Il Pil equilibrato (2024)
Il Pil equilibrato (2024)
Sommario
In questa edizione si aggiornano le valutazioni sul PIL equilibrato (PIL-E) all’anno 2022 per i cinque Paesi considerati (Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna)[1].
Il PIL equilibrato (PIL-E) si ottiene sottraendo dal prodotto interno lordo (PIL) il valore di alcune esternalità (negative) legate alla produzione e al consumo[2]. Le cinque esternalità considerate sono: (1) emissioni di CO2, (2) mortalità per incidenti stradali e sui luoghi di lavoro, (3) feriti su strada e sui luoghi di lavoro, (4) copertura forestale (che è un’esternalità positiva) e (5) variazione del numero di poveri assoluti.
Una conclusione cui si perviene è che se invece del PIL si considerasse il PIL-E, la dinamica economica del nostro Paese risulterebbe nel 2022, ultimo anno di analisi, rispetto al 2021, peggiore di sette decimi di punto: al forte incremento del PIL, come dai dati di Contabilità Nazionale, pari al 4,7%, si contrapporrebbe un aumento del PIL-E più basso, pari al 4,0%, in ragione della maggiore crescita delle esternalità rispetto alla crescita del PIL.
Il 2021 è stato un anno che si è contraddistinto per un sorprendente recupero del PIL. Tuttavia, le chiusure e le restrizioni imposte dalla pandemia, insieme al timore del contagio, avevano limitato gli spostamenti che, pur aumentando rispetto al 2020, non avevano ancora raggiunto i livelli del 2019. Di conseguenza, l’incremento dei costi legati alle esternalità è risultato meno marcato rispetto alla crescita del PIL. Nel 2022, invece, con le riaperture definitive post-pandemiche e il ritorno alla normalità, i dati hanno mostrato un riavvicinamento ai livelli del 2019, soprattutto per quanto riguarda l’incidentalità stradale e lavorativa. Questo riallineamento si è verificato a fronte di una crescita del PIL ancora significativa, ma meno accentuata rispetto al 2021, contribuendo così a una dinamica del PIL-E più lenta rispetto a quella del PIL.
Guardando invece al medio-lungo termine, il confronto tra le dinamiche del PIL e del PIL-E evidenzia il miglior comportamento del PIL equilibrato rispetto alla misura standard per quasi tutti i Paesi considerati. Nella dinamica cumulata 2007-2022 l’Italia guadagnerebbe l’1,0%, la Spagna risulterebbe il Paese più avvantaggiato, con un guadagno del 2,0%, seguita da Olanda (1,4%) e Germania (0,6%). La Francia mostrerebbe invece una perfetta equivalenza in termini di crescita del PIL-E rispetto al PIL.
Nel complesso, e con verso opposto ai contenuti di molti messaggi ideologicamente orientati, l’attenzione ai temi della sostenibilità – non solo ambientale bensì anche sociale –- è ben radicata in Europa e ha portato, infatti, buoni frutti. Risultati certamente migliorabili, ma dei quali non ha senso non tenere conto per progettare più ambiziosi obiettivi futuri[3].
Per l’Italia questi risultati sono dovuti a un miglioramento generalizzato di quasi tutte le esternalità tra il 2007 e il 2022 (anche in rapporto al livello del PIL o della popolazione): complessivamente le emissioni di CO2 sono state ridotte del 29,2%, gli incidenti mortali del 39,3%, i feriti per incidenti stradali o sui luoghi di lavoro del 35,5% e la superficie forestale è cresciuta dell’8,5%. Aspetto negativo e rilevante è la crescita della povertà assoluta[4] che, nel periodo considerato, è aumentata del 212,6%.
E, come detto, anche nella comparazione internazionale il PIL-E dell’Italia si distanzia dal PIL in misura significativa. Resta il fatto, però, che il prodotto lordo italiano nei 25 anni precedenti la pandemia è cresciuto molto meno che nel resto dei partner più rilevanti (meno di un terzo rispetto alla Germania, giusto per riferirsi a un benchmark consueto). E ad oggi non è ancora chiaro se l’eccellente ripresa post-pandemica dell’Italia sia il segno di un cambiamento strutturale: visto che non molte riforme né molti investimenti sono stati ancora attuati, bisognerebbe optare per una risposta negativa.
