La ristorazione fa sentire la sua voce

La ristorazione fa sentire la sua voce

Fipe-Confcommercio ha organizzato manifestazioni in ventiquattro città italiane contro le restrizioni dell'ultimo Dpcm. Stoppani: “Ribadiamo il valore economico e sociale del nostro settore, le imprese sono fatte per vivere”.

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28 ottobre 2020

Una giornata per far sentire la voce di un settore, quello della ristorazione e dei bar, che sta pagando un prezzo altissimo alle restrizioni che si sono susseguite nel giro di poche settimane e hanno raggiunto l'apice nell’ultimo Dpcm . Questo il senso della manifestazione organizzata dalla Fipe  in ventiquattro piazze d'Italia da nord a sud che ha visto la partecipazione di  oltre diecimila persone. 

"Imprenditrici e imprenditori - scrive la Fipe - hanno simbolicamente apparecchiato per terra, disponendo oltre 1000 coperti rovesciati a ricordare alla politica lo stato di emergenza nel quale versa il settore della ristorazione con il comparto che rischia di perdere 50.000 aziende con ben 300.000 posti di lavoro in bilico e 2,7 miliardi di euro bruciati solo per effetto dell'ultimo decreto".

"Protesta del tutto apolitica, pacifica e nel pieno rispetto delle regole - si sottolinea- a dimostrazione del grande senso di responsabilità che ha sempre caratterizzato gli imprenditori del settore".

"Oggi ci viene chiesto di sospendere la nostra attività per senso di responsabilità e per contribuire a ridurre l'impennata dei contagi", sottolinea il presidente della Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani. "Noi siamo pronti a fare la nostra parte, pur sapendo che i nostri locali sono sicuri. Lo sappiamo perché lo dicono i dati e lo sappiamo perché nei mesi scorsi abbiamo investito tempo, risorse ed energie per renderli sicuri. Non siamo untori e rivendichiamo il diritto di lavorare".

"Il Decreto Ristori approvato dal Governo - prosegue Stoppani - è un primo importante segnale che va apprezzato", "ma se le risorse promesse non arriveranno sui conti correnti degli imprenditori entro i primi giorni di novembre, il Paese perderà una componente essenziale dell'agroalimentare e dell'offerta turistica che da sempre ci rendono unici al mondo".

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