La rete distributiva tra crisi e modernizzazione

La rete distributiva tra crisi e modernizzazione

La nota fornisce un quadro di insieme delle strutture commerciali, articolato nelle diverse tipologie distributive, a livello nazionale e territoriale sulla base delle principali fonti statistiche

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7 gennaio 1999

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L’EVOLUZIONE DELLA RETE DISTIBUTIVA

TRA CRISI E MODERNIZZAZIONE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Centro Studi

Servizi Analisi Territoriale e Settoriale

 

 

 

 

                        Gennaio 1999

 

 

1.  


1.   UN PROBLEMA METODOLOGICO: Quanti sono attualmente gli esercizi commerciali al dettaglio?

 

Un problema che si presenta a chi voglia oggi fare un’analisi sull’evoluzione degli esercizi commerciali, consiste nella mancanza di dati

che rappresentino in maniera uniforme quanto sta succedendo nel settore, soprattutto in un momento in cui la rete distributiva italiana è interessata da un profondo processo di trasformazione e da un rinnovamento del quadro normativo di riferimento.

 

L’esigenza di poter disporre di dati aggiornati trova solo in parte delle risposte esaurienti nelle fonti statistiche ufficiali in quanto i dati messi a disposizione da diversi enti (Ministero dell'Industria, Infocamere, Istat) non ci consentono di avere un quadro unitario per le discordanze rilevate tra le diverse serie di dati, che hanno come base di riferimento differenti criteri di rilevazione dei punti vendita.

 

I problemi sopra accennati. si evidenziano in maniera chiara per quanto riguarda la determinazione dello stock degli esercizi commerciali che registra valutazioni differenti se si mettono a confronto, ad esempio, i dati forniti annualmente dal Ministero dell'Industria con altre fonti, come Infocamere.

 

Errori nella rilevazione di tali dati, infatti, hanno costretto lo stesso Ministero a sospendere, nell’ultimo Rapporto “Caratteri Strutturali al 1° gennaio 1998”, la pubblicazione delle serie storiche relative all’insieme degli esercizi al dettaglio; la stessa fonte fornisce solo i dati relativi alla grande distribuzione (supermercati, ipermercati e grandi magazzini) che sono, viceversa, rilevati direttamente dal Ministero tramite le camere di commercio.

 

Sicuramente i risultati del censimento intermedio delle imprese condotto dall'Istat che saranno disponibili a breve, potranno essere utili per avere un quadro più preciso sulla reale consistenza economica di questo settore di attività.

 

L’auspicio, inoltre,è che si arrivi quanto prima a migliorare il sistema di rilevazione dei dati, obiettivo verso cui sono indirizzati gli sforzi dei diversi enti preposti a fornire statistiche ufficiali sul settore.

 

Nel tentativo di delineare un quadro unitario e il più vicino alla realtà del settore, ci siamo serviti di tutte le fonti disponibili, avendo presente i limiti, ma anche gli elementi positivi che queste contengono.

 

Nello specifico saranno utilizzati sia i dati elaborati sulla base delle informazioni provenienti dalla banca dati delle Camere di Commercio (Infocamere) che sono strettamente legati all'iscrizione al Registro Imprese (obbligatorio per legge), sia la fonte Ministeriale che per i supermercati, grandi magazzini e ipermercati offre una base informativa interessante, sia altre fonti rappresentate da centri di ricerca specializzati in materia.

 

 

 

2.   LA RETE DISTRIBUTIVA E IL TERRITORIO

 

Il quadro d’insieme di tutte le attività del commercio evidenzia per il 1997 la struttura indicata di seguito.

 

La rete distributiva in Italia (Consistenze)

Anno 1997

 

INTERMEDIARI

254.837

 INGROSSO

100.930

    alimentare

35.352

    non alimentare

65.578

 DETTAGLIO AMBULANTE

135.960

    alimentare

40.472

    non alimentare

59.514

    non classificate

35.974

 DETTAGLIO  FISSO

666.361

    alimentare

205.062

    non alimentare

439.744

    non classificate

21.555

 CONCESSIONARIE AUTO-MOTO

23.285

 EDICOLE SPECIALIZZATE

15.246

 TABELLE SPECIALI

67.057

Fonte: l'Italia del commercio - 7° Rapporto Cescom

 

Se il settore del dettaglio alimentare rappresenta un aggregato omogeneo dal punto di vista dei prodotti venduti, una maggiore diversificazione si registra nel non alimentare per quanto riguarda i comparti merceologici, come evidenzia la tavola che segue.

