Le imprese trevigiane in sofferenza

Le imprese trevigiane in sofferenza

L'Osservatorio di Unascom Treviso ha diffuso i dati su consumi e consumatori. Calano le vendite, il fatturato e la liquidità aziendale. Diminuisce la propensione al risparmio.

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30 aprile 2013

 

Nuova conferma della crisi sempre più forte che sta colpendo le piccole e medie imprese. I dati diffusi da Confcommercio Treviso ed elaborati dall'Osservatorio Unascom sui consumi e i consumatori confermano le difficoltà e il periodo nero per il nostro Paese.

Le vendite e le presenze dei consumatori per quanto riguarda la pmi della provincia trevigiana sono in netto declino. Al sondaggio, con riferimento al primo semestre 2013, hanno risposto "calanti" il 76% degli intervistati, "stabili" il 16% e solo il 9% indica un crescita dei consumi e delle presenze dei consumatori. Nel primo semestre del 2012 i dati erano rispettivamente del 44%, 44% e 12%. Stessa situazione per il fatturato, "calante" per il 70% degli intervistati. Nello stesso periodo del 2012 gli intervistati che segnalavano un calo erano il 47%.

Peggiora la situazione anche per quanto riguarda la liquidità aziendale - dove per il primo semestre dell'anno in corso viene giudicata "pessima" dal 31% degli intervistati, mentre un anno fa questi erano solo il 5% - e i margini che per il 52% delle imprese trevigiane intervistate "si riducono sempre più spesso". L'Osservatorio poi ha rilevato il sentiment dei consumatori della Provincia, che riducono sempre più la propensione al risparmio e utilizzano quello accumulato. Il 71% di essi preferiscono posticipare gli acquisti importanti.

 "I risultati della rilevazione" confermano che "purtroppo il 2013 è partito accentuando l'avvitamento recessivo in modo deciso e netto e rendendo ancora più lontana ed incerta la prospettiva di un mutamento di rotta – ha dichiarato Vittorio Filippi, responsabile scientifico dell'Osservatorio -. E comunque, per evitare attese miracolistiche, meglio dire subito che ben difficilmente torneremo come prima, per cui è ipotizzabile che un certo ridimensionamento risulti irreversibile, cioè strutturale. E ciò varrà ovviamente anche per i consumi, con tutte le conseguenze del caso".

Quello che "colpisce – ha fatto notare Guido Pomini, presidente Confc ommercio Treviso – è "il carattere dell'impoverimento al quale stiamo assistendo.. Tutti gli indicatori dimostrano che la mappa della stratificazione sociale sta cambiando. Un mutamento che per la prima volta, dopo cinque anni di crisi persistente, si traduce anche nel carrello della spesa. Ecco perché ora, nel carrello della spesa, trovano spazio comportamenti più responsabili e scelte ponderate ed improntate all'anti-spreco ed alla misura". In questo scenario, ha concluso Pomini, "diventa indispensabile trovare nuove chiavi di lettura e di costruzione di un modello, non più solo in crisi ma definitivamente messo fuori uso dagli stravolgimenti impostati dalla nuova epoca, quella della rinuncia post moderna. Una rinuncia che è già diventata realtà e di cui sembra non tener conto quella politica miope e assurda che punta ancora, ostinatamente - quasi a voler ignorare le voci contrarie che si sono levate da ogni parte - ad aumentare il lavoro domenicale e festivo. A cominciare dal 1 maggio".

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