Mezzogiorno e Pmi

Mezzogiorno e Pmi

DateFormat

16 aprile 2009

Logo prima settimana europea delle PMI (2009)

Oltre l’80% delle Pmi del Mezzogiorno dichiara di essere colpito in modo significativo dalla crisi economica. Le più esposte sono le imprese del commercio e dei servizi.

Tre le principali difficoltà incontrate dalle imprese: la diminuzione delle vendite (per il  69,2%); l’aumento dei prezzi praticati dai fornitori (per il 36,8%); l’accesso al credito (per il 23,3%).

Il 54,9% delle Pmi del Meridione non effettuerà investimenti nel periodo 2009-2010. Per circa un terzo delle imprese è la mancanza di risorse l’ostacolo all’avvio di programmi di investimento e il 31,6% delle Pmi investirebbe con l’aiuto pubblico.

Il 38,1% delle imprese ritiene che la propria capacità di fare ricerca e innovazione sia limitata da vari fattori, costituiti principalmente dalle prospettive di mercato non favorevoli (per il 58,2% delle imprese) e dalle difficoltà di reperimento di risorse per finanziare “progetti rischiosi” (per il 25,1% delle imprese).

Un’impresa su due ha difficoltà a far fronte al proprio fabbisogno finanziario a causa principalmente del ritardo e dell’irregolarità dei pagamenti (per il 48,7% e per il 43,9% delle Pmi), e del fatturato insufficiente (per il 22,1%).

Sull’offerta di finanziamenti da parte delle banche, il 38,4% delle Pmi rileva una riduzione del credito disponibile, il 33,4% segnala un peggioramento della durata temporale del credito e il 34,2% riscontra un aggravamento del costo dell’istruttoria.

Gli interventi strutturali ritenuti più importanti ed urgenti dalle Pmi riguardano le agevolazioni finanziarie (85%), la realizzazione o il miglioramento delle infrastrutture di trasporto, quali strade e autostrade (75,8%), ferrovie (69%) e aeroporti (59,9%), il miglioramento della sicurezza del territorio (69,1%).

Questi in sintesi i dati principali che emergono dall’indagine su Mezzogiorno e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format – Ricerche di Mercato.

Impatto della crisi economica sulle Pmi del Mezzogiorno

Imprese del Mezzogiorno colpite dalla crisi

L’81,2% delle Pmi del Mezzogiorno si ritiene “molto” o “abbastanza” coinvolto dalla crisi economica.

A dichiararlo sono in prevalenza le microimprese, le imprese del commercio e dei servizi, le imprese di Campania e Puglia.

Difficoltà incontrate dalle imprese

Le difficoltà riguardano in particolare la “diminuzione delle vendite” per il 69,2% delle imprese l’aumento dei prezzi praticati dai fornitori per il 36,8% e l’ accesso al credito per il 23,3%.

La diminuzione delle vendite è stata riscontrata prevalentemente nelle imprese del commercio e dei servizi. L’aumento dei prezzi praticati dai fornitori è stato lamentato in modo più accentuato dalle imprese di piccole e medie dimensioni. La difficoltà di accesso al credito è stata indicata in prevalenza dalle microimprese e dalle piccole imprese del commercio di Sicilia, Abruzzo e Basilicata.

Fiducia delle imprese

Tenuto conto della propria situazione attuale e delle previsioni di sviluppo nel prossimo futuro, il 66% delle Pmi ha “molta” o “abbastanza” fiducia di superare la crisi attuale.

La fiducia è più elevata presso le microimprese e le piccole imprese, assai meno presso quelle di medie dimensioni. Questa fiducia è meno accentuata in Puglia e Campania.

Andamento degli investimenti delle Pmi del Mezzogiorno

Investimenti

Soltanto il 23,1% delle Pmi del Mezzogiorno ha investito nel periodo 2008-2009.

Il 54,9% delle imprese dichiara che non effettuerà investimenti nel periodo 2009-2010. Solo  l’8,5% investirà “certamente”, mentre il 18,2% si dichiara possibilista.

La tendenza ad effettuare investimenti nel periodo 2009-2010 prevale nelle imprese di piccole e medie dimensioni, mentre al contrario è meno accentuata nelle microimprese. E’ più marcata nelle imprese di Campania e Sicilia (assai meno in quelle della Puglia) che sembrerebbero risentire in misura più grave degli effetti della crisi rispetto alle imprese delle altre regioni meridionali.

