Le tre facce dell'Italia dei consumi: com'è cambiato il modo di spendere e fare la spesa

Le tre facce dell'Italia dei consumi: com'è cambiato il modo di spendere e fare la spesa

Ancora lontana la ripartenza del mercato interno

Dinamica dei consumi ancora debole, la spesa media mensile delle famiglie italiane in termini reali nel quadriennio ‘97-2000, è cresciuta solo dell’1,3%; si allarga la forbice tra Nord e Sud, +8,3% al Nord, +5,7% al Centro, +7,1% nel Mezzogiorno in termini nominali; un Nord che spende di più in beni e servizi, un Mezzogiorno più per le spese alimentari, soprattutto pesce; un Centro che tende a consumare sempre più fuori casa; una generale diminuzione di carne, oli, grassi e zuccheri a fronte di una crescita di consumo di pesce, frutta e ortaggi: questi alcuni elementi della fotografia che il Centro Studi di Confcommercio ha fatto dell’Italia del quadriennio ‘97-2000. Analisi che evidenzia quanto sia solo teorico il recupero del Mezzogiorno, quanto le regioni del Centro si stiano “europeizzando”, quanto siano cambiate le diverse abitudini di consumo delle famiglie in relazione alla loro struttura, reddito e occupazione.

LA SPESA DELLE FAMIGLIE ITALIANE PER MACROAREA

Le tendenze generali

Nel corso degli ultimi anni è proseguita, su tutto il territorio, la tendenza ad una semplificazione dei nuclei familiari, con una riduzione del numero medio di componenti da 2,7 del 1997 a 2,6 del 2000, conseguenza di una crescita del numero di famiglie più elevata rispetto alla popolazione.

In questo contesto la spesa media mensile delle famiglie italiane ha registrato un incremento in valore del 7,6%, dato che, in presenza di una variazione dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività tra il 1997 ed il 2000 del 6,3%, lascia sottintendere una crescita molto contenuta in termini reali e prossima all’1,3%.

Tab. 1 – SPESA MEDIA MENSILE DELLE FAMIGLIE

Migliaia di lire correnti

  Nord Centro Sud-Isole ITALIA
ALIMENTARE
1997 771 807 768 777
2000 787 733 807 783
Variazione percentuale 2,0 -9,2 5,1 0,8
NON ALIMENTARE
1997 3.592 3.132 2.506 3.144
2000 3.939 3.429 2.700 3.434
Variazione percentuale 9,7 9,5 7,7 9,2
TOTALE
1997 4.364 3.939 3.274 3.921
2000 4.726 4.162 3.507 4.217
Variazione percentuale 8,3 5,7 7,1 7,6
FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Tali valori se riportati al numero di componenti delle famiglie evidenziano, comunque, una dinamica pro-capite della spesa in termini reali meno negativa, in particolare nel Nord, area nella quale le famiglie sono mediamente meno numerose.

Tab. 2 – SPESA MEDIA MENSILE PRO CAPITE

Migliaia di lire correnti

  Nord Centro Sud-Isole ITALIA
ALIMENTARE
1997 311 307 261 292
2000 325 283 280 301
Variazione percentuale 4,3 -7,8 7,1 2,8
NON ALIMENTARE
1997 1.450 1.192 854 1.183
2000 1.625 1.326 937 1.318
Variazione percentuale 12,1 11,2 9,8 11,4
TOTALE
1997 1.762 1.499 1.115 1.475
2000 1.950 1.609 1.217 1.619
Variazione percentuale 10,7 7,3 9,2 9,7
FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

Le indicazioni relative al territorio sottolineano come le differenti dinamiche registrate in termini percentuali dalla spesa delle famiglie nel periodo 1997-2000, se pure non particolarmente elevate, abbiano contribuito ad ampliare le disparità già esistenti sia in termini di livelli, che di composizione della spesa tra le tre macroaree.

A livello generale si rileva come l’incremento più consistente in termini nominali della spesa per nucleo familiare si sia riscontrato nel Nord del Paese (8,3%), mentre nel Centro si è registrata la variazione più contenuta (5,7%), in conseguenza di una sensibile riduzione della spesa per l’alimentazione, in quanto la componente non alimentare ha evidenziato una dinamica generalmente positiva ed in linea con quella del Nord.

