Osservatorio economico - Ottobre 2006

Osservatorio economico - Ottobre 2006

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18 ottobre 2006

 

OSSERVATORIO ECONOMICO

 

Stime, dati e tendenze del mercato economico e finanziario

 

 

 

A cura del Centro Studi Confcommercio

 

 

 

Ottobre 2006

 


IL CONTESTO INTERNAZIONALE

 

Nel corso del primo semestre del 2006 l’economia mondiale ha continuato a registrare una sostanziale dinamicità favorendo il permanere di tassi di sviluppo del commercio mondiale su valori prossimi al 10%.

 

 

Il dato è sintesi di un parziale riallineamento dei tassi di crescita registrati dai Paesi OCSE e dai paesi non OCSE sintomo di una tendenza alla parziale riduzione degli squilibri regionali che avevano caratterizzato gli ultimi anni.

Il quadro più recente presenta peraltro alcuni segnali di inversione rispetto alle tendenze registrate nei mesi precedenti:

Ø         lieve decelerazione dell’economia americana, su cui probabilmente cominciano ad esplicarsi gli effetti della stretta monetaria;

Ø         ripresa dell’economia europea al cui interno anche i Paesi come Francia e Germania che avevano vissuto negli ultimi anni periodi di accentuata difficoltà evidenziano un miglioramento;

Ø         attenuarsi delle pressioni sulle materie prime petrolifere, con il prezzo del petrolio sceso a settembre a 64 dollari al barile a fronte dei 74,6 di luglio.

 

 

In particolare sul versante delle riduzione nei divari di crescita tra le economie più avanzate si segnala come nel secondo trimestre del 2006 gli USA abbiano registrato, in termini congiunturali, una variazione del PIL del +0,6% (+3,5% in termini tendenziali) a fronte di un aumento del +0,9% nell’euro area (+2,7% rispetto all’analogo periodo del 2005), evidenziando, per la prima volta dalla metà del 2001, una maggior dinamicità dell’economia del vecchio continente.

Tale andamento è sintesi dei primi effetti sull’economia USA, in particolare sul mercato immobiliare, della politica monetaria più restrittiva associata ad un consolidarsi della ripresa nella UEM, soprattutto in Francia, Germania ed Italia paesi che avevano segnalato particolari difficoltà negli ultimi anni.

 

 

Stante le dinamiche più recenti, che lasciano intuire come il ciclo mondiale sia giunto ad un punto di svolta, le prospettive per il breve medio periodo risultano caratterizzate da molte incertezze. Il 2007 dovrebbe, infatti, prefigurarsi come un anno di transizione caratterizzato da un rallentamento delle dinamiche mondiali e da un ulteriore riallineamento nei tassi di sviluppo delle economie più avanzate, anche se al momento è difficile ipotizzare se questa fase sia sintomatica solo di una breve periodo di assestamento, dopo anni di crescita elevata, o rappresenti l’inizio di una ciclo di sviluppo internazionale meno favorevole.

Su queste prospettive pesano le incognite relative:

Ø         alla tenuta dell’economia americana, legata agli effetti della politica monetaria e al permanere dei deficit gemelli;

Ø         alla effettiva ripresa dell’economia della UEM ed al consolidamento del miglioramento delle finanze pubbliche interne all’area;

Ø         alla politica monetaria della FED e della BCE che potrebbero scontare un andamento divergente, in conseguenza di un allentamento da parte della banca centrale americana e di un moderato ed ulteriore inasprimento di quella europea;

Ø         ai tassi di cambio;

Ø         alla stabilizzazione del prezzo del petrolio su quotazioni prossime ai 55-60 dollari.

 

 

L’ECONOMIA ITALIANA

 

La crescita

In linea con quanto si è registrato nell’ambito della UEM anche l’economia italiana ha evidenziato nel corso del 2006 un sostanziale consolidamento della tendenza alla ripresa dell’attività produttiva registrando, in termini congiunturali, incrementi del PIL del +0,7% nel primo trimestre e del +0,5% nel periodo aprile-giugno.

 

 

Tali andamenti hanno determinato una variazione del PIL italiano del +1,6% nella media del primo semestre dell’anno, valore che seppure meno negativo rispetto a quanto registrato negli ultimi anni continua ad evidenziare un sensibile gap di sviluppo del nostro paese rispetto a quanto registrato non solo dal complesso della UEM, ma anche da altre economie europee, quali Francia e Germania, che nei periodi più recenti avevano evidenziato forti difficoltà.

Al miglioramento del quadro congiunturale italiano hanno contribuito, nel corso dell’anno, tutte le componenti, anche se le dinamiche più favorevoli si sono registrate sul versante dell’export e degli investimenti. Per contro, la domanda per consumi delle famiglie continua ad evidenziare un andamento altalenante, sintomo delle difficoltà che ancora interessano questa fondamentale variabile dell’economia italiana.

 

CONTO ECONOMICO RISORSE E IMPIEGHI

Variazioni congiunturali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

P.I.L

-0,4

0,6

0,3

0,0

0,7

0,5

IMPORTAZIONI

-1,9

2,4

0,1

0,9

1,4

1,0

CONSUMI FINALI

-0,3

0,5

0,3

0,0

0,7

0,2

 Spesa delle famiglie residenti

-0,7

0,7

0,4

-0,1

0,9

0,3

 Spesa della P.A. e ISP

0,9

0,1

0,1

0,1

0,2

0,2

INVESTIMENTI

-1,4

1,9

1,1

-1,5

2,1

1,2

ESPORTAZIONI

-1,6

2,3

-0,2

1,3

2,3

1,7

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

2005

2006

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

I Sem.

I Sem.

