La politica non metta in liquidazione le imprese (Giornata di Mobilitazione nazionale / Rete Imprese Italia)

La politica non metta in liquidazione le imprese (Giornata di Mobilitazione nazionale / Rete Imprese Italia)

"Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese. È la voce delle imprese e delle professioni del commercio, dell'artigianato, dei trasporti, del turismo e dei servizi di mercato che oggi, per la prima volta insieme, si mobilitano in tutta Italia per chiedere alle forze politiche di puntare sulla ripresa e di investire sullo sviluppo. È una voce forte, determinata, responsabile, di gente abituata da generazioni a pagare di persona con il proprio lavoro, ad investire le proprie risorse, a costruire e gestire attività a servizio delle persone, delle famiglie, del territorio. È la voce di migliaia di imprenditrici ed imprenditori, che oggi, in ogni parte del Paese, hanno deciso di condividere, una volta di più, le ragioni profonde del nostro stare insieme". (Carlo Sangalli)

 

Locandina della Giornata di Mobilitazione nazionale del 28 gennaio 2013 con testo: "La politica non metta in liquidazione le imprese"

 

Le nostre ragioni (sintesi per la stampa)

Premessa

La lunga recessione ha determinato crescenti costi economici e sociali e rischia di prolungarsi anche nel 2013. Per reagire a questa situazione occorre ripartire dalle ragioni dell’economia reale, cioè dalle ragioni delle imprese e del lavoro. Questo significa che politica, istituzioni e forze sociali condividano la responsabilità di mettere in campo scelte e politiche conseguenti.

 

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Il compito fondamentale della legislatura che verrà sarà quello di coniugare disciplina fiscale e del pubblico bilancio con le esigenze di crescita ed equità. Si tratta di una questione urgente per l’intera Unione europea la cui soluzione richiede un veloce avanzamento del percorso di costruzione dell’Europa politica e il contrasto a quella spirale perniciosa tra l’accelerato perseguimento di obiettivi di abbattimento dei deficit e dei debiti pubblici e l’aggravamento delle condizioni dell’economia reale.

Per questo, non solo dovranno essere confermati gli impegni già assunti dal nostro Paese in sede europea, ma il Governo che verrà dovrà far avanzare in sede europea scelte capaci di sospingere crescita ed occupazione, a partire dall’agibilità di investimenti infrastrutturali, in innovazione e per il capitale umano, coerenti con gli obiettivi di Europa 2020.

Quanto alla finanza pubblica italiana, confermato l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013, si dovrà puntare su un deciso processo di dismissione del patrimonio pubblico a vantaggio dell’abbattimento dello stock del debito.

Contestualmente, andrà perseguito un determinato processo di progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola come risultato del contrasto e del recupero di evasione ed elusione, da una parte, e dell’avanzamento deciso, dall’altra, di una spending review in grado di ridurre inefficienze, improduttività e sprechi della nostra spesa pubblica.

LE STRATEGIE PRIORITARIE PER TORNARE A CRESCERE

La pre-condizione: una nuova composizione della finanza pubblica attraverso una vera azione di spending review che – senza tagli lineari – faccia avanzare il processo di controllo, ristrutturazione, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica quale occasione di revisione del perimetro stesso della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi.

Ridurre la pressione fiscale

La prossima agenda di governo deve prevedere, come prioritari, interventi volti alla riduzione della pressione fiscale - scongiurando, prima di tutto, l’ulteriore innalzamento dell’aliquota IVA previsto a partire dal 1° luglio prossimo – prevedendo la destinazione del gettito derivante dal recupero delle risorse evase alla riduzione del carico fiscale.

Sul fronte della tassazione delle imprese, occorre:

  • rivedere il criterio utilizzato per la determinazione del reddito di impresa dei soggetti IRPEF, passando dalla competenza alla cassa;
  • rendere neutrale la tassazione rispetto alla forma giuridica dell’impresa;
  • ridurre l’imposizione Irap, mediante un progressivo incremento della franchigia ed una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile, definendo al contempo le imprese non soggette ad Irap perché prive di autonoma organizzazione;
  • razionalizzare i regimi tributari applicabili dai soggetti IRPEF (ditte individuali e società di persone), incentivandone la fase di avvio anche con la riduzione del minimale Inps;
  • escludere dall’IMU gli immobili strumentali all’attività d’impresa;
  • rivedere il sistema della riscossione coattiva, ampliando ed uniformando il periodo della rateazione dei debiti tributari, ed escludere dal fermo amministrativo e dal pignoramento i beni strumentali all’attività d’impresa;
  • ridefinire il tributo rifiuti e servizi TARES, strutturando un nuovo sistema tariffario che rappresenti al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche.

Dare nuovo credito alle imprese

Le MPMI e l’impresa diffusa hanno sempre più difficoltà di accesso al credito e sempre meno capacità di fronteggiare il loro fabbisogno finanziario. È quindi necessario:

  • favorire la solidità patrimoniale dei Confidi e facilitare il ricorso al Fondo di garanzia per le PMI;
  • assicurare la piena operatività agli accordi in materia di certificazione e smobilizzo dei crediti delle imprese nei confronti della P.A.;
  • apportare correttivi ai parametri, troppo rigidi, di Basilea 3;
  • modernizzare il sistema dei pagamenti, dando piena attuazione alla nuova legge sui tempi di pagamento, senza introdurre ulteriori oneri a carico delle imprese.

Proseguire nell’azione di semplificazione

Portare avanti i processi di semplificazione normativa e di snellimento burocratico è un’azione necessaria per recuperare efficienza amministrativa e riavviare l’economia, predisponendo un ambiente favorevole alle imprese. A tal fine è necessario:

  • adottare meccanismi di trasmissione delle informazioni basati sulla tecnologia digitale;
  • dare completa attuazione alla avviata riforma organizzativa degli sportelli unici, rapida operatività alle Agenzie per le imprese e completamento del Portale “Impresainungiorno”;
  • stabilire un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti semplice, non oneroso per le imprese ed efficace per il reale contrasto alle ecomafie, superando il Sistri;
  • prevedere semplificazioni per le imprese dotate di certificazioni come garanzia presunta di conformità a determinati obblighi giuridici;
  • introdurre meccanismi forti di controllo dell’incidenza sul tessuto imprenditoriale di nuove norme;
  • snellire le procedure burocratiche in materia di sicurezza sul lavoro;
  • rendere efficiente la giustizia civile ordinaria anche potenziando i sistemi di risoluzione alternativa delle controversie.