 

La disaggregazione a livello territoriale evidenzia che all'interno del Paese permane ancora una differenziazione, dal punto di vista della numerosità degli esercizi, tra le aree del Nord e soprattutto il Sud, soprattutto per il comparto del dettaglio alimentare e non, in sede fissa e ambulante.

 

Questo dualismo, non va interpretato semplicisticamente come una contrapposizione netta tra un Nord moderno ed un Sud arretrato, pur esistendo divari tra le due aree in termini d'innovazione dei servizi commerciali.

Gli esercizi del dettaglio non alimentare in sede fissa per aree geografiche

Anno 1997

 

Nord Ovest

Nord Est

Centro

Sud Isole

ITALIA

 NON ALIMENTARE

103.863

81.826

89.781

164.274

439.744

   Medicali e profumeria

5.732

4.807

4.965

9.485

24.989

   Tessile

4.009

3.610

3.254

6.103

16.976

   Abbigliamento

28.040

21.918

22.173

41.750

113.881

   Calzature

6.199

5.504

5.337

8.805

25.845

   Mobili

10.551

7.582

9.181

18.141

45.455

   Elettrodomestici

4.947

3.485

4.420

8.949

21.801

   Ferramenta

7.022

6.025

7.235

16.129

36.411

   Libri e cartoleria

7.150

4.954

5.693

9.178

26.975

   Articoli di seconda mano

868

534

810

563

2.775

   Altro non alimentare

27.831

21.761

24.249

42.704

116.545

   Non classificate

1.514

1.646

2.464

2.467

8.091

CONCESSIONARIO AUTO-MOTO

5.582

4.716

4.929

8.058

23.285

 EDICOLE SPECIALIZZATE

4.843

3.294

3.417

3.692

15.246

 TABELLE SPECIALI

16.822

13.838

13.912

22.485

67.057

   Panificatori

1.858

955

418

801

4.032

   Tabaccai

4.455

4.755

4.283

7.500

20.993

   Farmacie

4.399

2.999

3.007

5.711

16.116

   Distributori carburante

6.110

5.129

6.204

8.473

25.916

Fonte: L'Italia del commercio - Cescom 1997

 

LA CONSISTENZA COMPLESSIVA DELLA RETE DISTRIBUTIVA IN ITALIA PER AREE GEOGRAFICHE

ANNO 1997

 

Nord Ovest

Nord Est

Centro

Sud Isole

ITALIA

 INTERMEDIARI

89.271

64.036

59.692

41.838

254.837

 INGROSSO

28.604

20.723

21.924

29.679

100.930

    alimentare

7.920

8.611

7.085

11.736

35.352

    non alimentare

20.684

12.112

14.839

17.943

65.578

 DETTAGLIO AMBULANTE

30.730

19.530

25.580

60.120

135.960

    alimentare

9.466

5.721

6.514

18.771

40.472

    non alimentare

14.558

9.364

11.451

24.141

59.514

    non classificate

6.706

4.445

7.615

17.208

35.974

 DETTAGLIO  FISSO

153.316

116.155

134.457

262.433

666.361

    alimentare

45.144

30.932

37.536

91.450

205.062

    non alimentare

103.863

81.826

89.781

164.274

439.744

    non classificate

4.309

3.397

7.140

6.709

21.555

 CONCESSIONARIE AUTO-MOTO

5.582

4.716

4.929

8.058

23.285

 EDICOLE SPECIALIZZATE

4.843

3.294

3.417

3.692

15.246

 TABELLE SPECIALI

16.822

13.838

13.912

22.485

67.057

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Cescom

Non può essere sottovalutata, infatti, l'influenza di specifici fattori connessi alla morfologia del territorio, alla distribuzione della popolazione, alla sua capacità di spesa e all'assetto urbano che hanno condizionato lo sviluppo della rete distributiva nelle diverse aree del Paese ed in particolare nelle regioni meridionali.

 

In rapporto al territorio, si nota che circa la metà degli esercizi alimentari (44%) si trova nelle regioni del Sud-Isole, rappresentando una quota elevata rispetto al Nord-Est (15%) ed alle altre aree del Paese (22% nel Nord-Ovest e 18,3% nel Centro).

