LE PREVISIONI DI CONFCOMMERCIO PER IL 2001: S ...

LE PREVISIONI DI CONFCOMMERCIO PER IL 2001: S ...

02/00

       04/2001       Roma, 27.01.01

 

 

Migliora l'occupazione, consumi asfittici

 

 

LE PREVISIONI DI CONFCOMMERCIO PER IL 2001:

SEGNALI DEBOLI E ALTERNI

 

Minor competitività dei nostri prodotti sui mercati internazionali, ritardi nelle infrastrutture, attenuazione del tasso di crescita, vitalità nel mercato del lavoro, consumi delle famiglie asfittici: questi alcuni elementi del rapporto previsionale del Centro Studi di Confcommercio sul bienno 2001-2002.

 

- L'ECONOMIA INTERNAZIONALE

 

Il rallentamento in atto in alcuni Paesi dell’area OCSE dovrebbe portare nel 2001-2002 ad una attenuazione del tasso di crescita del prodotto mondiale dal 4,7% del 2000 al 3,5%, con un sensibile ridimensionamento nel biennio del tasso di crescita del commercio mondiale.

 

In termini produttivi all’interno dell’area OCSE è attesa:

·          una battuta d’arresto sensibile per gli Stati Uniti, il cui tasso di sviluppo del PIL è stimato scendere su valori inferiori al 3%;

·          un modesto rallentamento nell’area dell’euro, con il PIL previsto crescere del 3,0% nel 2001 e del 2,8% nel 2002, riflettendo il minor sostegno delle condizioni monetarie, con la moneta unica in recupero sul dollaro, e la perdita di potere d’acquisto delle famiglie a causa della ripresa inflazionistica;

·          il permanere di una situazione critica in Giappone, che lascia prevedere un incremento del PIL prossimo all’ 1% nel 2001-2002.

 

Più sostenuta dovrebbe risultare la crescita nell’area non OCSE:

·          il PIL dell’Asia dovrebbe aumentare nel 2001 e nel 2002 ad un tasso superiore al 6,5%, con punte del 7-8% per la Cina;


·          in ulteriore recupero dovrebbe risultare l’economia della Federazione Russa, con una stabilizzazione della crescita intorno al 4,0%;

·          anche per l’America Latina, è atteso un sensibile rafforzamento della crescita.

 

- L’ECONOMIA ITALIANA

Il preconsuntivo del 2000

 

Il 2000 si è chiuso per l’economia italiana con risultati che, seppure più positivi nelle loro dimensioni rispetto a quelli riscontrati negli ultimi anni, sottolineano ancora una volta le difficoltà per il nostro sistema di avviarsi su di un sentiero di crescita stabile e duraturo.

 

Nel terzo trimestre, nonostante la decisa accelerazione delle esportazioni, il PIL ha evidenziato una ulteriore attenuazione del tasso di crescita tendenziale sceso al 2,5%.

 

Conto Economico Risorse E Impieghi  (Prezzi 1995)

(Variazioni %  sul periodo corrispondente)

 

1999

2000

 

 

 

 

ANNO

I Trim.

II Trim.

III Trim.

MEDIA

P.I.L.

1,4

3,0

2,8

2,5

2,8

IMPORTAZIONI

3,4

5,7

8,0

12,0

8,6

CONSUMI FINALI

1,5

1,8

2,0

1,8

1,8

Spesa delle famiglie

1,7

2,0

2,2

1,9

2,0

Spesa della P.A. e delle I.S.P.

0,8

1,1

1,3

1,2

1,2

INVESTIMENTI

4,4

7,4

7,1

6,1

6,8

ESPORTAZIONI

-0,4

10,8

8,5

11,8

10,4

Fonte: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Situazione che non dovrebbe aver conosciuto sostanziali modifiche nei mesi finali del 2000, con uno sviluppo anche nel quarto trimestre non particolarmente accentuato.

 

Se la tendenza ad una crescita meno sostenuta rispetto alle previsioni di inizio anno è un elemento comune a molte economie europee, e non è un caso che molti Paesi si siano preoccupati di attivare misure di alleggerimento della pressione fiscale per cercare di sostenere lo sviluppo, vi sono delle specificità della situazione italiana che rendono il quadro congiunturale meno favorevole rispetto a quello di altri Paesi.

