Osce: "Fare impresa in Italia è complicato"

Osce: "Fare impresa in Italia è complicato"

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15 febbraio 2017

Luci e ombre sull'Italia dall'Ocse. Nel suo rapporto annuale sulla Penisola, l'ente parigino ha ritoccato al rialzo la previsione di crescita, stimando ora un più 1% del Pil quest'anno e il prossimo, dopo il più 0,9 per cento indicato sul 2016. Proseguirà, ma rallentando il ritmo, la ripresa del lavoro con la disoccupazione in calo all'11,1 per cento quest'anno e al 10,7 per cento nel 2018. L'Ocse fornisce anche stime migliori della Commiasione europea sui conti pubblici. Il deficit di bilancio continuerà a calare e da quest'anno dovrebbe iniziare a scendere, seppur di poco, anche il rapporto debito-Pil, al 132,7 per cento e poi al 132,1 per cento nel 2018. L'economia dell'Italia "è in via di ripresa dopo una lunga e profonda recessione". A sostenere il recupero hanno contribuito "le politiche macroeconomiche del governo, una politica monetaria accomodante, nonché prezzi contenuti delle materie prime". E hanno aiutato anche le riforme messe in campo, come il Jobs Act, che hanno iniziato a dare i loro benefici. Ma poi ci sono anche i problemi, di non poca gravità. "Dall'inizio della crisi il Pil reale procapite è calato di circa il 10% ed oggi - afferma l'Ocse - è allo stesso livello del 1997. La povertà assoluta è quasi raddoppiata rispetto ai livelli registrati prima della crisi ed ha colpito in maniera particolare giovani e bambini". L'analisi mette infatti in rilievo come "il tasso di povertà assoluta tra le famiglie con 1 e 2 bambini sia salito rispettivamente dall'1,1 per cento e il 2,3 per cento del 2006 al 4,9 e all'8,6% nel 2015. Nello stesso periodo - dice l'Ocse - il tasso di povertà assoluta tra le persone più anziane è rimasto sostanzialmente stabile". Dal 2007 al 2013 poi il tasso di povertà assoluta sugli under 25 è aumentato di oltre 3 punti percentuali, mentre è diminuito per gli over 65. Questo divario va imputato alla frammentazione, all'inefficienza dei programmi contro la povertà e al ruolo eccessivo delle pensioni nella rete di protezione sociale. Grazie alle riforme fatte "si cominciano a risanare i danni inferti dalla crisi all'economia e al tessuto sociale del Paese". Ma lo studio non può ignorare l'esito negativo del referendum sulle riforme costituzionali del dicembre scorso. "La bocciatura - si legge - ha aumentato il clima di incertezza politica, ma il processo di riforme deve essere portato avanti se l'Italia vuole costruire una società più inclusiva e migliorare le prospettive di crescita". Il no "rischia di rallentare il processo di riforme, facendo diminuire le prospettive di crescita e rendendo più difficile il risanamento dei conti". Infine il sistema bancario, che accusa il livello di incidenza di crediti deteriorati in rapporto al capitale più alto tra i Paesi Ue. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico raccomanda di adottare un percorso a tappe, tarato banca per banca, per procedere alla riduzione. E se il numero di addetti del settore appare in linea con le medie europee, non così è per gli sportelli, che sono molto oltre la media secondo l'Ocse e quindi vi sono ampi margini di recupero di efficienza e redditività tramite razionalizzazioni, così come con aggregazioni tra banche. "Nonostante ambiziose riforme, fare impresa in Italia resta complicato e cio' frena la produttivita'". "I poteri pubblici hanno compiuto notevoli progressi nel rimuovere gli ostacoli strutturali in materia di crescita e produttivita'", sottolinea l'organizzazione di Parigi segnalando che vi sono, tuttavia, "ancora questioni irrisolte che ostacolano il fare impresa in Italia, come l'ineficcienza della pubblica amministrazione, la lentezza dei procedimenti giudiziari, una regolamentazione mal concepita e uno scarso livello di concorrenza". Secondo l'Ocse, "molte risorse di capitale e manodopera sono monopolizzate da imprese con scarsa produttivita' e cio' mantiene i salari bassi e impedisce una crescita del benessere. Le start-up innovative e le pmi continuano a essere svantaggiate poiche' hanno difficilmente accesso a finanziamenti bancari e a emissioni azionarie. Tale stato di cose porta a limitare i redditi di molti occupati".

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