L'usura "incombe" sempre di più sulle imprese

L'usura "incombe" sempre di più sulle imprese

Giornata nazionale di Confcommercio sulla legalità.  Secondo un'indagine dell'Ufficio Studi, oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l’usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita.

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20 aprile 2022

A Roma si è tenuta la nona edizione della Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, un evento ormai classico per fare il punto sulla diffusione dei fenomeni illegali e il peso della criminalità sull’economia reale. La giornata è stata caratterizzata dagli interventi del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e del sottosegretario al Ministero degli Interni, Ivan Scalfarotto. Quest’anno l’Ufficio Studi Confcommercio ha incentrato la sua indagine sulla diffusione dell’usura che, anche a causa della pandemia, è diventata la piaga principale per le imprese.

 

I livelli di sicurezza

Secondo i dati presentati dal direttore Mariano Bella, quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Il fenomeno è più accentuato nelle grandi città (16,2%), al Sud (16,6%), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1%) e per gli alberghi (20%). L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27%), seguito da abusivismo (22%), racket (21%) e furti (21%). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese.

 

 

L’esposizione all’usura e al racket

Oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l’usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città (22%), al Sud (19,1%) e per le imprese del commercio al dettaglio non alimentare (per il 20%). Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare,  il 6,4%  pensa di non poter fare nulla. Il dato è più marcato al Sud dove si rileva una sorta di polarizzazione dei comportamenti, con accentuazioni maggiori sia di imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7%) che di quelli che al contrario «non saprebbero cosa fare» (41%) o che pensano che «non ci sarebbe nulla da fare» (9,1%). Una dicotomia determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord. Una minore propensione a denunciare si registra nelle città di medie e grandi dimensioni (intorno al 52% gli imprenditori che indicano la denuncia), mentre nei centri abitati con meno di 10mila abitanti è più accentuata l’incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni (il 42,1% degli imprenditori dichiara che non saprebbe cosa fare).

 

 

Decoro urbano e qualità della vita

I problemi di decoro urbano sono più avvertiti nelle periferie delle grandi città (per il 52% delle imprese), mentre i centri storici delle citta tra i 10mila e i 50mila abitanti risultano più curati (per l’88,2% delle imprese).  Il 64,9% delle imprese ha riscontrato fenomeni di degrado nella propria zona di attività e un’impresa su cinque ritiene peggiorato il livello di qualità della vita nell’area in cui opera. Questi dati sono più marcati nelle grandi città dove degrado urbano e riduzione della qualità della vita sono segnalati rispettivamente dal 70% e dal 25% delle imprese.

 

 

 

Il racconto di una vittima dell'usura

 

 

 

Sangalli: "L'usura sembra una pandemia che non si riesce a sconfiggere"

 

 

 

a cura di 

Ugo Da Milano

 

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