 

In particolare continuano ad essere presenti alcuni degli elementi che hanno contribuito a determinare negli ultimi anni una situazione relativamente più debole dell’economia italiana all’interno del contesto europeo:

·          una minore competitività delle nostre merci sui mercati internazionali rispetto a quelle di altri paesi dell’area dell’euro;

·          uno sviluppo contenuto della domanda interna, in particolare per la componente relativa ai consumi;

·          il persistere di forti squilibri territoriali;

·          forti ritardi nell’adeguamento delle infrastrutture, del mercato finanziario e della Pubblica Amministrazione necessari a supportare in modo adeguato le attività produttive;

·          una situazione di finanza pubblica che, seppure in miglioramento, appare ancora critica.

 

Ad un contributo sostanzialmente modesto alla crescita da parte della domanda estera netta si è associata una evoluzione della domanda interna non molto sostenuta, ed al cui interno si segnala, nel terzo trimestre, anche per la componente relativa agli investimenti una tendenza al rallentamento.

 

Un andamento particolarmente deludente si è riscontrato per la spesa per consumi da parte delle famiglie, che nel complesso del 2000 non dovrebbe aver mostrato un profilo sostanzialmente dissimile da quello registrato negli ultimi anni.

 

Tale evoluzione si è riscontrata nonostante il continuo miglioramento del mercato del lavoro, che ha conosciuto una evoluzione decisamente espansiva ed in grado di riportare dopo molti anni il tasso di disoccupazione italiano su livelli inferiori all’11%.

 

Indicatori del mercato del lavoro (Gennaio - Ottobre)

(Variazioni assolute in migliaia sul periodo corrispondente)

 

1995

1996

1997

1998

1999

2000

OCCUPATI

-128

99

82

228

256

388

  Maschi

-137

-16

12

75

68

158

  Femmine

8

115

70

153

188

231

DISOCCUPATI

130

16

35

57

-75

-174

  Maschi

46

6

8

19

-47

-87

  Femmine

84

9

27

38

-28

-88

TASSO DI DISOCCUPAZIONE

11,6

11,6

11,7

11,8

11,4

10,6

    Maschi

9,0

9,0

9,0

9,1

8,8

8,1

    Femmine

16,2

16,1

16,2

16,3

15,7

14,5

Giovanile

33,8

34,1

34,0

33,8

32,9

31,1

    Maschi

29,9

29,8

29,6

29,8

29,2

27,6

    Femmine

38,7

39,5

39,6

39,0

37,4

35,4

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Tra i fattori che hanno determinato una minore elasticità della spesa delle famiglie all’aumento dei livelli occupazionali vi sono:

·          la concentrazione del miglioramento del mercato del lavoro in aree dove la propensione al consumo è meno elevata,

·          la crescita dell’occupazione in segmenti quali il part-time dove l’effetto reddito è più contenuto,

·          una dinamica dell’inflazione più elevata rispetto agli aumenti retributivi.

Sotto quest’ultimo aspetto si sottolinea come sulla spinta di una dinamica delle quotazioni delle materie prime petrolifere particolarmente accentuata, ed i cui effetti sono stati amplificati dalla svalutazione dell’euro, l’inflazione italiana abbia evidenziato una decisa tendenza all’aumento nel corso dell’anno.

 

Indice Dei Prezzi Al Consumo Intera Collettività

(Variazioni %  sul periodo corrispondente)

CAPITOLI DI SPESA

2000

 

 

 

 

 

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

Ott.

Nov.

Dic.

MEDIA

INDICE GENERALE

2,4

2,5

2,6

2,6

2,7

2,7

2,5

Prodotti alim. e bevande analcoliche

0,6

1,3

2,0

2,3

2,3

2,8

1,6

Bevande alcoliche e tabacchi

2,1

2,0

0,6

0,6

0,6

0,3

1,3

Abbigliamento e calzature

2,2

2,2

2,1

2,3

2,5

2,5

2,2

Abitazione, acqua, energia

4,8

5,6

6,4

6,4

6,7

6,3

5,8

Articoli uso domestico

1,5

1,8

1,9

2,1

2,1

2,2

1,8

Sanità e salute

2,9

3,4

2,7

2,7

2,3

2,3

2,9

Trasporti

4,4

4,1

4,3

4,7

4,1

3,3

4,1

Comunicazioni

-3,5

-4,1

-3,5

-4,1

-2,8

-2,4

-3,6

Ricreazione, spettacoli e cultura

0,2

0,4

0,5

0,8

1,0

1,1

0,5

Istruzione

2,1

2,0

2,1

4,5

3,4

3,4

2,5

Alberghi, ristoranti, bar

3,1

3,3

3,3

3,2

3,1

3,1

3,2

Altri beni e servizi

3,3

2,7

2,1

1,7

1,6

1,6

2,4

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Il permanere di una evoluzione dei prezzi al consumo superiore agli obiettivi programmatici ha determinato nel 2000 un differenziale tra retribuzioni ed inflazione prossimo al mezzo punto percentuale.

 

Situazione che ha contribuito, in linea con una dinamica non particolarmente accentuata dei redditi da capitale, a contenere la crescita dei redditi reali disponibili delle famiglie e di conseguenza i consumi ed, in misura più modesta, gli investimenti.

 

Dal lato della finanza pubblica gli ultimi dati segnalano una evoluzione sostanzialmente in linea con gli  obiettivi fissati nel Patto di stabilità per il 2000, con una tendenziale discesa del rapporto disavanzo/PIL all’1,3% e del rapporto debito/PIL su valori prossimi al 112%.

 

Il peggioramento del fabbisogno di cassa registrato a consuntivo dell’anno, e che segnala un aumento del disavanzo di oltre 18mila miliardi, non può, infatti, essere considerato come un indicatore del deterioramento della tendenza al risanamento finanziario in quanto influenzato dall’accelerazione di alcuni rimborsi fiscali e dallo slittamento a gennaio del 2001 della cartolarizzazione di alcuni crediti dell’INPS.

 

D’altra parte anche se la diversa distribuzione temporale delle poste di bilancio nel ’99 e nel 2000 ha reso in alcuni periodi difficoltosa la lettura delle dinamiche è evidente un complessivo miglioramento del quadro della finanza pubblica.

 

A questo progresso ha contribuito in misura particolarmente rilevante la dinamica delle entrate erariali, che nei primi nove mesi segnala una crescita al netto dei rimborsi di quasi il 6% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno, con un risultato anche superiore rispetto agli obiettivi programmatici.

 

Al loro interno si riscontra una evoluzione sostenuta delle imposte dirette determinata in larga misura dalla crescita degli incassi derivanti dalla tassazione sui «capital gain», il cui gettito è fortemente erratico ed influenzato dagli andamenti del mercato azionario.

 

Dal lato delle imposte indirette al miglioramento ha contribuito essenzialmente l’aumento degli incassi provenienti dall’IVA, fenomeno attribuibile non solo ad un incremento degli scambi commerciali, ma anche all’aumento dei prezzi ed in particolare di quelli relativi ai prodotti petroliferi.

 

A questo andamento delle entrate, ha corrisposto una evoluzione delle spese che, seppure in crescita, è risultata sostanzialmente in linea con gli obiettivi.

 

Se si guarda alla composizione si riscontra, comunque, un peggioramento, anche consistente, della voce relativa alle spese correnti per il personale e per i trasferimenti.

 

In ulteriore rallentamento è risultata, invece, la spesa per interessi, a conferma dei benefici effetti derivanti dall’allungamento della vita media del debito, operazione che ha reso la nostra finanza pubblica meno sensibile rispetto ad altri periodi all’aumento dell’inflazione.

 

 

Le prospettive nel breve e medio periodo

 

Le tendenze di fondo dell’economia italiana e la concomitante presenza di un quadro internazionale in sostanziale rallentamento, non permettono di ipotizzare nel breve periodo una ripresa vigorosa dell’attività produttiva.

 

L’economia italiana dovrebbe, infatti, continuare a svilupparsi nel prossimo biennio a tassi prossimi al 2,5%, valori inferiori rispetto alle stime-obiettivo del Governo, confermandosi come uno dei paesi meno dinamici all’interno della UE.