Relativamente al Mezzogiorno, nonostante l’incremento del 7,1% in termini nominali registrato tra il 1997 ed il 2000, il livello della spesa delle famiglie continua a risultare significativamente più basso di quello registrato nel resto del Paese, con una preoccupante tendenza all’ampliamento della forbice.

Ponendo uguale a cento la media italiana, il valore della spesa media familiare nel Sud, che già nel 1997 era pari all’83,5%, è sceso nel 2000 all’83,3%.

D’altra parte la spesa delle famiglie meridionali continua ad essere indirizzata in misura ancora significativa verso i consumi alimentari, il cui valore è aumentato del 5,1% contro lo 0,8% della media nazionale, a conferma di condizioni reddituali delle famiglie ancora distanti da quelle di altre aree del Paese.

In considerazione di queste dinamiche non omogenee anche la composizione della spesa sostenuta dalle famiglie nelle diverse aree ha continuato a differenziarsi in misura sempre più rilevante.

Nel Nord, ed in particolare nel Centro, l’incidenza della spesa alimentare si è ridotta sensibilmente attestandosi su valori prossimi al 17%, mentre nel Mezzogiorno la quota di consumi alimentari sul totale si è ridotta di pochi decimi di punto risultando pari al 23%.

Tab. 3 – SPESA MEDIA MENSILE DELLE FAMIGLIE

Composizione percentuale

  Nord Centro Sud-Isole ITALIA
ALIMENTARE
1997 17,7 20,5 23,4 19,8
2000 16,7 17,6 23,0 18,6
NON ALIMENTARE
1997 82,3 79,5 76,6 80,2
2000 83,3 82,4 77,0 81,4
TOTALE
1997 100,0 100,0 100,0 100,0
2000 100,0 100,0 100,0 100,0
FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

La spesa alimentare

Se si guarda ai livelli di spesa per nucleo familiare sul versante dell’alimentazione non sembrano essere presenti elevate differenze a livello territoriale.

Vi sono, comunque, alcuni elementi che portano a ritenere come anche da questo lato dei consumi vi siano condizioni non omogenee, situazione che spiega in parte i più elevati tassi di crescita registrati da questo segmento nel Mezzogiorno rispetto alla media nazionale.

In particolare, se si guarda al dato relativo alla spesa sostenuta dal nucleo familiare per l’alimentazione il Mezzogiorno mostra nel 2000 un livello più elevato del 2% rispetto al Nord, mentre se si considera il valore pro capite, in considerazione di un numero di componenti il nucleo familiare sostanzialmente dissimile, i rapporti di forza appaiono decisamente invertiti con una spesa nel Sud e nelle isole inferiore del 14% rispetto al Nord.

A questo bisogna aggiungere che la spesa per i beni alimentari, legata al consumo in casa, non rappresenta il totale di quanto speso complessivamente dalla famiglia per l’alimentazione, in quanto l’abitudine a consumare il pasto principale fuori casa, per motivi di lavoro o scolastici, tende a comprimere l’importo destinato a questa voce a favore dei «Pasti e consumazioni fuori casa», inclusi nel non alimentare.

Se si considera anche la spesa destinata a questa tipologia di consumo le distanze tra il Nord ed il Sud appaiono ancora più marcate e forniscono un ulteriore elemento per sottolineare le differenze reddituali che sottostanno ai comportamenti di consumo delle famiglie sul territorio.

Relativamente ai consumi alimentari si sottolinea come negli ultimi anni vi sia stata una sostanziale caduta in valore della spesa nelle regioni del Centro, la cui dimensione evidenzia la compresenza di un insieme di fattori e comportamenti che hanno amplificato la naturale tendenza alla compressione di questa voce di spesa.

Oltre ai fattori demografici e sociali – aumento dei single, invecchiamento della popolazione, abitudine a consumare sempre più frequentemente pasti fuori casa e la tendenza a ridurre i consumi di alcuni prodotti ritenuti meno salutari – vi è da sottolineare come i dati relativi alla spesa non siano espressione di consumi in termini quantitativi, ma solo monetari incorporando quindi anche l’effetto prezzo legato a mutamenti nella qualità dei prodotti acquistati.

