Legalità, sicurezza e Pmi

Legalità, sicurezza e Pmi

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7 maggio 2009

Logo prima settimana europea delle PMI (2009)

SICUREZZA E GIUSTIZIA

La percezione di insicurezza rispetto ai fenomeni criminali in Italia da parte dei cittadini e delle imprese è in aumento, nonostante il numero dei reati in Italia nel 2008 sia diminuito dell’11% (e del 12% le rapine), e che l’Italia si collochi, secondo le rilevazioni dell’Eurostat in tema di delinquenza, al quarto posto in Europa per il numero di crimini denunciati.

Collaborazione con le forze dell’ordine e razionalizzazione del loro utilizzo, controllo del territorio, certezza della pena ed efficienza del sistema giudiziario sono le risposte che gli imprenditori del terziario si aspettano dalle istituzioni e che le stesse istituzioni riconoscono essere temi non più rinviabili: obiettivo dichiarato dal Guardasigilli il superamento dell’effetto “porte girevoli” nelle carceri, dalle quali circa il 25% degli arrestati esce entro il terzo giorno.

Confcommercio attraverso la Commissione Politiche per la Sicurezza e la Legalità e le organizzazioni territoriali e di categoria ha avviato con il Ministero dell’interno, il Capo della Polizia e le istituzioni presenti sul territorio iniziative finalizzate alla collaborazione con le forze dell’ordine per la prevenzione e il contrasto della criminalità diffusa, in particolare quella urbana collegata a furti e rapine negli esercizi commerciali: fra le più recenti il Vademecum per la sicurezza delle imprese del Commercio realizzato dall’Unione di Milano con la Questura e l’Arma dei Carabinieri e il Protocollo d’Intesa tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e la Federazione Italiana Tabaccai finalizzato alla formazione.

La criminalità organizzata e il racket: elementi destabilizzanti dell’economia.

La lotta alla criminalità organizzata sta facendo passi importanti, aumentano di anno in anno i beni confiscati alla mafia (nel 2008 sono passate allo Stato 1.139 imprese, con una dislocazione territoriale che vede la Lombardia come terza regione dopo la Sicilia e la Campania, e un patrimonio immobiliare superiore ai 500 mln) ma rimane pervasiva e devastante l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia, negli appalti e nella pubblica amministrazione. Oggi la criminalità organizzata fattura oltre 100 mld di euro l’anno, si specializza, amplia l’ambito territoriale e diversifica le sue attività.

Le infiltrazioni della criminalità nel tessuto imprenditoriale hanno innanzitutto un effetto destabilizzante sulla concorrenza e nel sistema delle imprese. L’impresa mafiosa può, grazie a vantaggi competitivi indebiti – quali non rispettare i costi della legalità in termini di sicurezza sul lavoro, ambiente, etc, piuttosto che ottenere forniture a prezzi ridotti, ma soprattutto grazie alla pressoché illimitata disponibilità di risorse finanziarie – dare l’impressione di creare benessere sul territorio, ma in realtà contribuisce solo ad affossare il mercato, mortificare la libertà d’impresa e impedire il dispiegarsi di una compiuta democrazia economica.

L’impegno della Confcommercio

Nella lotta al racket e alla criminalità organizzata Confcommercio ha scelto una strada che la vede, anche attraverso le organizzazioni territoriali, al fianco dei propri associati impegnati a collaborare con le forze dell’ordine e la magistratura denunciando gli estortori durante i processi a loro carico, fornendo supporto legale e costituendosi parte civile contro la mafia; ma allo stesso modo con fermezza e determinazione Confcommercio ha deciso di sospendere quegli associati che coinvolti in tali procedimenti si rifiutino di collaborare con la giustizia.

Confcommercio è direttamente impegnata sul fronte della lotta all’usura e al racket anche con un rappresentante nel Comitato di Solidarietà per le vittime del racket e dell’usura, ma sopratutto attraverso le sue organizzazioni territoriali, che operano in stretto contatto con i Consorzi fidi (molti dei quali gestiscono i fondi per la prevenzione dell’usura della legge 108/96), e associazioni antiusura e antiracket, sportelli Legalità, etc.

Crisi economica ed usura

Non c’è dubbio che la crisi economica sia un pericoloso volano per il diffondersi dei fenomeni legati all’usura. Le imprese sono strette fra calo della domanda, ritardi nei pagamenti da parte dei clienti oltre che della pubblica amministrazione, e un sistema creditizio che si è irrigidito, rigidità di cui soffrono particolarmente le PMI.

Per questo motivo Confcommercio ritiene che l’attivazione presso le Prefetture degli osservatori territoriali sul credito, vanno nella giusta direzione, e potrebbero dare impulso, in una logica di integrazione e di complementarietà, alla fattiva attivazione degli osservatori e delle iniziative già previste dall’accordo siglato nel 2007 con il Ministero dell’Interno, l’Abi, gli enti locali e le altre forze sociali per la prevenzione dell’usura e il sostegno alle vittime di questo fenomeno e del racket.