P.I.L

-0,3

0,0

0,1

0,5

1,6

1,5

-0,1

1,6

IMPORTAZIONI

1,1

2,6

2,3

1,4

4,7

3,4

1,9

4,1

CONSUMI FINALI

-0,4

0,4

0,9

0,5

1,6

1,3

0,0

1,4

 Spesa delle famiglie residenti

-0,8

0,1

0,7

0,3

2,0

1,5

-0,4

1,7

 Spesa della P.A. e ISP

1,0

1,2

1,4

1,1

0,4

0,6

1,1

0,5

INVESTIMENTI

-1,7

-0,9

1,0

0,1

3,7

2,9

-1,3

3,3

ESPORTAZIONI

0,7

0,3

-0,1

1,8

5,9

5,2

0,5

5,5

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Sono proprio le incertezze che si registrano ancora sul versante dei comportamenti delle famiglie e l’assenza di indicazioni certe relativamente ad una ripresa strutturale del nostro export, legata ad un effettivo miglioramento della competitività dei nostri prodotti più che a fattori congiunturali, a determinare un quadro di sostanziale incertezza sulla tenuta della ripresa italiana.

Nel complesso la situazione congiunturale del nostro Paese continua ad essere contrassegnata da una evoluzione dell’inflazione sostanzialmente sotto controllo, e che ancora risente degli effetti delle turbolenze che si sono registrate negli anni più recenti dal lato delle materie prime petrolifere, e dal permanere di un quadro non favorevole sul versante della finanza pubblica, nonostante alcuni segnali di miglioramento registrati nei mesi più recenti

 

QUADRO MACROECONOMICO ITALIANO

Valori concatenati - variazioni percentuali sull'anno precedente

 

2003

 

2004

 

2005

 

2006

 

2007

 

PIL

0,0

 

1,1

 

0,0

 

1,6

 

1,2

 

Importazioni di beni e servizi

0,8

 

2,5

 

1,4

 

4,0

 

3,3

 

Consumi finali interni

1,2

 

0,6

 

0,3

 

1,0

 

0,8

 

- Spesa delle famiglie residenti

1,0

 

0,5

 

0,1

 

1,1

 

0,8

 

- Spesa delle AP e delle ISP

2,1

 

0,6

 

1,2

 

0,9

 

0,8

 

Investimenti fissi lordi

-1,7

 

2,2

 

-0,6

 

2,5

 

2,1

 

Esportazioni di beni e servizi

-2,4

 

3,0

 

0,3

 

4,3

 

3,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OCCUPATI (FFLL Migliaia - Var. Assolute)

328

 

164

 

158

 

277

 

220

 

INFLAZIONE

2,7

 

2,2

 

1,9

 

2,2

 

1,9

 

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Stante questa situazione ed il quadro internazionale di riferimento, caratterizzato da incognite sulle effettive dimensioni del ridimensionamento del ciclo economico mondiale e sugli andamenti delle quotazioni petrolifere, è presumibile che già a partire dalla fine dell’anno in corso si attenui la tendenza al miglioramento del quadro economico italiano, ipotesi che porta a stimare una crescita del PIL del +1,6% nella media del 2006 e del +1,2% nel 2007.

Queste prospettive che tengono conto di un ridimensionamento delle dinamiche esportative, conseguenza di una minor crescita del commercio mondiale, scontano solo in parte gli effetti delle misure attuate per il risanamento dei conti pubblici, il cui impatto potrebbe risultare, dopo l’iter parlamentare, più consistente sulle possibilità di acquisto delle famiglie e sui comportamenti di investimento delle imprese, riducendo di circa 2 decimi di punto le prospettive di sviluppo.

A queste si aggiungono le incognite sui possibili andamenti della politica monetaria, in quanto la BCE potrebbe decidere, in presenza di una ripresa produttiva più consistente nell’area, di mantenere una politica restrittiva al fine di limitare eventuali tensioni inflazionistiche.

 

La domanda estera

A sostenere la ripresa italiana nel primo semestre del 2006 è stata soprattutto la componente estera che ha segnalato nella media del periodo una crescita rispetto a quanto registrato nei primi due trimestri del 2005 del +5,5%.

Tale andamento è sintesi  di una evoluzione sostanzialmente positiva sia nel periodo gennaio-marzo (+2,3% congiunturale), che nel secondo trimestre dell’anno (+1,7% nei confronti del periodo precedente) ed è conseguenza del permanere di elevati tassi di sviluppo del commercio mondiale e della ripresa produttiva in Europa, che rimane il nostro principale partner commerciale, a cui si è associata una sostanziale stabilità nel tasso di cambio.

La tendenza al recupero dei livelli produttivi ha comportato anche un miglioramento della domanda verso l’estero con una crescita, nel primo semestre, delle importazioni in quantità del +4,1% rispetto all’analogo periodo del 2005. Anche in questo caso si è registrata una evoluzione positiva in entrambi i trimestri (+1,4% congiunturale nel primo e del +1,0% nel secondo).

La tendenza alla ripresa dei flussi esportativi dovrebbe registrare nei prossimi mesi una contenuta attenuazione, in considerazione del fatto che non sembrano esservi elementi per considerare strutturale l’inversione di tendenza registrata degli ultimi mesi dato il permanere di elementi di scarsa competitività innovativa di molti nostri prodotti, che continuano ancora ad essere concentrati in settori maturi dove la competizione dei Paesi emergenti è particolarmente accentuata.

Elementi di debolezza accentuati dalla forte dipendenza delle nostre performance esportative dagli andamenti di Francia e Germania.

Stante questa situazione è presumibile che nella media del 2006 la domanda proveniente dall’estero registri una crescita del +4,3%, con un ridimensionamento dei tassi di sviluppo nel 2007 al 3,1%.

