LE REAZIONI DALLE FEDERAZIONI

LE REAZIONI DALLE FEDERAZIONI

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2 ottobre 2013

 

Federpreziosi: "così si è fatto del male a tutti"

Tra gli associati di Federpreziosi sono forti la preoccupazione e lo sconcerto per un provvedimento, l'aumento Iva Dal 21 al 22%, che sembrava essere scongiurato con un decreto approntato dal Governo e poi sfumato  a causa della crisi apertasi con le dimissioni dei ministri del Pdl. Il presidente di Federpreziosi–Confcommercio, Giuseppe Aquilino,  sottolinea come  "l'aumento dell'Iva non è accettabile. Come sistema Confcommercio lo abbiamo più volte ribadito documentando con dati e studi le istanze presentate in sede governativa. La nostra è stata una voce sempre chiara e forte che metteva in guardia da ciò che si preannunciava, in tutta evidenza, come  una vera e propria sciagura: un provvedimento che inciderà in maniera ancora più pesante su consumi già in arretramento, che colpirà soprattutto le classi più deboli e che equivale, non solo a parer mio, a soffocare i presupposti della ripresa". "Questo provvedimento - prosegueAquilino - non farà altro che contribuire ad un'ulteriore contrazione dei consumi. Si può ben immaginare quanto potrà incidere una siffatta misura nei confronti del settore orafo gioielliero già in forte contrazione, con punte che sfiorano per alcuni prodotti anche il  -20%. E' del tutto evidente che sarà gioco forza per il nostro comparto – come del resto per le altre categorie del commercio – assorbire la percentuale di aumento e non farla ricadere sul consumatore, rendendo comunque  drammatica la situazione e annullando per molti le prospettive di sopravvivenza".  "L'auspicio - conclude il presidente di Federpreziosi - è quello di potersi confrontare con una classe politica più responsabile nei confronti del  Paese, dei cittadini tutti e della piccola e media impresa che sta ‘sudando le sette proverbiali camicie' per non dover chiudere i battenti".

Federmobili: "pesantissimo contraccolpo per la tenuta economica dell'Italia"

"Non ci interessa sapere di chi è la colpa, tanto nessuno se ne assumerà la responsabilità e ci sarà il solito gioco dello scaricabarile, ne abbiamo avuto prova già in questi giorni. Il risultato, però, è davanti agli occhi di tutti: a rimetterci sarà, come sempre, la popolazione italiana. Chiedo al mondo politico un atto di responsabilità verso il Paese che sono chiamati governare. L'aumento dell'Iva al 22% è un pesantissimo contraccolpo per la tenuta economica dell'Italia.
In un momento nel quale sembrava tornare un timido clima di fiducia, essenziale per continuare a fare impresa nel nostro Paese, si è deciso di penalizzare ancora una volta i consumi ed il commercio". Questo il commento del presidente nazionale di Federmobili, Mauro Mamoli, sull'incremento dell'aliquota Iva.
"Chi fa impresa con coscienza e volontà effettua tagli, fa sacrifici e cerca in tutti i modi di salvaguardare posti di lavoro. Forse dovrebbe fare così anche lo Stato: sarebbe un segnale forte, compreso da tutti e che ridarebbe credibilità ad una classe politica che fatica a dare il buon esempio. Potrebbe essere un buon modo anche per reperire risorse senza appesantire ulteriormente il portafoglio dei cittadini. Abbiamo bisogno di scelte concrete e coraggiose da parte della classe politica che favoriscano la ripresa dei consumi e dell'economia in generale, non di continui ritocchi dell'Iva e l'introduzione di nuove tasse e balzelli. Abbiamo bisogno di avere la certezza che questa classe politica non sia inadeguata come purtroppo si sta dimostrando", conclude Mamoli.

