La situazione sul territorio

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2 gennaio 2014


A Torino una spesa media di 240 euro

Nel loro complesso i saldi invernali 2014 dovrebbero creare, sotto la Mole, un giro d'affari di circa 96milioni di Euro, 8 in meno rispetto a quelli ipotizzati per i saldi d'inizio anno 2013. In media a Torino ogni nucleo familiare si calcola infatti che quest'anno dovrebbe spendere circa 240 Euro (contro i 260 dell'anno scorso) per abbigliamento e accessori a prezzi scontati. Sono queste le stime ipotizzate dalle categorie dell'Abbigliamento (il settore più coinvolto nel discorso "saldi") aderente all'Ascom torinese, dopo un Natale chiuso con un calo negli acquisti pari al meno 5%, ma con qualche lieve segnale di ripresa, considerando il meno 8% dell'anno precedente. "Segnali che indubbiamente – spiega Francesco Cena, presidente del Sindacato Abbigliamento dell'Ascom di Torino e provincia – ci fanno ben sperare. Dopo un Natale quasi totalmente all'insegna dell' ‘accessorio' e del ‘piccolo pensiero' da scontrino medio-basso, i commercianti si trovano oggi a dover alleggerire le rimanenze di magazzino e i nostri clienti potranno tranquillamente scegliere fra importanti ‘capispalla', snobbati a Natale, e prodotti sicuramente ‘freschi' di stagione e a prezzi più che vantaggiosi, con sconti che potranno anche arrivare al 30% per poi passare in alcuni casi fino al 40 – 50% dopo le prime settimane di vendita". "Anche per questi saldi, saranno le donne – prosegue Francesco Cena - i big spender in assoluto, mentre l' ‘uomo' ed il ‘bambino' che a Natale hanno speso di più giocheranno una parte minore, come di consueto, nelle vendite a prezzi scontati dell'inverno 2014 ". In tutti i casi la grande kermesse dei "saldi invernali" si inizia, a Torino e in tutto il Piemonte sabato 4 gennaio prossimo per concludersi sabato 1 marzo 2014: otto settimane che prendono il via alla vigilia dell'Epifania e che si spera possano dare un po' d'ossigeno al settore, dopo mesi e mesi di sofferenza. "Le speranze e le attese – sottolinea Maria Luisa Coppa, presidente dell'Ascom torinese - ci sono tutte. I commercianti già da giorni sono impegnati nel conto alla rovescia, così come i consumatori sempre più attenti e preparati all'acquisto – business, il più possibile mirato, consono al budget famigliare e in linea soprattutto con la migliore tradizione del ‘made in Italy'. Una cosa infatti è certa: se anni fa comprare abbigliamento in saldo costituiva spesso uno sfizioso piacere, oggi lo si fa nella maggior parte dei casi per necessità, recuperando le spese diventate ‘impossibili' durante l'anno" . Ma la presidente Coppa vuole anche guardare oltre il discorso "saldi", lanciando l'ennesimo messaggio a un mondo politico, nazionale e locale, che "a partire da subito deve dare dimostrazione di maggiore coraggio e concretezza nel portare avanti un processo di riforme che abbia come obiettivo, conclamato e prioritario, quello  della crescita per ridare finalmente spinta ai consumi e fiducia ai mercati".

 

A Pescara sondaggio sul "sentiment" dei commercianti 

Da sabato 4 gennaio fino al 4 marzo anche a Pescara si possono effettuare acquisti a prezzi scontati. Confcommercio ha effettuato un sondaggio fra alcuni operatori commerciali della città per conoscere come sono andate le vendite natalizie e quali sono le previsioni  per i saldi imminenti. Dalle interviste è emerso un dato allarmante: le vendite natalizie sono andate male. Si è registrato un calo di circa il 15%, in alcuni casi del 20% rispetto allo scorso anno. La cosa più preoccupante è che da quattro anni puntualmente si registra un calo nelle vendite rispetto all'anno precedete. Le attività commerciali sono al punto di non ritorno e se non sarà invertito questo trend nel 2014 ci saranno ulteriori chiusure di attività. Purtroppo da quanto rilevato i commercianti non si aspettano nulla di buono anche  per le vendite di fine stagione e comunque non possono essere le vendite a saldo a  risolvere i loro problemi aziendali. Gli stessi sono preoccupati per il futuro e in fondo chiedono risposte serie e concrete anche alla politica, partendo dalla diminuzione delle tasse, per arrivare a  provvedimenti per rilanciare concretamente i consumi Inoltre si attendono dal Comune iniziative, sulla falsariga della giornata del 22 dicembre "Natale Dannunziano" organizzata dalla Confcommercio di Pescara e che ha portato tanta gente in città da tutta la Regione, per rilanciare sempre di più la nostra città come il vero polo di attrazione commerciale e turistica di tutto l'Abruzzo.