L’attenuarsi delle dinamiche produttive interne dovrebbe peraltro determinare un moderato ridimensionamento anche dal lato delle importazioni stimate aumentare del 4,0% nel 2006 e del 3,3% nel 2007.

 

La domanda interna

Anche sul versante della domanda interna si è registrata, nel corso della prima parte del 2006 una tendenza al miglioramento, evoluzione che ha interessato in misura più significativa gli investimenti, la cui domanda era stata fortemente compressa nei periodi precedenti.

 

I consumi

La tendenza al recupero dell’attività economica sembra aver interessato in misura meno significativa rispetto a quanto registrato da altre variabili i consumi delle famiglie che, dopo aver registrato un aumento nel primo trimestre del +0,9% in termini congiunturali, hanno segnalato nel periodo aprile-giugno 2006 una variazione del +0,3% rispetto al periodo precedente.

Tale andamento continua a riflettere una fase di forte incertezza nei comportamenti delle famiglie, situazione che determina ormai da alcuni anni l’alternarsi di brevi periodi di moderata espansione con fasi di stagnazione che in alcuni momenti hanno anche assunto toni recessivi.

Va anche considerato che soprattutto nei primi mesi dell’anno un ruolo non secondario sull’andamento dei consumi delle famiglie è stato svolto dal forte recupero della domanda per autoveicoli.

Nella media dei primi sei mesi dell’anno la spesa delle famiglie residenti ha registrato un incremento del +1,7% rispetto all’analogo periodo del 2005, dato che deve essere letto con estrema cautela in quanto fortemente condizionato da quanto accaduto nel periodo gennaio-marzo dei rispettivi anni, in considerazione del fatto che la crescita del +0,9% registrata nel primo trimestre 2006 si confrontava con una riduzione del â€"0,7% del 2005.

In moderato miglioramento è risultata, nel primo semestre dell’anno, anche la dinamica relativa ai consumi effettuati sul territorio (+1,9% nella media del periodo), che segnalano, in linea con la spesa delle famiglie residenti, una evoluzione caratterizzata da fasi molto ravvicinate di stop and go.

 

SPESA SUL TERRITORIO ECONOMICO

Variazioni congiunturali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

CONSUMI INTERNI

-0,6

0,5

0,5

0,0

0,9

0,4

BENI

-0,8

1,0

0,5

-0,5

0,7

0,1

   Durevoli

-1,7

2,2

2,8

-0,8

0,5

0,8

   Non durevoli

0,2

1,0

-0,5

-0,9

0,3

-0,7

   Semidurevoli

-2,6

-0,1

0,9

0,7

2,1

1,3

SERVIZI

-0,4

0,0

0,6

0,7

1,0

0,7

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

2005

2006

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

I Sem.

I Sem.

CONSUMI INTERNI

-0,9

-0,4

0,6

0,5

2,0

1,8

-0,6

1,9

BENI

-1,4

-0,4

0,9

0,1

1,6

0,7

-0,9

1,2

   Durevoli

-1,0

-0,8

2,7

2,5

4,8

3,4

-0,9

4,1

   Non durevoli

-0,1

1,8

1,6

-0,3

-0,2

-1,8

0,8

-1,0

   Semidurevoli

-5,3

-5,8

-2,9

-1,2

3,6

5,0

-5,5

4,3

SERVIZI

-0,3

-0,4

0,3

0,9

2,4

3,1

-0,4

2,7

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Il realizzarsi di un dato lievemente più positivo rispetto a quanto registrato dai consumi delle famiglie residenti è derivato da una ripresa, soprattutto nel secondo trimestre, della spesa degli stranieri in Italia a cui si è associata una minor dinamicità della spesa sostenuta dagli italiani all’estero.

Analizzando l’andamento delle singole componenti della spesa sul territorio nazionale si riscontra come la componente più dinamica in entrambi i trimestri sia risultata quella relativa alla domanda per beni semidurevoli, che ha registrato in termini congiunturali una variazione del +2,1% nel primo trimestre e del +1,3% nel secondo.

Tale andamento ha determinato, per questa componente della spesa delle famiglie, una variazione nel primo semestre dell’anno del +4,3% nei confronti dell’analogo periodo del 2005. Evoluzione che ha permesso di recuperare quanto perso rispetto ai livelli di inizio 2004, ma segnala il permanere di un differenziale ancora sensibile rispetto ai valori registrati alla fine del 2000.

Meno favorevole è risultata la dinamica relativa ai beni durevoli che hanno segnalato nei primi due trimestri una crescita in termini congiunturali pari al +0,5% ed al +0,8%. Evoluzione che ha comportato, comunque, nella media del semestre un incremento per questo segmento di spesa del +4,1% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. In ridimensionamento è risultata la domanda relativa ai beni non durevoli, che segnala una crescita molto moderata nel primo trimestre ed una flessione del â€"0,7% in termini congiunturali nel secondo. Dati che hanno portato ad una riduzione del â€"1,0% per questa tipologia di consumi nel primo semestre del 2006 rispetto al periodo gennaio-giugno 2005.

All’interno di questo comparto si segnala, peraltro, il permanere di elementi di difficoltà per il segmento relativo agli alimentari ed alle bevande i cui livelli di consumo risultano ormai stagnanti da anni.

Nel corso del primo semestre del 2006 è proseguita la fase di moderata espansione della domanda per consumi di servizi effettuati sul territorio da parte delle famiglie, con variazioni congiunturali pari al +1,0% ed al +0,7%.

Questa evoluzione ha comportato nella media del periodo gennaio-giugno 2006 una variazione del +2,7% rispetto a quanto segnalato nell’analogo periodo dello scorso anno.

La situazione di generalizzata incertezza che caratterizza ormai da tempo le dinamiche relative alla spesa per consumi da parte delle famiglie non sembra destinata a subire nei prossimi mesi sensibili variazioni, è presumibile pertanto che si continuino ad alternare periodi lievemente più favorevoli a fasi di marcato contenimento della domanda.