Mancanza di risorse: ostacolo agli investimenti

Circa un terzo delle Pmi del Mezzogiorno (28,6%) non avvierà programmi di investimento nel biennio 2009-2010 a causa della mancanza di risorse. Sono, in prevalenza, microimprese e piccole imprese del commercio.

Il ruolo dell’aiuto pubblico alle imprese

il 31,6% delle Pmi effettuerebbe investimenti con l’aiuto pubblico, il 21% si dichiara possibilista, mentre il 20,8% delle Pmi in ogni caso non prevede di effettuare alcun investimento.

A chiedere il sostegno pubblico sono in prevalenza le microimprese e le piccole imprese del commercio e, sia pure in misura meno accentuata, dei servizi.

Competitività delle Pmi del Mezzogiorno

Attuale livello di competitività delle imprese

Il 58% delle imprese del Mezzogiorno, considerato l’attuale posizionamento sul mercato, dà un giudizio positivo (“buono”) del proprio livello di competitività nei confronti della concorrenza.

Le microimprese e le piccole imprese del commercio valutano come “sufficiente” il livello della propria competitività sul mercato rispetto ai concorrenti, mentre quelle dei servizi tendono a ritenere “insufficiente” il proprio livello di competitività. Hanno indicato un basso livello di competitività, e quindi una maggiore esposizione all’azione dei concorrenti nel corso della propria azione sui mercati, in prevalenza le imprese di Campania e Puglia. La tendenza a considerare “buono” il proprio livello di competitività è risultata più accentuata nelle imprese di Sicilia e Sardegna.

La competitività nel 2009/2010 rispetto al 2007/2008

Il 32,1% delle Pmi ritiene che nel 2009-2010 il livello di competitività della propria impresa aumenterà, per il 53,3% resterà invariato e per il 14,6% peggiorerà.

Sostanzialmente un’impresa su tre confida, quindi, nell’aumento della propria competitività (in particolare microimprese e piccole imprese dei servizi).

Innovazione e ricerca

L’innovazione nel periodo 2007-2008

L’8,6% delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno ha introdotto delle innovazioni (di processo, di prodotto, organizzative) nel periodo  2007-2008.

Ad averlo fatto sono in prevalenza le imprese dei servizi. Ad avere innovato meno sono le microimprese del commercio che hanno avuto maggiori difficoltà ad effettuare investimenti.

L’innovazione nel periodo 2009-2010

L’8,7% delle Pmi del Meridione introdurrà “certamente” qualche innovazione nell’attività dell’impresa nel 2009-2010, mentre il 22,4% lo ritiene probabile.

Le imprese che tenderanno ad innovare di più saranno le Pmi dei servizi.

Ricerca e sviluppo nel periodo 2007-2008

Il 17,7% delle Pmi del Sud Italia ha svolto attività di ricerca e sviluppo nel periodo 2007-2008.

Campania e Abruzzo sono le regioni in cui si è svolta in misura maggiore questa attività.

Ricerca e sviluppo nel periodo 2009-2010

Il 7,6% delle Pmi del Sud dichiara che “certamente” effettuerà attività di ricerca e sviluppo nel periodo 2009-2010, mentre l’11,9% si dichiara possibilista.

Le imprese che continueranno ad effettuare ricerca e sviluppo sono quelle dei servizi.

Fattori di ostacolo all’innovazione e ricerca

Il 38,1% delle imprese del Mezzogiorno ritiene che la propria capacità di fare ricerca e innovazione sia limitata da vari fattori, costituiti principalmente dalle prospettive di mercato non favorevoli (per il 58,2% delle imprese) e dalle difficoltà di reperimento di risorse per finanziare “progetti rischiosi” (per il 25,1% delle imprese).

Credito

Il fabbisogno finanziario

il 50% delle piccole e medie imprese del Meridione ha difficoltà a far fronte al proprio fabbisogno finanziario: il 5,9% di Pmi lo dichiara in modo esplicito e il 44,1% ammette di avere qualche difficoltà o qualche ritardo sotto questo aspetto.

Le imprese che manifestano maggiori difficoltà sono quelle con meno di dieci addetti, mentre quelle dei servizi soffrono di meno. Il fenomeno è più evidente in Campania, Calabria, Basilicata, Sicilia e Sardegna.

Fabbisogno finanziario: le cause delle difficoltà riscontrate dalle imprese

Le Pmi del Sud Italia che hanno manifestato di non essere in grado, o di avere qualche difficoltà, nel fare fronte al proprio fabbisogno finanziario, hanno identificato in tre aspetti le cause principali della propria condizione di difficoltà: 1) le “entrate sicure, ma in ritardo”, ovvero il ritardo nei pagamenti da parte dei propri clienti (il 48,7% delle imprese); 2) L’imprevedibilità e l’irregolarità dei pagamenti da parte dei propri clienti (il 43,9% delle imprese); 3) Il fatturato insufficiente (il 22,1% delle imprese).

