Outlook sui consumi Censis - Confcommercio, primo trimestre 2007

Outlook sui consumi Censis - Confcommercio, primo trimestre 2007

Considerazioni di sintesi

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26 aprile 2007

 

C E N S I S - CONFCOMMERCIO

 

 

 

 

 

Outlook dei consumi

 

Comportamenti di consumo e clima di fiducia delle famiglie italiane

 

Primo Trimestre 2007

 

Considerazioni di sintesi

 

 

 


I consumi nel primo trimestre 2007

 

Prosegue a passo lento la ripresa ma pesano sulle famiglie le spese incomprimibili

 

Il primo trimestre del 2007 è accreditabile di un incremento dei consumi in valore, seppure molto contenuto rispetto al periodo precedente. Al netto della variazione dei prezzi, dunque, anche la rilevazione Censis-Confcommercio conferma la cautela manifestata dalle famiglie nell’impostare nuovi e più dinamici piani di spesa. Resta il fatto che rispetto a un anno fa la condizione sperimentata e attesa dai consumatori intervistati è comunque migliore.

L’indice sintetico di propensione al consumo Censis-Confcommercio, riflesso compatto delle varie dimensioni di analisi affrontate nel rapporto, passa da 2,81 del quarto trimestre a 2,75 del primo trimestre 2007 (tavola 2): nulla di particolarmente allarmante né di statisticamente rilevante, se non per la conferma che l’onda della ripresa dei consumi che l’economia italiana ha attraversato nella metà dell’anno scorso si è ormai piuttosto indebolita. Ciò è confermato dalla dinamica dei quattro indici tematici su comportamenti di consumo e clima di fiducia (tavola 3): le possibilità di consumo e risparmio sono praticamente stabili mentre qualche nube si addensa presso l’orizzonte prospettico (indicatore di previsione dei consumi e indicatore del sentiment).

Nel primo trimestre del 2007 le famiglie hanno sì sperimentato un incremento delle spese per consumi, come suggerisce il fato che ormai per il quarto trimestre consecutivo l’Outlook registra una crescita del numero di famiglie che ha dichiarato di avere incrementato i propri livelli di consumo (tavola 4) ma tale fenomeno, che si associa sempre a una migliore percezione nel Mezzogiorno rispetto al resto del Paese, sembra tuttavia determinato in larga misura da aumenti delle spese obbligate e incomprimibili, quali le tariffe per utenze domestiche, le spese per il carburante e i trasporti e solo in misura assai ridotta per panieri di beni capaci di determinare l’effettivo miglioramento del tenore di vita delle famiglie (tavola 6)

L’aspetto della cautela, che contrasta appunto con l’incremento della spesa in valore nel primo trimestre, è ben descritto dalla previsione peggiorativa che le stesse famiglie fanno rispetto ai consumi del trimestre successivo (tavola 7). Una proiezione dei dati al prossimo trimestre - proiezione elaborata attraverso un’analisi di regressione dei dati sulle previsioni di spesa e sulle spese a consuntivo â€" indica una flessione della percentuale delle famiglie con spese in aumento (tavola 8). L’indicazione di massima che è possibile trarre da tale dato, che tiene conto dei livelli di correlazione (elevata) esistenti tra le diverse risposte fornite dagli intervistati nel tempo ma che va considerato con la massima cautela, è che nel secondo trimestre del 2007 potrebbe verificarsi un rallentamento dei ritmi di crescita (invero già assai limitati) dei consumi rispetto al primo trimestre del 2007.

Il confronto tra il primo trimestre del 2007 ed il primo trimestre del 2006 mette in evidenza come i valori medi delle principali spese familiari si siano leggermente ridotti, forse per una progressiva flessione della dinamica inflazionistica o per tentativi di risparmi effettuati dalle stesse famiglie al momento degli acquisti (es. per gli alimentari, per l’abbigliamento e le calzature).

Parallelamente però si sono registrati nell’arco di un anno leggeri aumenti nelle spese medie di tipo straordinario, come quelle per l’acquisto di un PC o di materiale elettronico, la spesa per un viaggio di svago e divertimento, per interventi di manutenzione dell’abitazione e per l’acquisto di un elettrodomestico (tavola 9).

