Monti: "Decreto tassello fondamentale per la crescita"

Monti: "Decreto tassello fondamentale per la crescita"

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16 marzo 2012

La fase più critica per la Finanza pubblica è superata, anche se non si può dire di essere
completamente fuori ''dall'emergenza'', né ci si può ''rilassare'' sul rigore fiscale; però ora si può cominciare a concentrare gli sforzi sulla crescita economica, di cui il decreto liberalizzazioni è ''un tassello fondamentale'', che va quindi convertito dalle Camera senza ulteriori modifiche. Questo
il ragionamento fatto dal premier Mario Monti alle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera, impegnate nell'esame del provvedimento. Il tema del giorno rimane quello bancario. Ma non solo quello della norma sulle commissioni, introdotta dal Senato sulla quale Monti ha spiegato che ''se il Parlamento che ha votato la norma ad ampia maggioranza vorrà cambiare, il governo agevolerà il ritorno alla previgente disciplina proposta nel Salva-Italia''. Il dibattito è caldo sul no detto dal sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo alla modifica che estende fino a 1.500 euro la gratuità dei conti correnti bancari per i pensionati. La posizione prima è stata corretta da un altra sottosegretario. Poi Monti ha chiarito: ''la norma non è in discussione''. Nel suo intervento il premier ha lanciato un appello alla Camera, visti i tempi stretti e il testo ''migliorato''. Ai deputati ha
quindi chiesto di rinunciare a modificare il testo per evitare una terza lettura in Senato: i mercati, ha detto, ''ci osservano''. Richiesta accolta dalla maggioranza ma che ha provocato le proteste della Lega che ha abbandonato i lavori. Monti tuttavia non ha solo stoppato gli emendamenti, ma ha
fatto il punto sulle politiche economiche del governo. ''Nelle ultime settimane - ha detto - c'è stata una distensione del quadro finanziario, ma che non si è perfettamente normalizzato. Siamo in una posizione di attenta vigilanza rispetto ai mercati finanziari''. Quindi vanno respinti ''prematuri e pericolosi impulsi a rilassamento'' del quadro di risanamento, perché ''ogni arretramento può dare cadute gravi del sistema''. E questo spiega il secondo passaggio del premier: ''nel contesto dato, le politiche redistributive si pongono come un 'posterius' rispetto alle politiche di sviluppo non in
deficit''; che tradotto significa: oggi come oggi non ci sono soldi né per il taglio di tasse né da mettere in politiche industriali onerose per lo Stato. Ed è per questo, ha insistito Monti, che si deve puntare sulle liberalizzazioni. ''Piu' concorrenza - ha spiegato ancora Monti - vuol dire minori rendite di posizione e minori freni all'economia che sono delle imposte occulte che, attraverso interventi dei pubblici poteri, determinano dei gravami con vantaggi indebiti per altri cittadini''. Insomma imprese e cittadini risparmieranno su tariffe professionali, su assicurazioni, sulle commissioni delle banche, tutte cose rimosse dal decreto. Le liberalizzazioni quindi ''danno più crescita e più equita'''. Il presidente del Consiglio si è tolto poi due sassolini dalla scarpa. Ha respinto l'accusa di essere stato ''forte con i deboli e debole con i forti'': Eni, a cui verrà tolta la
proprietà di Snam, ha ironizzato il premier, non è un ''soggetto particolarmente debole''. E a chi gli ha rimproverato di non aver fatto abbastanza, ha detto che il livello di liberalizzazioni del decreto è ''stato spinto fin dove ce lo consentivano le diverse forze politiche presenti in parlamento''. E comunque, ha annunciato, ci saranno altri interventi legislativi, che saranno ''la sede appropriata per continuare l'opera e andare più in là".

 

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