 

Confcommercio Sardegna prevede una spesa media di 280 euro

In Sardegna i saldi invernali partiranno sabato 4 gennaio e andranno avanti fino al 3 marzo. Anche nel 2014, sconti e promozioni serviranno a dare un po' d'ossigeno a un settore, quello dell'abbigliamento, delle calzature e degli accessori, che negli ultimi cinque anni è stato messo in ginocchio dalla recessione, ma difficilmente potranno fare miracoli. Secondo le stime realizzate dall'ufficio studi della Confcommercio regionale, ogni famiglia sarda nelle prossime settimane spenderà in media per vestiti e scarpe 280 euro (contro i 340 euro della media nazionale), per un valore complessivo di 200 milioni di euro, pari al 18% del fatturato annuo del settore nell'Isola. A livello provinciale, la spesa sarà così ripartita: a Cagliari 310 euro, a Sassari 305 euro, a Nuoro 265 euro e ad Oristano 260. Si tratta di soldi che aiuteranno gli oltre 5mila negozi di abbigliamento, calzature e accessori dell'Isola a superare quello che è stato per le vendite uno dei peggiori natali degli ultimi trent'anni. "Nel 2013 - spiega il presidente di Confcommercio Sardegna, Agostino Cicalò - è totalmente mancata la stagione invernale. Siamo davanti ad una situazione grave per i consumi, con un reddito disponibile reale tornato ai livelli di 27 anni fa ed un sentiment negativo che vede ben il 66% degli italiani sfiduciati. Prima o poi ci sarà però un'inversione di tendenza e credo che i negozianti siano pronti a coglierla con ribassi importanti, non inferiori al 40%".

 

Confcommercio Pisa: "i saldi non saranno un toccasana"
 
Tutto pronto per i saldi invernali anche a Pisa. Secondo le stime di Confcommercio, ogni famiglia spenderà 320 euro per l'acquisto di capi di abbigliamento, calzature ed accessori invernali. Ciascun pisano potrà spendere in saldi una media di 128 euro, per un giro d'affari complessivo nell'area pisana di 15 milioni di euro. Gli sconti applicati oscilleranno tra il 30% ed il 50%. Per Federico Pieragnoli, direttore di Confcommercio Pisa, ''il 2013 si è chiuso con un calo dei consumi del 2,3%, redditi pro capite tornati al 1986 mentre la fiducia delle famiglie è ai minimi storici. A partire da queste premesse è chiaro che i saldi non possono diventare il toccasana di tutte le difficoltà''. 
 
 
Confcommercio Veneto: "i saldi sono un banco di prova"
 
In Veneto i saldi di fine stagione coprono il periodo 4 gennaio- 28 febbraio. Gli sconti mediamente oscilleranno  attorno al 40%, il che fa sperare in una boccata d'ossigeno per il settore, considerato che le vendite sono ferme da Natale. "Tutta la stagione autunno-inverno ha reso ancora evidente una situazione grave per i consumi, stante la ormai cronica difficoltà in cui versano i due motori capaci di muoverli, un reddito disponibile reale tornato ai livelli di 27 anni fa e un sentiment negativo da parte della maggioranza dei consumatori. Penso però che prima o poi si dovrà assistere a un'inversione di tendenza della spesa delle famiglie e auspico che ciò possa coincidere proprio in occasione dell'avvio di questi saldi", dichiara il presidente regionale della Federazione Moda Italia-Confcommercio Veneto, Giannino Gabriel.  Una boccata d'ossigeno potrebbe venire, come già avvenuto per i saldi estivi, dai turisti stranieri, in particolare russi e giapponesi, che in questo periodo affollano le città d'arte come  Verona e Venezia, dove l'apertura prolungata dei negozi sta già attirando numerosi clienti stranieri soprattutto nei negozi di lusso. "Quello che viene dalle città d'arte già in questi giorni
commenta il presidente di Confcommercio Veneto, Massimo Zanon -  è un segnale incoraggiante. Se si confermeranno i piccoli segnali di ripresa annunciati, i saldi saranno un banco di prova, anche se siamo consapevoli che non basterà lo shopping dei russi a salvare un settore in crisi ormai da anni. Noi ce la stiamo mettendo tutta, con iniziative di rivitalizzazione lungo tutto l'arco dell'anno in diverse città del Veneto, investimenti in gran parte vanificati da una pressione fiscale senza precedenti".
 
