LE DONNE E IL MERCATO DEL LAVORO

LE DONNE E IL MERCATO DEL LAVORO

L'analisi del Centro Studi di Confcommercio
02/00

18/2002
Roma, 07.03.02

 

 

LE DONNE E IL MERCATO DEL LAVORO

L'analisi del Centro Studi di Confcommercio

 

 

Evoluzione dell’occupazione femminile nel periodo 1993-2001

 

La ripresa dell’occupazione che ha interessato il nostro Paese negli ultimi anni è in larga parte imputabile alla dinamica particolarmente positiva registrata dalla componente femminile.

 

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Il numero delle donne inserite nel mondo del lavoro è aumentato rapidamente, in Italia come in tutta Europa, con un profilo di crescita che non mostra segnali di rallentamento, soprattutto dal 1998.

Dal 1993 al 2001 le donne occupate sono cresciute di quasi un milione di unità, contro un aumento di 40mila nuovi posti di lavoro maschile, contribuendo per il 96% alla crescita occupazionale totale.


 

OCCUPATI PER SESSO

 

 

Migliaia

Variazioni assolute (migliaia)

Variazioni percentuali

 

1993

2001

2001/1993

2001/1993

 

 

 

 

 

Maschi

13.415

13.455

40

0,3

 

 

 

 

 

Femmine

7.069

8.060

990

14,0

 

 

 

 

 

TOTALE

20.484

21.514

1.031

5,0

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Questo andamento ha portato ad un incremento di 3 punti percentuali dell’incidenza della componente femminile sul totale degli occupati (dal 34,7% del 1993 al 37,5%, del 2001), riducendo la forbice dello squilibrio occupazionale tra i due sessi sceso da 31 a 25 punti.

 

Nonostante il miglioramento riscontrato negli ultimi anni da tutti gli indicatori del mercato del lavoro femminile, permane ancora significativo il ritardo rispetto agli standard europei ed agli obiettivi fissati a Lisbona.

 

Si sottolinea infatti come, malgrado l’incremento del tasso di attività (passato dal 41,9% al 47,3%), il nostro sistema presenti ancora una bassa capacità di utilizzare tutto il potenziale di lavoro femminile di cui il Paese dispone, anche per il lento adeguamento del contesto sociale alle esigenze di questo segmento dell’occupazione.

 

Bisogna considerare in tal senso che oltre il 55% della nuova occupazione femminile, registrato tra il 1993 ed il 2001, è imputabile a forme di lavoro part-time, anche se non sempre questa soluzione è una libera scelta, in quanto in molti casi il mondo del lavoro non sembra offrire alternative.

 

Difficoltà confermata anche dall’andamento del tasso di disoccupazione per sesso.

 

Nonostante la crescita occupazionale registrata negli ultimi anni, il tasso di disoccupazione femminile, in tutte le sue specificità, pur evidenziando un miglioramento, presenta ancora un significativo divario con i corrispondenti dati maschili, a sottolineare le criticità esistenti nell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro femminile.


 

RAPPORTI CARATTERISTICI DEL MERCATO DEL LAVORO PER SESSO

 

 

MASCHI

FEMMINE

TOTALE

 

1993

2001

1993

2001

1993

2001

 

 

 

 

 

 

 

TASSO DI ATTIVITA'

73,8

73,6

41,9

47,3

57,8

60,4

 

 

 

 

 

 

 

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

7,5

7,3

14,6

13,0

10,1

9,5

   Di lunga durata

3,6

4,5

7,0

8,0

4,8

5,9

   Giovanile

26,6

25,0

35,3

32,2

30,4

28,2

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Tali rigidità non sono sempre riconducibili ad una divergenza tra profili professionali richiesti dalle aziende e quelli offerti dal mercato, ma riflettono anche un ritardo del sistema ad adeguarsi ai mutamenti e a rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro.