1. Perché il PIL equilibrato
Produrre un PIL pari a 100, assieme a una certa quantità di emissioni nocive per l’ambiente e per l’uomo, non è la stessa cosa che produrre lo stesso PIL senza alcuna emissione. Da semplicissime considerazioni di questo tenore, si è partiti per costruire un PIL, il PIL equilibrato (PIL-E), che tiene, dunque, conto di alcune esternalità legate alla produzione e al consumo. Le esternalità considerate sono: (1) le emissioni di CO2, (2) la mortalità per incidenti stradali e sui luoghi di lavoro, (3) i feriti su strada e sui luoghi di lavoro, (4) la copertura forestale e (5) la variazione del numero di poveri assoluti. L’obiettivo è di leggere la crescita nel tempo e nel confronto tra Paesi sulla base di un prodotto che tenga conto di aspetti dell’attività economica che non vengono incorporati nelle statistiche ufficiali (sul PIL). Si qualifica il PIL, non lo si sostituisce né si creano indicatori complementari, tanto meno di benessere.
Un aspetto problematico di questo esercizio è l’assenza di un solido modello teorico dietro la costruzione dell’indicatore. La scelta delle esternalità è, infatti, dettata dalla rilevanza degli ambiti e dalla disponibilità dei dati.
I fattori considerati, certo non esaustivi, sono facilmente identificabili in termini di statistiche, peraltro aggiornate con continuità, e sono, comunque, considerati rilevanti dalla comunità internazionale che li ha fatti oggetto di accordi recepiti nelle legislazioni nazionali dei Paesi sottoscrittori. L’esercizio proposto ha un significato di prima approssimazione.
2. Come è costruito il PIL equilibrato
Per ottenere un valore per ciascuna esternalità – la cui quantità è desumibile da fonti ufficiali[5] – da sommare algebricamente al PIL (a prezzi di mercato) occorre moltiplicare la quantità di ciascuna esternalità per il suo prezzo unitario (costo marginale)[6]:
- il costo marginale sociale di una tonnellata di emissioni di CO2 equivalenti è di 80,80 euro per il 2022 (tab. 1), uguale per tutti i Paesi considerati e variabile nel tempo[7];
- il costo della vita statistica persa per incidente stradale o sui luoghi di lavoro è stimato in 3,6 milioni di euro in media per il 2022 e varia nel tempo e tra Paesi al variare del PIL pro capite[8];/li>
- il costo marginale di un ferito su strada o sui luoghi di lavoro è stimato in 99.949 euro per ferito nella media dei cinque Paesi considerati, variabile nel tempo e tra Paesi al variare del PIL pro capite e del costo della vita statistica[9];
- la copertura forestale offre un contributo positivo al PIL ed è composta da due diversi indicatori, l’assorbimento netto di CO2 da parte delle foreste, valutato al costo marginale di 80,80 euro per il 2022 (come per le emissioni di CO2), e il contenimento del rischio idrogeologico e la tutela della biodiversità, per cui il beneficio per ettaro risulta essere nel 2022 di 197,41 euro[10]. Va precisato che la copertura forestale rappresenta una variabile di stock, ma le esternalità che essa produce hanno natura di flusso che è, naturalmente, funzione dell’estensione delle foreste, nel senso che ogni anno le foreste assorbono un certo quantitativo di anidride carbonica e ogni anno contribuiscono alla riduzione del rischio idrogeologico e alla protezione della biodiversità[11];
- il costo medio di una persona in povertà assoluta nel 2022 è stato stimato pari a 1.194 euro, anche se la base di stima è il costo per povero in percentuale del PIL pro capite in Italia, per poi ricalcolare quello degli altri Paesi moltiplicando tale percentuale per il rispettivo PIL pro capite[12]: questa cifra rappresenta il costo monetario per coprire la distanza tra i consumi effettivi di un povero assoluto e quelli della stessa persona se fosse appena sopra alla soglia della povertà assoluta[13]. Mentre le emissioni inquinanti, la mortalità, i feriti e gli effetti della copertura forestale sono variabili di flusso – connesse cioè all’attività produttiva nell’anno – la povertà è uno stock che si tramanda da un anno all’altro. Pertanto, solo la variazione del costo della povertà assoluta è un flusso da considerare per correggere il PIL. Tale indice varia tra Paesi e nel tempo in funzione del PIL pro capite. Nel paragrafo seguente viene riportata la tecnica di stima del numero di persone in condizioni di povertà assoluta.