 

Dal punto di vista della densità rispetto alla popolazione, esistono in Italia 362 esercizi alimentari ogni 100 mila abitanti, ma tale rapporto varia nelle diverse aree geografiche: si passa da realtà con un elevato grado di concentrazione come il Veneto e la Lombardia (rispettivamente 276 e 267 esercizi ogni 100 mila abitanti), a regioni con elevata polverizzazione degli esercizi quali, ad esempio, la Liguria (487), la Toscana (380), Campania (492), la Calabria (470), la Sardegna (501).

 

Imprese attive del commercio al dettaglio per 100.000 Abitanti     -     anno 1997

Regioni

Alimentari

Non Alimentari.

PIEMONTE

322

908

VALLE D'AOSTA

461

981

LOMBARDIA

267

752

LIGURIA

487

1.011

NORD-OVEST

308

827

TRENTINO A.A.

260

674

FRIULI V.G.

318

757

VENETO

276

793

EMILIA ROMAGNA

320

896

NORD-EST

296

817

TOSCANA

380

1.016

UMBRIA

376

953

MARCHE

363

940

LAZIO

323

855

CENTRO

351

925

ABRUZZO

386

1.047

MOLISE

458

950

CAMPANIA

492

1.027

PUGLIA

386

1.050

BASILICATA

442

909

CALABRIA

470

1.021

SICILIA

400

963

SARDEGNA

501

891

SUD-ISOLE

439

1.001

ITALIA

362

907

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati CERVED

In rapporto alla popolazione residente la densità dei punti vendita non alimentari è pari, nella media nazionale, a 907 esercizi ogni 100 mila abitanti, con punte di elevata concentrazione in Lombardia (752), Veneto (793), Emilia Romagna (896).

 

Dal punto di vista della struttura aziendale vi è una netta prevalenza delle ditte individuali (81% nell'alimentare e 78% nel non alimentare), anche se nel corso degli ultimi anni sono aumentate le società di capitale e di persona, parallelamente alla crescita di formule distributive che richiedevano un'organizzazione aziendale più complessa.

 

Un ulteriore elemento strutturale che caratterizza la rete distributiva italiana è costituito dalla prevalenza di esercizi con una superficie di vendita di ridotte dimensioni; secondo una nostra stima oltre 80% degli esercizi al dettaglio rientra nella classe dimensionale tra 0 e 150 mq., e tra questi vi è una prevalenza di esercizi non supera i 50 mq.

 

Esercizi di vendita al dettaglio per classe di superficie  (composizione %)

 

Classe di superficie di vendita (Mq.)

peso percentuale

1-50

47,4

51-150

33,2

151-300

11,4

301-400

6,8

Oltre 401

1,2

TOTALE

100,0

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio

 

 

 

3.   LE TRASFORMAZIONI DEGLI ULTIMI ANNI E L’AFFERMAZIONE DELLE TIPOLOGIE DI MEDIA E GRANDE SUPERFICIE

 

Le trasformazioni all'interno della rete di vendita si sono evidenziate con un significativo ridimensionamento del numero degli esercizi: gli effetti negativi sia dell'elevato livello di concorrenza tra le imprese, sia dell'andamento stagnante della domanda per consumi delle famiglie, hanno provocato la graduale uscita dal mercato di numerose imprese alimentari e non, in particolare aziende di piccole dimensioni.

 

 

 

 

L'EVOLUZIONE DEL COMMERCIO ATTRAVERSO I DATI SIREDI

 

Numero di autorizzazioni (nuove aperture)

 

1993

1994

1995

1996

1997

Nord-Ovest

6.562

9.072

9.186

7.956

8.363

Nord-Est

5.431

6.004

7.014

6.449

6.472

Centro

5.792

5.917

7.436

6.752

7.489

Sud-Isole

11.949

13.353

16.453

14.732

17.228

 

 

 

 

 

 

Italia

29.734

34.346

40.089

35.889

39.552

 

numero di cessazioni e revoche di autorizzazioni

 

 

1993

1994

1995

1996

1997

Nord-Ovest

13.144

12.617

12.033

14.762

14.168

Nord-Est

12.450

10.479

9.955

8.560

10.279

Centro

10.322

10.723

9.555

8.244

11.595

Sud-Isole

19.045

15.636

19.356

18.513

17.933

 