 

Fiavet: "nuova stangata per le imprese del turismo"

"L'inaspettato nuovo aumento dell'aliquota Iva dal 21% al 22% è l'ennesima pessima notizia per il turismo". Fortunato Giovannoni, presidente di Fiavet, commenta così l'innalzamento dell'imposta  che, con tutta probabilità, condurrà ad un'ulteriore contrazione dei consumi, con pesanti ripercussioni su tutte le imprese del settore. Gli operatori dell'intermediazione turistica, che non godono dell'aliquota ridotta al 10%, non potranno che aumentare a loro volta i prezzi dei pacchetti, a meno di non rinunciare alla loro marginalità, ipotesi complicata soprattutto alla luce della crisi economica e della già avvenuta riduzione dei margini di profitto. Infatti, gli operatori saranno tenuti ad applicare l'aliquota ordinaria al 22% scorporata dal margine realizzato nell'attività di organizzazione di pacchetti turistici e riflessi negativi si produrranno anche sull'attività di intermediazione. "La prima conseguenza – rimarca Giovannoni – è che il prodotto incoming Italia diventerà ancora meno competitivo, determinando una delocalizzazione dell'attività economica in altri Paesi. Inoltre, la decisione di aumentare l'aliquota Iva è stata assunta dal Governo nel giro di pochissimi giorni e non si è tenuto in alcun modo conto delle difficoltà in cui si troveranno le imprese, soprattutto quelle, come gli operatori turistici, che svolgono un'attività economica a carattere internazionale. Gran parte di questi aumenti non potranno, infatti, essere ricaricati sui viaggi già venduti o sulle quotazioni previste dai contratti già stipulati con i tour operator esteri, comunitari e non, ricadendo, dunque, interamente sui bilanci già in sofferenza delle imprese del comparto. A ciò si aggiungono gli effetti recessivi  che saranno generati, che provocheranno una nuova riduzione dei consumi da parte delle famiglie italiane e una conseguente ulteriore diminuzione del gettito Iva atteso".

 

Confida: "Più amara la pausa caffè per 23 milioni di italiani e per le aziende del comparto"

 

"Sarà difficile spiegare ai 23 milioni di clienti che ogni giorno in uffici, ospedali, posti di lavoro, fabbriche, scuole e università consumano a prezzi contenuti caffè, cappuccini, bevande e snack vari nei circa 100 milioni di distributori automatici, che saranno loro a pagare la "colpa" di un momento di consumo voluttuario, a causa dell'Iva che il Governo ha portato dal 4% al 10% per finanziare l'Ecobonus attraverso il D.L n.63 del 4/6/2013. Pesanti difficoltà anche per le nostre aziende. Per adeguare i distributori automatici, il settore del vending (30 mila addetti e più di mille imprese) dovrà spendere tra i 30 e i 50 milioni di euro". Lo afferma Lucio Pinetti, presidente di Confida, l'Associazione dei Distributori Automatici aderente alla Confcommercio, che aggiunge: "Ancora più difficile sarà comunicare a migliaia dei nostri 30 mila dipendenti la necessità di dover rinunciare alla loro prestazione per motivi di equilibrio dei bilanci aziendali. In poche parole, se dovessero calare i consumi dovremo rinunciare a centinaia, forse migliaia di posti di lavoro in tutta Italia". "L'adeguamento al nuovo regime fiscale, poi, non può essere oggetto di trattativa con il singolo cliente – conclude Pinetti -. L'Iva è un'imposta che per legge grava sul consumatore finale e le nostre aziende hanno l'obbligo di trasferirla a valle. Nessun cliente può chiedere alle nostre aziende di farsene carico, non può per legge e sarebbe del tutto improponibile per la sopravvivenza delle nostre imprese." L'incremento dell'imposta sui prodotti somministrati attraverso i distributori automatici comporterà un aumento di 5 centesimi sul caffè e le bevande calde, e di dieci centesimi sulle bevande fredde e gli snack. 

