Ocse: in Italia oltre un giovane su due è precario

Ocse: in Italia oltre un giovane su due è precario

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3 settembre 2014

 

Nel 2014 l'Italia e' salita dal sesto al quinto posto della classifica dei paesi Ocse con il tasso di disoccupazione piu' elevato, con un 12,6% che segue il 26,8% della Grecia, il 25,1% della Spagna, il 14,3% del Portogallo e il 13,9% della Slovacchia. E' quanto emerge dai dati contenuti nell'Employment Outlook 2014 dell'organizzazione di Parigi, relativi al mese di maggio. Rispetto all'edizione 2013 del rapporto, quando il tasso di disoccupazione in Italia era stato stimato all'11,9%, il nostro paese ha perso una posizione a favore dell'Irlanda, dove il tasso di disoccupazione e' sceso dal 14,5% al 12%. Non solo, l'Italia e' anche l'unico paese tra i primi cinque in classifica dove il tasso di disoccupazione rispetto all'anno scorso e' aumentato. Sono infatti migliorati i dati di Grecia (27,8% nel 2013), Spagna 27,3% nel 2013), Portogallo (18,2% nel 2013) e Slovacchia (14,6% nel 2013), nonostante l'Ocse, nelle stime diffuse l'anno scorso, avesse previsto il contrario. Dall'altro lato della classifica, i paesi Ocse con il tasso di disoccupazione piu' basso sono Norvegia (3,3%), Giappone (3,5%), Corea del Sud (3,7%), Austria (4,7%), Svizzera (4,8%), Messico (4,9%) e Germania (5,1%).
In Italia il tasso di disoccupazione e' destinato a salire al 12,9% nel quarto trimestre del 2014 dal 12,6% dell'analogo periodo del 2013, per poi scendere al 12,2% nel quarto trimestre 2015. Sono le stime contenute nell'Employment Outlook 2014 dell'Ocse, che prevede per la penisola un Pil in crescita dello 0,5% quest'anno e dell'1,1% nel 2015. L'Italia e' il quarto paese dell'area Ocse per diffusione di 'false partite Iva', ovvero, lavoratori che sulla carta sono liberi professionisti ma di fatto offrono prestazioni subordinate. E' quanto emerge dal rapporto dell'organizzazione di Parigi 'Employment Outlook 2014'. I 'Dependent selfemployed workers (Dsew), come vengono definiti nel rapporto, in Italia costituiscono il 3,2% circa dei lavoratori dipendenti nei settori dell'industria e dei servizi, una percentuale superata (di pochi decimi di punto) solo da Repubblica Ceca, Slovacchia e Grecia.

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