Dalla manovra poca spinta alla crescita

Dalla manovra poca spinta alla crescita

Con la messa punto della Nota di aggiornamento il governo definirà oggi la cornice entro cui far rientrare gli interventi di politica economica. Ma dover impegnare oltre 15 miliardi di euro per evitare l'aumento dell'Iva restringe a non più di 7-8 miliardi il margine per misure espansive.

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26 settembre 2016

La crescita anemica pesa come un macigno sugli spazi di intervento per la prossima manovra economica. Nei numeri tendenziali, quelli al netto della spinta delle politiche del governo, l'andamento dell'economia dovrebbe  fermarsi a +0,6%, praticamente la metà di quanto stimato in primavera. Ma dover impegnare oltre 15 miliardi di euro per evitare l'aumento dell'Iva restringe a non più di 7-8 miliardi il campo per misure espansive che spingano il Pil l'anno prossimo sull'1%. La soglia del numero pieno sarebbe infatti quella che il governo punterebbe ad inserire nella Nota di aggiornamento al Def come dato programmatico, quello cioè che tiene conto dell'effetto prociclico della manovra di bilancio e su cui si calcola il rapporto deficit/Pil e debito/Pil da presentare all'Europa. Raggiungerla non sarà però una passeggiata, considerando tutti i limiti imposti dalle regole Ue da un lato e dalla frenata dell'economia dall'altro. Il dialogo con Bruxelles è aperto da tempo e sta proseguendo in queste ultime ore per trovare un punto di caduta tra la rigidità dei Trattati e la flessibilità "politica" che la Commissione ha più volte manifestato. Sul piatto non ci sarebbe però solo il quadro 2017 ma anche quello del 2018, anno in cui è fissato il prossimo appuntamento elettorale e in cui il governo ha promesso il taglio dell'Irpef e del cuneo fiscale. Proprio in quello stesso anno doveva infatti già essere evidente il percorso di rientro verso il pareggio di bilancio, accompagnato dal calo del debito. Ma su entrambi i parametri l'Italia potrebbe restare distante dagli obiettivi. Quest'anno il debito non sembra infatti destinato a scendere ed anche l'avvio del percorso di rientro strutturale potrebbe ancora una volta slittare in avanti. Anche sul piano del deficit le cifre sono ancora malleabili. Il rallentamento del Pil, che quest'anno potrebbe fermarsi tra lo 0,8% e lo 0,9%, influenzerà anche il rapporto con l'indebitamento che salirebbe al 2,4-2,5% nel 2016 e si ridurrebbe al 2,3-2,4% l'anno prossimo (ma resta in piedi anche l'idea, caldeggiata dal premier, di restare anche il prossimo anno sul 2,5%). Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan sono ancora alle prese con i calcoli, non sempre univoci tra Via XX Settembre, tradizionalmente più prudente, e Palazzo Chigi, ispirato invece da una logica più "espansiva". Con la messa punto della Nota di aggiornamento il governo definirà comunque oggi la cornice entro cui far rientrare gli interventi di politica economica, compreso il piano Casa Italia che, ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza Claudio De Vincenti, avrà in manovra "un'importante stanziamento". Fuori dal patto di stabilità, nelle intenzioni italiane, ma una via ancora tutta da verificare con Bruxelles. Proprio la cornice macroeconomica rischia però, se troppo stretta, di trasformarsi in una gabbia, dove la selezione delle misure potrebbe rivelarsi durissima. E dove la lista dei desiderata, tra bonus diciottenni, interventi per la famiglia, rinnovo dei contratti per gli statali, decontribuzione e sgravi alla produttività, potrebbe accorciarsi non poco, almeno in un primo momento. Non è escluso infatti che, come già lo scorso anno, il deficit possa lievitare durante l'esame parlamentare e che siano così lasciate alle Camere disponibilità finanziarie da sfruttare in corso d'opera.

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