 

 

 

 

 

Italia

54.961

49.455

50.899

50.079

53.975

 

Saldo

 

1993

1994

1995

1996

1997

Nord-Ovest

-6.582

-3.545

-2.847

-6.806

-5.805

Nord-Est

-7.018

-4.475

-2.941

-2.111

-3.807

Centro

-4.530

-4.806

-2.119

-1.492

-4.106

Sud-Isole

-7.096

-2.283

-2.903

-3.781

-705

 

 

 

 

 

 

Italia

-25.226

-15.109

-10.810

-14.190

-14.423

Fonte: Elaborazione Centro Studi Confcommercio su dati Siredi

 

 

Dal punto di vista della dinamica imprenditoriale complessiva, i dati dell’archivio SIREDI (la base informativa del Siredi è costituita dalle informazioni provenienti dai Comuni relative alle autorizzazioni rilasciate o revocate) evidenziano un numero significativo di cessazioni e revoche di autorizzazioni, soprattutto nel ‘97 (+7,8% rispetto l'anno precedente), determinando a partire dal 1993 saldi sempre negativi.

 

A livello territoriale, il Sud ha mostrato di avere maggiore capacità di tenuta di fronte alla crisi del settore, registrando saldi negativo inferiore rispetto al resto del Paese, esito non tanto di un contesto economico generale migliore, quanto di un livello di competitività poco accentuato e di una capacità del settore di esercitare, seppur in misura minore rispetto al passato, ancora una "funzione rifugio".

La crescita della media e grande distribuzione

 

La trasformazione strutturale che ha caratterizzato il sistema negli anni novanta è rappresentata dalla sostenuta crescita di insediamenti commerciali di grande dimensione o di tipologie che nell'alimentare hanno posto maggiore attenzione al fattore prezzo (discount) e nel non alimentare hanno privilegiato la specializzazione di consumo (category killers), grazie anche al protagonismo di imprese straniere della distribuzione.

 

Nel corso del '97, secondo l’ultimo rapporto “Caratteri Strutturali al 1/1/98” del Ministero dell'Industria, non si è fermato lo sviluppo delle strutture di grande dimensione nel campo della vendita di prodotti grocery, quali i supermercati (5.449 nel '97 con un incremento di 242 unità rispetto all'anno precedente), gli ipermercati (240 nel '97 con un incremento di 10 unità) ed i grandi magazzini (904 nel '97 con un incremento di 2 unità).

 

Questo comparto, comunque, non è stato esente dagli effetti negativi, derivanti sia dal calo della domanda che dall'aumento della concorrenza, in quanto si sono registrate nel corso degli ultimi anni diverse chiusure, soprattutto di supermercati: 206 nel '93, 120 nel '94, 184 nel '95, 269 nel 1996 e 254 nel 1997.

 

Evoluzione delle grandi superfici per aree geografiche

 

 

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

SUPERMERCATI

 

 

 

 

 

 

 

NORD-OVEST

872

915

977

1.049

1.239

1.428

1.471

NORD-EST

1.069

1.135

1.208

1.321

1.435

1.511

1.565

CENTRO

663

721

766

816

922

995

1.051

SUD

861

925

955

1.012

1.191

1.273

1.362

ITALIA

3.465

3.696

3.906

4.198

4.787

5.207

5.449

 

 

 

 

 

 

 

 

IPERMERCATI

 

 

 

 

 

 

 

NORD-OVEST

77

78

89

93

96

96

95

NORD-EST

24

23

27

27

31

35

42

CENTRO

58

58

60

59

63

65

68

SUD

23

23

27

31

35

34

35

ITALIA

182

182

203

210

225

230

240

 

 

 

 

 

 

 

 

GRANDI MAGAZZINI

 

 

 

 

 

 

 

NORD-OVEST

229

225

219

219

224

250

227

NORD-EST

165

146

144

146

151

149

153

CENTRO

187

195

185

190

201

216

240

SUD

268

272

275

265

265

287

284

ITALIA

849

838

823

820

841

902

904

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Minindustria

In termini di superficie complessiva sia i supermercati che gli iper hanno conosciuto incrementi significativi (+66%, +50% rispettivamente nel periodo '91 - '97), ma la loro dimensione media rimane generalmente su livelli non molto elevati, anche se in crescita (882 mq. e 5.188mq. rispettivamente).