Sviluppare le imprese per lo sviluppo del mercato del lavoro

Il mercato del lavoro in Italia soffre di una debolezza strutturale legata ai molteplici vincoli burocratici e gestionali, a politiche economiche non orientate allo sviluppo dell’impresa e ad un costo del lavoro troppo alto. Inoltre, le recenti penalizzazioni introdotte sulla flessibilità in entrata rischiano di produrre ulteriori riduzioni delle opportunità occupazionali. Si dovrebbe allora consentire alle imprese di utilizzare tutte le forme contrattuali, va ripensata la lotta contro il lavoro nero e occorre intervenire sul cuneo fiscale e retributivo, per diminuire il costo del lavoro ed aumentare la competitività dei nostri sistemi produttivi. Si dovrebbe poi cercare di incidere anche su altri fattori, tra cui:

  • una seria riorganizzazione dei servizi per l’impiego, evitando ulteriori costi sulle imprese;
  • ulteriore semplificazione per il lancio del nuovo apprendistato;
  • garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013;
  • sostegno alla formazione continua, come funzione originaria dei Fondi interprofessionali;
  • semplificazione delle norme in materia di lavoro per favorire produttività e nuove assunzioni;
  • rafforzamento del rapporto scuola-lavoro rivedendo i percorsi formativi nell’istruzione e nella formazione superiore e universitaria;
  • in una logica di razionalizzazione del costo del lavoro, eliminare le forme di solidarietà impropria fra settori economici che caratterizzano l’attuale assetto normativo;
  • politiche fiscali e contributive di maggior vantaggio per gli strumenti del welfare contrattuale bilaterale (previdenza complementare, assistenza sanitaria, sostegno al reddito) che contribuiscono ad incrementare il reddito disponibile del lavoratore e del futuro pensionato e a contenere la spesa pubblica.

Investire su infrastrutture ed energia per competere

Le principali aree d’interesse delle Associazioni che compongono Rete Imprese Italia si muovono all’interno di due opzioni di fondo: il collegamento dell’atteso piano nazionale sulle infrastrutture con la pianificazione infrastrutturale europea e una attenzione specifica alle caratteristiche che la logistica e il settore energetico presentano sul piano nazionale per cogliere le opportunità offerte dalla green e white economy e rendere più adeguato l’attuale assetto delle dotazioni infrastrutturali per sostenere il rilancio e lo sviluppo del nostro sistema produttivo. Tra le priorità dell’azione politico-istituzionale del Paese, in materia di trasporti, occorre: affrontare la micro-mobilità urbana, attraverso gli strumenti esistenti, come il Piano Nazionale per le città e i Piani urbani della mobilità; applicare il c.d. e-freight (trasporto elettronico di merci) che coinvolge il polo della merce elettronica e delle tecnologie intelligenti; attuare la liberalizzazione regolata dell’autotrasporto merci, un’effettiva liberalizzazione del mercato del trasporto ferroviario; una strategia di riordino e razionalizzazione del trasporto aereo; lo sviluppo dei trasporti marittimi e delle autostrade del mare.

In campo energetico occorre, invece: ridurre la forte dipendenza dell’Italia dalle fonti energetiche combustibili, adottando una strategia per la riduzione dei costi di approvvigionamento; armonizzare la politica energetica con quella fiscale favorendo la riduzione del carico fiscale sui costi energetici sostenuti dalle imprese; adottare una politica energetica orientata verso nuove tecnologie più efficienti e coerenti con le esigenze del mercato a partire dalla riduzione dei costi per le MPMI e dall’incentivazione allo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Gli altri punti qualificanti dell’agenda di priorità di Rete Imprese Italia sono, innanzitutto, quello di ripensare ed attuare nuove politiche industriali e dei servizi tenendo presente che la ripresa del Paese passa necessariamente dalla crescita qualitativa, dalla produttività e dalla capacità di fare innovazione delle MPMI e dell’impresa diffusa. Sono quindi necessari interventi che favoriscano, ad esempio, gli investimenti e l’aggregazione delle imprese, forme di partenariato tra queste, gli enti di ricerca e le associazioni di categoria. Così come è necessario favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese, investire sull'imprenditoria femminile, sbloccare lo sviluppo del Mezzogiorno, a cominciare da un rafforzamento della dotazione infrastrutturale, dalla valorizzazione delle risorse territoriali e dal ripristino delle condizioni di legalità e sicurezza.

Altro ambito strategico per il rilancio della nostra economia è il turismo, per il quale Rete Imprese Italia ritiene indispensabile in particolare una riforma della governance del settore, l’adeguamento delle dotazioni infrastrutturali, il rafforzamento dell’attività di promozione del marchio Italia.

Infine, interventi di riqualificazione urbana e del patrimonio immobiliare pubblico e privato e un più efficace impiego delle risorse dei fondi strutturali europei e del Piano Nazionale delle Città rappresentano le linee di azione strategiche affinché le città e il territorio possano davvero rappresentare un elemento strategico per la competitività economica e la coesione sociale.

 

Giornata di mobilitazione nazionale: le iniziative sul territorio

La Giornata di Mobilitazione indetta da Rete Imprese Italia per il 28 gennaio è stata aperta in tutta Italia dall'intervento del presidente di turno, Carlo Sangalli. Associazioni territoriali e Federazioni del sistema Confcommercio si sono mobilitate ovunque per rilanciare il messaggio alla politica che viene del mondo delle Pmi e dell'impresa diffusa. In ogni provincia sono stati organizzati appuntamenti istituzionali (assemblee straordinarie, consigli allargati, conferenze stampa, convegni e tavole rotonde), affiancati da iniziative all'aperto come l'allestimento di gazebo nei punti nevralgici della vita cittadina e volantinaggi.