 

 

 

 

 

 

 

 

Quadro Macroeconomico

 

 

1997

1998

1999

2000

2001

2002

PIL

1,8

1,5

1,4

2,7

2,4

2,6

Importazioni di beni e servizi

10,2

9,1

3,4

7,9

6,8

6,3

Consumi finali interni

2,5

1,9

1,5

2,0

1,8

2,0

- Spesa delle famiglie residenti

3,0

2,3

1,7

2,3

2,1

2,3

- Spesa delle A.P.  e delle ISP

0,9

0,7

0,8

1,0

1,0

1,1

Investimenti fissi lordi

1,2

4,1

4,4

6,3

5,3

4,7

Esportazioni di beni e servizi

6,5

3,3

-0,4

8,2

6,5

6,1

 

 

 

 

 

 

 

INFLAZIONE

2,1

2,0

1,7

2,5

2,4

1,7

OCCUPATI (Migliaia)

82

228

257

388

231

255

Fonte: Elaborazioni e previsioni del Centro Studi CONFCOMMERCIO

 

Su questa evoluzione dovrebbero gravare, anche nel 2001-02, dinamiche non particolarmente accentuate, ed inferiori ai valori attesi per gli altri paesi della UE, sia della domanda estera che di quella interna.

 

Dal lato delle esportazioni è stimata una crescita nel prossimo biennio più contenuta rispetto ai trend attuali, in conseguenza degli effetti indotti dal rallentamento del commercio mondiale e dal riapprezzamento dell’euro, che potrebbe amplificare i problemi di competitività delle nostre merci sui mercati.

 

Relativamente alla domanda interna si sottolinea come anche nel prossimo biennio non sia atteso un contributo allo sviluppo particolarmente accentuato.

 

Sulla evoluzione della spesa delle famiglie, stimata crescere anche nel 2001-02 a tassi inferiori rispetto al PIL, dovrebbe continuare a pesare una dinamica dei redditi disponibili delle famiglie molto contenuta, nonostante l’attesa riduzione della pressione fiscale conseguente alla revisione della curva delle aliquote IRPEF.

 

Tali interventi dovrebbero controbilanciare solo in parte gli effetti negativi sui redditi disponibili derivanti dal permanere di un tasso di inflazione superiore al 2,5%, almeno fino alla metà del 2001, e da una evoluzione delle retribuzioni da lavoro dipendente particolarmente contenuta.

 

A sostenere adeguatamente la domanda interna per consumi non sarà sufficiente neanche l’ulteriore miglioramento del mercato del lavoro, in quanto l’incremento occupazionale continuerà ad essere concentrato prevalentemente nelle aree del Paese a reddito più elevato, e di conseguenza con impatto più contenuto sui consumi, ed in forme di lavoro con retribuzione media più bassa.

 

Il permanere di una dinamica produttiva non particolarmente accentuata, ed inferiore rispetto alle stime di alcuni mesi fa, dovrebbe inoltre determinare una attenuazione nel tasso di crescita degli investimenti, attesi aumentare mediamente del 5% nel prossimo biennio.

 

Relativamente al mercato del lavoro si sottolinea, come nel periodo 2001-02 l’aumento dell’occupazione dovrebbe risultare decisamente più contenuto rispetto a quanto riscontrato nell’anno appena trascorso, in conseguenza anche dell’aumentare delle difficoltà di incontro tra domanda ed offerta.

 

Le nuove opportunità di lavoro si continueranno a concentrare quasi esclusivamente nel centro-nord dove il numero di coloro che sono in cerca di una occupazione ha raggiunto in alcuni casi livelli «minimi», mentre nel mezzogiorno dove la disponibilità di mano d’opera è molto elevata le prospettive di sviluppo dell’area non sembrano sufficienti a garantire un consistente aumento della domanda.

 

D’altra parte i fenomeni migratori interni, seppure in aumento, non dovrebbero essere tali ed immediati da garantire quella rispondenza dell’offerta alla domanda tale da attenuare anche gli squilibri territoriali in termini di occupazione.

 

Su queste prospettive di sviluppo dell’economia italiana nel prossimo biennio, che appaiono già più negative rispetto a quelle effettuate nei mesi passati, gravano inoltre alcune incognite che potrebbero contribuire a contenere in misura ancora più accentuata la crescita economica nei prossimi anni:

 

·          una economia mondiale, ed europea in particolare, meno dinamica rispetto alle previsioni;

·          un tasso di inflazione su livelli prossimi al 2,5% per tutto il 2001, e sotto quest’aspetto il dato di gennaio crea molte preoccupazioni;

·          risultati meno positivi e non in linea con gli obiettivi fissati in termini di finanza pubblica, e la possibilità di azioni correttive dal lato delle entrate;

·          l’avvio della verifica della riforma delle pensioni, che potrebbe indurre un clima di aspettative fortemente negative con un possibile impatto sulla domanda interna,

·          un panorama politico post - elettorale ancora molto incerto e caratterizzato da una forte conflittualità.

 

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