 

Oltre il 60% dei supermercati ha dimensione che varia tra 400 e 800 mq. di superficie di vendita; analogamente oltre il 60% degli iper ha una superficie che varia da 2500 a 5000 mq.

 

Rispetto alla popolazione, attualmente esistono in termini di superficie di grande distribuzione oltre 11 mila mq. ogni 100 mila abitanti (nel '91 erano 7.500 mq) a livello nazionale, con una differenziazione tra le diverse aree del Paese.

 

SUPERFICIE DI VENDITA(MQ.) DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE PER 100 MILA ABITANTI

 

1996

1997

Piemonte

10.318

10.706

Valle D’Aosta

3.713

8.429

Lombardia

14.506

14.935

Trentino A. A.

15.514

15.854

Veneto

17.412

18.078

Friuli V. G.

16.388

17.365

Liguria

9.470

9.588

Emilia Romagna

13.526

14.832

Toscana

10.379

10.888

Umbria

9.295

10.704

Marche

17.145

17.612

Lazio

9.366

10.725

Abruzzo

18.046

19.268

Molise

7.164

7.928

Campania

4.645

5.010

Puglia

3.989

4.357

Basilicata

4.074

3.943

Calabria

7.794

8.391

Sicilia

7.145

7.207

Sardegna

7.886

7.456

 

 

 

NORD OVEST

12.670

13.093

NORD EST

15.672

16.585

CENTRO

10.707

11.679

SUD

6.535

6.830

 

 

 

ITALIA

10.608

11.182

FONTE: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Minindustria

La dotazione di strutture di grande distribuzione risulta differenziata tra le diverse aree del Paese, indice di una diversa evoluzione di queste tipologie di offerta che sono nate e poi si sono sviluppate prima all'interno di quelle regioni (Centro-Nord) che godevano di livelli di reddito tra i più elevati del Paese, per espandersi successivamente in tutte le altre aree del Paese.

 

In questi anni, tuttavia, il divario Nord-Sud tende ad attenuarsi e il fatto che nel Sud vi sia una quota ridotta di strutture di grande dimensione (25% del totale nazionale), spinge molte imprese italiane e straniere a realizzare programmi di investimento in quest'area, tenuto anche conto sia delle maggiori opportunità di insediamento, sia della completa saturazione dei mercati del Nord.

 

 

I centri commerciali: luoghi di socializzazione e di consumo

 

Il massimo momento di espansione di questa formula di vendita si è registrato nel periodo 1991-1995, quando furono aperti oltre 250 centri commerciali, seguito da un rallentamento per le barriere che le diverse regioni hanno posto in materia di apertura di insediamenti commerciali di grande dimensione.

 

Il Ministero dell'Industria ha reso noto i risultati della seconda rilevazione, condotta in collaborazione con l'Indis (Istituto Nazionale della Distribuzione), sulla consistenza e le caratteristiche dei centri commerciali al dettaglio aggiornando i dati rilevati la prima volta con riferimento al 1/4/'95.

 

Occorre precisare che il Ministero dell'Industria ha proceduto al monitoraggio di queste strutture sulla base di una definizione di centro commerciale che adotta i seguenti parametri di riferimento: complesso di almeno 8 esercizi al dettaglio e di servizi, con una superficie di vendita superiore a 2.500 mq., concepito, promosso, realizzato e gestito con criteri unitari.

 

Mancando in Italia una definizione riconosciuta a tutti i livelli, quella utilizzata dal Minindustria non è l'unica cui si fa riferimento e vi sono rilevazioni ed analisi del fenomeno condotte da altri soggetti che utilizzano criteri differenti, da ciò consegue una discordanza sul numero effettivo di tali strutture come è dimostrato nella tavola allegata.

 

Nello specifico la rilevazione condotta dalla Faid prende in considerazione i centri commerciali con una GLA (Gross leasable area ovvero la superficie destinata all'attività di vendita o di servizio) di almeno 7.000 mq., dotati di un ipermercato o supermercato o grande magazzino come polo di attrazione del centro, con almeno altri 8 esercizi fra unità specializzate, pubblici esercizi e servizi, con aree e infrastrutture comuni e parcheggio.

