Occupazione, severo monito dell'Fmi

Occupazione, severo monito dell'Fmi

Secondo il il Fondo monetario internazionale il tasso di crescita dell'Eurozona è troppo basso per far scendere l'elevato tasso di disoccupazione: in Italia ci vorranno quasi 20 anni per tornare ai livelli pre-crisi.

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28 luglio 2015

La ripresa economica di Eurolandia si sta rafforzando. Ma il potenziale di crescita, stimato nell'1%, è troppo basso per far scendere l'elevato tasso di disoccupazione: "senza un'accelerazione significativa della crescita ci vorranno quasi 10 anni in Spagna e quasi 20 anni in Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi". E' quanto scrive il Fondo monetario internazionale che fa il check up dello stato di salute dell'area euro e dell'Italia , nello stesso giorno in cui il Ministero del Lavoro diffonde i dati di metà anno relativi alle attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro. Il Ministero dell' Economia ci tiene però a precisare: "la stima del Fmi è basata su una metodologia che non tiene conto delle riforme strutturali che già sono state introdotte" e di quelle che il governo sta implementando e "i dati sull' andamento del mercato del lavoro degli ultimi mesi sembrano confermare l'impatto dell' azione congiunta delle riforme e della leva fiscale, con risultati migliori del aspettative".  L'Fmi insiste comunque sulla necessità del Belpaese di migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, oltre che continuare a spingere sulle riforme, soprattutto per migliorare l'efficienza della Pubblica Amministrazione e quella della giustizia civile. Il Fondo loda nuovamente la Bce e la sua azione, constatando la possibilità che l'Eurotower estenda al di là del settembre 2016 gli acquisti di asset. La politica monetaria di Francoforte sta aiutando l'economia di Eurolandia e ha evitato il rischio di deflazione. Ma nonostante i progressi nell' area euro restano "vulnerabilità": è necessario - afferma il Fmi nell' Article IV - andare avanti con le riforme strutturali, pulire i bilanci delle banche per rilanciare il credito a sostegno della crescita e avviarsi verso un' unione bancaria con una governance economica più semplice. Una crescita più forte è - secondo il Fmi - la ricetta per far calare il tasso di disoccupazione nell'area euro. Il potenziale di crescita però è basso ed espone Eurolandia a rischi di shock negativi, inclusa la stagnazione. "Senza una più determinata azione collettiva, l'area euro è vulnerabile a shock" e vede aumentare il divario con gli Stati Uniti, afferma il Fondo, sottolineando che gli elevati crediti deteriorati che pesano su alcune banche ne stanno erodendo la redditività e scoraggiando nuovi finanziamenti. "Data la debolezze dell'outlook di medio termine, serve una più forte azione collettiva per consolidare la ripresa, aumenterà il potenziale di crescita e rafforzare la resistenza dell' unione" mette in evidenza il Fmi, prevedendo un Pil in crescita dell' 1,5% quest' anno e dell' 1,7% nel 2016. 

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