Stante questa situazione nel complesso del 2006 i consumi delle famiglie sono stimati aumentare dell’1,1% e del +0,8% nel 2007.

A mantenere contenuta la domanda di consumo da parte delle famiglie dovrebbero contribuire i numerosi elementi quali:

Ø         incertezza sulle prospettive di sviluppo del Paese;

Ø         scarsa efficacia sul reddito disponibile degli interventi di rimodulazione delle aliquote più che controbilanciati da una pressione fiscale in generalizzato aumento;

Ø         il possibile contenuto aumento del costo del denaro che attraverso un maggior onere sui mutui contratti e su parte degli acquisti rateizzati potrebbe comprimere ulteriormente la quota a disposizione delle famiglie per i consumi non «necessari»;

Ø         l’evoluzione del costo dei servizi di pubblica utilità, soprattutto quelli locali;

Ø         il permanere su livelli elevati delle tariffe energetiche.

 

Gli investimenti

Nel corso della prima parte del 2006 la dinamica degli investimenti ha segnalato una positiva inversione di tendenza evidenziando un recupero dei livelli di domanda da parte delle imprese. Dinamica che sembra, peraltro, aver assunto toni più accentuati nei primi tre mesi dell’anno ed appare correlata al recupero in atto nel settore dei mezzi di trasporto.

 

INVESTIMENTI PER TIPOLOGIA

Variazioni congiunturali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

INVESTIMENTI

-1,4

1,9

1,1

-1,5

2,1

1,2

- Macch. attr. e prod. Vari

-2,1

2,5

1,6

-2,9

2,1

0,7

- Mezzi di trasporto

0,3

-2,0

2,3

-1,8

5,3

9,2

- Costruzioni

-1,2

2,1

0,4

0,0

1,4

0,1

 

Variazioni tendenziali (in %)

 

2005

 

 

 

2006

 

2005

2006

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim.

I Sem.

I Sem.

INVESTIMENTI

-1,7

-0,9

1,0

0,1

3,7

2,9

-1,3

3,3

- Macch. attr. e prod. vari

-1,8

-1,6

1,4

-0,9

3,3

1,5

-1,7

2,4

- Mezzi di trasporto

-6,1

-8,9

-0,9

-1,3

3,7

15,5

-7,5

9,6

- Costruzioni

-0,7

1,5

0,9

1,4

4,0

1,9

0,4

3,0

FONTE: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Istat

 

Per questa componente si è riscontrata in termini congiunturali una variazione particolarmente sostenuta sia nei primi tre mesi (+5,3%) che nel periodo aprile-giugno (+9,2%), evoluzione che ha comportato nel primo semestre dell’anno una crescita, rispetto all’analogo periodo del 2005, del +9,6%.

Più contenuta è risultata la tendenza al recupero nel settore degli investimenti in macchine ed attrezzature, riflettendo le incertezze che ancora dominano tra gli operatori economici circa le prospettive di sviluppo del Paese. Le dinamiche registrate nei primi due trimestri e che segnalano una crescita in termini congiunturali pari rispettivamente al +2,1% ed al +0,7% hanno, infatti, determinato una variazione nel primo semestre dell’anno, del +2,4%.

Meno sostenuta, rispetto a quanto registrato dalle altre voci di investimento, è risultata la dinamica degli investimenti in costruzioni che, nel periodo aprile-giugno 2006, hanno registrato una variazione del +0,1% in termini congiunturali ed un deciso ridimensionamento della crescita su base annua (dal +4,0% del primo trimestre al +1,9% del secondo.

Tale evoluzione riflette essenzialmente l’indebolimento della domanda per abitazioni, conseguenza di prospettive di contenuto ridimensionamento, nel medio periodo, del mercato immobiliare data anche la presenza di condizioni meno favorevoli sul versante dei mutui.

Relativamente alle prospettive nel breve medio periodo si evidenzia come la tendenza al recupero dei livelli della domanda di investimento nel complesso, potrebbe mostrare nei prossimi mesi una lieve decelerazione, con una crescita stimata nella media del 2006 nell’ordine del +2,5% e nel 2007 del +2,1%

Tali andamenti dovrebbero riflettere il permanere di incertezze sul versante delle prospettive di sviluppo del paese, gli effetti di una politica monetaria più restrittiva e le possibili conseguenze sulla attività di investimento delle imprese di alcune misure contenute nella Legge Finanziaria, quali il trasferimento del 50% del TFR.

 

 

I prezzi

Nonostante le forti pressioni registrate negli ultimi mesi sul versante delle materie prime energetiche l’inflazione italiana ha continuato a registrare nei primi nove mesi del 2006 una sostanziale stabilità, attestandosi nel periodo su valori prossimi al 2,2%.

Il recente attenuarsi delle tensioni sui prezzi del petrolio ha peraltro prodotto nel mese di settembre del 2006, per la prima volta dal luglio del ’96, un decremento dell’inflazione su base mensile portando la variazione dell’indice generale su base annua al +2,1%.

Va, comunque, sottolineato come la componente energetica continui a svolgere, nel nostro Paese ,un ruolo inflazionistico in considerazione di un sistema di determinazione del prezzo dei beni amministrati che tende a registrare con un certo ritardo le dinamiche a monte.

 

In linea generale le tendenze più recenti registrate sul versante dei prezzi al consumo segnalano un quadro caratterizzato da una relativa tranquillità.

