La riforma del commercio tra progetto e mercato

La riforma del commercio tra progetto e mercato

Sintesi dell'intervento di Sergio Billé

Il presidente di Confcommercio, Sergio Billè, nel suo intervento al Convegno di Roma, presso la sede confederale, "La riforma del commercio tra progetto e mercato", ha puntualmente elencato tutti i problemi e le questioni ancora lasciate irrisolte dal processo di riforma avviato col decreto Bersani.
Billè ha invocato la necessità di interventi "tampone" per la delicata questione della liberalizzazione degli esercizi di vicinato, liberalizzazione che partirà con il 24 aprile prossimo.
Di fronte al rischio di una corsa all'accaparramento che, secondo una indagine Sim si quantifica, per difetto, già in 9000 richieste di autorizzazione (senza tener conto di Roma, Napoli e Torino) è urgente che le Regioni dettino i loro criteri affinché i comuni siano in grado di emanare norme attuative.
Billè ha, inoltre, sostenuto che è opportuno prorogare l'efficacia delle disposizioni della legge 15/87 per la tutela dei centri storici anche dopo la conclusione della fase transitoria.
Sul capitolo della formazione professionale è poi addirittura "incomprensibile " la inesistenza di un richiamo all'obbligo dei necessari adempimenti scolastici da parte di coloro che richiedono l'apertura di esercizi commerciali. Inoltre risulta evidente che la frequenza a corsi di formazione e riqualificazione deve costituire criterio di priorità per l'accesso ai finanziamenti regionali, statali e comunitari.
Passando poi alle norme che creano turbative nel processo di attuazione della riforma Billè ha citato "le agevolazioni" previste a favore degli spacci interni, sostenendo che ciò "rischia di creare una rete alternativa sulla quale controlli amministrativi e fiscali sono di difficile attuazione." Serve, dunque, una regolamentazione più rigorosa e che preveda anche limiti dimensionali analoghi a quelli già previsti per gli esercizi di vicinato. Essa va adottata anche per le cooperative di consumo e per gli artigiani, agricoltori e pescatori che vendono al pubblico.
Bisogna in sintesi evitare il determinarsi di aree nelle quali non vi sia l'obbligo di esporre il prezzo di vendita dei prodotti, che non siano rispettose delle regole sulle forme speciali di vendita e degli stessi orari di apertura.
Quanto alla questione orari Billè ha sostenuto la necessità di rivedere la norma generale, con particolare riferimento alle aperture domenicali e festive, a causa delle interpretazioni estensive che molti Comuni hanno già adottato e che non sono in linea né con lo spirito né con la lettera del decreto Bersani.
Sul tema dello sviluppo dei processi di ammodernamento della rete distributiva è opportuno che tali centri di assistenza siano costituiti esclusivamente dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative
Bisogna inoltre accelerare il processo di regolamentazione delle vendite sottocosto perché esse sono un atto contrario alla correttezza professionale e distorcono il gioco della concorrenza.
Quanto, poi, alla questione degli indennizzi per la cessazione dell'attività è necessario chiarire che l'intervento deve essere di tipo risarcitorio e che non deve trattarsi di una sorta di indennità di disoccupazione, inaccettabile per imprenditori che hanno operato per tanti anni. Dunque il risarcimento deve avere una dimensione più consistente.
E' altrettanto urgente, infine, che si vada all'attuazione di un tavolo per lo studio e l'approfondimento delle integrazioni e correzioni da apportare al decreto Bersani. E, ha concluso Billè, si potrebbe utilizzare la sede di Confcommercio, per dare maggiore efficacia al ruolo dell'Osservatorio.
Quanto ad altre eventuali correzioni da apportare potrebbe essere lo stesso Ministero dell'Industria ad intervenire con atto amministrativo.
Billè, facendo riferimento all'intervento di Vannino Chiti, Presidente Conferenza Regioni, ha detto di ritenere giusta l'esigenza di un'accelerazione della concertazione tra Regioni, Comuni, Governo e categorie economiche. Tuttavia la sua proposta di dare valore normativo alle delibere delle Giunte regionali, per far fronte ai ritardi di attuazione del decreto Bersani, non è sufficiente per dare certezze giuridiche agli operatori.
Come può difatti, si domanda Billè, il deliberato di una Giunta regionale avere forza di legge sostituendosi ad un decreto?
L'unica soluzione praticabile, secondo Billè, ed in grado di tutelare soprattutto l'attività delle piccole imprese ci sembra quella di mantenere gli attuali piani commerciali ed i dispositivi della legge in vigore per i centri storici fino a quando non verranno definite, nella loro totalità, le nuove regole a cui dovrà uniformarsi il mercato.


Sintesi dell'intervento di Giordano Zucchi, membro del Collegio dei Probiviri di Centromarca

Zucchi ha sostenuto che è necessario che la liberalizzazione del commercio abbia carattere di gradualità e sia accompagnata da supporti di modernizzazione e da regole fondamentali di tutela della concorrenza.
Dunque, grande importanza ha attribuito al varo di regole precise e cogenti, perché senza di esse le liberalizzazioni non possono generare "co-evoluzione e quindi pluralismo".
La principale di queste regole, ha sottolineato Zucchi, è il divieto della "vendita in perdita", la più antica pratica di concorrenza sleale.
Il riferimento è chiaramente alle vendite sottocosto, che ingannano il consumatore e danneggiano tutti gli operatori commerciali
Zucchi ha precisato che l'Italia è il Paese più esposto a questo rischio e che questa pratica risulta deleteria sia per le piccole e medie imprese che per l'industria di Marca.
Zucchi ha dichiarato di apprezzare, a questo proposito, le dichiarazioni del Ministro Bersani affinché il fenomeno italiano sia disciplinato da regole precise. Tuttavia ha aggiunto che, pur avendo la riforma avviato un processo di regolamentazione, sembra ormai certo sulla base degli intendimenti espressi recentemente dal ministero dell'Industria, che il Regolamento che uscirà non avrà l'efficacia delle norme in vigore in diversi paesi europei.
Al contrario noi chiediamo, ha concluso, "provvedimenti amministrativi realmente efficaci".


Sintesi dell'intervento di Vannino Chiti, Presidente Conferenza Regioni

Per Vannino Chiti le Regioni intendono assolvere al meglio il loro compito, "nella consapevolezza che il settore del commercio e dei servizi rappresenta un punto di forza della nostra economia".
Le Regioni, ha precisato, non vogliono né chiedono proroghe. "Chiediamo, ha aggiunto, il rispetto di una 'collegialità istituzionale' necessaria quando si vuole fare una vera riforma, fra Governo, Regioni e Comuni."
Chiti ha poi confermato che le Regioni intendono adempiere ai propri compiti entro il termine previsto dal decreto 114. Ed ha delineato un quadro realistico dello stato attuale di avanzamento dell'impegno delle Regioni italiane.
12 Regioni su 22 hanno già approvato in giunta provvedimenti attuativi del decreto legislativo 114/98.
Di queste 3 hanno già approvato le leggi regionali attuative di alcune parti del 114 ed, in particolare, il Friuli Venezia Giulia per il commercio in sede fissa; la Toscana per il commercio su aree pubbliche e la provincia autonoma di Trento per la soppressione del registro esercenti ed i requisiti di accesso all'attività commerciale.
Delle altre 8 (Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Piemonte, Umbria, provincia autonoma di Bolzano) prevedono di approvare nelle rispettive giunte i progetti di legge nel corso della prossima settimana o, al più tardi, entro la fine del mese di marzo.
Calabria e Molise registrano i maggiori ritardi.

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