Le famiglie continuano a ridurre i consumi

Le famiglie continuano a ridurre i consumi

Rapporto annuale Istat: molte famiglie che fino al 2011 avevano utilizzato i risparmi accumulati o avevano risparmiato meno l'anno successivo hanno ridotto i propri livelli di consumo per mantenere i loro standard.

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28 maggio 2014

 

Cala la spesa per i consumi. La conferma arriva dal "Rapporto annuale 2014" dell'Istat, secondo cui molte famiglie che fino al 2011 avevano utilizzato i risparmi accumulati o avevano risparmiato meno l'anno successivo hanno ridotto i propri livelli di consumo per mantenere i loro standard. La contrazione dei livelli di consumo si e' verificata nonostante l'ulteriore diminuzione della propensione al risparmio (pari all'11,5%) e il crescente ricorso all'indebitamento: nel 2012 le famiglie indebitate superano quota 7%. La fase di crisi economica ha mutato la struttura del reddito familiare: nel 2011, il 45,1% delle famiglie ha al suo interno un solo percettore di reddito (42,4% nel 2007), il 41,2% ne ha due e il 12,8% tre o piu'. Tra il 2007 e il 2011, aumenta il contributo al reddito familiare di ogni singolo pensionato, pari in media al 43% (due punti percentuali in più). 
 
PIL +0,6% 2014, +1% 2015 E +1,4% NEL 2016
 
Per ciò che riguarda le stime macroeconomiche, l'Istat sottolinea che "nel 2014 si prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,6% in termini reali. Per il biennio successivo, la crescita dell'economia italiana si attesterebbe all'1% nel 2015 e all'1,4% nel 2016. Queste previsioni sono tuttavia soggette a rischi e incertezza derivanti dall'andamento della domanda globale, dalle condizioni di accesso al credito e dagli effetti delle politiche economiche''. ''Nel 2014 la crescita del Pil sarebbe guidata in larga misura dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (+0,4 punti percentuali) -continua l'Istat-.Quest'ultima troverebbe sostegno nella risalita della spesa per consumi delle famiglie (a sua volta supportata da un incremento del reddito disponibile nominale superiore all'inflazione) e dal recupero dei tassi di accumulazione, grazie alle aspettative di ripresa del ciclo economico, nell'ipotesi di una graduale distensione delle condizioni di accesso al credito''. ''Negli anni successivi, aumenterebbe il supporto fornito dalle componenti interne di domanda (+0,9 punti percentuali nel 2015, +1,3 punti percentuali nel 2016) grazie al rafforzamento della dinamica dei consumi e degli investimenti. La domanda estera netta sosterrebbe la crescita nel triennio di previsione in misura più contenuta che nel recente passato (rispettivamente per due decimi di punto nel 2014 e per un decimo di punto percentuale nel 2015 e nel 2016) -conclude l'Istat-. Le importazioni di beni e servizi tornerebbero a crescere nel periodo di previsione, sostenute dalla ripresa della spesa per consumi privati e, soprattutto, degli investimenti produttivi e delle esportazioni.L'export beneficerebbe del consolidarsi della domanda internazionale e dell'atteso deprezzamento del tasso di cambio dell'euro''.
 

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