Torino – Manifestazione molto affollata nel capoluogo piemontese, alla quale sono intervenuti il sindaco Piero Fassino, l'assessore regionale al Lavoro Claudia Porchietto, e il vicepresidente del Senato Vannino Chiti. "È ora di dire basta. C'è un'esasperazione molto forte di cui la politica non può non tenere conto", ha detto la presidente dell'Ascom, Maria Luisa Coppa. "Le imprese sono alla canna del gas, non possono continuare ad essere tartassate dal fisco. La politica non le metta in liquidazione", ha affermato da parte sua il presidente della Cna Torino, Daniele Vaccarino. "È una mobilitazione civile - ha spiegato Dino De Santis, presidente della Confartigianato Torino - nessuna serrata o protesta di piazza, ma se la politica non ci ascolterà c'è il rischio dello scontro sociale. Non ce la facciamo più a sopportare".

Trento – L'iniziativa di Rete Imprese Italia si è svolta presso l'Auditorium Ivo Perini. Sul palco Loris Lombardini per Confesercenti, Roberto De Laurentis per l'Associazione Artigiani e Giovanni Bort per Confcommercio. Tra il pubblico politici locali e parlamentari. "In Italia il 98% delle imprese ha meno di 15 addetti - ha detto De Laurentis ma al di là dei temi comuni, a livello locale l'unica possibilità per il rilancio è detassare le imprese, così che abbiano più risorse. Ma anche una minore pervasività del pubblico. A servire non sono tanto degli aiuti, ma una minore tassazione". Giovanni Bort ha invece puntato il dito contro burocrazia e infrastrutture: "sulla burocrazia in Trentino siamo quasi peggio che a livello nazionale. Sono stati dati strumenti alle imprese, l'autonomia però non deve servire solo a fornire maggiori risorse. Non costa nulla dare maggiore efficienza. Il sistema delle infrastrutture poi va rilanciato anche in Trentino, a partire da una rete Internet che copra tutto il territorio". Per Loris Lombardini "bisogna elaborare progetti che si devono incontrare con quelli della politica. Ma rispetto al nostro territorio cerchiamo maggiore attenzione per tutto il comparto. Non significa spaccare il fronte esistente, ma offrire proposte per salvaguardare questo mondo. Bisogna smettere di parlare di tutto per non ottenere alcunché".

Perugia – "Se lasciate morire le imprese, muore l'Umbria": con questo slogan (riprodotto in uno lungo striscione in Corso Vannucci, e in manifestini esposti nelle vetrine di vari negozi) è partita la mobilitazione dei commercianti. I 587 imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi, provenienti da tutta la regione - riunitisi alla camera di commercio - hanno denunciato i problemi delle imprese e chiesto "di rimettere in moto crescita e sviluppo". "Oggi diciamo basta - ha detto il presidente Giorgio Mencaroni - perché stanno muorendo troppe imprese". L'agenda degli impegni chiesti dalle piccole e medie imprese è stata presentata ai candidati alle prossime elezioni presenti alla camera di commercio. Un documento è stato consegnato nelle mani del prefetto di Perugia, Vincenzo Cardellicchio, e della presidente della Regione, Catiuscia Marini.

Terni – Un corteo di imprenditori, nel quale si sono mosse anche diverse decine di mezzi da lavoro, partito da via del Centenario, ha raggiunto la prefettura, dove una delegazione delle associazioni di categoria è stata ricevuta dal prefetto Vittorio Saladino. Nel corso dell'incontro è stata evidenziata l'attuale situazione di disagio che sta mettendo a dura prova il mondo delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese. I manifestanti, inoltre, hanno simbolicamente consegnato al prefetto le "chiavi delle attività". Nella sala convegni della Camera di commercio è stata poi convocata un'assemblea degli stati generali delle piccole e medie imprese.

Bari – "Non c'è più tempo, siamo tutti sull'orlo del baratro e non resisteremo così neanche qualche altro mese: la politica cominci ad ascoltarci subito perché se muoiono le imprese morirà tutto il Paese". Ha raccolto un fragoroso applauso l'intervento del presidente di Confcommercio Bari, Sandro Ambrosi, davanti alla platea di centinaia di commercianti che hanno aderito, anche nel capoluogo pugliese, alla mobilitazione nazionale promossa da Rete Imprese Italia davanti alla sede della Camera di Commercio. Dopo aver ascoltato l'intervento in diretta, su un maxischermo, del presidente di Rete imprese, Carlo Sangalli, i commercianti hanno restituito simbolicamente le chiavi delle proprie attività per dimostrare che ormai manca poco alla chiusura definitiva. Dopo qualche minuto è cominciata una conferenza stampa alla quale è intervenuto anche il presidente di Confesercenti Bari, Benni Campobasso. I commercianti hanno poi spento le luci dei propri negozi dalle 18 alle 19.

Roma – "Abbiamo il problema enorme della chiusura, come nel 2012, di circa 60 imprese al giorno proprio per l'eccessiva pressione fiscale e per la difficoltà anche della pubblica amministrazione di pagare i propri debiti nei confronti delle imprese. L'occupazione è ad un livello di emergenza". È l'allarme lanciato dal presidente di Confcommercio di Roma Giuseppe Roscioli in occasione della manifestazione svoltasi al Pantheon. Roscioli ha anche sottolineato che "il sistema bancario non segue questo momento difficile, anzi riduce il credito nei confronti delle imprese", mentre ai politici si chiede "una maggiore attenzione sullo sviluppo, sulla tassazione, sull'occupazione".