Il censimento condotto dal Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali si basa sulla definizione adottata dalla Community Builders Council of the Urban Land Institute (1947), che non fa riferimento al dimensionamento del centro ed alla presenza di grandi superfici, ma sottolinea la pluralità di esercizi presenti e l’unitarietà della gestione; tale definizione che è accettata a livello internazionale, nella sostanza non si discosta molto da quella del Minindustria.

 

Alla data del primo gennaio 1997 i centri commerciali al dettaglio rilevati dal Minindustria erano 310 (84 insediamenti in più rispetto al 1995) con una superficie complessiva a terra (lotto) pari a oltre 11,7 milioni di mq. (+ 36% rispetto al '95) e una GLA di oltre 4 milioni di mq.(+ 41% rispetto al '95).

 

I Centri commerciali in Italia secondo le diverse rilevazioni 

Anno 1996

 

Minindustria

Faid

CNCC

Valle D'Aosta

0

1

1

Piemonte

33

23

39

Lombardia

83

69

96

Liguria

7

4

7

Nord-Ovest

123

97

143

Trentino A.A.

4

2

4

Friuli

5

6

6

Veneto

46

31

50

Emilia R.

40

23

64

Nord-Est

95

62

124

Toscana

19

12

25

Marche

10

6

17

Umbria

11

5

13

Lazio

14

10

20

Centro

54

33

75

Molise

3

2

2

Abruzzo

10

7

6

Campania

7

9

10

Puglia

6

4

5

Calabria

2

2

2

Sicilia

2

2

6

Sardegna

8

8

7

Sud-Isole

38

34

38

ITALIA

310

226

380

Fonti: Ministero Industria, Faid, Consiglio Nazionale Centri Commerciali

In crescita in tutte le aree territoriali soprattutto nel Nord dove si concentra la maggior parte di essi: nel Nord-Ovest sono 123 (+36), quelli nel Nord-Est 95 (+21) mentre nel Centro ne sono stati rilevati 54 (+18) e nel Sud 38 (+9).

 

La ripartizione dei centri commerciali per classi di dimensione della GLA, vede prevalere nel nostro Paese insediamenti di media grandezza con una struttura dimensionale che va da 5 a 10 mila mq. (35% del totale); mega strutture con una GLA di oltre 20 mila mq. sono solo il 18% anche se il loro numero è in crescita, mentre i piccoli centri commerciali con una GLA che non supera i 5 mila mq. rappresentano circa il 12% del totale.

 

All'interno dei centri rilevati operano 307 esercizi alimentari e 6.465 non alimentari per una corrispondente superficie di vendita pari rispettivamente a 30.076 mq. e 844.886 mq.; la grande distribuzione è rappresentata da 68 grandi magazzini, 180 supermercati, 132 iper e 422 superfici specializzate non alimentari per un totale di superficie di vendita pari a 1,8 milioni di mq.

 

Rilevante, infine, il numero degli addetti alle diverse attività (commercio, pubblici esercizi, artigiani, servizi comuni) che nel complesso sono 69 mila, di cui 59.800 operanti negli esercizi commerciali.

 

 

 

Distribuzione dei centri commerciali al dettaglio per classi di gla (mq.)

anno  1996

 

 

< 5.000

da 5.000 a 10.000

da 10.000 a 20.000

> 20.000

Totale

Nord Ovest

16

36

50

21

123

Nord Est

11

32

33

19

95

Centro

7

25

14

8

54

Sud- Isole

3

16

10

9

38

ITALIA

37

109

107

57

310

%

11,9

35,2

34,5

18,4

100

Fonte: Minindustria

 

La crescita nei prossimi anni di questa tipologia è legata soprattutto alla presenza di maggiori opportunità di insediamento nelle aree del Centro-Sud dove il livello di dotazione di tali strutture è ancora basso.

 

Nel complesso, tuttavia, le prospettive di sviluppo possono essere condizionate dagli effetti del decreto legislativo di riforma del commercio che blocca per il 1998 e parte del 1999 l'autorizzazione per le nuove domande di apertura di grandi strutture, fino all'emanazione dei criteri di programmazione da parte delle regioni, salvo per le domande pendenti, secondo quanto previsto dal decreto legislativo.

 

Dal punto di vista dimensionale, le procedure previste dalla riforma per l'apertura delle grandi strutture potrebbero favorire l'insediamento di centri commerciali di media dimensione (2.000-2.500 mq.), in particolare gallerie poste nel centro città.

