Lavoro, Poletti: "pronto a cambiare se le cose non sono giuste"

Lavoro, Poletti: "pronto a cambiare se le cose non sono giuste"

Il ministro del Lavoro ribadisce che le norme sui contratti a termine varate con la Legge Fornero andavano cambiate e garantisce disponibilità al confronto. E si impegna a dare tutele alla "quantità rilevantissima di partite Iva che sono 'lavori mascherati' e alla quantità non banale di co.co.co.".

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18 marzo 2014

Il Governo è intervenuto con un decreto sul mercato del lavoro "per produrre effetti", perché l'obiettivo non è "avere la laurea ad honorem per aver scritto la più bella norma sul lavoro. Questo non ci interessa". Il ministro Giuliano Poletti lo ha sottolineato, ospite di La7, ribadendo che a suo giudizio le norme sui contratti a termine varate con la Legge Fornero andavano cambiate e garantendo disponibilità al confronto: se emergerà che "le cose non sono quelle giuste", dice, "pronto a cambiarle". Il ministro difende comunque la strada del decreto, e sulle polemiche che ha innescato risponde: "se non avessimo fatto un decreto ci avrebbero detto 'non avete il coraggio, non avete forza, avete rinviato'. Invece l'abbiamo fatto e ci chiedono perché". Il contratto unico a tutele crescenti? "È dentro la delega", indica Poletti. Partite Iva per "lavori mascherati", "co.co.co", questi gli esempi di "persone che non hanno tutele: questo è il problema da affrontare. Non pensiamo di cambiare le cose dalla sera alla mattina, ma non possiamo neanche dire che siccome si è sempre fatto così continuiamo a fare così". La cassa integrazione? "Chi usa questi strumenti deve pagare un po'di più: abbassiamo un po' il costo per tutti, e alziamolo per chi la usa di più". Come sarà il sussidio universale a cui pensa il Governo? È ancora da definire, ha spiegato Poletti, "il mix quantità-tempo, per esempio mille euro per un mese o 500 euro per due mesi": un mix "da costruire in ragione delle risorse che avremo a disposizione". Il sussidio, conferma il ministro, andrà a "tutti quelli che oggi hanno la disoccupazione, a tutti quelli che accedono alla cassa" (una platea già di "più di un milione di persone"), ma anche "ai co.co.co" e altre forme contrattuali che non hanno tutela. 

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