Pil e consumi: le previsioni dell'Ufficio Studi Confcommercio

Pil e consumi: le previsioni dell'Ufficio Studi Confcommercio

95/08
AREA COMUNICAZIONE E IMMAGINE

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UFFICIO STAMPA

 

95/08

Roma, 20.10.08

 

 

Pil e consumi: le previsioni dell'Ufficio Studi Confcommercio

 

Per il nostro Paese, gravato da debolezze strutturali e disfunzioni del sistema pubblico – sia sotto il profilo degli equilibri di finanza pubblica, sia sotto il profilo dell’efficienza – gli impulsi recessivi derivanti dall’attuale contesto internazionale appaiono amplificati e destinati a tradursi in un profilo ciclico ben peggiore rispetto alla media dell’euroarea, sempre che risulti fondata l’ipotesi della presunta solidità del settore creditizio nazionale, sia in termini di liquidità, sia in termini di solvibilità: questa l'analisi elaborata dall'Ufficio Studi Confcommercio.

 

 

Il quadro macroeconomico interno

(variazioni % in volume di periodo e annuali)

 

 

2002-2006

2006

2007

2008

2009

I sem.

(a)

(b)

PIL

0,9

1,8

1,5

0,1

0,1

-0,3

-0,3

Importazioni di beni e servizi

2,7

5,9

4,4

-1,1

-1,2

-1,3

-0,3

Spesa delle famiglie residenti

0,8

1,1

1,4

-0,3

-0,4

-0,5

-0,5

 - Spesa sul territorio economico

0,7

1,2

1,3

-0,4

-0,5

-0,7

-0,5

Spesa della P.A. e ISP

1,9

0,9

1,3

1,0

0,9

0,8

0,7

Investimenti fissi lordi

1,6

2,5

1,2

0,2

0,1

-0,2

0,0

Esportazioni di beni e servizi

1,4

6,2

5,0

0,9

0,4

0,0

-0,8

 

(a) Ipotesi di crescita congiunturale nulla nel terzo e quarto trimestre

(b) Stima Ufficio Studi Confcommercio

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat.

 

Sul piano congiunturale - prosegue la nota - il profilo ciclico del 2008 si è presentato con impulsi di tipo recessivo già dal secondo trimestre, con un calo del PIL dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, determinato dalla sensibile frenata nella spesa delle famiglie e dal sostanziale azzeramento del contributo delle esportazioni nette. La dinamica stagnante dei consumi delle famiglie residenti, perdura in realtà dalla metà dello scorso anno, a causa dell’erosione nel potere d’acquisto delle famiglie conseguente alla componente importata dell’inflazione via materie prime, che si è riflessa sui prodotti alimentari ed energetici in particolare. A ciò devono aggiungersi le conseguenze negative della crisi dei mercati finanziari che, combinate con le decisioni di politica monetaria in funzione antinflazionistica, hanno reso più oneroso il credito al consumo, contribuendo a deprimere ulteriormente il clima di fiducia ed i comportamenti di spesa delle famiglie, soprattutto per le decisioni legate all’acquisto di beni durevoli.

Anche l’altra componente della domanda interna, gli investimenti, ha evidenziato una situazione di debolezza in tutti i comparti, ma principalmente nel settore delle costruzioni, che hanno accusato una flessione congiunturale nel secondo trimestre dell’anno di quasi un punto percentuale.

Le indicazioni disponibili per il secondo semestre del 2008 non lasciano prevedere alcuna forma di recupero della componente ciclica, stante anche il probabile crollo della produzione industriale verificatosi nel terzo trimestre dell’anno (il dato corretto per il numero di giorni lavorativi, presenta una variazione negativa dal quarto trimestre 2007 ed è pari a –3,6% nel bimestre luglio-agosto): anche ipotizzando una crescita congiunturale nulla – quindi in assenza di ulteriori flessioni – il 2008 si chiuderebbe con una crescita prossima allo zero del PIL (+0,1%), ma soprattutto con una netta caduta della spesa delle famiglie residenti (-0,4%) e della spesa sul territorio (-0,5%), che incorpora anche il saldo della bilancia turistica (ipotesi (a) della tabella). Si tratta del dato peggiore in assoluto rispetto ai principali Paesi dell’eurozona, che pur scontando gli stessi effetti negativi delle variabili esogene, mantengono un profilo di crescita che l’economia italiana riesce a realizzare solo nelle fasi fortemente espansive del ciclo europeo e internazionale.

