"La tutela del patrimonio culturale non può compromettere il mercato dell'arte"

"La tutela del patrimonio culturale non può compromettere il mercato dell'arte"

Secondo la Federazione Italiana Mercanti d'Arte "il nuovo sistema di reati contro il patrimonio culturale, contenuto nel ddl in corso di esame al Senato, rischia di compromettere in modo sproporzionato l'attività delle aziende che operano nel mercato dell'arte".

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2 ottobre 2017

"Il nuovo sistema di reati contro il patrimonio culturale, contenuto nel ddl 2864 in corso di esame al Senato, anche se volto a prevenire e reprimere gravi comportamenti illeciti posti in essere contro il patrimonio culturale, rischia tuttavia di compromettere in modo sproporzionato l'attività delle aziende che operano nel mercato dell'arte": è quanto afferma Fima, Federazione Italiana Mercanti d'Arte aderente a Confcommercio. Da sempre impegnata, al fianco delle forze dell'ordine, per la salvaguardia del patrimonio culturale nel nostro Paese, Fima teme, in particolare, che la norma in discussione risulti "eccessivamente punitiva nei confronti dell'attività professionale e mercantile del settore antiquario, penalizzando l'operatore italiano rispetto al collega europeo". Nella normativa italiana la nozione di bene culturale è infatti "troppo vasta ed impedisce di fatto di differenziare tra il bene artistico di valore nazionale ed i beni di antiquariato, seppur pregevoli, che possono essere venduti ed acquistati senza eccessivi appesantimenti: le nuove sanzioni penali si applicherebbero inesorabilmente anche su transazioni di modesta entità con relativa prova di legittima detenzione del bene trattato". La Federazione sottolinea, quindi, la necessità di "assicurare un bilanciamento tra l'esigenza di tutela del patrimonio culturale e la salvaguardia della libertà di impresa. Le sanzioni penali proposte, che possono arrivare a superare i 20 anni di reclusione, devono essere limitate ai casi di traffico internazionale di beni culturali finalizzato al finanziamento diretto o indiretto del terrorismo e non possono in nessun caso diventare la spada di Damocle sospesa sugli operatori che quotidianamente trattano beni ricompresi nella nozione di bene culturale il cui valore non giustifica pene così severe". 

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