La tendenziale ripresa dei prezzi dei prodotti alimentari risulta, infatti, determinata oltre che da condizioni settoriali peculiari, come nel caso degli olii e delle patate, dagli effetti del confronto con un periodo in cui si erano registrate diminuzioni. Situazione che porta ad ipotizzare come l’evoluzione degli ultimi mesi sia da ricondursi essenzialmente ad un contenuto riposizionamento dei prezzi a tutte le fasi di commercializzazione.

 

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER L'INTERA COLLETTIVITA' PER TIPOLOGIA

Variazioni percentuali sul periodo corrispondente

 

2006

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gen.

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Gen- Set

Indice generale

2,2

2,1

2,1

2,2

2,2

2,3

2,2

2,2

2,1

2,2

Beni alimentari

1,1

0,9

1,1

0,9

1,1

1,3

1,8

2,2

2,3

1,4

Alimentari lavorati

1,1

1,3

1,5

1,8

1,9

2,0

2,2

2,3

2,3

1,8

Alimentari non lavorati

0,9

0,5

0,1

-0,2

-0,1

0,5

1,3

2,0

2,6

0,8

Beni energetici

10,8

10,8

9,7

9,4

10,7

10,6

10,5

10,5

5,9

9,9

Energetici regolam.

9,1

9,5

10,0

11,4

10,5

10,4

12,5

12,8

12,7

11,0

Altri energetici

12,2

11,8

9,3

8,1

10,6

10,7

8,9

8,7

1,3

9,0

Tabacchi

3,7

6,4

6,7

6,6

6,6

6,6

6,5

6,4

6,4

6,2

Altri beni

1,1

1,2

1,1

1,1

0,8

1,0

0,8

0,8

0,8

1,0

Beni durevoli

0,8

1,0

0,9

1,1

1,2

1,2

1,1

0,9

1,1

1,0

Beni non durevoli

0,9

1,0

0,8

0,5

0,3

0,2

-0,3

-0,5

0,0

0,3

Beni semidurevoli

1,3

1,2

1,3

1,2

1,0

1,1

1,1

1,3

1,3

1,2

Beni

2,1

2,2

2,1

2,0

2,2

2,3

2,1

2,3

2,1

2,2

Beni di largo consumo

0,9

0,9

0,9

1,0

1,1

1,3

1,7

2,1

2,3

1,4

Beni non di largo consumo

2,7

3,0

2,6

2,5

2,8

2,7

2,6

2,5

2,0

2,6

Servizi

2,3

2,2

2,1

2,4

2,3

2,1

2,0

2,0

2,2

2,2

Servizi non regolam.

2,2

2,3

2,2

2,5

2,3

2,2

2,1

2,1

2,2

2,2

Servizi regolam.

1,3

1,4

1,4

1,4

1,3

1,2

1,3

1,3

1,6

1,4

Servizi a regolam. locale

4,0

4,2

4,1

4,1

3,4

2,8

2,8

2,7

2,8

3,4

Servizi a regolam. nazionale

0,1

0,2

0,1

0,1

0,4

0,4

0,5

0,6

0,9

0,4

Inflazione netto energetici

1,6

1,7

1,7

1,7

1,7

1,7

1,6

1,6

1,8

1,7

FONTE: elaborazioni Centro Studi Confcommercio su dati Istat

 

Queste tendenze hanno peraltro determinato una ripresa delle dinamiche inflazioniste per l’intero complesso dei beni di largo consumo tornati a registrare dopo un biennio tassi di crescita superiori al 2%.

Per quanto concerne gli altri beni e servizi si segnala il permanere su livelli abbastanza contenuti delle dinamiche dei prezzi nel segmento dell’abbigliamento (+1,3% tendenziale a settembre), dei mobili ed articoli per la casa (+1,5%) ed il permanere di una tendenza riflessiva nel settore delle comunicazioni (-3,4%).

Il quadro di insieme lascia presupporre come l’inflazione italiana dovrebbe continuare a risultare attestata anche nei prossimi mesi su valori prossimi al 2%, per scendere al di sotto di questa soglia nei primi mesi del prossimo anno.

Su questi andamenti pesano peraltro le incognite relative ai reali andamenti dei prezzi delle materie prime petrolifere sui mercati internazionali, che potrebbero, nonostante le minori pressioni sulla domanda conseguenti al ridimensionamento atteso nelle dinamiche produttive di alcuni Paesi, evidenziare ancora una certa volatilità al rialzo e gli andamenti dei tassi di cambio.

 

La finanza pubblica

La tendenza al miglioramento del quadro macroeconomico registrata nel primo semestre del 2006 ha interessato anche la finanza pubblica come segnala il netto ridimensionamento del fabbisogno del settore statale nei primi nove mesi dell’anno rispetto a quanto registrato nell’analogo periodo del 2005 (44,4 miliardi di euro a fronte dei 69 registrati lo scorso anno). Su questo versante permangono comunque molti elementi di preoccupazione legati essenzialmente al carattere strutturale o meno di alcune dinamiche recenti ed agli effetti sul sistema delle misure contenute nella legge finanziaria recentemente presentata dal Governo.

 

 

In particolare, come è già emerso nel corso del 2006, il riequilibrio dei conti pubblici italiani continua a passare prevalentemente per incrementi delle entrate più che per contenimenti delle spese, soprattutto quelle di parte corrente.

Nel complesso dei primi otto mesi dell’anno il fabbisogno del settore statale ha, infatti, registrato un incremento di oltre 32,4 miliardi di euro sul versante delle entrate (+12,8%) a fronte di una crescita delle spese pari ad oltre 14,4 miliardi (+4,7%) al cui interno si registra peraltro un aumento delle spese per interessi.

Questi andamenti sono confermati anche dalle dinamiche registrate dal complesso dei conti economici delle Amministrazioni Pubbliche nel primo semestre del 2006.