Cuneo: "nuovo ossigeno dopo un periodo nataliazio abbastanza soddisfacente"
 
Da sabato 4 gennaio sino al primo marzo, per otto settimane, l'offerta a prezzo scontato degli articoli invenduti della stagione autunno-inverno 2013/2014 in provincia di Cuneo. L'operazione consente agli esercizi commerciali del settore moda di offrire la merce invenduta con un ribasso significativo. "Quest'anno – spiega  Luigi Isoardi, presidente provinciale di Federazione Moda Italia – la possibilità di scelta, soprattutto nei primi giorni, sarà buona e consentirà anche a coloro che hanno rinunciato ad acquisti nelle scorse settimane, di portarsi a casa capi di abbigliamento, calzature ed accessori vari beneficiando degli sconti per il fine stagione. I saldi sono oramai divenuti un appuntamento atteso sia dalle imprese che dalla clientela. Mentre per gli imprenditori questo periodo entra a tutto titolo nel bilancio e nel giro d'affari dell'esercizio commerciale, per la clientela è un'opportunità importante per potere acquistare a prezzi veramente convenienti. I saldi invernali sono, infatti, i più importanti dell'anno e, soprattutto in aree quali il Cuneese dove freddo e maltempo caratterizzano abitualmente i mesi a venire, consentono di  usufruire ancora a lungo di capi adatti ad affrontare il clima rigido previsto, normalmente, sino a marzo". Gli incassi porteranno nuovo ossigeno dopo il periodo natalizio, caratterizzato, in provincia di Cuneo, da un andamento tutto sommato soddisfacente, anche se differenziato dal settore merceologico. Nel capoluogo i commercianti non nascondono una certa soddisfazione, dopo le vendite concentrate nelle settimane centrali del mese di dicembre. Tutti ammettono, nonostante le previsioni non ottimistiche della Vigilia, di aver comunque avuto incassi analoghi a quelli del Natale 2012, anche se frazionati in un maggior numero di articoli. Ancora una volta si è preferito il dono di valore contenuto, ma non si è venuti meno alla consuetudine. "Tutta la stagione autunno-inverno ha reso ancora evidente una situazione grave per i consumi. Detto questo, penso però – afferma Isoardi – che prima o poi si dovrà assistere per lo meno ad un'inversione di tendenza della spesa delle famiglie ed auspico che ciò possa coincidere proprio in occasione dell'avvio di questi saldi. Questa aspettativa meno pessimistica, nasce anche dal fatto che i consumatori tornerebbero volentieri al negozio sotto casa, prediligendo il binomio qualità-prezzo del dettaglio plurimarca di qualità. Insomma, dopo un lungo periodo così austero, nutro le speranze che, nonostante la preoccupazione, la demoralizzazione e lo sconforto, i cuneesi non rinuncino al tradizionale e straordinario rito dei saldi, come sempre capace di attrarre anche numerosi turisti amanti del bello, del buon gusto e del fashion".
 
A Ravenna tre commercianti su quatro prevedono aumento o stabilità delle vendite
 

Secondo i risultati delle interviste effettuate nelle giornate del 30 dicembre e 2 gennaio dall'Ufficio Studi di Confcommercio Ravenna che ha realizzato un sondaggio tra i commercianti, emerge una diffusa fiducia sull'andamento dei saldi che parte domani.   Per la maggioranza degli operatori intervistati le vendite saranno stabili o in aumento (76,2%), contro il 23,8% per i quali diminuiranno. Rispetto allo scorso anno, coloro che si aspettano un aumento o una stabilità delle vendite sono in crescita del 10% e di conseguenza la percentuale di coloro che si attendono una diminuzione si attesta al di sotto del dato 2013 di circa 10 punti. Da notare che rispetto al 2012, coloro che hanno aspettative negative sui saldi sono diminuiti della metà. C'è dunque un recupero di ottimismo sull'anno precedente: due anni fa, la percentuale degli intervistati che dichiarò un'aspettativa di stabilità o di aumento si attestò al 54,6%. 

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