il tasso di crescita dei prezzi al consumo sul 2,8%.

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO NELLA UE - ANNO 2000

VARIAZIONI % SUL PERIODO CORRISPONDENTE

 

 

1999

2000

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

ANNO

Gen.

Feb.

Mar.

Apr.

Mag.

Giu.

Lug.

Ago.

Set.
MEDIA

EUR 11

1,1

1,9

2,0

2,1

1,9

1,9

2,4

2,4

2,3

2,8

2,2

 ITALIA

1,7

2,2

2,4

2,6

2,4

2,5

2,7

2,6

2,6

2,6

2,5

 GERMANIA

0,6

1,9

2,1

2,1

1,6

1,5

2,0

2,0

1,8

2,6

2,0

  FRANCIA

0,5

1,6

1,5

1,6

1,4

1,5

1,9

2,0

2,0

2,3

1,8

  SPAGNA

2,2

2,8

3,0

3,0

3,0

3,2

3,5

3,7

3,6

3,7

3,3

EUR 15

1,2

1,7

1,8

1,9

1,7

1,7

2,1

2,2

2,0

2,5

2,0

REGNO UNITO

1,4

0,8

1,0

0,7

0,6

0,5

0,8

1,0

0,6

1,0

0,8

Fonte: EUROSTAT

 

I dati dei primi nove mesi sembrano confermare per l’anno in corso una inflazione nella media dell’area superiore al 2%, valore quasi doppio rispetto a quanto riscontrato nel 1999.

 

Solo la Gran Bretagna tra i Paesi europei sembra fare eccezione a questa tendenza in atto, situazione che deriva dall’essere fuori dalla moneta unica, e non subire quindi gli effetti della svalutazione, e dall’essere meno dipendente dal petrolio.

 

Tale dinamica espansiva dei prezzi non potrà non riflettersi nel medio periodo sull’evoluzione della domanda, in particolare di quella delle famiglie, compromettendo le possibilità di crescita dell’area.

 

Si aggiunga che il rischio inflazione potrebbe avere ripercussioni anche sugli investimenti, in buona accelerazione in molti Paesi, in conseguenza della rigida politica monetaria della BCE.

 

Le dinamiche produttive interne

 

Se si guarda alle diverse componenti dello sviluppo italiano si riscontra come parte della minore crescita sia imputabile anche ad alcuni fattori legati proprio alle prospettive di sviluppo.

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI

(PREZZI 1995)

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE PRECEDENTE

 

 

1999

 

 

 

2000

 

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

P.I.L

0,3

0,6

0,7

0,5

1,1

0,3

IMPORTAZIONI

-1,7

2,9

-0,3

3,1

0,0

5,1

CONSUMI FINALI

0,3

0,3

0,3

0,2

0,9

0,4

   Spesa delle famiglie residenti

0,4

0,4

0,3

0,1

1,1

0,5

   Spesa della P.A. e ISP

-0,1

0,2

0,4

0,5

0,2

0,2

INVESTIMENTI

1,4

2,0

1,3

2,0

2,1

1,6

- Macch., attr. e prodotti vari

0,9

2,3

1,9

1,8

2,4

1,9

- Mezzi di trasporto

8,3

2,1

-0,1

3,9

2,2

2,3

- Costruzioni

0,1

1,7

1,0

1,8

1,7

1,1

ESPORTAZIONI

-1,2

1,7

3,7

1,6

2,1

1,8

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

In particolare nel corso del secondo trimestre le importazioni hanno registrato una decisa accelerazione in termini quantitativi, derivanti presumibilmente dalla necessità di ricostituire le scorte. Situazione che pur in presenza di una ulteriore crescita delle esportazioni ha portato ad un contribuito negativo sul PIL delle esportazioni nette.

 

Sono proprio le esportazioni che segnalano, rispetto allo scorso anno la dinamica più positiva con un incremento del 9,5% in termini reali a fronte di una sostanziale stabilità nel primo semestre dello scorso anno.

 

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI

(PREZZI 1995)

VARIAZIONI % SUL TRIMESTRE CORRISPONDENTE

 

1999

 

 

 

2000

 

1999

2000

 

I TRIM.

II TRIM.

III TRIM.

