Micheli: "Serve un ecosistema imprenditoriale nuovo"

Micheli: "Serve un ecosistema imprenditoriale nuovo"

Il presidente dei Giovani imprenditori di Confcommercio ha inaugurato la due giorni del Forum svoltosi al Maxxi di Roma invitando a "trovare strumenti che aiutino l'impresa italiana a crescere e a essere più produttiva". La legge di stabilità "porta troppo lentamente fuori dalle secche della bassa crescita il nostro Paese".

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4 novembre 2014

Terziarizzazione dell'economia, scarsa produttività del lavoro

Dall'approfondita analisi del nostro Ufficio Studi emerge un dato incontrovertibile: l'economia del nostro Paese è sempre più terziarizzata e le imprese del terziario di mercato, quelle che Confcommercio rappresenta, fanno da traino, con un contributo in termini di Pil e di occupazione che supera il 40%. Dal confronto con l'industria emerge una maggiore tenuta occupazionale dei servizi di mercato, anche durante la crisi.

Tuttavia uno dei mali più gravi del nostro Paese continua a chiamarsi bassa produttività.

E allora evidente che su questo fronte occorre fare di più, molto di più e meglio per accrescere  redditi,  consumi, prodotto medio per occupato e per realizzare una maggiore competitività.

Vanno, dunque, trovati strumenti che aiutino l'impresa italiana a crescere e a essere più produttiva.

Chi fa impresa crea lavoro, non investe nell'economia di carta, produce ricchezza e benessere per sé e per la collettività, ma necessita di favorevoli condizioni di contesto.

Ogni giorno gli imprenditori si trovano a combattere contro una crisi che sembra non finire mai, un fisco opprimente e una burocrazia asfissiante che complicano ancora di più una missione già di per sé difficile.

Gli imprenditori, soprattutto quelli giovani, sono ancora disposti a scommettere e ad investire sul Paese, sono quelli che di fronte a tutto questo rimangono, accettano la sfida, adeguano le loro imprese ad un mercato mutato, innovano, fanno nuova occupazione per tornare ad essere vincenti.

Noi Giovani imprenditori siamo pronti a confrontarci con nuovi e più evoluti scenari, a fare con coraggio quel necessario salto  verso il nuovo di cui abbiamo detto, ma vogliamo farlo in un contesto anch'esso nuovo in cui le istituzioni siano a fianco delle imprese -  e non contro le imprese - finalmente libere, queste, di esprimersi in un contesto in cui la burocrazia sia  snella e razionale con un sistema del credito evoluto e modulato sulle reali, mutate esigenze di chi fa impresa, e con un carico fiscale ad un livello compatibile con l'esigenza di crescita che calibri finalmente la tassazione diretta ed indiretta rendendola equa nel rapporto tra esigenza di cassa dello Stato e servizi da questo erogati e resi a cittadini e imprese.

Occorre costruire quello che potrei definire un ecosistema imprenditoriale nuovo e vitale - che esalti il ruolo dell'impresa  e che stimoli competitività ed innovazione.

Il governo Renzi ha iniziato col piede giusto annunciando tante e importanti riforme e questo ha creato delle aspettative che gli hanno consentito di accumulare un notevole capitale di fiducia da parte delle famiglie e delle imprese.

Ma adesso questa fiducia vuole e deve essere ricambiata.

Sfruttiamo, dunque, ancora questa fiducia e queste energie per mettere le nuove generazioni di imprenditori del terziario di mercato nelle condizioni di creare crescita e occupazione.

E' una sfida difficile, ne siamo consapevoli, ma è una sfida vitale dalla quale non possiamo sottrarci.      

Dobbiamo vincerla.

 

Innovazione

Al governo Renzi riconosciamo il merito di voler rompere con gli schemi tradizionali e di voler innovare, aprendo una nuova stagione di riforme del Paese.

E non è un caso se evoluzioni e cambiamento sono le due parole chiave che abbiamo sposato per questa nostra due giorni.

Perché chi oggi fa, o vuole fare impresa, deve sapersi adattare velocemente ai cambiamenti dettati dal mercato e riuscire a cogliere tutte le opportunità che l'innovazione, che è connaturata alle imprese dei servizi, può offrire in termini di nuovi prodotti, nuovi processi, nuove modelli di business, formati distributivi, modelli organizzativi e di marketing.

E qui lancio una proposta.

Chiediamo due diversi sistemi di incentivi:

- uno per la ricerca, oggi tarato sostanzialmente solo per l'industria e per le grandi imprese;

- uno per l'innovazione, che sostenga tutto il sistema delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti, e che tenga conto in particolare delle start-up. Che questa sia la direzione del futuro è confermato dal fatto che anche in Europa sono state sviluppate queste linee di incentivo per le imprese;  adesso noi chiediamo di recepire ed inserire i medesimi provvedimenti  nei piani operativi nazionali (PON) e nei piani operativi regionali (POR).

 

Questione Meridionale

Le differenze tra i vari territori del Paese, con la crisi, si sono notevolmente amplificati. La situazione del Mezzogiorno si è ulteriormente aggravata.

Il divario tra Nord e Sud in termini di consumi e di Pil si è ampliato. Ciò vuol dire che se, in questi anni, il Paese nel suo complesso non è cresciuto, il Sud, nello specifico, sta collassando.

La triste realtà è che il Mezzogiorno si spopola e si disperde, perde forze di lavoro. Lo abbiamo denunciato un anno fa durante il nostro VI Forum, lo abbiamo ribadito nell'appuntamento di Bari - dedicato al SUD – lo voglio ribadire oggi con forza,  senza il Mezzogiorno il Paese non riparte.

Una crescita significativa dell'intero Paese passa inevitabilmente dalla possibilità che il Mezzogiorno cresca tramite la valorizzazione delle sue risorse e potenzialità ancora inespresse, a cominciare dalla filiera del turismo alla valorizzazione della posizione strategica nel mediterraneo.

Va colmato il gap infrastrutturale, il sud va collegato in maniera  più veloce ed efficiente al resto del paese.

E' necessaria una massiccia operazione di riqualificazione urbana, di miglioramento dell'accessibilità, di elevati standard di legalità, di lotta all'abusivismo - in ogni sua forma - e al degrado urbano e ambientale.

I giovani imprenditori  del sud stanno lottando contro tutto e tutti,   vanno adeguatamente supportati.

 

Situazione economica e legge di stabilità

Fino a ieri la politica economica è stata sottrazione di risorse, attraverso l'eccesso d'imposizione fiscale, oggi deve essere sottrazione di ostacoli all'attività delle imprese.

Evitiamo il fuoco amico della burocrazia e creiamo le migliori condizioni di mercato. Avremo così imprese più forti, più competitive, più produttive.

La legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri, nonostante sia condivisibile nell'impostazione generale, è troppo timida sia nei tagli di spesa che nella riduzione delle tasse.

Anzi, proprio sulla questione delle tasse la legge di stabilità, presentata come fortemente orientata ad una loro riduzione, prevede, in mancanza di ingenti tagli alla spesa pubblica improduttiva, incrementi dell'Iva e delle accise che determinerebbero un ulteriore aggravio fiscale con inevitabili effetti depressivi su Pil e sui consumi; ciò vorrebbe dire - la definitiva chiusura del sipario sulle possibilità di ripresa del Paese.

Inoltre, è rimasto sulla carta il fondo taglia tasse che, anche questa volta, non è entrato in funzione.

Insomma, siamo di fronte ad una manovra che porta troppo lentamente fuori dalle secche della bassa crescita il nostro Paese. E soprattutto non crea le condizioni per una crescita robusta e duratura nel medio periodo. 

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