Infatti, è molto probabile, secondo le nostre previsioni, che il PIL del 2008 si chiuda in recessione, con una variazione negativa rispetto al 2007 dello 0,3% (ipotesi (b) della tabella), determinata essenzialmente dalla ulteriore flessione della spesa per consumi, -0,5% nella componente dei residenti, ma più accentuata sul territorio (-0,7%) a causa della forte contrazione di arrivi e presenze straniere nella seconda metà dell’anno in corso, che rendono negativo il contributo ai consumi del saldo turistico. Ci si attende una flessione anche nella componente degli investimenti, in quanto le attuali turbolenze dei mercati finanziari e la crisi bancaria creano un clima di incertezza nelle imprese e potrebbero tradursi in fenomeni di razionamento del credito, con ricadute negative sulle attività reali. Inoltre, come accennato in precedenza, la crisi finanziaria investe direttamente anche il settore dei mutui immobiliari divenuti meno accessibili per le famiglie, con le ovvie conseguenze sul settore delle costruzioni, che rappresenta uno dei segmenti più importanti della spesa per investimenti.

Riguardo alle prospettive del 2009, molto dipenderà dal protrarsi delle conseguenze negative legate al crollo dei mercati azionari e dalla credibilità delle misure adottate dal Governo per fronteggiare la crisi di eventuale insolvenza del settore bancario.

Certamente, il primo semestre del 2009 risentirà del trascinamento negativo dell’ultimo quarto del 2008 e, nell’ipotesi ottimistica che dal terzo trimestre del prossimo anno prenda avvio una fase di ripresa del ciclo, si può ritenere che il risultato dell’anno sarà ancora di tipo recessivo, con una flessione del PIL dello 0,3% rispetto al 2008, soprattutto per il mancato contributo della domanda estera, considerato il forte rallentamento del commercio mondiale, che penalizzerà i Paesi, come l’Italia, a maggiore componente manifatturiera.

Il clima di fiducia delle famiglie dovrebbe permanere orientato su posizioni pessimistiche, in quanto, a nostro avviso, l’eventuale recupero di potere d’acquisto per il raffreddamento delle tensioni inflazionistiche sulle materie prime alimentari ed energetiche, verrebbe più che compensato dalla situazione di incertezza del contesto internazionale in merito all’evolversi della crisi finanziaria globale, mantenendo nelle famiglie comportamenti altamente prudenziali in merito alle decisioni di spesa che si traducono, di fatto, in un’accentuazione delle propensione al risparmio.

Lo scenario che si prefigura, quindi, è quello di un 2009 con una spesa per consumi, sia delle famiglie residenti, sia sul territorio economico,in ulteriore flessione di mezzo punto percentuale rispetto ad un 2008 già penalizzato da una riduzione della spesa in quantità, e con gli investimenti, altra componente della domanda interna, in totale stagnazione, rinviando così al 2010 le effettive possibilità di riavvio di un ciclo espansivo delle attività produttive.

 

 

Spesa delle famiglie sul territorio economico

 

1971

3,8

1972

3,7

1973

5,8

1974

3,0

1975

0,4

1976

4,6

1977

3,8

1978

2,9

1979

6,9

1980

5,4

1981

1,4

1982

1,3

1983

0,0

1984

2,7

1985

2,8

1986

3,4

1987

3,4

1988

3,8

1989

3,7

1990

2,0

1991

2,8

1992

1,5

1993

-2,1

1994

2,1

1995

2,0

1996

0,6

1997

3,2

1998

3,3

1999

2,4

2000

2,7

2001

0,5

2002

-0,1

2003

0,6

2004

0,9

2005

0,8

2006

1,2

2007

1,3

2008

-0,7

 

Fonte: elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Istat

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