Il generalizzato miglioramento della situazione finanziaria sintetizzato dalla decisa riduzione, rispetto a quanto registrato nel primo semestre del 2005, del rapporto indebitamento/PIL (2,5% in luogo del 5,1%) e dal ritorno su valori positivi dell’avanzo primario, +1,7% a fronte del â€"0,2% del primo semestre dello scorso anno, è stato determinato essenzialmente dal positivo andamento delle entrate. Nel complesso del primo semestre queste ultime sono cresciute del +8,4% e sono arrivate a rappresentare il 43,2% del PIL. A tale andamento si è contrapposta una evoluzione della spesa che, seppure nel complesso non risulta particolarmente dinamica (+2,9% rispetto al primo semestre del 2005), evidenzia al suo interno forti elementi di criticità.

In particolare si segnala il sensibile aumento registrato dalle spese per redditi da lavoro dipendente (+7,9% nel complesso del periodo gennaio-giugno 2006) ed il permanere su livelli elevati della crescita delle spese per prestazioni sociali in denaro (+4,4%).

Evoluzione che ha determinato il permanere del rapporto tra uscite e PIL su livelli superiori al 46%, a segnalare le difficoltà strutturali di controllo delle amministrazioni pubbliche sul versante delle spese.

 

ENTRATE ED USCITE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Variazioni sul periodo corrispondente in percentuale

 

2005

 

 

 

2006

 

2005

2006

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

I Sem.

I Sem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uscite correnti

3,9

1,5

1,6

4,3

1,8

4,9

2,7

3,3

Interessi

4,4

5,4

-6,1

-3,9

-6,1

-1,2

4,9

-3,5

Uscite in conto capitale

-1,0

-0,2

11,8

7,4

-6,9

1,1

-0,6

-2,4

USCITE TOTALI

3,5

1,4

2,4

4,5

1,1

4,6

2,4

2,9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrate correnti

3,1

0,8

3,7

2,2

6,4

10,1

1,9

8,4

Entrate in conto capitale

52,3

-86,4

240,8

-54,5

21,2

-25,9

-70,5

1,9

ENTRATE TOTALI

3,4

-2,6

4,7

0,9

6,5

9,9

0,1

8,3

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

INDICATORI DI FINANZA PUBBLICA

Valori percentuali

 

 

2005

 

 

 

2006

 

2005

2006

 

I Trim.

II Trim.

III Trim.

IV Trim.

I Trim.

II Trim

I Sem.

I Sem.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

USCITE TOTALI/PIL

46,9

45,9

44,5

55,1

45,8

46,3

46,4

46,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ENTRATE TOTALI/PIL

39,2

43,4

41,7

51,0

40,3

46,0

41,3

43,2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDEBITAMENTO/PIL

-7,7

-2,5

-2,8

-4,2

-5,5

-0,3

-5,1

-2,9

SALDO PRIMARIO/PIL

-3,0

2,4

1,7

0,5

-1,2

4,4

-0,2

1,7

FONTE: elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

A questi dati che, seppure meno negativi rispetto a quanto registrato nei periodi più recenti, continuano ad evidenziare una situazione fortemente critica, si associa una evoluzione del debito pubblico in continua e costante crescita con un valore a luglio di poco superiore ai 1.591 miliardi di euro.

Il quadro che emerge presenta peraltro alcune incertezze correlate al carattere strutturale di alcune dinamiche emerse nei mesi più recenti che hanno favorito il miglioramento dei conti pubblici, soprattutto sul versante delle entrate.

D’altra parte è proprio sul versante della finanza pubblica e sugli effetti delle misure contenute all’interno della Legge Finanziaria che si concentrano le maggiori perplessità sulle dinamiche attese nel 2007.

Al di là della reale efficacia sulle grandezze finanziarie delle misure predisposte, una cui valutazione più puntuale potrà essere data solo dopo l’iter parlamentare, vi sono molte preoccupazioni sui possibili effetti sulla crescita.

Il forte sbilanciamento sul versante delle entrate, con un ulteriore aumento della pressione fiscale, rischia, infatti, di produrre effetti negativi soprattutto sul versante della domanda interna per consumi da parte delle famiglie non adeguatamente controbilanciati da un miglioramento della domanda di investimenti da parte delle imprese con un inevitabile impatto negativo sulla finanza pubblica.

A questo si uniscono le preoccupazioni circa le possibili decisioni sul versante della politica monetaria della BCE che potrebbe, con un atteggiamento ulteriormente restrittivo, aggravare la già complessa situazione italiana.

 


 

La Finanziaria 2007: il vero volto della manovra

 

Il recente disegno di legge Finanziaria, presentato dal Governo da qualche settimana e sottoposto all’esame del Parlamento, si articola su una corposa manovra di politica fiscale, diretta per una parte alla correzione dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, e per la rimanente parte sotto forma di misure di sostegno alla crescita e allo sviluppo.

Sul piano quantitativo, l’entità della manovra è considerevole, si tratta di quasi 35 miliardi di euro, seconda per dimensione solo a quella del 1992.

Con molta enfasi, il Governo ha sottolineato che questi provvedimenti consentono di realizzare simultaneamente tre ambiziosi obiettivi: rigore, equità e sviluppo, senza imporre nuove tasse, reperendo le risorse attraverso un sensibile recupero di efficienza nell’attività di riscossione dei tributi e destinando buona parte di queste risorse allo sviluppo.

La realtà, tuttavia, è molto diversa, al di là degli esercizi di semantica contabile mediante i quali il Governo ha cercato di far passare come “misure di redistribuzione� del reddito, “vincolo sui saldi�, “compartecipazione dinamica dell’IRPEF�, “miglioramento dell’efficienza della macchina tributaria�, “trasferimento del TFR inoptato�, “adeguamento aliquote contributive�, “ridisegno di aliquote e scaglioni IRPEF�, “rimodulazione di imposte ipotecarie e catastali�, quelli che sono puri e semplici incrementi del gettito tributario e contributivo.