IV TRIM.

I TRIM.

II TRIM.

I SEM.

I SEM.

P.I.L

1,1

1,1

1,3

2,2

3,0

2,6

1,1

2,8

IMPORTAZIONI

2,1

3,6

3,8

4,0

5,7

8,0

2,8

6,9

CONSUMI FINALI

2,0

1,4

1,3

1,2

1,8

1,9

1,7

1,8

   Spesa delle famiglie residenti

2,4

1,7

1,5

1,2

1,9

2,1

2,0

2,0

   Spesa della P.A. e ISP

0,8

0,5

0,8

1,0

1,3

1,3

0,6

1,3

INVESTIMENTI

1,7

4,0

4,8

6,9

7,6

7,3

2,9

7,4

- Macchine attr. e prodotti vari

2,9

5,0

6,1

7,0

8,6

8,2

4,0

8,4

- Mezzi di trasporto

9,2

11,1

7,0

14,8

8,4

8,6

10,1

8,5

- Costruzioni

-1,4

1,1

2,8

4,7

6,3

5,8

-0,2

6,0

ESPORTAZIONI

-5,0

-2,6

0,4

5,8

9,5

9,5

-3,8

9,5

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Questa tendenza, al di là di alcuni dati diffusi recentemente, continua ad avvantaggiare particolarmente il nord. 

 

L’incremento del 29,6% delle esportazioni in valore, 21% al netto dei petroliferi, realizzato nel mezzogiorno appare, infatti, se si guarda alle grandezze reali ben poca cosa rispetto al 14,7% del nord, area da cui originano oltre il 73% delle esportazioni italiane.

 

Bisogna, infatti considerare alcuni aspetti fondamentali:

·        tali cifre sono sintesi di un incremento di circa 6 mila miliardi nel sud e di 22 mila miliardi nel nord,

·        le esportazioni dei prodotti petroliferi, il cui prezzo è aumentato in modo vertiginoso nell’ultimo anno, incidono di più sul mezzogiorno,

·        in alcuni casi gli aumenti in alcune regioni sono derivati da ritardi nella commercializzazione.

 

Prospettive nel breve periodo

 

La situazione attuale, caratterizzata anche nei mesi estivi  da un alternanza di stop and go della produzione industriale, rischia di determinare nei prossimi mesi una ulteriore tendenza al rallentamento dell’economia italiana.

 

E’ evidente come l’inflazione rappresenti il nodo cruciale dello sviluppo, in quanto il miglioramento dell’attività produttiva che dovrebbe garantire anche per il prossimo anno tassi di sviluppo prossimi al 3% rischia di essere compromessa dal permanere di una evoluzione dei prezzi al consumo nettamente superiore rispetto agli obiettivi.

 

Questa tendenza, che sta assumendo dimensioni preoccupanti in tutti i paesi europei rischia di compromettere la ripresa del processo di sviluppo in tutta l’area della UEM, comprimendo, in conseguenza di una minor crescita dei redditi disponibili, la dinamica espansiva della domanda delle famiglie.

 

Situazione che potrebbe determinare in tutti Paesi europei anche una notevole attenuazione della domanda estera in considerazione del fatto che l’area dell’euro rappresenta, nel suo insieme, un mercato sostanzialmente chiuso  in quanto gran parte degli scambi avvengono al suo interno.

 

D’altra parte le cause all’origine di questo processo di ripresa dei prezzi non sembrano destinate a modificarsi nel breve periodo tanto da garantire un repentino ridimensionamento già nella prima parte del 2001 delle dinamiche inflazionistiche.

 

I prezzi delle materie prime petrolifere sembrano, infatti sottoposti ad una serie di pressioni concomitanti (aumento della domanda, crisi nell’area mediorientale e speculazioni) che non lasciano presagire in tempi rapidi ed in modo stabile il ritorno delle quotazioni sotto i 30 dollari al barile.

 

Anche per l’euro non sembrano esistere le condizioni per un sensibile riappezzamento, tale da favorire una attenuazione delle pressioni inflazionistiche nell’area della UEM.

 

D’altra parte proprio per la composizione degli scambi con l’estero all’interno della UEM la svalutazione dell’euro sembra determinare allo stato attuale più svantaggi che vantaggi.

