Orari negozi: Fida chiede tutela del pluralismo distributivo e rispetto per consumatori e imprese

Orari negozi: Fida chiede tutela del pluralismo distributivo e rispetto per consumatori e imprese

Il presidente Abbascià: "In Italia le liberalizzazioni attuate con il provvedimento Monti del 2011 non hanno prodotto gli effetti annunciati sui consumi, sull'occupazione e sulla crescita". "Sono invece stati gravemente penalizzati gli esercizi commerciali di vicinato oltre alla qualità della vita dei lavoratori del commercio, siano essi autonomi o dipendenti".

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1 ottobre 2014

 

"In Italia le liberalizzazioni attuate con il provvedimento Monti del 2011 non hanno prodotto gli effetti annunciati sui consumi, sull'occupazione e sulla crescita. Sono invece stati gravemente penalizzati gli esercizi commerciali di vicinato oltre alla qualità della vita dei lavoratori del commercio, siano essi autonomi o dipendenti. Qualcuno ha tentato di far notare che in Europa si fa così. Non è vero: solo in Italia, tra i grandi Stati europei, sono passate le aperture festive e domenicali completamente deregolamentate. Per questo continueremo a dialogare con le istituzioni per giungere ad una soluzione che garantisca una regolamentazione degli orari dei negozi con l'obiettivo di consolidare il modello distributivo italiano, fatto di piccole, medie e grandi imprese, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale, anche in particolari periodi dell'anno, e alle imprese di contenere i costi e di avere una corretta e certa attività di gestione. E' questa la strada da seguire ed è questo il modo per rispettare il valore sociale delle nostre imprese e garantire il mantenimento di un adeguato livello nell'offerta dei servizi ai consumatori". Parole di Dino Abbascià, presidente di FIDA-Confcommercio (dettaglianti alimentari), in merito al disegno di legge sulla regolamentazione degli orari degli esercizi commerciali approvato alla Camera. I grandi Stati europei, Francia, Germania, Regno Unito, come anche, tra gli altri, Austria, Belgio, Grecia, Norvegia – secondo un'analisi della Fida di cui si allegano le schede paese per paese - prevedono la chiusura domenicale degli esercizi commerciali con, in alcuni casi, deroghe per panifici, tabaccherie, edicole, fioristi, distributori di benzina o per attività in luoghi particolari come aeroporti e scali marittimi. In certi casi si prevede anche la possibilità, solo per gli esercizi di piccole superfici, di aprire la saracinesca la domenica a propria discrezione. Insomma, si cerca di stabilire un equilibrio tra l'impatto dirompente che la deregolamentazione sulle aperture domenicali può avere sulla vita dei lavoratori e dei negozi, la sfida sulla concorrenza lanciata dalle grandi superfici e le esigenze dei consumatori. Dall'altra parte ci sono gran parte degli Stati dell'Est e del Sud Europa come Bulgaria, Polonia, Romania, Ungheria, Portogallo, Spagna, Turchia, un gruppetto di nordici quali Svezia, Danimarca, Finlandia, Olanda, e l'Italia, unico dei grandi. In questi casi si va dalla deregolamentazione totale del nostro Paese, insieme ad alcuni altri, a normative che comunque consentono l'apertura domenicale, a volte facendo salve alcune festività nazionali o religiose. 

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