Federauto: "Iva o accise, sono sempre gli autoveicoli ad essere penalizzati"

 

"La bozza del Decreto Legge licenziata oggi suona per Federauto come una beffa dopo gli innumerevoli danni subiti dalla filiera ad opera degli ultimi governi. La batosta per l'auto è infatti doppia: l'Iva sarà comunque aumentata a gennaio e, per procrastinare di pochi mesi l'evento, si è pensato tanto per cambiare di aumentare sin da subito le accise sui carburanti. E tutto questo a fronte di una perdita del mercato delle immatricolazioni che ad oggi sfiora il -17% rispetto agli stessi giorni lavorativi di settembre del 2012". Lo ha detto oggi Filippo Pavan Bernacchi il presidente di Federauto, che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, camion e autobus di tutti i brand commercializzati in Italia.  L'Osservatorio Federauto, rivelatosi nel tempo molto affidabile, indica infatti ad oggi un'ulteriore perdita a doppia cifra rispetto al progressivo di settembre 2012, al netto delle km zero che saranno presumibilmente conteggiate negli ultimi giorni del mese e che potrebbero alterare molto il dato finale.  "Sull'Iva - ha proseguito Pavan Bernacchi – ci sentiamo ‘cornuti e mazziati'.Per scongiurarne l'aumento si interviene ancora sulle accise dei carburanti mettendo le mani in tasca agli automobilisti, alle aziende, alle famiglie. Poiché il trasporto su gomma in Italia la fa da padrone, per effetto degli aumenti delle spese di trasporto, aumenteranno anche tutti i prezzi dei beni. Da gennaio poi aumenterà l'Iva che si applica anche ai carburanti, in un giro vizioso che farà aumentare ancora le merci, con l'effetto di aver distrutto centinaia di migliaia di posti di lavoro e di togliere speranza a chi è in cassa integrazione. A questo punto - ha concluso il presidente di Federauto – sarebbe stato meglio aumentare l'Iva subito. Avremmo dovuto scontare un solo aumento anziché due. L'effetto sarà sempre il solito: una contrazione dei consumi che costringerà lo Stato a varare nuove tasse finché il sistema non collasserà, non essendo più in grado l'economia privata di mantenere la spesa pubblica".

Fimaa: "Un risveglio amaro anche per le agenzie immobiliari"

"Questo – conferma Raffaele Vosino presidente FIMAA Confcommercio - è il momento del massimo sforzo da parte delle agenzie per cogliere i deboli segnali di ripresa che il mercato sta cominciando ad inviare, ed ecco che i costi di gestione vengono appesantiti e il disagio sociale indotto frena i progetti delle famiglie. Se da una parte l'inevitabile aumento del carburante aggravia il costo degli  spostamenti in auto a carico degli agenti e dei loro collaboratori, dall'altra l'altrettanto inevitabile aumento del paniere delle famiglie rischia di rendere più oneroso l'acquisto di immobili abitativi e di indurre a rimandare decisioni già prese". "Venendo al dettaglio del peso dovuto all'aumento IVA, secondo il centro studi Confcommercio e quelli delle associazioni dei consumatori, ogni nucleo familiare, subirà un incremento valutabile a seconda dei capitoli di spesa: +130,43 euro per l' incremento diretto dei prezzi dei prodotti soggetti a Iva al 22%; +76,58 euro per l' incremento dell' insieme di prezzi e tariffe (compresi quelli dei prodotti soggetti a Iva al 4% e al 10%, quali agroalimentari, carni, ecc.), dovuto all' aggravio dei costi di trasporto, ai maggiori costi energetici, a ritocchi e arrotondamenti. 

In sostanza benzina e trasporti assorbiranno la quota maggiore (35 euro in più l' anno), la casa e la sua manutenzione costeranno almeno 27 euro, abbigliamento e calzature non meno 26,60 euro, calcolano Federconsumatori e Adusbef". 

Assofranchising: "un forte colpo al commercio"

 

"L'aumento dell'Iva è un colpo forte al commercio e ai consumi degli italiani. A tutto questo vanno ad aggiungersi il costo del lavoro estremamente gravoso per le aziende e un fardello fiscale pesante e spesso iniquo". Così Graziano Fiorelli, presidente di Assofranchising, dopo il recente aumento dell'Iva e il voto di fiducia al governo. "Il segnale di fiducia dato al governo - fa poi notare Fiorelli - vogliamo credere che sarà la vera e sperabile chiave di volta per migliorare le condizioni e la realtà delle imprese in Italia, con riforme irrinunciabili che diventano sempre".

 

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