 

La politica monetaria perseguita dalla BCE ed incentrata su di un progressivo aumento del costo del denaro non sembra infatti ottenere risultai di rilievo, anzi rischia di compromettere le possibilità di crescita della domanda per investimenti, frenare la spesa delle famiglie sostenuta dal ricorso al credito al consumo e peggiorare i conti pubblici.

 

Queste valutazioni rischiano seriamente di compromettere le prospettive di crescita prossime al 3% nel nostro Paese, che già in passato si è rivelato più debole di altri al mutamento del quadro congiunturale.

 

In particolare la sensibile crescita dei prezzi al consumo rischia di vanificare gli effetti generalmente espansivi della riduzione del carico fiscale, lasciando sostanzialmente inalterata la dinamica della domanda delle famiglie.

 

Inversamente la politica di riduzione della pressione fiscale potrebbe conoscere nel corso del 2001 ed ancor di più nel 2002 un brusco arresto, in presenza di una evoluzione della spesa per interessi superiore alle stime e determinata da aumenti più consistenti del costo del denaro rispetto a quanto preventivato fino ad oggi.

 

 

TENDENZE RECENTI DEL COMMERCIO, TURISMO E SERVIZI

 

Commercio

 

Domanda

 

Come hanno evidenziato gli ultimi dati riferiti a luglio 2000, relativi all’andamento del fatturato del commercio al dettaglio (-1,0% rispetto allo stesso mese del ’99), i primi sette mesi del 2000 si caratterizzano per il persistere di una sostanziale debolezza della domanda interna.

 

Anche il confronto con gli altri Paesi della UE relativo all’andamento delle vendite al dettaglio, dice che l’Italia resta l’unica grande economia di Eurolandia con una domanda interna stagnante.

 

Offerta e Occupazione

 

La vitalità imprenditoriale dei diversi settori del commercio fisso la dettaglio ha registrato andamenti differenziati nel corso del 1° semestre del 2000, secondo i dati del Registro Imprese relativi allo stock di imprese attive presenti a fine gennaio e a fine giugno 2000.

 

I dati evidenziano una rete distributiva che nel complesso cresce poco, ma registra al suo interno significative trasformazioni dal punto di vista delle merceologie vendute: lo stock a fine giungo del 2000 è pari a 686.456 esercizi di poco superiore a quello di gennaio (+0,8%).

 

Questo risultato racchiude, comunque, comportamenti diversi:

 

·        vi è un calo delle piccole imprese nell’alimentare specializzato (-1,3%) che coinvolge tutti i principali settori merceologici ( frutta e verdura, pane e pasticceria, carne), mentre tendono ad affermarsi in questo settore le imprese plurilocalizzate.

·        Nel settore degli esercizi non specializzati, che comprende formule di vendita di media e grande distribuzione, vi è stata una crescita degli insediamenti commerciali sia a prevalenza alimentare (+6,3%) che non (11,2%), ma si è trattato nella maggior parte dei casi dell’attivazione di esercizi già autorizzati da tempo e non tanto di nuove aperture conseguenti l’applicazione del decreto Bersani.

·        Va tenuto presente che in questo aggregato segnali di crisi stanno interessando le imprese di media dimensione (6 – 9 addetti) che operano con tipologie come hard discount, minimarket, grandi magazzini al di sotto dei 1000 mq., che manifestano situazioni di difficoltà nel posizionarsi con una offerta adeguata sul mercato.

·        Situazione diversa nel non alimentare dove il complesso dell’aggregato cresce dell’1,6% grazie al contributo positivo di tutti i comparti merceologici, in particolare gli elettrodomestici (+3,4%), i mobili (+2,5%).

·        Dal punto di vista degli andamenti territoriali, ad un Nord dove la rete di vendita rimane sostanzialmente stabile, si contrappongono le aree del Centro e del Sud caratterizzate da un aumento delle imprese plurilocalizzate connesso con il rafforzamento della presenza sia della distribuzione organizzata che della grande distribuzione.

 

L’occupazione del settore ha risentito di questa situazione registrando nei primi sette mesi del 2000 una crescita di 58 mila unità, sintesi di andamenti differenziati tra la componente dipendente che registra un aumento di 94 mila occupati, mentre in preoccupante calo, che dura ormai da anni, è la componente indipendente (-36 mila unità).

