Novità "europee" per le professioni

Novità "europee" per le professioni

A gennaio la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure che riguardano anche le professioni all'interno della strategia per il mercato unico. Le misure sono volte a facilitare ai prestatori di servizi la libera circolazione nel mercato.

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23 febbraio 2017

A gennaio, la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure che riguardano anche le professioni all'interno della strategia per il mercato unico. Le misure sono volte  a facilitare ai prestatori di servizi la libera circolazione nel mercato. Tra le le iniziative adottate dalla Commissione, c'è l'introduzione di una e-card europea dei servizi  (Com( 2016) 823 final - Proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio  e Com (2016) 824 final - Proposta di regolamento del parlamento europeo che introduce la carta elettronica europea dei servizi; un test di Valutazione della proporzionalità delle norme nazionali sui servizi professionali – (Proposta di direttiva COM(2016) 822); orientamenti per le riforme nazionali in materia di regolamentazione delle professioni (Com 2016) 822 final); una notifica breve dei progetti di norme nazionali sui servizi – ( Com (2016) 821 final 2016/0398 ) Proposta di direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente l'applicazione della direttiva); L'obiettivo generale che si propone la Commissione con queste misure è duplice e riguarda da un lato la necessità di  facilitare ai prestatori di servizi l'adempimento delle formalità amministrative e procedurali attraverso un processo di  semplificazione, dall'altro quello di garantire  che gli Stati membri non introducano prescrizioni eccessivamente onerose che si traducano in barriere all'ingresso. Secondo la responsdabile di Confcommercio Professioni, Anna Rita Fioroni, "è interessante in particolare la proposta relativa alla valutazione della proporzionalità delle norme nazionali sui servizi professionali contiene aspetti positivi. Con tale proposta, infatti, viene mantenuta in capo allo Stato membro la competenza a regolamentare l'esercizio di una professione,  anche attraverso norme più restrittive, che però dovranno essere  valutate e motivate rispetto a criteri omogenei di proporzionalità stabiliti dalla UE per tutti gli Stati membri. Ciò avviene nel pieno rispetto di quanto è stato ribadito dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia che non considera né sproporzionate nè incompatibili con il diritto dell'UE, le norme imposte da uno Stato membro  qualora  risultino più  severe rispetto a quelle di un altro Stato membro. Gli Stati membri, continueranno ad effettuare la valutazione, caso per caso, sulle norme che comportano restrizioni all'accesso alle attività professionali e al loro esercizio e su quali siano le restrizioni più adatte a risolvere problemi specifici d'interesse pubblico, ma la verifica circa la necessità, adeguatezza, e proporzionalità delle norme nazionali avverrà in base a criteri generali univoci. Le autorità nazionali, dovranno quindi effettuare questa valutazione prendendo in considerazione i criteri stabiliti dalla Commissione tra i quali: il nesso tra l'ambito delle attività esercitate nel quadro di una professione e la qualifica professionale richiesta; la complessità delle mansioni, in particolare per quanto riguarda il livello, la natura e la durata della formazione o dell'esperienza richieste; l'esistenza di percorsi diversi per ottenere la qualifica professionale; l'ambito delle attività professionali, riservate ai titolari di una determinata qualifica professionale e, in particolare, se le attività riservate a determinati professionisti possano essere condivise con altri professionisti; il grado di autonomia nell'esercizio di una professione regolamentata, in particolare nel caso in cui le attività relative a una professione regolamentata siano esercitate sotto il controllo e la responsabilità di un professionista debitamente qualificato. La proposta volta a  razionalizzare e chiarire il modo in cui gli Stati membri sono tenuti a sottoporre a un esame di proporzionalità globale ex ante le norme nazionali sui servizi professionali,  prima di adottarle o di modificarle, potrà garantire   la verifica  circa l'equilibrio delle nuove prescrizioni introdotte a livello nazionale.

 

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