 

 

Le Maggiori Entrate Della Manovra Nella Finanziaria 2007

(miliardi di euro correnti salvo diversa indicazione)

 

Governo

Banca

d’Italia

Isae

Conf-commercio

Revisione IRPEF, successioni, redditi da capitale, etc.

3,9

3,4

3,2

3,9

Aumento efficienza entrate (evasione/elusione, studi di settore, etc.) (1)

-

7,7

7,8

5,3

EE.LL. (vincolo sui saldi, compartecipazione IRPEF, imposta di scopo, etc.) (2)

-

-

-

2,2

Sanità (compartecipazioni, aumenti IRAP/IRPEF, etc.)

1,8

0,1

0,1

1,8

Aumento aliquote contributive (artigiani e commercianti, parasubordinati, etc.)

5,1

4,8

4,4

5,1

Conferimento all'Inps del TFR inoptato

-

6,0

6,0

6,0

Totale prelievi

10,8

22,0

21,5

24,3

 Meno: risorse per riduzione cuneo fiscale e altre minori entrate

5,5

5,3

4,7

5,5

PRELIEVO NETTO

5,3

16,7

16,8

18,8

 

 

 

 

 

Totale risorse al netto cuneo fiscale

29,2

29,4

30,0

29,2

Prelievo netto in % delle risorse

18,2

56,8

55,9

64,4

PIL a prezzi correnti 2007 (3)

1.510,2

1.510,2

1.510,2

1.510,2

Prelievo netto in % del PIL 2007

0,4

1,1

1,1

1,2

Pressione fiscale (in % del PIL) (4)

41,4

42,1

42,1

42,2

(1) Il dato CONFCOMMERCIO è la stima di 3,3 mld. per studi di settore e 2,0 mld. come reale recupero evasione/elusione.

(2) I tagli ai trasferimenti vengono in parte compensati con aumenti della capacità impositiva degli EE.LL.

(3) Si è assunto il livello del PIL nominale stimato dal Governo nella RPP 2007.

(4) La pressione fiscale a seguito della manovra è ottenuta sommando al livello tendenziale del DPEF 2007 il prelievo netto in % del PIL.

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati MEF, Banca d’Italia e Isae.

 

 

Non è un caso che ricostruendo le valutazioni quantitative sulla manovra svolte sia dalla Banca d’Italia, sia dall’Isae, in occasione delle rispettive audizioni in Parlamento, diversamente dallo schema proposto dal Governo, emerga come il prelievo netto â€" cioè escludendo le risorse destinate alla riduzione del cuneo fiscale â€" in percentuale delle risorse nette sia intorno al 56-57% e, addirittura oltre il 64% secondo Confcommercio, a fronte del modesto 18% circa emergente dalle ottimistiche prospettive del Governo.

Le considerevoli differenze discendono proprio dal fatto che correttamente Isae e Banca d’Italia, istituzioni di prestigio e indipendenti, hanno classificato come mere entrate la revisione degli studi di settore, il contrasto all’elusione e all’evasione e il recupero di base imponibile, l’incremento delle aliquote contributive, il trasferimento all’Inps del TFR inoptato.

Di fatto, questo comporta che il prelievo complessivo derivante dalla manovra ammonti non già ai poco meno 11 miliardi di euro segnalati dal Governo, bensì ad esattamente il doppio, cioè circa 22 miliardi, che ascendono ad oltre 24 nelle valutazioni di Confcommercio, secondo la quale una parte dei mancati trasferimenti agli Enti locali â€" per effetto del Nuovo patto di stabilità interno â€" si tradurrà in nuova imposizione di tributi o inasprimento delle aliquote (leggasi ICI, ad esempio) a livello di Comuni e Province.

Le conseguenze più evidenti e palesi di questa “riclassificazione� delle entrate della manovra, vanno lette in un forte incremento della pressione fiscale, che si riporta molto vicina, come ha anche sottolineato il Governatore Draghi, ai livelli più elevati del trascorso quindicennio, collocandosi al di sopra del 42% del PIL.

 


 

La Pressione Fiscale In Italia

(in % del PIL)

 

Imposte

indirette

(1)

Imposte

dirette

(2)

Imposte in

c/capitale

(3)

Pressione tributaria

(4)=(1)+(2)+(3)

Contributi

sociali

(5)

PRESSIONE FISCALE

CONSOLIDATA

(6)=(4)+(5)

1980

8,2

9,3

0,1

17,6

13,8

31,4

1981

7,7

10,1

0,1

17,9

13,2

31,1

1982

8,5

11,4

0,5

20,4

13,7

34,1

1983

9,0

11,9

1,1

22,0

14,3

36,3

1984

9,0

12,0

0,4

21,4

13,5

34,9

1985

8,8

12,2

0,1

21,1

13,5

34,6

1986

9,0

12,3

0,1

21,4

13,6

35,0

1987

9,2

12,5

0,1

21,8

13,6

35,4

1988

10,0

12,9

0,1

23,0

13,6

36,6

1989

10,1

13,5

0,2

23,8

13,5

37,3

1990

10,3

13,8

0,1

24,2

14,1

38,3

1991

10,8

14,0

0,2

25,0

14,4

39,4

1992

11,0

14,3

1,9

27,2

14,7

41,9

1993

11,7

15,7

0,7

28,1

14,8

42,9

1994

11,5

14,6

0,1

26,2

14,6

40,8

1995

11,7

14,5

0,6

26,8

14,4

41,2

1996

11,5

15,1

0,3

26,9

14,7

41,6

1997

12,2

15,8

0,7

28,7

15,0

43,7

1998

15,0

14,3

0,4

29,7

12,6

42,3

1999

14,9

14,9

0,1

29,9

12,5

42,4

2000

14,7

14,4

0,1

29,2

12,4

41,6

2001

14,2

14,7

0,1

29,0

12,3

41,3

2002

14,2

13,9

0,2

28,3

12,5

40,8

2003

14,0

13,4

1,3

28,7

12,7

41,4

2004

14,1

13,3

0,6

28,0

12,7

40,7

2005

14,3

13,4

0,1

27,8

12,8

40,6

2006

14,3

13,9

0,4

28,6

12,8

41,4

2007

14,4

14,2

0,3

28,9

13,4

42,3(*)

(*) Il dato di pressione fiscale 2007 differisce da quello della tabella precedente per via degli arrotondamenti.