 

 

La frenata dei discount

 

Al successo in Italia dei discount, a partire dal 1993, ha contribuito molto il fatto che questa formula sia stata introdotta in un momento di grave crisi economica ed ha così beneficiato della predisposizione dei consumatori a ricercare con più attenzione prodotti convenienti dal punto di vista del prezzo, spesso a scapito dei prodotti di marca.

 

L'espandersi del fenomeno negli anni successivi ha evidenziato che non si trattava di una moda passeggera, ma dell'affermazione nel nostro modello distributivo di una ulteriore formula di vendita, fortemente concorrenziale, che va ad aggiungersi alle altre e che risponde alle esigenze di fasce eterogenee di consumatori e non esclusivamente dei meno abbienti.

 

Tuttavia dopo un periodo di forte espansione, grazie all'ingresso nel nostro mercato del gruppo tedesco Lidl, questa formula sembra segnalare un rallentamento della crescita che anche nei prossimi anni non registrerà variazioni significative, mentre si accentuerà la fase di ristrutturazione della formula adattandola meglio alle esigenze dei consumatori italiani, dal punto di vista della qualità dei prodotti e della varietà degli assortimenti.

 

Secondo uno studio che annualmente realizza la Faid, a fine '97 erano operativi in Italia 2.523 discount, 195 unità in più rispetto al '96, con una superficie di vendita complessiva pari a 1.165. 300 mq. (+ 120.900 mq. rispetto al '96); la superficie media è di circa 462 mq., un parametro in crescita rispetto agli anni precedenti (nel 1993 era pari a 408 mq.) ed indice della diffusione di esercizi di medie o medio/grandi dimensioni.

 

Il loro giro d'affari si aggira intorno ai 6.700 miliardi di lire e sul totale delle vendite grocery realizzate dalla distribuzione moderna la loro quota di mercato supera l'8%.

 

Sviluppo dei discount in italia

 

Numero

Var. ass.

Sup. Vend. (mq.)

Var. ass.

1993

600

 

245.000

 

1994

1.300

+ 700

550.000

+305.000

1995

1.930

+ 630

820.000

+270.000

1996

2.328

+ 398

1.044.400

+224.400

1997

2.523

+195

1.165.300

+120.900

Fonte: Elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Faid

L'arrivo dei category killer

 

Sicuramente la novità tra le formule distributive su cui si concentrerà l'attenzione degli operatori nei prossimi anni è rappresentata dalle grandi superfici specializzate (GSS) nella distribuzione non food, per gli effetti dirompenti che queste hanno sul mercato.

 

Sviluppatesi soprattutto nelle aree del Centro-Nord dell'Italia, questa formula già ampiamente presente all'estero, si caratterizza:

 

·  per una dimensione tale da offrire al consumatore un assortimento più ampio e profondo di quello presente negli ipermercati, nei mercatoni (si va dagli oltre 1.000 mq. nell'abbigliamento ai 6.000/7.000 mq. nei mobili);

    

·  per un assortimento relativo ad una specifica funzione di consumo come l'elettronica, il fai da te, i mobili, gli articoli sportivi, i giocattoli.

    

·  per la localizzazione in aree extraurbane, nei pressi delle grosse arterie stradali beneficiando anche dei flussi di traffico diretti verso i centri commerciali;

    

·  per un politica di prezzi contenuti e per una organizzazione degli acquisti, della logistica e delle tecniche di vendita molto efficienti.

 

L'impatto sul sistema distributivo è molto profondo in quanto la diffusione di queste tipologie tende a sottrarre quote di mercato sia agli esercizi specializzati, sia agli ipermercati inoltre il privilegiare il contatto diretto con la produzione tende a superare la funzione dell'intermediazione grossista.

 

 

 

4.      PROBLEMI E PROSPETTIVE

 

Le dinamiche fin qui emerse mettono in rilievo alcune linee di fondo:

 

·   La trasformazione della rete distributiva in questi anni è stata profonda soprattutto per il peso crescente delle superfici di media e grande distribuzione e dell'innovazione delle tecniche di vendita.

 

·   Non si è trattato di una trasformazione "neutra" ed "indolore", ma di un processo che ha contribuito, assieme a fattori congiunturali, a mettere fuori mercato numerose imprese, la maggior parte di piccole dimensioni, con conseguenze gravi dal punto di vista dell'occupazione.