Padova – La mobilitazione di Rete Imprese Italia ha visto le quattro organizzazioni di artigiani e commercianti (Ascom Confcommercio, Confesercenti, Upa Confartigianato e Cna) denunciare una colpevole disattenzione nei confronti del mondo della piccola impresa. "Ridotti così" era scritto, lettera dopo lettera, sulle mutande maschili e femminili stese di fronte a Palazzo Moroni, sede del municipio di Padova, dove un nutrito numero di piccoli imprenditori, incuranti di pioggia e neve, hanno ascoltato dapprima il discorso diffuso in streaming di Carlo Sangalli, e poi quello di Fernando Zilio, presidente di Ascom Confcommercio Padova e presidente, per questo semestre, di Rete Imprese Italia Padova. "Le imprese che stanno chiudendo i bilanci - ha detto Zilio - li chiuderanno in rosso e con quei conti in rosso andranno in banca dove gli verrà rifiutato il credito. E di fronte a tutto questo la politica cosa fa?". Concluso il suo intervento, più volte sottolineato dagli applausi dei presenti, Zilio ha ceduto la parola ai colleghi presidenti e direttori delle altre organizzazioni: Maurizio Francescon per Confesercenti, Guerrino Gastaldi per Cna e Roberto Boschetto per Upa Confartigianato, i quali, nel sottolineare la comunione d'intenti, hanno ribadito che l'economia è di fronte ad un'ultima spiaggia: o la politica si fa carico del grido di sofferenza che viene dalle piccole imprese o dalla crisi non sarà possibile venir fuori.

Milano – Sostenere le Pmi, alle prese con la crisi, facendo leva su fisco, credito, lavoro, eccesso di burocrazia e deficit di infrastrutture. È l'appello lanciato da Palazzo Castiglioni, sede di Confcommercio Milano. "Oggi siamo qui come Rete Imprese Italia assieme ai rappresentanti delle altre associazioni - ha affermato Adalberto Corsi, vicepresidente vicario di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - per mettere un punto fermo: alla politica non chiediamo una passerella di astratta solidarietà, ma un impegno su temi concreti che riguardano tutti, per sostenere la vastissima platea della piccola e media impresa". "Le imprese - ha proseguito Corsi - sono in grande difficoltà e vogliono affrontare in modo deciso la crisi economica". Secondo il vicepresidente Confcommercio di Milano "i 5 temi di fondo della mobilitazione, fisco, credito, lavoro, burocrazia e infrastrutture", sono "problemi che riguardano concretamente anche il nostro territorio". Poi ci sono "gli affitti onerosi per le attività commerciali, i problemi della speculazione immobiliare, la necessità delle imprese di avere più credito e un mercato del lavoro agile e flessibile". Infine le infrastrutture, che "ancor di piu' in Lombardia sono necessarie in vista di Expo 2015". (le foto)

Sardegna – Cna Sardegna, Confartigianato Imprese Sardegna, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti hanno chiesto alla politica regionale "uno scatto di orgoglio e serieta"' per eliminare le inefficienza e supportare le imprese, "perché senza queste non c'è lavoro". E c'è anche chi ha chiesto le dimissioni della Giunta regionale. "L'attenzione per il mondo delle pmi si può misurare con la dotazione finanziaria per la Manovra 2013 dell'assessorato turismo commercio e artigianato: 80 milioni di euro. Spendiamo 3,7 miliardi per la sanità ed è giusto perché si tratta di salute, ma forse efficientando le spese si potrebbero riuscire a recuperare forse 100 milioni di euro", ha detto il presidente di Confcommercio Sardegna, Agostino Cicalò. "Un anno fa - ha detto Bruno Marras di Cna - abbiamo messo per iscritto alcuni impegni con il presidente Cappellacci ma non ne è stato rispettato un.o L'amministrazione regionale non È all'altezza della situazione e deve andare a casa". Secondo Marco Sulis di Confesercenti "l'augurio è che il prossimo governo renda più fruibile il costo del lavoro", mentre Luca Murgianu di Confartigianato ha spiegato che "ci troviamo davanti a circolo vizioso: meno reddito, meno consumi, meno popolazione che portano più fallimenti e più disoccupazione. In questo modo stiamo impoverendo il Paese e la Sardegna è il fanalino di coda con responsabilità che sono di tutti, della politica, delle imprese e dei sindacati dei lavoratori".

Napoli – Una protesta scenografica in piazza Carità, nel cuore della città. Confcommercio ha regalato pane ai cittadini per denunciare il calo dei consumi e le difficoltà degli imprenditori. "Siamo tornati al dopoguerra, è una vergogna", hanno protestant alcuni cittadini. Agli effetti della crisi "si aggiungono provvedimenti inadeguati dell'amministrazione comunale. La Zona a traffico limitato e il collasso del trasporto pubblico mettono in ginocchio i negozi", ha denunciato Pietro Russo, presidente Confcommercio. I commercianti sono sul piede di guerra: "il calo dello spread non impatta sul sistema delle imprese. Serve subito una riduzione dei tassi d'interesse per favorire l'accesso al credito e attivare processi di ripresa con effetti immediati per l'economia reale", è l'appello lanciato dal presidente della Camera di Commercio di Napoli, Maurizio Maddaloni, nel corso del suo intervento. (le foto)

Genova – L'iniziativa si è svolta al Palazzo della Borsa. Per i promotori è "necessario liberare risorse per investimenti che creino sviluppo nuovi posti di lavoro" intervenendo su assi precisi come la spending review dove bisgona dire "basta con i tagli lineari che penalizzano indistintamente gli enti locali virtuosi e quelli spreconi". (le foto)

Sondrio – I vertici di Confartigianato Imprese Sondrio e di Confcommercio Sondrio si sono riuniti per la prima volta per denunciare con forza la situazione drammatica che anche gli imprenditori della Valtellina si trovano a vivere, in quella che appare come la più lunga e più aspra recessione dal dopoguerra a oggi. "Con oggi - hanno dichiarato all'unisono il presidente dell'Unione Cts, Marino Del Curto, e quello di Confartigianato Imprese, Gionni Gritti, nel corso della conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione congiunta dei rispettivi vertici - intendiamo inaugurare un nuovo modus operandi, un nuovo metodo di lavoro che vedrà le nostre associazioni di categoria sempre unite nell'affrontare le criticità, le questioni importanti e cruciali per la vita degli imprenditori dei nostri settori sul nostro territorio".

