Mostra convegno "Ristorazione 2008"

Mostra convegno "Ristorazione 2008"

Milano, 25 settembre 2008

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25 settembre 2008
ristorando

 

Cari Amici, Signore e Signori,

 

desidero ringraziare Antonio Savoia, che insieme ai miei amici Lino Stoppani, Presidente Fipe, e Ilario Perotto, Presidente Angem, mi hanno invitato a dare un contributo a questa manifestazione che è diventata ormai un appuntamento imperdibile per gli operatori della ristorazione moderna, e per chiunque si muova nel mondo dell’alimentazione.

 

Va infatti a loro il merito di aver saputo cogliere la valenza di un settore in forte espansione e di averlo sviluppato.

 

Se, come ho letto, sono due miliardi i pasti consumati ogni anno in “collettività”, nei luoghi più diversi - dalle aziende, alle scuole, alle università, alle strutture sanitarie o assistenziali, fino ai grandi mezzi di trasporto – non posso non pensare a quante occasioni ognuno di noi ha di entrare in contatto con questo mondo.

 

Un settore che fattura quasi 7 miliardi e che, al di là della sua valenza economica, riveste anche una importante funzione sociale e culturale.

 

Basti pensare al ruolo delle mense scolastiche, che forniscono non solo un servizio alle famiglie, ma una vera e propria funzione educativa per l’acquisizione da parte dei bambini del gusto del cibo e dell’apprendimento dei principi di una corretta alimentazione.

 

Sappiamo tutti che una sana alimentazione è alla base della salute dell’individuo e che oggi la nostra società paga i costi sociali di malattie che hanno spesso un’origine alimentare, a cominciare dall’obesità, fino alle patologie cardiovascolari.

 

Ridare valore e centralità al cibo è quindi una sfida culturale che deve coinvolgere anche quelle società, come la nostra, in cui il bisogno di alimentarsi è ampiamente soddisfatto.

 

Questo, tuttavia, non dovrebbe farci dimenticare di affacciarci fuori dalla finestra di casa nostra, nel resto del mondo, dove invece ci sono almeno un miliardo di persone per le quali il problema di ogni giorno è quello della sopravvivenza.

 

Trovare cibo e acqua è la loro attività principale, spesso l’unica.

 

E’ la globalizzazione che ci pone davanti alla più grande sfida del millennio: garantire il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta. E non a caso “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è il tema centrale dell’Expo 2015.

 

Con queste premesse è facile comprendere quale decisivo ruolo avrà la ristorazione nell’ambito dell’Expo. Un ruolo fondamentale non soltanto per la grande e prestigiosa tradizione che la ristorazione vanta nel nostro Paese, ma anche perché essa è un tassello fondamentale della filiera agro-alimentare, sulla quale si investono sempre più risorse – la manifestazione di oggi ne è una chiaro esempio – per migliorarne l’efficienza con processi di innovazione sempre più all’avanguardia.

 

Le stime prevedono che nei sei mesi di svolgimento dell’esposizione universale bisognerà gestire e garantire servizi – di accoglienza, di mobilità, di ristorazione, appunto – a oltre 29 milioni di visitatori e oltre 175 rappresentanze di espositori di cui 120 appartenenti a Paesi stranieri.

 

C’è bisogno, dunque, di una ristorazione solida e organizzata ma c’è bisogno anche di un sistema imprenditoriale robusto ed efficiente, che possa fare affidamento su risorse e infrastrutture all’altezza della sfida che l’Italia ha voluto raccogliere con la candidatura per l’Expo 2015.

 

Le risorse ci sono - un miliardo e quattrocento milioni sono già stati stanziati dal governo – e altre ne arriveranno, mi auguro, ma bisognerà saperle utilizzare al meglio, valorizzando le potenzialità di partnership fra pubblico e privato e ottimizzando gli interventi.

 

Senza perdere tempo, perché il 2015 è ormai vicino e costituisce non solo un banco di prova ma un’opportunità per Milano e per l’intero Paese.

 

Un Paese che ha bisogno di rilanciare crescita e consumi, di portare a compimento le vere liberalizzazioni, di investire in capitale umano, in innovazione e imprenditorialità, di superare quel gap infrastrutturale nel settore dei trasporti che ci allontana dall’Europa e dal mondo.

 

Un mondo che sin da ora, in vista del 2015, ha già i riflettori puntati su di noi.

 

Grazie.

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