 

·   Ai costi "sociali" che la trasformazione strutturale e lo sviluppo delle grandi superfici hanno imposto, si devono considerare anche i costi derivanti dagli effetti sullo sviluppo del territorio urbano, sulla mobilità dei consumatori, sulla difesa dell'ambiente.

 

·          Nonostante il ridimensionamento subìto, la rete commerciale della piccola impresa rimane il nucleo centrale del sistema grazie ai suoi punti di forza costituiti dalla localizzazione diffusa, dal servizio, dalla qualità dei prodotti e dalla professionalità degli operatori;.

 

·   Le trasformazioni in atto non hanno, tuttavia, reso pienamente competitivo il sistema nel suo complesso: l'impresa minore denuncia soprattutto una pesante sottocapitalizzazione, un basso livello di innovazione e scarsa diffusione di forme associative; i sistemi regionali operanti al Sud denunciano ancora divari con le altre aree del Centro-Nord; le imprese a dimensione nazionale difficilmente riescono a contrastare l'azione della distribuzione straniera.

 

Il sistema distributivo italiano anche se profondamente mutato rispetto a molti anni fa, presenta caratteristiche ancora non ben definite dato che il processo di trasformazione non ha ancora raggiunto un punto di arrivo.

 

Tutto lascia prevedere che i prossimi anni profondi saranno caratterizzati da significativi cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda gli assetti proprietari ed organizzativi delle imprese e le strategie di sviluppo sul territorio; l’attuazione di una concentrazione più spinta aumenterà, inoltre, le acquisizioni, fusioni, alleanze per avere una massa critica capace di realizzare condizioni di acquisto più competitive.

 

Un primo elemento che condizionerà lo sviluppo del settore è rappresentato dall’applicazione del D. Lsg. 114/98 dove è previsto un ruolo rilevante delle regioni nell’indicare le linee di sviluppo che le attività del commercio, in particolare le medie e grandi superfici, dovranno avere sul territorio.

 

Va tenuto conto, inoltre, degli effetti che sta producendo la presenza ormai rilevante della distribuzione straniera in Italia che attraverso diverse importanti operazioni tende ad avere un ruolo stabile e "pesante" nel nostro sistema distributivo, tale da limitarne l’indipendenza.

 

Non esiste nessun gruppo italiano di livello internazionale che abbia raggiunto dimensioni tali da competere alla pari con le grandi multinazionali europee della distribuzione: tutto il sistema legato alla COOP ha avuto un fatturato lordo nel '97 pari a circa 14 mila miliardi, Rinascente 8 mila miliardi, GS oltre  5 mila miliardi, un livello di gran lunga inferiore da quello registrato dai primi venti distributori europei (Metro H. nel '97 ha registrato un fatturato solo in Germania di oltre 66 mila miliardi di lire, Carrefour oltre 46 mila, Auchan 47 mila).

 

 

Confronto tra i fatturati delle più importanti imprese europee

(miliardi di lire)         

anno 1997

 

 

 

 

Italia

(Coop,Rinascente,GS,Esselunga, Standa)

 

 

35.500

 

 

Germania

(Metro,Rewe,Edeka,Aldi,Tengelmann)

 

 

216.600

 

 

 

 

 

 

 

       Francia

(Carrefour,Intermarchè,Auchan,Leclerc,Promodès)

 

 

199.200

 

 

 

 

 

(*) Fatturati 1996

Fonte: Elaborazioni Centro studi Confcommercio su fonti varie

 

 

 

 

A BREVE LE ANTICIPAZIONI SUL CENSIMENTO INTERMEDIO ISTAT

 

A fine anno l’ISTAT ha messo a disposizione di tutti gli utenti i dati del Censimento Intermedio dell’Industria e dei Servizi (31 dicembre 1996). Si tratta di una base informativa essenziale che si pone come punto di riferimento per delineare un quadro attendibile circa il numero, le caratteristiche e la distribuzione sul territorio nazionale delle diverse attività economiche.

Questi dati, inoltre, permetteranno di superare le discrepanze informative con altre fonti statistiche, evidenti soprattutto per il settore del commercio.

Sarà pertanto nostra cura inviarvi al più presto le elaborazioni di tali dati sui settori del terziario.

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