Il dibattito in corso sulla normativa in materia di usura, le cui modifiche sono attualmente all’esame della Camera, sembra aver colto quali siano le esigenze e le aspettative delle vittime dell’usura e dell’imprenditoria in norme quali l’introduzione della procedura per crisi da sovraindebitamento, o l’inasprimento delle pene, soprattutto per la riduzione della possibilità di patteggiamento, laddove vi siano aggravanti di estorsioni finalizzate all’usura e l’utilizzo dell’incidente probatorio con modalità analoghe a quelle utilizzate nei processi ove sono coinvolti i minori.

E’ necessario mettere in campo tutte le risorse possibili per contrastare un fenomeno tanto diffuso quanto difficilmente quantificabile, e assolutamente non misurabile attraverso l’esiguo numero delle denunce (505 nel 2008), che è addirittura sceso rispetto al 2007 (592).

La contraffazione

Se in Italia il fatturato del falso, ossia il giro d’affari legato alla contraffazione ha superato i 7 miliardi di euro, secondo i dati più recenti dell’Ocse si attesterebbe intorno ai 200 miliardi di dollari il valore dei prodotti contraffati scambiati su scala internazionale nel 2005. Nell’area dell’Unione Europea le attività di contraffazione e pirateria, che costituiscono circa il 5-7% del commercio mondiale, oltre a creare una perdita per le imprese comunitarie tra i 400 e gli 800 milioni di euro nel mercato interno e circa 2.000 milioni di euro sui mercati esterni, portano alla perdita di circa 17.000 posti di lavoro all’anno. Il Rapporto della Commissione relativo all’attività delle dogane nell’anno 2007 mostra un fenomeno in continua espansione: un aumento dei sequestri di beni contraffatti del 17% rispetto all’anno precedente, con un incremento particolarmente significativo (oltre il 50%) registrato nel settore dei medicinali.

Il fenomeno della contraffazione è assolutamente transnazionale e come tale deve essere affrontato ed è chiara quindi la necessità di mettere in campo strumenti di valenza internazionale, quale potrebbe essere l’Agenzia Europea per la lotta alla contraffazione, da realizzare anche potenziando con funzioni di coordinamento e operatività l’attività di organismi già esistenti, quali l’Osservatorio sulla Contraffazione.

Sul versante della legislazione italiana, è fondamentale nel contrasto al fenomeno che nel dibattito sulle norme in materia di lotta alla contraffazione e di tutela della proprietà industriale, attualmente all’esame del Parlamento italiano, non vengano limitati i poteri investigativi e di indagine delle autorità di polizia giudiziaria e che sia mantenuto il giusto equilibrio fra la severità delle sanzioni – sia nei confronti dei consumatori che degli operatori coinvolti – la loro reale applicabilità e la effettiva gravità del coinvolgimento.

Il processo di ratifica del Trattato di Lisbona e il rinnovo del Parlamento Europeo

La lotta alla criminalità e lo sviluppo della legalità, la creazione di un contesto di sicurezza per le PMI, la lotta alla contraffazione e all’abusivismo sono temi che sempre più assumono una rilevanza europea e che necessitano di una politica coordinata con gli altri Stati membri.

Il rinnovo del Parlamento Europeo coinciderà con una fase di profonde trasformazioni e di rinnovati impegni da parte dell’Europa anche nel settore Giustizia, Libertà e Sicurezza. Ma molto dipenderà dal processo di ratifica del Trattato di Lisbona, che pone questo settore al centro delle sue priorità.

L’accelerazione dei tempi del processo di ratifica del Trattato di Lisbona è quindi la prima discriminante per realizzare effettivamente uno spazio comune su queste materie e, di conseguenza, una politica efficace e coordinata su temi quali l’immigrazione, la gestione integrata delle frontiere, la lotta al terrorismo e alla criminalità, temi che diventano ancor più urgenti in una fase di recessione economica quale quella in corso. Così come, in un ottica di sviluppo deve essere promossa una strategia europea sulla migrazione legale – sono cinque milioni i cittadini di paesi terzi che attualmente lavorano nell'Unione europea – che tenga conto del diritto d’asilo e della gestione dell’integrazione, anche in funzione dell’apporto dei lavoratori migranti regolari – e ora sempre più numerosi, anche dei nuovi imprenditori – nonché dei mutamenti del mercato del lavoro.

L’entrata in vigore delle decisioni collegate alla Convenzione di Prum – che prevede un rafforzamento nella cooperazione fra Stati membri sulla prevenzione dei reati e le indagini giudiziarie – a cominciare dall’istituzione di banche dati del DNA e dallo scambio di informazioni fra i Paesi aderenti, costituirebbe inoltre uno stimolo efficacie per il contrasto a quella criminalità organizzata le cui ramificazioni sono ormai chiaramente sopranazionali, nonché per scoprire gli autori di reati quali furti e rapine, e che oggi, in larga parte, rimangono ignoti. Favorire il reciproco riconoscimento in materia penale e civile – tema peraltro già inserito fra le iniziative prioritarie della Commissione – costituirebbe una ulteriore impulso al contrasto alla criminalità, da perseguire anche attraverso iniziative quali la interconnessione dei casellari giudiziari.

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