Tab. 1 – Costi unitari delle esternalità[14]
anno 2022
emissioni di CO2 equivalenti (euro per tonnellata) | vita statistica (milioni di euro) | costo sanitario per ferito (euro) | assorbimento netto di CO2 (euro per tonnellata) | rischio idrogeologico e biodiversità (euro per ettaro) | Costo annuale della povertà assoluta (euro per povero assoluto) | |
---|---|---|---|---|---|---|
Francia | 80,80 | 3,3 | 91.778 | 80,80 | 189,85 | 1.137 |
Germania | 80,80 | 4,1 | 111.349 | 80,80 | 205,90 | 1.375 |
Italia | 80,80 | 3,2 | 88.141 | 80,80 | 195,74 | 986 |
Olanda | 80,80 | 4,5 | 123.942 | 80,80 | 204,89 | 1.636 |
Spagna | 80,80 | 3,1 | 84.534 | 80,80 | 190,68 | 838 |
media (aritmetica) | 80,80 | 3,6 | 99.949 | 80,80 | 197,41 | 1.194 |
2.1 La stima del numero di persone in povertà assoluta
La valutazione sul numero dei poveri assoluti e sull’intensità della stessa condizione è disponibile solo per l’Italia[15]. Pertanto, è necessario ricostruire il dato per gli altri quattro Paesi considerati. Questo viene fatto utilizzando la variabile “rischio di povertà”, le cui stime sono fornite da Eurostat per tutte le nazioni considerate, e applicando la relazione tra povertà assoluta e rischio di povertà stimata per l’Italia tramite una semplice analisi di regressione lineare. In particolare, si valuta la relazione presumibilmente esistente in Italia (e negli altri Paesi) tra poveri assoluti (pa) e persone a rischio di povertà (rp), categorizzando le due variabili per classi di età (fino a 17 anni, tra 18 e 64 anni, e oltre 64 anni) e sesso.
Il modello panel stimato è il seguente:
dove j=1,2,3 (classi di età), i=maschio, femmina, t=2007,...,2022, k è la costante ed εj,i,t è un processo white noise.
Tab. 2 – Risultati del modello per la stima del numero di persone in povertà assoluta
periodo di stima: 2007-2022
variabile dipendente: logaritmo del numero di poveri assoluti in Italia per sesso e classe di età (numero osservazioni = 96) | coefficienti | errori standard | statistica t |
---|---|---|---|
log persone a rischio di povertà (classe di età <18) | 0,976*** | 0,126 | 7,75 |
log persone a rischio di povertà (classe di età 18-64) | 0,978*** | 0,109 | 8,99 |
log persone a rischio di povertà (classe di età >64) | 0,973*** | 0,131 | 7,39 |
costante | -1,842** | 0,920 | -2,00 |
(log trend)^2 | 0,141*** | 0,010 | 14,15 |
I coefficienti della regressione (tab. 2) presentano tutti il segno atteso e risultano statisticamente significativi. Sebbene anche i coefficienti relativi alle classi di età siano tutti statisticamente significativi, dal confronto dei valori non emerge che alcune classi di età siano maggiormente esposte al rischio di trovarsi in condizione di povertà assoluta[16].
I coefficienti del modello stimato sui dati relativi all’Italia sono stati utilizzati per calcolare la povertà assoluta negli altri quattro stati europei. In particolare, moltiplicando i parametri stimati per l’Italia per il numero di persone a rischio di povertà in ciascun Paese – suddivise per classe di età e sesso – si ottiene una stima delle persone in condizione di povertà assoluta in quei Paesi. Le stime così ottenute per il periodo di riferimento vengono successivamente impiegate per calcolare la variazione del costo della povertà assoluta[17]. Naturalmente, questa procedura si basa su ipotesi fortemente restrittive, secondo cui la relazione tra il rischio di povertà e l’entrata nell’area della povertà assoluta sarebbe la stessa – ovvero quella stimata per l’Italia –- in tutti i Paesi considerati.