In quest’ottica il sensibile aumento registrato negli ultimi anni del numero di famiglie povere nel Centro, dal 6,0% del totale del 1997 al 9,7% del 2000, potrebbe aver spinto molti nuclei familiari, nell’impossibilità di ridurre oltre una certa soglia questa tipologia di consumo, a sostituire prodotti di più elevata qualità con altri simili a prezzo più contenuto con un inevitabile effetto sui livelli di spesa, che potrebbero non riflettere analoghe modifiche quantitative.

Analizzando la composizione della spesa alimentare nelle diverse aree del Paese si riscontra un rallentamento della spesa per i prodotti ritenuti meno salutari, a fronte di una crescita del consumo di pesce, frutta e ortaggi e bevande, e si evidenziano alcune differenze, anche sensibili, dal lato delle abitudini delle famiglie.

Diversità che in molti casi sono da imputarsi a tradizioni alimentari ben radicate e che, nonostante anche in questo campo stia avvenendo una omologazione, stentano ad annullarsi.

Significativo in questo senso appare il caso del pesce, per il quale, pur in un contesto di generalizzato aumento sul territorio, la spesa sostenuta mediamente dalle famiglie del meridione è di quasi il 25% superiore rispetto alla media italiana e di quasi il 60% nei confronti di quella del Nord.

Tale situazione non sembra imputabile ad un effetto sostituzione nei confronti della carne, in quanto il Sud e le isole sono l’unica area dove l’incidenza della spesa per questo capitolo ha mostrato un aumento negli ultimi anni, risultando nel 2000 del 6% più elevata rispetto alla media nazionale.

Presumibilmente il più elevato consumo di questi prodotti nel Mezzogiorno è da ricondursi, oltre che ad un numero di componenti la famiglia più elevato, anche alla minore abitudine a consumare il pasto principale fuori casa.

Relativamente alla carne si sottolinea, inoltre, come la significativa tendenza alla riduzione della spesa tra il 1997 ed il 2000 nel Nord e nel Centro non possa essere riconducibile ad un drastico ridimensionamento degli ultimi mesi del 2000 collegato all’insorgere di casi di BSE, in quanto la tendenza a ridurre la spesa, e presumibilmente i quantitativi consumati, era già evidente nel ’99.

Tab. 4 – SPESA MEDIA MENSILE DELLE FAMIGLIE

Migliaia di lire correnti

  1997 2000
  Nord Centro Sud-Isole Italia Nord Centro Sud-Isole Italia
Pane e cereali 134 128 122 129 137 119 126 130
Carne 178 200 180 183 175 178 193 181
Pesce 47 67 73 59 52 67 84 67
Latte formaggi e uova 112 105 108 109 113 96 109 109
Olii e grassi 35 40 39 38 33 29 32 30
Patate frutta e ortaggi 131 141 125 131 138 128 133 135
Zucchero, caffè e drogheria 59 59 60 59 61 50 63 59
Bevande 74 69 60 69 78 67 67 72
ALIMENTARI E BEVANDE 771 807 768 777 787 733 807 783
Tabacchi 37 39 40 38 38 38 42 38
Abbigliamento e calzature 275 249 254 263 284 271 281 279
Abitazione 998 909 627 858 1.095 1.008 673 941
Combustibili ed energia 217 181 141 185 227 187 147 194
Mobili, elettrodomestici e servizi per la casa 280 260 285 278 331 283 298 312
Sanità 202 161 128 170 203 146 123 164
Trasporti 676 566 467 586 755 658 480 645
Comunicazioni 83 84 71 79 99 100 91 97
Istruzione 63 51 59 59 52 58 56 55
Tempo libero, cultura e giochi 237 213 158 206 260 225 172 224
Altri beni e servizi 525 418 278 422 595 454 337 485
- Pasti e consumazioni fuori casa 142 113 68 112 153 128 78 124
NON ALIMENTARI 3.592 3.132 2.506 3.144 3.939 3.429 2.700 3.434
TOTALE CONSUMI 4.364 3.939 3.274 3.921 4.726 4.162 3.507 4.217
FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

La spesa non alimentare

Tra il 1997 ed il 2000 le famiglie italiane hanno aumentato la quota di spesa destinata all’acquisto di prodotti non alimentari, passando dall’80,2% all’81,4%.