Palermo – "Il dato che più dà il senso della gravità e della pesantezza della crisi a Palermo è rappresentato dal numero delle imprese con procedure concorsuali (2.988) e in stato di liquidazione (5.231), imprese destinate alla chiusura". È l'allarme lanciato dal presidente di Confcommercio Palermo, Roberto Helg, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale nella sede della Camera di Commercio, dove è stato 'appeso' uno striscione con scritto "La politica non metta in liquidazione le imprese", che resterà affisso fino alla data delle elezioni politiche. (le foto)

Imperia – "È quella di Imperia la provincia con la percentuale più alta di disoccupazione in Liguria. Questo vale anche per il Pil, passato dal +2,4% del 2008 a -4,1% del 2012, e per i consumi, passati da -0,9% del 2008 a -5,5% del 2012": a dichiararlo nel corso della manifestazione svoltasi al Teatro Centrale di Sanremo è stato il presidente di Confcommercio Imperia, Enrico Lupi. Hanno partecipato all'appuntamento oltre 500 persone. (le foto)

Firenze – Nel 2013 a Firenze rischieranno la chiusura "dalle tre alle cinque imprese al giorno" nel campo del commercio e dell'artigianato. Lo ha detto Alessandra Signori, presidente di Confcommercio Firenze, che ha partecipato all'iniziativa 'Non spengiamo FirenzÈ promossa da Rete Imprese Italia nel capoluogo toscano per la giornata di mobilitazione nazionale del settore. "Il rischio per il 2013 - ha spiegato - è che alla pressione fiscale, e gia' il 56% mi sembra un valore insopportabile, si possano aggiungere gli effetti negativi della Tares". Insieme a Signori hanno preso la parola nell'iniziativa a Palazzo Vecchio - chiedendo meno tasse, meno spesa pubblica, incentivi per le startup e nessun aumento dell'Iva - anche il presidente di Confesercenti Firenze Nico Gronchi, il presidente di Cna Firenze Mauro Fancelli, la presidente di Confartigianato Firenze Gianna Scatizzi, e dodici imprenditori che hanno portato la loro testimonianza.

Bologna – Nessuno sconto e una richiesta precisa: che si lavori per raggiungere al più presto dei risultati concreti. È questo l'invito lanciato al mondo della politica dalle associazioni fondatrici di Rete Imprese Italia (Cna, Confartigianato, Confcommercio Ascom Bologna e Conferercenti) che si sono riunite nella Sala Topazio di Palazzo degli Affari. All'interno di una sala stracolma ,i rappresentanti delle associazioni di categoria e gli imprenditori bolognesi hanno potuto mandare un chiaro messaggio a chi sarà impegnato a governare l'Italia nella prossima legislatura: l'obiettivo comune deve essere quello di portare l'Italia fuori dalla crisi ma ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Fisco opprimente, burocrazia assillante, infrastrutture fantasma e accesso al credito sono solo alcuni degli ostacoli che sbarrano la strada della ripresa per le imprese. Ostacoli che spetta alla politica cercare di rimuovere al più presto, altrimenti il sistema non potrà reggere oltremodo.

Cosenza- Confcommercio Cosenza ha aderito organizzando un incontro presso la propria sede al quale hanno preso parte il presidente Klaus Algieri, l'onorevole Franco Laratta (Partito Democratico) e il professore Beniamino Quintieri (Scelta Civica - Lista Monti). "L'incontro è nato dall'esigenza di far sentire la voce delle piccole e medie imprese - ha affermato il direttore di Confcommercio Cosenza, Maria Cocciolo - e di avanzare precise richieste e proposte alla classe politica che si candida a governare nella prossima legislatura". "Le imprese sono stanche ed esasperate. Non possiamo più accettare - ha dichiarato il presidente Algieri - di vedere luci spente ed altre saracinesche abbassate. L'attuale fase di recessione economica sta mettendo a dura prova la resistenza delle imprese. Il coraggio, la passione e la determinazione che tanti imprenditori stanno dimostrando hanno permesso di sopportare i numerosi sacrifici che sono stati finora chiesti. Adesso, però ai prossimi amministratori politici chiediamo di accompagnare le imprese fuori dalla recessione e verso una fase di crescita economica". Le proposte presentate da Confcommercio sono state riassunte in 5 punti: riduzione della pressione fiscale, aumento del credito concesso alle imprese, semplificazioni burocratiche, nuovi investimenti in infrastrutture e miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.

Trieste – In Friuli Venezia Giulia le pmi di Confcommercio, Confartigianato e Cna promotrici dell'evento si sono riunite all'Hotel Savoia di Trieste. Pio Traini, Graziano Tilatti e Denis Puntin, presidenti di Confcommercio, Confartigianato e Cna del Friuli Venezia Giulia, hanno evidenziato come, alle criticità in essere a livello nazionale, si affianchino quelle, specie per determinati settori (commercio, carburanti, autotrasporti) legate alla posizione geografica di una regione che deve fronteggiare la concorrenza dei Paese limitrofi, in primis quella della Slovenia. (le foto)

Parma – Nella città ducale si è tenuto un incontro, aperto a giornalisti e candidati locali alle prossime elezioni politiche, per denunciare la drammatica situazione in cui vivono oggi le micro, piccole e medie imprese del teriziario e dell'artigianato. I dati emersi dall'analisi del documento tecnico illustrato in conferenza stampa hanno infatti confermato la drammaticità, la profondità e la durata della crisi in cui si trova ancora l'Italia e anche la provincia. "Il nostro sistema di imprese continua a rimanere sull'orlo del baratro - ha ricordato il presidente Ascom Ugo Margini - con una pressione fiscale complessiva di oltre il 56% per i contribuenti in regola, una burocrazia che richiede ad ogni impresa 120 adempimenti fiscali e amministrativi all'anno, uno ogni 3 giorni e un sistema del credito che nell'ultimo anno ha ridotto di 32 miliardi l'erogazione di finanziamenti alle aziende. I piccoli e medi imprenditori, che stanno ormai diventando rari, vanno tutelati, difesi e supportati perché creano ricchezza, lavoro, economia e rappresentano presidio di sicurezza con un ruolo di servizio anche sociale". "Per far uscire il nostro sistema di imprese dall'orlo del baratro - ha concluso Margini - occorre un Governo che voglia fortemente e subito far tornare a crescere il nostro Paese:.L'Italia ha imprese straordinarie che chiedono questo e chiedono di essere messe nelle condizioni di poter lavorare senza essere ostacolate".

Verona – Fisco, costi di "esercizio", accesso al credito, burocrazia: questi i temi trattati anche a Verona in occasione della giornata di mobilitazione indetta da Rete Imprese Italia. Un'assemblea di protesta ma anche di proposta, che si è tenuta nella sede della Confcommercio scaligera alla presenza dei massimi esponenti delle organizzazioni di categorie aderenti a Rete Imprese Italia (comprendente Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casa Artigiani) e di alcuni operatori in rappresentanza del sistema delle piccole e medie aziende del terziario e dell'artigianato. Il leader di Confcommercio, Paolo Arena, ha evidenziato la valenza di una giornata che ha unito tutte le categorie che chiedono norme più semplici e meno imposte, ma anche una legge elettorale che consenta di votare chi deve rispondere del proprio operato al territorio e alle imprese e non ai partiti. Arena ha poi messo in luce il fatto che "spesso ci si nasconde dietro la necessità di adeguarsi a normative europee per applicare norme onerose che vengono caricate solo sulle imprese italiane". "Occorre tagliare la spesa pubblica, le imprese stanno toccando il fondo mentre i giovani emigrano: bisogna ridare un futuro a questo Paese", ha concluso Arena. "Nel 2012 il sistema Verona tutto sommato ha tenuto, ma c'è preoccupazione per il 2013". Angiolina Mignolli, presidente di Cna, ha sottolineato quanto i costi dell'energia e dei carburanti, "superiori mediamente del 30% rispetto agli altri Paesi d'Europa", incidano sulla gestione e sui bilanci; accise e imposte costringono le imprese dell'autotrasporto, ma non solo quelle, a vivere sul filo del rasoio e sempre più spesso le aziende si trovano costrette a scegliere se pagare stipendi o tasse. Grido d'allarme anche quello lanciato da Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato: nel corso del 2012 hanno chiuso bottega oltre sei artigiani al giorno. Alcuni settori sono allo stremo. "Le piccole imprese continuano a pagare ma nulla torna indietro in termini di servizi o investimenti per le imprese", ha denunciato Massimiliano Pontarollo, intervenuto per conto del presidente di Casartigiani Andrea Prando. "Non ci vengono dati strumenti né modelli organizzativi, nessun finanziamento per crescere: così non si può andare avanti".Silvano Meneguzzo, massimo esponente di Confesercenti, ha affermato quanto la deregulation degli orari e la possibilità di tenere aperto tutti i giorni costituisca un danno per il commercio di vicinato e ha rimarcato come l'attuale tassazione sia insostenibile per il settore. Alla Giornata erano stati invitati i candidati alle prossime elezioni politiche: sono intervenuti ed hanno preso la parola, tra gli altri, Franco Bocchini di Fermare il declino; Germano Zanini della Lista Monti; Alessandra Salardi del Pd, "introdotta" dal consigliere regionale Roberto Fasoli; Fabrizio Comencini di Liga Fronte Veneto; Ivan Castelletti della Lega Nord. In conclusione dibattito con i presenti in sala, commercianti, artigiani, esercenti, operatori del turismo, dei servizi e delle professioni che hanno manifestato il proprio malcontento chiedendo a loro volta alla politica un immediato cambio di rotta.

Mantova – Nel corso della giornata di mobilitazione, svoltasi presso la Camera di Commercio, ha preso la parola Ercole Montanari, presidente di Confcommercio e Rete Imprese. Al termine, è stata consegnata al presidente della Camera di Commercio Carlo Zanetti una teca che riportava la locandina della mobilitazione contenente decine e decine di chiavi: simbolo, queste, delle migliaia di aziende mantovane chiuse nel 2012 (per l'esattezza 2604 aziende, 7 al giorno) e di quelle che in questo momento sono in forte difficoltà. Platea piena e molte autorità presenti, tra cui il prefetto, gli assessori Castelli e Tommasini, parlamentari e candidati politici, sindaci e assessori. (le foto)

Alba – Presso la sede dell'Associazione Commercianti Albesi si sono radunati 180 imprenditori euna nutrita rappresentanza dei candidati territoriali alla Camera e al Senato appartenenti ai principali schieramenti politici. Il presidente Giancarlo Drocco ha posto l'accento sulle gravissime difficoltà in cui versano molte piccole e medie aziende del comparto commerciale e turistico, a cui il sistema del credito non dà risposte in grado di sollevarle e sostenerle. L'Aca ha preannunciato iniziative, in collaborazione con alcune banche del territorio per favorire l'accesso al credito da parte delle imprese che vorrebbero avviare investimenti, ma anche azioni per sollecitare l'avvio di cantieri utili a rimettere in moto il mercato immobiliare. Ai candidati è stato chiesto un impegno specifico anche sui temi strettamente locali: dallo sblocco delle grandi opere viarie - come i due lotti autostradali albesi - al completamento dell'ospedale unico per Alba e Bra, alla difesa del Tribunale di Alba (istituzione a forte connotato identitario per il territorio di Langhe e Roero).

Catanzaro – "Alle ragioni del rigore devono corrispondere quelle dello sviluppo e della crescita". Così il presidente di Confcommercio Catanzaro Pietro Tassone, nel corso dell'Assemblea di mobilitazione provinciale che si è tenuta nella sede dell'associazione. All'incontro hanno preso parte anche il prefetto Antonio Reppucci, il vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Mario Tassone, l'onorevole Piero Aiello in rappresentanza della Regione Calabria, il presidente del Consiglio provinciale Peppino Ruberto e i presidenti Francesco Viapiana (Confesercenti), Antonello Mauri (Cna) e Attilio Benincasa (Confartigianato). Nel corso dell'assemblea sono stati presentati i dati della crisi, su base provinciale, che hanno dato lo spunto per aprire il dibattito sui grandi temi identificati per l'iniziativa: fisco, lavoro, credito, burocrazia e sicurezza. (le foto)

Reggio Emilia – Convegno presso l'Hotel Posta durante il quale, oltre alle Associazioni di categoria promotrici dell'iniziativa CNA, Confcommercio, Confesercenti e Lapam Confartigianato Imprese Modena-Reggio Emilia, erano presenti il presidente della Camera di Commercio di Reggio Enrico Bini e tre candidati reggiani alle prossime elezioni politiche: Antonella Incerti (PD), Simone Montermini (Lista Monti per l'Italia) e Tommaso Foti (Fratelli d'Italia - PDL) per una tavola rotonda coordinata dal giornalista Nicola Fangareggi. La Presidente Prampolini ha affrontato i temi del terremoto, denunciando come non ci sia stato alcun supporto e intervento tempestivo da parte dello Stato, poiché ad oggi non è arrivato un centesimo alle imprese danneggiate e se non fosse stato per il rimboccarsi le maniche tipico degli emiliani la situazione sarebbe ancora più drammatica, e della politica europea che ha chiesto enormi sacrifici all'Italia senza dare i risultati sperati, anzi ingessando il mercato del lavoro. Il Vice presidente Biagini, dopo aver ribadito il valore dell'iniziativa che vede riunite per la prima volta le Associazioni che rappresentano più del 60% delle imprese italiane, ha precisato che servono costi del lavoro e tributari certi per poter pianificare le strategie di crescita e sviluppo delle imprese, nonché maggiori protezioni per il Made in Italy. Domenica Cominci ha posto l'accento sulla Legge Fornero, che deve essere cambiata e resa più flessibile perché ha fortemente penalizzato sia le imprese che i lavoratori vincolando i datori di lavoro con regole contrattuali che impediscono di muoversi nel mondo del lavoro, e sulla questione del credito, suggerendo un rafforzamento dei consorzi fidi per dare respiro alle aziende. Infine, il Presidente Mussini ha rimarcato che le PMI sono la forza motrice dell'Italia in quanto il 94% delle imprese italiane ha meno di 50 dipendenti. È sbagliato continuare a favorire le grandi industrie con politiche ad hoc e svendere il patrimonio che le nostre imprese artigianali contribuiscono ad accrescere. (le foto)

Catania – In Camera di Commercio si sono dati appuntamento imprenditori, esponenti politici, rappresentanti del mondo sindacale chiamati a raccolta da Confcommercio e dalle altre sigle sindacali che della rappresentanza fanno parte: Casartigiani, rappresentata da Nello Molino; CNA con Totò Bonura; Confartigianato con Antonino Barone; Upla Claai con Orazio Platania, tutti al medesimo tavolo per denunciare la situazione di criticità in cui versa l'imprenditoria, con il presidente provinciale di Confcommercio Riccardo Galimberti e il vicepresidente nazionale di Confcommercio Pietro Agen. Ad ascoltare le parole con le quali il presidente Sangalli ha iniziato i lavori, un parterre ricco non solo di imprenditori, ma anche di rappresentanti della politica locale e del sindacato, dal senatore Firrarello, al sindaco Stancanelli, Angelo Villari, segretario generale CGIL, e una sfilza di onorevoli e deputati di ogni schieramento: Salvo Fleres, Enzo Bianco, Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Giovanni Burtone, Marco Falcone, Dino Fiorenza, Marilena Samperi, Concetta Raia, Giuseppe Berretta, Nino D'Asero, Gianina Ciancio e Francesco Cappello. "Grave è lo stato di recessione in cui si trovano le nostre imprese. È arrivato il momento – ha detto in apertura il presidente provinciale Galimberti – di reagire con delle proposte forti per iniziare la risalita. Assistiamo alla mancanza di interventi in favore dell'offerta commerciale e artigianale della nostra città, la burocrazia sta uccidendo il settore del turismo. Occorre far ripartire il volano dell'economia e creare una nuova stagione dell'amministrazione pubblica ma anche delle associazioni datoriali con più lavoro, occupazione, crescita e società civile". Al monito di Galimberti sono seguiti i numeri snocciolati dal direttore generale di CNA Totò Bonura. "Nel 2012 hanno chiuso 820 imprese artigiane nella provincia di Catania, con la conseguenza di 2.000 posti di lavoro persi e una riduzione del fatturato del 27% e una riduzione degli ordini del 24%. Una situazione insostenibile – ha sottolineato Bonura – che rischia di cancellare dal territorio migliaia di artigiani vessati da mille adempimenti e scoraggiare i nuovi che non sanno dove collocarsi per la mancanza di zone artigianali. La pressione fiscale soffoca l'impresa, che deve pagare il 66% dell'utile ricavato; la burocrazia scoraggia l'imprenditore che deve affrontare 68 procedure prima di poter esercitare l'attività". La manifestazione è una testimonianza di compostezza e determinazione. Mentre ogni giorno in Italia muore un'azienda, il mondo imprenditoriale fa sentire la sua voce e chiede "un Paese normale". Il vicepresidente nazionale Agen ha invocato un grande piano di investimenti per dotare il Sud di infrastrutture degne di un Paese civile e per un grande progetto di recupero e messa in sicurezza antisismica dei centri storici e degli edifici pubblici siciliani. (le foto)

Vicenza – L'appello di Confcommercio e Confartigianato Vicenza ha riunito in Fiera oltre 300 rappresentanti delle imprese dell'artigianato e del terziario. La giornata è iniziata con gli interventi dei presidenti di Confartigianato Agostino Bonomo e di Confcommercio Sergio Rebecca ed è quindi proseguita con un talk show, moderato dal direttore di TVA Vicenza Luca Ancetti, che ha delineato la situazione delle imprese dell'artigianato e del terziario. Un quadro non certo roseo, quello delineato nel corso dell'incontro, e che avrebbe dovuto far riflettere i politici invitati, che hanno invece preferito non partecipare: solo quattro i candidati alle prossime elezioni presenti e qualche sindaco. Il presidente Rebecca nel suo intervento, ha più volte sottolineato il malessere che pervade la categoria del terziario: "mai ci saremmo aspettati di dover far fronte ad una situazione economica e sociale così drammatica, con redditi ridotti all'osso, disoccupazione, crollo dei consumi. Mai ci saremo aspettati di vedere imprenditori che intaccano il patrimonio di anni di lavoro e danno fondo ai loro risparmi pur di salvare l'azienda e il lavoro dei propri dipendenti". E ancora: "mai ci saremmo aspettati di essere in procinto di andare ancora a votare con una legge elettorale definita "Porcellum", che tutti dicevano di voler cambiare, ma che rimasta immutata". Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato Vicenza ha posto l'accento su una delle questioni fondamentali per la competitività delle imprese, la fiscalità: "oggi parte della competitività delle nostre imprese è determinata dalla fiscalità locale; abbiamo attivato strumenti di monitoraggio per IMU e Tares e le prime evidenze sono sconcertanti. Comuni limitrofi hanno, a parità di servizi, livelli di tassazione molto differenti; ciò alimenta ulteriormente quell'incertezza che oggi proprio non ci possiamo più permettere".

Vibo Valentia – La manifestazione si è svolta nella sede provinciale di Confcommercio. Oltre a numerosi operatori del settore, erano presenti il presidente della Camera di commercio Michele Lico, il direttore generale regionale del Dipartimento formazione e lavoro Bruno Calvetta, il consigliere regionale Bruno Censore (candidato Pd alla Camera), l'assessore comunale di Vibo Nicolino La Gamba e l'assessore al commercio del comune di Pizzo, Franco Procopio. Prima del dibattito il direttore di Confcommercio Sergio Consolo ha elencato una serie di dati su base provinciale dai quali si evince con chiarezza la situazione deficitaria del territorio vibonese. Nel loro intervento di saluto, Biagio Piro vicepresidente vicario di Confcommercio, Antonello Catania vice presidente di Confcommercio, Nino Nicocia presidente di Confesercenti e Francesco Liberto presidente di Confartigianato, hanno ribadito i problemi elencati dal presidente Sangalli, aggiungendovi alcuni altri aspetti peculiari che gravano sul tessuto economico vibonese.
Da tutti è stata rivendicata una maggiore attenzione della politica verso i problemi del commercio, con la richiesta di una corsia preferenziale da parte di una burocrazia che non può e non deve essere più d'ostacolo agli operatori.

Reggio Calabria – "Non lasciate morire il commercio reggino": questo è il grido lanciato dai numerosi imprenditori reggini giunti in Piazza Italia nell'ambito della manifestazione nazionale organizzata da Rete imprese per l'Italia. In precedenza alcuni commercianti, in segno di protesta, avevano occupato il Lungomare "Italo Falcomatà" parcheggiando i propri mezzi. Dopo la manifestazione due delegazioni sono state ricevute dal prefetto, Vittorio Piscitelli, e dal commissario straordinario Vincenzo Panico. La prima, formata dai presidenti delle organizzazioni aderenti a Rete Imprese Italia, ha esposto al rappresentante del Governo i disagi delle varie categorie. Il prefetto Piscitelli ha garantito la sua disponibilità a mediare con le amministrazioni locali di Inps, Inail ed Equitalia affinché si trovi il sistema di venire incontro all'esigenze dei commercianti. La seconda delegazione, formata dai soli rappresentati di Confcommercio, ha incontrato il commissario straordinario Panico per esporre i problemi relativi al pagamento dei tributi locali. Panico ha assicurato che alla scadenza, fissata per il 31 gennaio, gli operatori commerciali su area pubblica, dovranno pagare la stessa quota di Tosap prevista per l'annualità precedente, mentre l'aumento della Tosap previsto per il 2013 viene momentaneamente "congelato". Altro appuntamento centrale della manifestazione si è svolto presso la sala conferenze dell'Amministrazione provinciale con il convegno "Rete imprese per l'Italia incontra la politica", che ha registrato la partecipazione di politici, nazionali e locali, imprenditori, commercianti e i vari rappresentanti delle sigle sindacali. "Siamo vittime di una crisi epocale e non scendiamo in piazza per difendere privilegi e ricchezza ma per la sopravvivenza delle nostre imprese e dei posti di lavoro che continuiamo a garantire. Chiediamo alla politica segnali concreti" ha affermato il presidente di Confcommercio Reggio Calabria, Gianni Santoro. A tutte le autorità è stato consegnato il documento elaborato da Rete Imprese Italia. Infine, dalle 19 alle 20, i commercianti hanno spento le luci delle insegne al motto "Senza imprese i territori sono privi di energia vitale".

Lecce – All'incontro tra gli imprenditori salentini e le forze politiche del territorio sono intervenuti Loredana Capone (Partito Democratico), Luciano Cariddi (UDC ) e Raffaele Baldassarre (PdL). "Mettere l'impresa al centro della futura politica economica – ha affermato Alfredo Prete, presidente di turno di Rete Imprese Italia Lecce – significa rilanciare lo sviluppo economico del paese, riattivando un circolo virtuoso crescita-occupazione-consumi". "Occorre ripartire dalle imprese legate al territorio, ovvero da quel tessuto produttivo che, nonostante la crisi, non si rassegna. Le imprese del Salento - ha proseguito Prete, consegnando alle forze politiche intervenute il documento contenente una serie di proposte da inserire nella prossima agenda di governo - hanno sempre dimostrato la ferma volontà di non soccombere alle conseguenze della crisi. Per questo, riteniamo fondamentale continuare a rappresentare le nostre piccole e medie imprese in modo più incisivo, svolgendo un ruolo di garanzia e tutela, ma soprattutto invitare la politica a riflettere seriamente sul ruolo strategico che le imprese che fanno parte di Rete Imprese Italia possono avere per la reale ripartenza dell'economia del nostro Paese".

Agrigento – (le foto)

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