L'Ocse taglia le stime del Pil "italiano"

L'Ocse taglia le stime del Pil "italiano"

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6 maggio 2014

 

L'Ocse ha tagliato le stime di crescita per l'Italia, portandole allo 0,5% per quest'anno (dallo 0,6% del novembre scorso) ed e' ancora piu' consistente il taglio per il 2015 all'1,1% dal precedente 1,4%. Nel confronto, le nuove stime della Commissione Ue sono di +0,6% quest'anno e +1,2% nel 2015 mentre per il Governo Renzi la crescita sara' dello 0,8% e dell'1,3% rispettivamente. Come si legge nell'Outlook semestrale diffuso a Parigi, la "lenta ripresa" del Paese dalla recessione continuera' nel 2014 e ci sara' "un qualche ulteriore miglioramento nel 2015". L'Italia sara' di nuovo fra le ultime nell'Eurozona a livello di vivacita' congiunturale, sorpassata dai Paesi sotto programma come Portogallo (+1,1% nel 2014 e +1,4% nel 2014), Grecia (-0,3% ma +1,9% l'anno prossimo) e Irlanda (+1,9% e +2,2%) ma anche da Spagna (+1% e +1,5%) e Francia (+0,9% e +1,5%). Secondo l'Ocse, in Italia i miglioramenti a livello di fiducia sosterranno consumi privati (+0,1% nel 2014 e +0,6% nel 2015) e investimenti (+1% e +2,6%) e "un qualche ulteriore sostegno dovrebbe derivare dai modesti tagli alle tasse che andranno a vantaggio dei redditi disponibili alle famiglie", previsti in aumento dello 0,9% quest'anno e dell'1,5% il prossimo. Quasi nullo sara', invece, l'apporto della spesa pubblica (+0,4% quest'anno e -0,2% il prossimo) mentre l'inflazione restera' molto bassa (+0,5% e +0,9% rispettivamente). Il tasso di disoccupazione in Italia viene previsto in aumento anche quest'anno a un picco del 12,8%, una progressione che dura ormai dal 2011 (da 8,4% a 10,7% nel 2012 e 12,2% nel 2013) con una modesta discesa al 12,5% solo nel 2015, in quanto, sottolinea l'Ocse, "il primo impatto di una maggiore domanda di lavoro" dalle imprese e' quella di "aumentare le ore lavorate". Anche l'occupazione continuera' a contrarsi quest'anno con un -0,7% (-0,3% nel 2012 e -2% nel 2013), invertendo la rotta solo nel 2015 (+0,4%). Nel 2015 riprendera' anche la corsa del costo unitario del lavoro (+0,4%), interrotta solo quest'anno da un calo marginale
previsto allo 0,2% (dopo +1,2% nel 2011, +2,3% nel 2012 e +1,4% nel 2013). Il rischio principale per questo outlook, conclude il documento, e' quello di possibili "debolezze del sistema bancario che limitino il flusso di credito e interrompano il normale ciclo di investimenti" mentre il risultato potrebbe essere piu' positivo, per gli investimenti e, quindi, per il Pil italiano, se il piano di rimborsi dei debiti della Pa dovesse avere un impatto sul ciclo economico maggiore del previsto.
 
 

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