Nel 2000, la spesa media mensile familiare per questa tipologia di beni ha superato 3 milioni e 400 mila lire, con un incremento cumulato rispetto al 1997 del 9,2%.

Si tratta di un incremento superiore di circa 3 punti percentuali alla dinamica dei prezzi intercorsa nello stesso periodo, lasciando supporre che la crescita si è tradotta in un aumento delle quantità vendute ad un ritmo, non certo elevato, di circa lo 0,9% annuo.

Come già evidenziato per il comparto alimentare, la componente demografica influenza notevolmente i comportamenti di spesa delle famiglie anche nel segmento non food, spiegando le differenze che si registrano tra le diverse aree territoriali.

Volendo ricorrere ad una metafora, se si ipotizza che certe fonti statistiche, come la contabilità nazionale, misurano il diametro della «torta» dei consumi e come esso varia nel tempo, mentre altre indicano quanti nuclei familiari o quante persone si ritagliano una fetta di quella torta, il confronto tra la velocità a cui cresce il diametro della torta e il ritmo a cui invece variano i nuclei familiari fa capire se, in termini pro capite, il benessere di un nucleo familiare o dei suoi componenti, misurato dalla spesa per i consumi, aumenti, diminuisca o resti stazionario.

Dall’indagine sui “consumi delle famiglie” effettuata annualmente dall’ISTAT emerge come la spesa media non alimentare di una famiglia del Mezzogiorno sia cresciuta tra il 1997 ed il 2000 del 7,7%, ben due punti percentuali meno che nel Centro-Nord.

Se quindi nel 1997 la famiglia media residente nel Sud e nelle Isole spendeva in prodotti non alimentari poco più di 2 milioni e 500 mila lire al mese, cioè circa il 20% in meno della media nazionale e oltre il 30% in meno di una famiglia del Nord, nel 2000 questo divario si è allargato a causa della minor velocità di crescita dei consumi nelle regioni meridionali.

Con 2 milioni e 700 mila lire di spesa media mensile non alimentare, la famiglia del Mezzogiorno si colloca ora ad un livello di quasi il 22% inferiore alla media nazionale e di quasi il 32% più basso rispetto a quello di una famiglia delle regioni settentrionali.

Alla base di questa forbice, che sembra destinata ad allargarsi col permanere delle attuali tendenze, vi è non solo una minor dinamicità nella spesa delle famiglie per le note ragioni connesse al minor reddito disponibile – prime fra tutte un basso tasso di occupazione regolare o, per converso, un elevato livello di disoccupazione e una estesa diffusione di occupazione irregolare, caratterizzata da retribuzioni decisamente inferiori rispetto agli standard contrattuali e delle aree territoriali del Centro-Nord – ma anche una dinamica demografica insufficiente a far crescere in modo soddisfacente il diametro della «torta» dei consumi, al punto che le singole fette che spettano a ciascuna famiglia residente al Sud sono più piccole di quelle delle famiglie del Nord e del Centro.

In termini quindi di destinazione della spesa per categoria di consumo, le regioni meridionali sono rimaste pressoché immobili nel periodo considerato, destinando il 77,0% della spesa complessiva, appena 4 decimi in più del 1997, all’acquisto di servizi e prodotti non alimentari, contro l’83,3% del Nord e l’82,4% del Centro, che invece migliorano, rispettivamente, di un punto e tre punti.

Le tre voci più «pesanti», cioè spese per canone di locazione e/o mutuo, trasporti (acquisto di veicoli, spese di manutenzione, uso dei servizi pubblici) e altri beni e servizi (prodotti e servizi per la cura della persona, assicurazioni vita e sanitarie, alberghi, viaggi organizzati e pasti e consumazioni fuori casa), hanno superato nel 2000 il 49% della spesa non alimentare, oltre un punto e mezzo in più rispetto al 1997.

Si tratta di tipologie di spesa strettamente legate al livello del reddito, come evidenzia il fatto che mentre nelle regioni del Nord sfiorano il 52% del totale non alimentare, nel Mezzogiorno si attestano al 42,5%, con un divario che si è allargato di oltre un punto rispetto alla situazione del 1997.

Il gap appare ancor più evidente in termini di capacità di spesa.

Nel Mezzogiorno, la spesa media mensile familiare per l’abitazione è stata nel 2000 di poco superiore alle 670 mila lire, contro circa 1 milione e 100 mila lire del Nord, quasi il 39% in più. Tale differenza è spiegabile non solo con livelli reddituali più bassi, ma anche con una percentuale di famiglie meridionali quasi doppia rispetto al Nord cui è concessa un’abitazione in uso gratuito, e con un mercato degli affitti più ristretto, essendo circa il 18% le famiglie del Mezzogiorno che vivono in affitto o subaffitto, contro circa il 21% del Nord.

Per i trasporti, il livello di spesa del Sud e delle Isole è inferiore di oltre il 36% a quello del Nord, ampliando il divario di oltre 5 punti rispetto al 1997 e addirittura inferiore di oltre il 43% nel caso dei livelli di spesa per altri beni e servizi.

In questo aggregato, oltre un quarto della spesa è rappresentato dalla voce “pasti e consumazioni fuori casa”, relative a consumazioni presso pubblici esercizi (ristoranti, bar), mense e tavole calde, queste ultime connesse all’attività lavorativa e scolastica.

Nelle regioni meridionali le famiglie dedicano mensilmente a questa tipologia di spesa poco meno di 80 mila lire, contro le 153 mila lire delle regioni del Nord, ben il 49% in meno, spiegabile sia con un insufficiente livello dei servizi scolastici, sia più in generale con il minor numero di occupati in grado di produrre un reddito da lavoro.

Tra le altre voci di rilievo della spesa non alimentare spiccano quelle per abbigliamento e calzature e per mobili ed elettrodomestici, anche se le dinamiche dei due comparti evidenziano una variabilità territoriale piuttosto marcata.

Se infatti tra il 1997 ed il 2000 il divario Nord-Sud per la spesa in articoli di abbigliamento e calzature si è quasi annullato, con una capacità di spesa del Mezzogiorno inferiore a quella del Nord di appena l’1%, migliorando di quasi sei punti percentuali nel periodo, al contrario nel caso di beni durevoli, casalinghi ed altri articoli per la casa la forbice si è notevolmente ampliata.

In termini cumulati, nel periodo 1997-2000, la spesa media mensile al Nord per mobili ed elettrodomestici è cresciuta del 18,4%, contro il 4,6% del Mezzogiorno. Il livello di spesa della famiglia meridionale, che nel 1997 risultava superiore addirittura di quasi il 2% rispetto a quello del Nord, nel 2000 è fortemente peggiorato mostrandosi inferiore di quasi il 10%, probabilmente per una insufficiente dinamica del reddito delle famiglie, trattandosi di beni con un prezzo unitario molto elevato.

Da evidenziare, infine, il più elevato livello di spesa per l’istruzione (testi scolastici, tasse e rette) nel Mezzogiorno rispetto al Nord, circa l’8% in più nel 2000, mentre era inferiore del 6,5% nel 1997, imputabile essenzialmente al permanere di una quota di persone in età scolare molto più elevata nelle regioni del Sud e delle Isole.

Al contrario, la spesa per servizi sanitari e salute evidenzia tendenze demografiche di tipo opposto.

La presenza di un maggior numero di anziani residenti nelle aree del Nord determina un livello di spesa più elevato, ed il differenziale tra le ripartizioni geografiche si è mantenuto quasi stabile nel periodo considerato.

Ogni mese una famiglia del Nord spende per l’acquisto di medicinali e per visite mediche generiche e specialistiche oltre 203 mila lire, contro le quasi 123 mila di una famiglia del Mezzogiorno.

In realtà, su tali livelli di spesa incide anche il diverso regime di assistenza sanitaria adottato dalle regioni, in quanto il numero di prestazioni garantito dal servizio sanitario nazionale è in alcune regioni del Nord inferiore a quelle delle regioni meridionali.

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