 

 

Alcune caratteristiche dell’occupazione femminile

 

Al di là delle modifiche in termini quantitativi avvenute negli ultimi anni, sono particolarmente significativi i cambiamenti registrati in termini qualitativi dall’occupazione che possono essere riassunti in:

¨         crescita dell’età media;

¨         aumento del livello di istruzione;

¨         qualificazione professionale più elevata.

 

 

Crescono le classi di età adulte

 

Sotto il profilo anagrafico l’analisi per classi di età fa emergere come il contributo maggiore (60%) alla crescita dell’occupazione femminile nel periodo in esame sia derivato dall’incremento della classe di età 40-54 anni, cresciuta di quasi 600mila unità.

 

OCCUPAZIONE FEMMINILE PER CLASSI DI ETA’

 

 

CONSISTENZA (migliaia)

COMPOSIZIONE %

Classi di età

1993

2001

1993

2001

15-29

2.032

1.813

28,7

22,5

30-39

2.075

2.621

29,4

32,5

40-54

2.376

2.969

33,6

36,8

55-64

490

565

6,9

7,0

65 e oltre

96

91

1,4

1,1

TOTALE

7.069

8.060

100,0

100,0

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Se in parte ciò può essere imputabile agli effetti delle riforme sul sistema pensionistico il fenomeno è anche sintomo di una modifica strutturale nel modello della presenza femminile nel mercato del lavoro lungo il ciclo di vita.

 

In molti casi l’aumentata flessibilità sembra aver spinto donne in età più matura ad inserirsi sul mercato per sostenere il reddito familiare ed aumentare il proprio grado di indipendenza.

 

La tendenza ad una modifica del ciclo lavorativo femminile è confermata dalla contemporanea riduzione della incidenza della classe 15-29 anni, derivante da un lato dalle modifiche demografiche, dall’altro dalla tendenza ad entrare nel mondo del lavoro più tardi anche per completare il ciclo di studi.

 

 

Cresce il livello di istruzione

 

Dal 1993 al 2001 è, infatti, cresciuto il livello di istruzione delle donne che lavorano con incrementi percentuali superiori a quelli registrati per la componente maschile.

 

Le donne occupate con un titolo universitario e di specializzazione sono aumentate di quasi il 68% contro poco più del 33% dei maschi, evoluzione che ha portato ad una riduzione della forbice tra i due sessi: al 1993 gli occupati con questo livello di istruzione erano per il 60,5% uomini e per il 39,5% donne, valori che nel 2001 sono passati rispettivamente al 55% e al 45% segnalando la quasi parità.

 

Dati che risultano ancora più significativi se si guarda alla sola componente dipendente, in quanto su 100 occupati con un titolo universitario oltre la metà è di sesso femminile.

 

Analoga tendenza ad una crescita dell’incidenza della componente femminile si riscontra anche tra coloro che hanno una istruzione superiore: nel 2001 su 100 occupati con diploma superiore 43 erano donne e 57 uomini.

 

Queste dinamiche hanno portato ad un significativo mutamento della composizione dell’occupazione femminile che oggi è composta per oltre il 60% da donne con una istruzione superiore e/o universitaria.


 

 

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Dipendenti o autonome?

 

La crescita dell’occupazione femminile registrata tra il 1993 ed il 2001 è imputabile quasi esclusivamente alla componente dipendente, cresciuta di 966mila unità (+18%), contro 25mila nuove occupate indipendenti (+1,4%).

 

Il fenomeno può essere riconducibile da un lato all’incremento delle forme di flessibilità introdotte nel nostro ordinamento che hanno trovato maggiore impatto sulle donne che lavorano alle dipendenze, dall’altro alle difficoltà che ha attraversato il segmento commerciale che è da sempre uno dei bacini occupazionali femminili.

 

In conseguenza di questa evoluzione, il peso delle dipendenti sul totale è salito dal 75,7% del 1993 al 78,4% del 2001.