2.2 La misurazione della povertà: riflessioni e statistiche a confronto
Il concetto di povertà, apparentemente auto-evidente, è, invece, piuttosto complesso. Ovviamente, si considererà povero chi è senza dimora e dipendente dalla carità altrui, ma la condizione di povertà può estendersi anche a coloro che, pur avendo una pensione minima, tanto per esemplificare, non possono soddisfare i loro bisogni essenziali[18].
Anche nel contesto internazionale la questione della misurazione della povertà è controversa, soprattutto per la compresenza di due concetti distinti: la povertà relativa e la povertà assoluta. La povertà relativa rappresenta una misurazione basata sul concetto di disuguaglianza, identificando la condizione di povertà nella disparità di risorse tra alcuni soggetti, siano esse famiglie o individui. In particolare, la povertà relativa si riferisce a tutti coloro che hanno un reddito inferiore a una frazione del reddito mediano della popolazione di riferimento. L’Eurostat, a questo proposito, include nella definizione di povertà relativa coloro che hanno un reddito disponibile al di sotto del 60% del reddito mediano nazionale[19]. Tuttavia, questo approccio presenta alcuni limiti, soprattutto nel confronto tra Paesi e nel corso del tempo. Un Paese globalmente povero, ma con una disuguaglianza limitata, può avere un tasso di povertà relativa basso, mentre un Paese mediamente ricco con accentuata disuguaglianza può presentare un numero considerevole di poveri: è abbastanza evidente che dal punto di vista del benessere economico si sta meglio nella seconda condizione rispetto alla prima (al netto degli effetti psicologici dell’invidia sociale). Inoltre, anche le variazioni temporali dell’incidenza della povertà relativa dipendono non solo dal peggioramento (o miglioramento) delle condizioni di vita, ma sono strettamente legate alle variazioni del reddito medio nazionale. Sorprendentemente, periodi di sviluppo economico possono portare a un aumento della povertà relativa, poiché l’aumento del reddito può essere più accentuato tra le famiglie con livelli di benessere più elevati. Al contrario, durante periodi di recessione o stagnazione economica, le misure di povertà relativa possono mostrare stabilità o addirittura diminuzione. Pertanto, la povertà relativa non rappresenta una misura adeguata delle condizioni di effettiva deprivazione di una popolazione, quanto piuttosto della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi[20].
La povertà assoluta, di contro, si basa su una soglia per nulla correlata alla distribuzione dei redditi familiari. In questo campo l’Italia, attraverso l’eccellente lavoro dell’Istat, calcola opportune soglie di povertà assoluta e quindi il numero di famiglie e di individui in tale condizione. La soglia di povertà assoluta identifica il valore di un paniere di beni e servizi ritenuti essenziali nel contesto sociale di riferimento. Il valore e la composizione mutano non in base a qualche indice di posizione collegato alla distribuzione dei redditi (come il reddito medio o mediano), ma piuttosto, in relazione alla variazione dei prezzi, del reddito personale, delle preferenze e della struttura socio-demografica[21]. È considerato, dunque, povero in senso assoluto un individuo che spende meno di una certa quantità di un paniere di beni e servizi di sussistenza o essenziali. È per questa ragione che la povertà assoluta rappresenta una misura più genuina di povertà rispetto alla povertà relativa.
Sfortunatamente la normativa europea riguardante l’indagine sul reddito e le condizioni di vita (EU-SILC) non prevede la pubblicazione del dato relativo al numero di famiglie/individui in povertà assoluta, ma lascia discrezionalità sulla pubblicazione dello stesso. Tuttavia, avere a disposizione delle statistiche che fotografano in modo chiaro e inequivoco la dimensione della povertà di ciascun Paese potrebbe facilitare la scelta di adeguate politiche socioeconomiche per contrastare la povertà. Si consideri che l'obiettivo principale (target UE 2030) in materia di povertà e inclusione sociale dell’Unione Europea è ridurre il numero di persone a rischio di povertà o di esclusione sociale di almeno 15 milioni entro il 2030. I progressi verso questo obiettivo sono monitorati attraverso il tasso AROPE, che, tuttavia, fa riferimento al concetto di povertà relativa e non, come sarebbe auspicabile, a quello di povertà assoluta. A titolo di esempio, mentre l'Istat rileva che in Italia nel 2023 le persone in povertà relativa sono il 14,5% della popolazione residente, il numero di poveri assoluti rappresenta invece il 9,7% della popolazione[22]. La differenza è ampia e merita attenzione. In questo contesto, non risulta completamente comprensibile la decisione di Eurostat di non imporre ai Paesi il calcolo di uno specifico indicatore di povertà assoluta, che potrebbe contribuire a informare per politiche mirate e interventi efficaci. La retorica verso una maggiore integrazione europea avrebbe fondamento più robusto se anche gli altri Paesi realizzassero continuativamente statistiche accurate e confrontabili come fa, meritoriamente, il nostro istituto nazionale, a partire da quelle sulla povertà assoluta[23].