FONTE: ISTAT, Conto delle A.P. 1980-2005, e Banca d’Italia e Isae per gli anni successivi al 2005.

 

È palese che il Governo è consapevole degli effetti depressivi che la manovra, in realtà, avrà sull’economia, stante l’incremento secco in un solo anno, cioè tra il 2006 ed il 2007, di circa un punto percentuale di PIL della pressione fiscale.

Infatti, analizzando la previsione di crescita per il prossimo anno, così come delineata nella Relazione Previsionale e Programmatica 2007, appare evidente che, a fronte di uno sforzo volto al reperimento di oltre 19 miliardi di euro da destinare allo sviluppo, l’incremento del PIL si attesti appena all’1,3%.

È pur sempre una misura superiore alla media annua dei primi anni duemila, ma comunque meno della metà della crescita USA e lontana anche dalla media dell’eurozona, al di sopra del 2%, come pure da quella di importanti partner come Francia e Regno Unito.

 

Appare quanto meno paradossale, che pur in presenza di una robusta manovra di sostegno, la crescita risulti inferiore a quella dell’1,6-1,7% stimata per l’anno in corso, legata esclusivamente alla ripresa internazionale e ad un confronto statistico favorevole con il 2005, anno di incremento nullo del prodotto.

Altrettanto fiacca o, comunque, insufficiente risulta per il 2007 la dinamica della domanda interna, il cui contributo alla crescita è soltanto dell’1,1%, derivando il rimanente 0,2% dalle esportazioni nette.

I consumi della famiglie procedono ad un tasso d’incremento dell’1,2% e gli investimenti fissi lordi, quindi comprensivi degli ammortamenti per la sostituzione del capitale, si attestano su una dinamica del solo 2,3%, insufficiente a risolvere il vero e primario problema dell’economia italiana, cioè il basso livello di produttività.

Né le cose sembrano migliorare di molto nell’orizzonte previsivo di medio periodo (2008-2011), con una crescita media annua del prodotto di circa l’1,6%, una dinamica di consumi e investimenti che in termini di tasso medio annuo si accresce di alcuni decimi di punto ed un contributo della domanda estera netta, cioè del saldo della bilancia commerciale, che resta pari a zero in tutto il periodo considerato.

Sul fronte poi del sostegno alle famiglie e del perseguimento dell’equità redistributiva, sia l’Isae, sia la Banca d’Italia hanno evidenziato la modestia dell’efficacia dei provvedimenti previsti in Finanziaria.

Considerando, infatti, il nuovo disegno delle aliquote legali e degli scaglioni di reddito nella riforma dell’IRPEF e gli effetti congiunti dell’incremento di addizionali locali e contributi previdenziali â€" pur limitando l’analisi ai contribuenti senza carichi di famiglia, in assenza di informazioni dettagliate sulle modifiche all’erogazione degli assegni familiari â€" emerge, da un lato, che l’aliquota marginale effettiva è di almeno il 30% per tutti i redditi dei lavoratori dipendenti superiori agli 8 mila euro, e di almeno il 25% per tutti i redditi dei lavoratori autonomi superiori ai 4 mila e 800 euro; dall’altro, che il guadagno medio familiare derivante dalla nuova struttura dell’IRPEF è comunque di modesta entità, oscillante tra lo 0,5 e lo 0,6% del reddito annuo lordo e che quando si sommano gli effetti della revisione IRPEF, delle addizionali locali e dei contributi previdenziali, la somma delle famiglie svantaggiate e di quelle non toccate, perché già appartenenti alla no-tax area, sfiora il 52%.

 

Gli Effetti Della Riforma Fiscale E Contributiva Sul Reddito Delle Famiglie

(importi in euro)

 

Guadagno

medio

familiare

Perdita

media

familiare

Nessun

guadagno/

perdita

Media

ponderata

guadagni/

perdite

Effetti della variazione IRPEF

154

-500

0

-36

Famiglie interessate in % del totale

60,3%

25,8%

13,9%

100,0%

N. famiglie

12.854.314

5.499.856

2.963.101

21.317.270

Effetti congiunti della variazione IRPEF e delle addizionali locali

136

-399

0

-68

Famiglie interessate in % del totale

57,3%

36,5%

6,2

100,0%

N. famiglie

12.214.796

7.780.804

1.321.671

21.317.270

Effetti congiunti della variazione IRPEF, delle addizionali locali e dei contributi

114

-422

0

-137

Famiglie interessate in % del totale

48,5%

45,5%

6,0%

100,0%

N. famiglie

10.338.876

9.699.358

1.279.036

21.317.270

FONTE: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati Isae.

 

Risulta quindi evidente, che questa riforma fiscale finisce con lo scontentare tutti, dato che la media dei guadagni e delle perdite, ponderata per il numero di famiglie interessate, risulta sempre negativa, ampliando la propria entità man mano che si sommano agli effetti della sola riforma dell’IRPEF, quelli delle addizionali e delle aliquote contributive, fino ad una perdita media familiare di circa 137 euro.

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