La posizione nella professione: più manager meno impresa familiare

 

Al di la di queste dinamiche di fondo occorre sottolineare che all’interno delle componenti dipendenti e indipendenti dell’occupazione femminile si è riscontrata una generalizzata tendenza ad inserirsi in posizioni professionali più qualificate.


 

OCCUPAZIONE PER POSIZIONE E SESSO

(Variazioni assolute 1993-2001)

 

 

MASCHI

FEMMINE

TOTALE

INDIPENDENTI

100

25

125

Imprenditori

150

62

212

Liberi professionisti

282

144

426

Lavoratori in proprio

-414

-113

-527

Soci di cooperativa di produzione

53

41

93

Coadiuvanti

30

-110

-80

DIPENDENTI

-60

966

906

Dirigenti

-9

16

7

Direttivi-Quadro

174

144

318

Impiegati o Intermedi

173

695

868

Operai, subalterni ed assimilati

-375

125

-250

Apprendisti

-18

5

-13

Lavoranti a domicilio per conto imprese

-4

-21

-26

TOTALE

40

990

1.031

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

Relativamente alla componente indipendente, dal 1993 al 2001 è più che raddoppiato il numero delle donne imprenditrici e libere professioniste, mentre si è ridotto in maniera significativa il numero delle lavoratrici in proprio e delle coadiuvanti (rispettivamente calate del 12,5% e del 18%), che continuano tuttavia a rappresentare la componente più consistente delle donne indipendenti (45,6% e 30%).

 

Per quanto riguarda invece le donne che lavorano alle dipendenze, dal 1993 al 2001 sono cresciute del 30% le donne che svolgono funzioni dirigenziali, andamento che ha comportato una crescita del peso della componente femminile sul totale dei dirigenti occupati, ma che evidenzia ancora un enorme gap tra la possibilità di carriera dei due sessi (nel 2001 l’80,7% erano uomini ed il 19,3% donne).

 

Analogo andamento si riscontra nella posizione direttivo-quadro dove le donne sono cresciute nello stesso periodo di 144mila unità, ma rappresentano ancora solo il 36,2% degli occupati in questa posizione.

 

Una inversione della forbice si è riscontrata, invece, per la componente impiegatizia dove l’aumento di 695mila unità registrato tra il 1993 ed il 2001 dalla componente femminile ha portato ad una incidenza delle stesse del 52% sugli occupati in quella mansione.

 

 

L’occupazione femminile è terziaria

 

A trainare l’occupazione femminile è stato essenzialmente il terziario al cui interno si è riscontrato un aumento nel periodo 1993-2001 di oltre un milione di nuove occupate (pari al 23%), a fronte di una crescita di 36 mila unità nell’industria ed un calo di 178 mila occupate nell’agricoltura.

 

Tendenza che ha determinato un incremento rispetto al 1993 di oltre 5 punti percentuali dell’incidenza delle donne che lavorano nel terziario, rispetto agli altri settori: su 100 donne occupate ben 75 lavorano nel terziario.

 

OCCUPAZIONE FEMMINILE PER SETTORI

(dati in migliaia)

 

 

1993

2001

Variazioni assolute

AGRICOLTURA

541

363

-178

INDUSTRIA

1.611

1.646

36

ALTRE ATTIVITÀ

4.918

6.051

1.133

Commercio

1.195

1.308

113

Alberghi e ristoranti

293

417

124

Trasporti e comunicazioni

178

242

65

Intermed. monetaria e Finanz. attività immobiliari

227

285

58

Servizi alle imprese ed altre attiv. profess. imprendit.

354

638

284

Pubblica amministr., difesa, ass.ni sociali obbligat.

557

670

113

Istruzione, sanità e altri servizi sociali

1.604

1.886

281

Altri servizi pubblici, sociali e alle persone

511

605

94

TOTALE

7.069

8.060

990

Fonte: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati ISTAT Forze di lavoro

 

In presenza di una crescita più sensibile della componente femminile rispetto a quella maschile il peso delle donne occupate nel terziario sul totale degli occupati nel settore è salito dal 41% al 44,7%, valore significativamente più elevato rispetto agli altri settori.