Il ritardo nei pagamenti da parte dei propri clienti, presumibilmente clienti anche della Pubblica amministrazione, come sembrerebbe suggerire il termine “entrate sicure”, è avvertito prevalentemente dalle piccole imprese del commercio e dei servizi di Campania, Abruzzo e Sicilia.

L’imprevedibilità e l’irregolarità dei pagamenti da parte dei propri clienti è un problema avvertito in prevalenza dalle microimprese e dalle piccole imprese (ma non dalle medie imprese) del commercio.

Il fatturato insufficiente, ovvero la riduzione dei ricavi, è un problema manifestato in prevalenza dalle piccole imprese dei servizi.

Fabbisogno finanziario: strategie delle imprese

Sono sostanzialmente due le strategie messe in atto dalle Pmi per fronteggiare le difficoltà finanziarie: 1) il pagamento  in ritardo dei fornitori (52,3% delle imprese); 2) gli scoperti di conto corrente presso banche o altri operatori finanziari non-bancari (44,0% delle imprese).

Il “ritardo nel pagamento dei fornitori” è stato rilevato in prevalenza nelle microimprese del commercio. Questo fenomeno potrebbe essere influenzato dal ritardo con cui le imprese, a loro volta, vengono  pagate dai propri clienti.

Il ricorso agli “scoperti di conto corrente presso banche o altri operatori finanziari non-bancari” viene indicato in prevalenza dalle piccole e medie imprese dei settori del commercio e dei servizi, che conseguentemente risultano particolarmente esposte verso il sistema del credito. Tale esposizione risulta particolarmente accentuata in Calabria, Puglia e Sicilia.

L’offerta dei finanziamenti da parte delle banche

Il 38,4% delle Pmi del Mezzogiorno ritiene peggiorata l’offerta di finanziamenti da parte delle banche con riferimento alla quantità di credito reso disponibile. Il 5,8% la reputa, invece, migliorata. A soffrire maggiormente sono le microimprese dei servizi. Questo fenomeno si manifesta in modo più evidente in Campania, Puglia e Sardegna.

Per Il 33,4% delle Pmi è peggiorata l’offerta dei finanziamenti da parte delle banche con riferimento alla durata temporale del credito, mentre per il 5,2% è migliorata.

A segnalare questo disagio sono in prevalenza le piccole e medie imprese dei servizi. Il fenomeno è, inoltre, particolarmente accentuato in Campania e Puglia.

Il 34,2% delle Pmi ritiene peggiorata l’offerta dei finanziamenti da parte delle banche con riferimento al costo dell’istruttoria. Il 4% la reputa, al contrario, migliorata.

A lamentare questo aggravamento sono, in particolare, le imprese di piccole dimensioni del commercio di Campania, Puglia e Sardegna.

Il livello delle garanzie richieste dalle banche

Il 49,6% delle imprese del Mezzogiorno giudica “elevato” il livello delle garanzie reali e personali richieste dalle banche. A indicarlo sono in prevalenza le piccole imprese dei servizi di Calabria, Abruzzo, Molise, Sicilia e Sardegna.

Interventi strutturali in favore delle Pmi del Mezzogiorno

Gli investimenti strutturali richiesti dalle imprese

Gli interventi strutturali ritenuti più importanti ed urgenti da parte delle Pmi sono le agevolazioni finanziarie (per l’85% delle imprese), la realizzazione o il miglioramento di infrastrutture di trasporto, quali strade e autostrade (75,8%), ferrovie (69,0%) e aeroporti (59,9), il miglioramento della sicurezza del territorio (69,1%).

A chiedere interventi strutturali per migliorare la sicurezza del territorio sono in prevalenza le piccole imprese del commercio e dei servizi. Campania e Puglia sono le regioni dove la domanda di sicurezza è più forte.

La richiesta di strade, autostrade, ferrovie e aeroporti è più accentuata nelle imprese del commercio di piccole e medie dimensioni.

La “Banca per il Sud”

Il 68,2% delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno ritiene “molto” o “abbastanza” utile l’idea di una “Banca per il Sud”, ovvero di una banca dedicata agli investimenti nel Mezzogiorno.

A ritenere “molto” o “abbastanza” utile l’idea sono in prevalenza le imprese di dimensioni più grandi di Campania, Calabria e Puglia.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca