Perugia: Faita e Federalberghi dicono no alla tassa di soggiorno

Perugia: Faita e Federalberghi dicono no alla tassa di soggiorno

L'ipotizzata introduzione dell'imposta di soggiorno da parte dei Comuni del Trasimeno, scatena la reazione fortemente negativa e critica delle associazioni del turismo ricettivo di Confcommercio.

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21 gennaio 2015

 

Bocciata, senza se e senza ma. La voce, nuovamente ricorrente in questi giorni, che ipotizza l'introduzione dell'imposta di soggiorno da parte dei Comuni del Trasimeno, scatena la reazione fortemente negativa e critica della Federalberghi e di Faita (Federazione della strutture all'aria aperta, particolarmente significative nell'area), le associazioni del turismo ricettivo di Confcommercio,  che riaffermano la  netta contrarietà a questa ipotesi. "E' a dir poco stupefacente  -  sottolineano le due organizzazioni – che, a fronte delle difficoltà di bilancio, ancora una volta l'unica risposta che sindaci e amministrazioni comunali, vecchi e nuovi, sono capaci di elaborare sia quella di imporre un balzello che colpisce  il  bene  e valore su cui si fonda l'economia del  comprensorio, ovvero il turismo. Come uccidere la gallina per avere un uovo! Noi siamo perfettamente consapevoli delle difficoltà dei Comuni nel far quadrare i conti, ma è difficile capire perché, invece di ragionare con tutto il sistema economico per trovare possibili  alternative, pensino solo alla soluzione, semplicistica quanto suicida, di imporre un balzello sui turisti!". La contrarietà all'imposta di soggiorno, che per le associazioni del turismo di Confcommercio è un punto fermo in assoluto, nel territorio del Trasimeno trova ulteriori motivazioni. "L'area – evidenziano ancora Faita e Federalberghi - soffre da molto tempo  una crisi di appeal, sia sui mercati nazionali  che internazionali, e aggiungere nuovi balzelli non aiuta certo a riconquistare posizioni. Dobbiamo realisticamente renderci conto  che, per quanto attraente e luogo di grande bellezza, il Trasimeno non  è una meta imprescindibile per un turista, come non lo è la maggior parte dell'Umbria. Non siamo né Roma, né Firenze, né Venezia. Possono scegliere di venire qui o altrove. Così come possono tranquillamente, date le distanze minime, decidere di andare a soggiornare in una cittadina toscana al confine, o in una città umbra senza imposta di soggiorno, e limitarsi a fare una  "gita" al Lago. Se accresciamo i costi non facciamo che disincentivare i turisti a soggiornare da noi, e questo è particolarmente grave perché il comprensorio lacustre ha una media di permanenza molto più lunga rispetto agli altri. Dovremmo al contrario sommare alle bellezze naturali e artistiche che siamo in grado di offrire tutta una serie di plus, di vantaggi, che possano indurre a preferire il Trasimeno rispetto ad un altro Lago e le località umbre rispetto a quelle delle altre regioni vicine. Non capire questo significa essere miopi. Oggi non abbiamo una dotazione di servizi orientati al turista che possa giustificare l'introduzione della tassa di soggiorno". C'è un ulteriore aspetto  su cui Faita e Federalberghi puntano il dito:  scegliere ora di introdurre l'imposta di soggiorno per l'anno in corso, cioè il 2015, significherebbe  scaricarne i costi quasi totalmente sulle imprese. Questo perché nel Trasimeno c'è soprattutto turismo organizzato – gli 8 Comuni del comprensorio hanno registrato nel 2013 150 mila arrivi e 900 mila presenze - e le strutture ricettive hanno già stipulato i contratti, senza dunque alcuna possibilità di rivalersi sui clienti per l'imposta di soggiorno eventualmente inserita "in corsa". 

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