Le differenze tra quanto rilevato nel primo trimestre del 2006 e del 2007 sono molto contenute, ma potrebbero cogliere leggeri mutamenti nei comportamenti di spesa, improntati a tentativi di risparmio sui prodotti di largo e generale consumo a favore di spese più impegnative (elettrodomestici, tecnologia consumer) che arricchiscono il paniere di consumo delle famiglie italiane. Questo potrebbero essere invece un segnale positivo che mitiga la portata delle cautele espresse poco sopra sulle prospettive di consumo delle famiglie.

La quota di famiglie che considera buone o ottime le proprie capacità di consumo si è attestata nel primo trimestre del 2007 al 34,2% (tavola 10); nel medesimo periodo dell’anno precedente la quota si attestava ad un più scarno 26,7%. Sin dall’inizio del 2006, fino ad oggi, la percentuale di famiglie che dichiara buone capacità economiche si è apprezzabilmente ampliata, quasi a sottolineare un cambiamento di clima e un pur non eclatante maggiore ottimismo nei confronti del futuro. Al di là del miglioramento del clima rispetto all’inizio del 2006, gli ultimi mesi, come confermato anche dall’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC +0.7% in volume i consumi nel primo bimestre 2007 rispetto al primo bimestre 2006) non consentono di rilevare un vero e proprio rivolgimento della situazione ed un più diffuso senso di benessere. Non deve essere inoltre sottovalutato il fatto che permane un consistente numero di famiglie che dichiara condizioni economiche instabili e critiche, pari al 12% degli intervistati.

Si abbassa per la seconda volta consecutiva e per la terza volta dalla metà del 2005 l’indicatore sintetico di percezione della variazione dei prezzi[1], confermando il leggero rallentamento della dinamica dei prezzi di principali prodotti di largo consumo rilevato dall’Istat (tavola 11).

 

Clima di fiducia e visione del futuro

E’ rilevabile una certa discrasia tra le diverse opinioni rilevate. In particolare:

-        il primo trimestre del 2007 ha registrato un incremento pur lieve dei livelli medi di spesa rispetto al trimestre precedente;

-        le previsioni per l’immediato futuro sono tuttavia di nuovo parziale raffreddamento delle spese;

-        e nonostante tutto, il livello di ottimismo tra gli intervistati aumenta, seppure non in modo eclatante.

Nel primo trimestre del 2007 si è registrato il terzo aumento consecutivo del numero di persone che guardano con ottimismo il proprio futuro e quello della famiglia e che credono nella possibilità di un miglioramento delle proprie condizioni economiche (tavola 12). Gli ottimisti sono attualmente quasi il 57% degli intervistati a fronte del 52,2% rilevati nel precedente trimestre. Si tratta del valore più alto registrato nell’arco dell’ultimo anno e mezzo.

C’è da dire, che sebbene gli ottimisti oggi siano la maggioranza, resta un’ampia fascia di persone confuse o che guardano al futuro con toni marcatamente negativi, rivelando un senso di disagio o di difficoltà economiche da non sottovalutare.

 

Ciò che appare contraddittorio è invece il dato più verosimile e affidabile: nell’attuale contesto di ripresa sotto esame, dopo un incontestabile passato di stagnazione di redditi e consumi, l’ambivalenza delle percezioni è il dato. E’ il dato su cui riflettere.

Non si può parlare di crisi di fiducia. Tutt’altro: la fiducia cresce, come anche gli indicatori dell’Isae evidenziano. Ma che tenuta può avere una fiducia che non si confronta e irrobustisce con un maggiore benessere, quello misurato con la metrica dei consumi?

La fiducia spinge i consumi ma i consumi influenzano la stessa fiducia. Se quelli non si sviluppano adeguatamente, per compressione da spese obbligate e aumento di pressione fiscale in presenza di redditi solo moderatamente crescenti, potrebbe scricchiolare anche una fiducia delusa generando un’ulteriore riduzione del tasso di crescita della spesa delle famiglie in termini reali.



[1]     Calcolato come media delle percentuali di intervistati che hanno dichiarato di avere percepito, nei singoli trimestri, l’incremento dei prezzi di un paniere di beni e servizi di largo consumo, ponderati per il peso ad essi attribuito dall’Istat nel paniere dei beni di consumo delle famiglie.

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