Orologi da polso, mercato in leggero calo nel 2019

Orologi da polso, mercato in leggero calo nel 2019

La ricerca Assorologi-Gfk fotografa un mercato che vale nel complesso 1,33 miliardi di euro (-2,9%) con 6,5 milioni di pezzi venduti (+1,4%). Nelle orologerie tradizionali c'è una discesa sia in valore (-1,7%) che in quantità (-0,8%).

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25 marzo 2020

Il mercato italiano degli orologi da polso nel 2019 vale circa 2,09 miliardi di euro. Questa è la stima di Assorologi in collaborazione, sulla base di un’analisi comparativa delle diverse fonti di informazione disponibili fatta in collaborazione con GfK Italia.

"Siamo consapevoli che si tratta di un esercizio difficile e necessariamente imperfetto, ma abbiamo ritenuto importante comunque stimare un valore quanto più realistico possibile del nostro mercato. Siamo convinti di avere prodotto un parametro serio, capace di dare un ordine di grandezza sul vero valore del nostro lavoro. Cercheremo – commenta il presidente di Assorologi, Mario Peserico – di affinare questo strumento e di poterci avvicinare sempre di più ad una fotografia esatta del mercato".

 

Entrando nel merito delle due rilevazioni (retail e consumer) realizzate da GfK, l’indagine Consumer Orologi 2019 (condotta sul solo consumatore italiano indipendentemente dal canale d’acquisto) evidenzia un mercato che vale 1,33 miliardi di euro (-2,9%) pari a 6,5 milioni di pezzi venduti (+1,4%), mentre l’indagine sulle orologerie tradizionali (nelle quali effettuano acquisti consumatori italiani e stranieri) evidenzia un calo sia in valore (-1,7%) che in quantità (-0,8%).

 

Il prezzo medio degli orologi è in calo su entrambe le rilevazioni: da 245 a 242 euro per gli orologi venduti dal canale gioielleria e da 212 a 203 euro se si considerano solo i consumatori italiani su tutti i canali.

 

Il dato sui canali di acquisto manifesta una prima interessante inversione di tendenza rispetto alla progressiva contrazione del canale gioiellerie e orologerie (tradizionali o ubicate all’interno di un centro commerciale). Infatti, dopo anni di lenta erosione, si rileva che nel 2019 da questo canale è transitato il 47% delle vendite in quantità (era il 44,5% lo scorso anno) ed il 52% in valore (era il 48%).

 

Prosegue invece l’ascesa del canale Internet (siti ufficiali, aste e commercio elettronico): in volume movimenta ormai più di un terzo dell’intero mercato (31,7: era il 29,4% lo scorso anno) e si stabilizza a valore con un 21,2% in linea con il dato rilevato lo scorso anno.

 

Il mese di dicembre resta il preferito per acquistare un orologio (25,2% in valore e 23,6% in quantità) ma si conferma anche che, non essendoci un motivo o ricorrenza particolare per effettuare l’acquisto per la metà dei consumatori, le vendite si spalmano lungo l’intero arco dell’anno in modo abbastanza uniforme, con un picco negativo nel mese di marzo.

 

L’indagine sul consumatore fornisce anche indicazioni sulle intenzioni di acquisto per il 2020. Si tratta però di un dato, purtroppo, che deve fare i conti con la drammatica crisi causata dalla presente emergenza sanitaria globale che si è manifestata subito dopo la chiusura della ricerca e che quindi dovrà necessariamente essere rivisto al ribasso.

 

“I dati che emergono sono certamente interessanti e mostrano un mercato italiano dell’orologeria tutto sommato stabile nei grandi numeri pur con qualche segnale di debolezza. Avrei voluto commentare con interesse il migliore andamento del canale tradizionale e una crescita non più esponenziale del canale on line. Purtroppo, le contingenze emergenziali determinate dalla pandemia che sta interessando tutto il mondo – afferma Peserico - fa passare tutto in secondo piano. Adesso abbiamo altre priorità, quelle di uscire dall’emergenza e tornare alla normalità, salvaguardare il nostro lavoro e quello dei nostri collaboratori, clienti e consumatori. Confido che la grande depressione del 2020 possa costituire la premessa per una significativa ripresa nei mesi a venire”.

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