 

In considerazione del ruolo quasi esclusivo svolto dal terziario nel determinare la crescita dell’occupazione femminile negli anni più recenti, le tendenze riscontrate a livello generale sono da considerarsi uno specchio dell’evoluzione quantitativa e qualitativa intervenuta all’interno del comparto.

 

Nonostante l’eterogeneità dei settori che compongono il terziario, tra i quali è compresa la P.A. ed altre attività non di mercato, si riscontra in quasi tutti i comparti una tendenza generalizza alla crescita, in particolare per la componente dipendente.

 

Dall’analisi degli andamenti settoriali emerge, comunque, il ruolo prioritario svolto dal commercio, dal turismo e dai servizi alle imprese e alle famiglie nella crescita dell’occupazione femminile.

 

In questi comparti è risultato particolarmente rilevante l’aumento dell’occupazione alle dipendenze (742 mila unità tra il 1993 ed il 2001), in particolare nelle posizioni più qualificate.

 

Se si analizza la componente indipendente emerge chiaramente come l’unico settore all’interno del terziario che evidenzia una flessione dell’occupazione nel periodo in esame sia quello del commercio. Tale dinamica appare imputabile esclusivamente alla componente dei lavoratori in proprio e dei coadiuvanti, evoluzione indotta dalle difficoltà registrate dalla piccola distribuzione che negli ultimi anni ha assistito ad un sensibile ridimensionamento della propria consistenza.

 

In linea con la tendenza generale che ha visto una ristrutturazione dell’apparato distributivo italiano verso forme societarie più complesse, sono viceversa aumentate in misura sensibile le donne imprenditrici del settore che, non bisogna sottovalutare, rappresentano quasi il 37% del totale delle donne che occupano questa posizione.

 

 

Si conferma il divario Nord-Sud

 

L’andamento positivo registrato dalla componente femminile dell’occupazione ha avuto andamenti articolati sul territorio, riproducendo le diversità locali del mercato del lavoro presenti a livello generale.

 

Sul totale della nuova occupazione femminile riscontrata nel periodo 1993–2001, il 61% è imputabile al Nord, il 26% al Centro ed il 13% alle regioni meridionali.

 

Se a livello generale il Mezzogiorno appare in linea con le tendenze registrate a livello nazionale, in quanto tutta la crescita dell’occupazione è attribuibile all’incremento della componente femminile, che ha anche compensato la flessione degli uomini, è anche vero che l’incremento in quest’area è risultato significativamente meno elevato rispetto alle altre ripartizioni. (+7,4% rispetto al +16,1% del Centro-Nord).

 

In conseguenza di queste dinamiche il Sud, pur in presenza di un aumento dell’incidenza dell’occupazione femminile sul totale degli occupati dell’area, ha evidenziato un aumento del gap, in termini di contributo femminile all’occupazione, con le altre ripartizioni, segnalando anche in questo caso una diversa velocità nello sviluppo. Se nel Centro-Nord circa il 40% degli occupati sono donne, questa cifra scende al 30% nel Mezzogiorno.

 

All’interno di questa evoluzione che ha visto in linea generale crescere l’occupazione femminile nel Mezzogiorno a ritmi meno sostenuti rispetto al Centro-Nord, si riscontrano, comunque, andamenti particolarmente dinamici in alcune regioni.

 

In Sardegna ed in Sicilia la crescita dell’occupazione femminile in termini percentuali è risultata, infatti, superiore alla media nazionale, dinamica imputabile in larga misura al terziario, confermando ancora una volta come questo settore rappresenti l’elemento su cui è necessario puntare se si vuole promuovere una crescita sostenuta e diffusa sul territorio.

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