 

Turismo

 

Domanda

 

I risultati del primo semestre dell’anno in corso evidenziano un positivo andamento dei flussi turistici (+4,7-4,8% in termini di arrivi e presenze), anche se in termini lievemente più contenuti rispetto alle attese degli operatori. La positiva dinamica registrata nel periodo gennaio-giugno, oltre ad essere determinata dalla coincidenza con l’evento giubilare trova in parte spiegazione, per quanto concerne i flussi turistici italiani, anche nel deprezzamento dell’euro che ha reso meno convenienti altre mete.

 

A tale proposito vi è comunque da sottolineare come nonostante la maggior convenienza siano proprio i turisti stranieri quelli che hanno evidenziato, una dinamica meno soddisfacente sotto il profilo delle presenze (+3,3%, contro un +6,0% degli italiani).

 

Offerta

 

Il positivo andamento dei flussi turistici non sembra per ora determinare un aumento dell’offerta ricettiva. Nel primo semestre dell’anno, infatti il segmento alberghi e pubblici esercizi evidenzia, sulla base delle risultanze delle anagrafi camerali, un numero di cessazioni più elevato rispetto alle iscrizioni. Tale evoluzione può essere in parte ricondotta a fenomeni di razionalizzazione e ristrutturazione in atto nel settore.  

 

Occupazione

 

Il turismo si conferma anche nel 2000 come uno dei settori trainanti del mercato del lavoro. Nel periodo gennaio-luglio dell’anno in corso la forza lavoro impiegata nel settore è aumentata di 71 mila unità di cui 43 mila dipendenti e 26 indipendenti. Sulla base dell’indagine condotta presso gli operatori nel mese di aprile questa tendenza dovrebbe aver registrato un ulteriore miglioramento. In previsione di un incremento degli arrivi e delle presenze oltre il 30% degli operatori dichiarava infatti l’intenzione di aumentare l’occupazione.

 

I problemi aperti: questa situazione che appare di per se favorevole e che sembra destinata a permanere anche nei prossimi anni, in considerazione della tendenza all’aumento della domanda mondiale, sia per fattori strutturali che congiunturali, non può comunque far sottacere i problemi del settore.

 

·        Riqualificazione dell’offerta turistica.

·        Allungamento della stagione, con un più elevato utilizzo delle strutture.

·        Incrementare i flussi turistici, in particolare stranieri, verso il mezzogiorno.

·        Potenziamento e creazione delle infrastrutture a supporto dell’attività turistica.

 

Servizi alle Famiglie e alle Imprese

 

Domanda

 

Pur in assenza di dati sull’andamento della domanda di servizi da parte delle famiglie e delle imprese nei primi mesi del 2000, si può ritenere, sulla base delle dinamiche riscontrate da altri indicatori, che la domanda verso questo settore abbia conosciuto una ulteriore crescita.

 

Offerta

 

Nel corso del primo semestre del 2000 sulla base delle risultanze delle anagrafi camerali le imprese di servizi alle famiglie e alle imprese, al netto di credito trasporti e comunicazioni, hanno evidenziato un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni di 6.600 imprese. Dato che seppur positivo risulta più contenuto rispetto a quanto riscontrato nell’analogo periodo del ’99, nonostante l’incremento registrato dal lato delle iscrizioni. Il più alto numero di cessazioni sembra confermare una certa fragilità dell’apparato imprenditoriale.

 

Occupazione

 

Dal lato dell’occupazione nel corso della prima parte dell’anno i settori dei servizi alle imprese e alle famiglie si sono dimostrati ancora una volta particolarmente dinamici, con un incremento della forza lavoro occupata pari a 132 mila unità, delle quali oltre il 60% tra gli occupati alle dipendenze.

 

Ancora una volta sembra confermata la forte tendenza espansiva dei servizi alle imprese imputabile da un lato alla continua esternalizzazione di alcune funzioni da parte delle aziende, dall’altro al ricomprendersi in questo settore delle agenzie di lavoro interinale, la cui base occupazionale appare in continua espansione.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca