Le politiche per il lavoro e le relazioni sindacali Oltre la crisi: le sfide della produttività e dell'occupazione

Le politiche per il lavoro e le relazioni sindacali Oltre la crisi: le sfide della produttività e dell'occupazione

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19 marzo 2011

Cari Amici,
davvero benvenuti a questa dodicesima edizione del forum Confcommercio-Ambrosetti di Cernobbio, e grazie per avere accolto in così tanti il nostro invito alla partecipazione ed al confronto.

Gli impegni, le scelte, le riforme necessarie per il rafforzamento del ritorno alla crescita del nostro Paese saranno il filo unitario dei lavori di quest’anno.

Costituiranno così, per parte nostra, un’occasione di celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, vissuta “per trarre motivi di ispirazione e di fiducia – come ha avuto modo di sottolineare il Presidente della Repubblica – dai filoni vitali della nostra tradizione storica, e per ricordarci che abbiamo un ruolo da salvaguardare, un ruolo da riaffermare, rinnovare nell’Europa e nel mondo”.

Riaffermare e rinnovare il ruolo dell’Italia, dunque. Nel mondo ed in Europa, a partire da quanto sta accadendo lungo la sponda Sud del Mediterraneo. In Tunisia, in Egitto, in Libia ed altrove.

I popoli sono scesi in piazza, domandando libertà e progresso. La scintilla della richiesta di democrazia ha brillato e si è rapidamente propagata.

Nonostante reazioni e repressioni, regimi di lungo corso sono caduti e si sono aperti scenari di transizione non privi di rischi e di incognite.

Particolarmente per l’Unione europea e per l’Italia, vi è il dovere e l’interesse a tessere le fila di un dialogo operoso che accompagni e sostenga, in un’area strategica di primario interesse per le sorti della pace e dello sviluppo, l’affermazione della democrazia, contrastando estremismi e fondamentalismi.

A centocinquant’anni dall’Unità, è necessario uno sforzo straordinario per accelerare ed irrobustire, in Italia, la dinamica della crescita.

Da un quindicennio, la crescita annua dell’Italia è inferiore di circa un punto alla media dell’area euro. E le previsioni di crescita – tanto per il 2011, quanto per il 2012 – si collocano intorno ad un modesto 1%, o poco più.

Ciò che poi particolarmente preoccupa è che, come è noto, il modello di ripresa con cui ci stiamo confrontando è quello di una ripresa con scarsa occupazione.

Esigenze di benessere dei cittadini, esigenze di riassorbimento della disoccupazione e di costruzione di nuova occupazione, esigenze di coesione sociale e territoriale in un’Italia preoccupantemente segnata dal tasso di disoccupazione giovanile e dal divario territoriale tra il Nord ed il Sud del Paese richiedono, invece, più crescita.

Ma di più crescita l’Italia ha necessità anche per proseguire l’opera di risanamento della finanza pubblica e, particolarmente, per alleggerire il fardello storico del debito pubblico, senza cedere alla tentazione iniqua ed inefficace di “patrimoniali” vecchie e nuove.

Del resto, ha autorevolmente osservato il Governatore Draghi che “senza crescita non si consolida la stabilità finanziaria nel mondo, in Europa, nel nostro Paese”.

E, per parte sua, il Presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha sottolineato che la competitività dell’Italia richiede decisi progressi nella produttività del lavoro e nella produttività complessiva dei fattori”.

Io lo dico così: per crescere di più e meglio, occorre più cooperazione tra impresa e lavoro, e più cooperazione tra pubblico e privato.

Per fare crescere innovazione e premio del merito, anche attraverso l’innovazione dei modelli contrattuali, opportunamente sostenuta dalle misure di detassazione del salario di risultato.

Dario Di Vico – moderatore del modulo sulle politiche per il lavoro, che apre non casualmente i lavori di questo forum – ha scritto - osservando quanto, nel tempo della crisi, si veniva sperimentando tra il mondo dell’impresa diffusa ed il mondo del lavoro – dell’emergere di “prove tecniche di complicità”.

Complicità virtuosa, fatta di impegno comune per il perseguimento di comuni obiettivi di rafforzamento della produttività e di conseguenti incrementi salariali, di difesa dell’occupazione e di costruzione di nuova occupazione.

Ecco, è questa “complicità” una lezione della crisi, che, a mio parere, può davvero essere preziosa per consolidare e rafforzare il tempo del ritorno alla crescita.

E, ancora, è questa la filosofia, che ha recentemente condotto al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del terziario, siglato da Confcommercio con Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, ma che davvero ci auguriamo possa ancora vedere la sua sottoscrizione anche da parte della Filcams-Cgil.

Un contratto nazionale, certo. Ma un contratto nazionale che innova, che apre spazi per la contrattazione di secondo livello e che si misura anche con il tema della derogabilità per rispondere a situazioni di crisi aziendale o territoriale, e per definire condizioni di attrattività e promozione di nuovi investimenti.

Insomma, un contratto nazionale che pratica innovazione alla luce degli accordi interconfederali del 2009, e che fa anche tesoro della lezione della crisi.

Nella consapevolezza del ruolo svolto dall’economia dei servizi di mercato nel ridurre l’ampiezza delle cadute occupazionali, in Italia come in Europa.

Nella consapevolezza, ancora e soprattutto, del ruolo che questi servizi sono ora chiamati a svolgere per riassorbire disoccupazione e per costruire nuova occupazione.

Tenendo particolarmente conto delle differenze territoriali del mercato del lavoro, e del “nodo” della disoccupazione giovanile.

Per queste ragioni, continuiamo ostinatamente a proporre al Paese un grande investimento sull’economia dei servizi e sui suoi incrementi di produttività.

Siamo infatti convinti del fatto che ne trarrebbe giovamento la crescita complessiva, ed anzitutto la crescita del Mezzogiorno.

E che, così pure, ne trarrebbe giovamento la crescita dell’occupazione, ed anzitutto l’occupazione dei giovani e delle donne.

Un grande progetto per l’occupazione dei giovani e delle donne: ecco, penso che su questa necessità certamente tutti conveniamo.

Conveniamo sul fatto che l’Italia non può permettersi la dissipazione di energie e di capitale umano derivante da una disoccupazione giovanile prossima, a gennaio 2011, al 30%.

Conveniamo anche – penso – sul fatto che questo dato è tanto un effetto della crisi, quanto il risultato di errori culturali e di molte e note inefficienze di lungo corso.

Errori ed inefficienze, cui occorre reagire con una più forte cultura del merito e della responsabilità nel mondo della scuola e dell’Università, così come nel mondo del lavoro e delle imprese.

Errori ed inefficienze, cui possiamo reagire facendo leva, ad esempio, sul rinnovato istituto dell’apprendistato, sul miglioramento dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, sull’efficacia e sull’efficienza del sistema della formazione professionale e della formazione continua, sulla valorizzazione del recentissimo avviso comune in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ed anche con incentivi fortemente mirati.

Costruire più lavoro: ancora una volta, si tratta di una responsabilità condivisa. Del mondo delle imprese e del lavoro, così come delle politiche pubbliche.

Sono certo che i nostri lavori lo confermeranno. E, soprattutto, sono certo che l’impegno comune ne risulterà confermato e rafforzato.

Grazie.

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