3. Il PIL equilibrato: i principali risultati
I dati sul livello e sulla dinamica in volume dei fattori da sommare algebricamente al PIL sono presentati in tabella 3.
Nel lungo periodo (confronto tra 2007 e 2022) gli sforzi fatti dai cinque Paesi considerati nel contenere gli effetti indesiderati della produzione e del consumo sono evidenti, come si vede dai primi tre campi della tabella 3 (gas climalteranti (CO2), morti e feriti in incidenti stradali e nei luoghi di lavoro). Migliora anche il contributo della forestazione in termini di rischio idrogeologico, mentre peggiora quello relativo all’assorbimento di anidride carbonica. Questi risultati sono da ascriversi in larga misura agli impegni sottoscritti dai Paesi in sede di accordi internazionali, a cominciare da quelli promossi dall’Unione Europea. Nel periodo considerato, cresce, invece, la povertà assoluta.
Tab. 3 – Fattori di correzione del PIL in volume[24]
livelli e variazioni %
Francia | Germania | Italia | Olanda | Spagna | totale 5 Paesi | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|
emissioni di CO2 equivalenti (milioni di tonnellate) | 2007 | 529 | 961 | 579 | 208 | 443 | 2.720 |
2021 | 412 | 760 | 413 | 167 | 289 | 2.040 | |
2022 | 396 | 750 | 410 | 153 | 294 | 2.004 | |
var. % 2007-2022 | -25,2 | -21,9 | -29,2 | -26,4 | -33,5 | -26,4 | |
var. % 2022 | -3,9 | -1,3 | -0,7 | -8,2 | 2,0 | -1,8 | |
numero di morti in incidenti stradali e nei luoghi di lavoro | 2007 | 5.422 | 5.631 | 5.978 | 887 | 4.395 | 22.313 |
2021 | 3.801 | 2.997 | 3.476 | 607 | 1.909 | 12.790 | |
2022 | 4.214 | 3.185 | 3.628 | 770 | 2.157 | 13.954 | |
var. % 2007-2022 | -22,3 | -43,4 | -39,3 | -13,2 | -50,9 | -37,5 | |
var. % 2022 | 10,9 | 6,3 | 4,4 | 26,9 | 13,0 | 9,1 | |
numero di feriti in incidenti stradali e nei luoghi di lavoro (migliaia di individui) | 2007 | 758 | 1.360 | 859 | 189 | 914 | 4.080 |
2021 | 725 | 1.133 | 478 | 105 | 576 | 3.017 | |
2022 | 691 | 1.152 | 554 | 113 | 626 | 3.135 | |
var. % 2007-2022 | -8,9 | -15,2 | -35,5 | -40,6 | -31,5 | -23,1 | |
var. % 2022 | -4,7 | 1,7 | 15,9 | 7,1 | 8,7 | 3,9 | |
superficie forestale[25] (milioni di ettari) | 2007 | 16,1 | 11,4 | 8,9 | 0,4 | 17,7 | 54,4 |
2021 | 17,6 | 11,5 | 9,6 | 0,4 | 18,6 | 57,6 | |
2022 | 17,6 | 11,5 | 9,6 | 0,4 | 18,6 | 57,6 | |
var. % 2007-2022 | 9,2 | 0,7 | 8,5 | -1,2 | 5,1 | 5,9 | |
var. % 2022 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | 0,0 | |
assorbimento di CO2 equivalenti (milioni di tonnellate) | 2007 | -67,5 | -28,6 | -18,8 | -2,8 | -45,2 | -162,8 |
2021 | -34,4 | -38,7 | -28,4 | -2,3 | -41,9 | -145,7 | |
2022 | -34,6 | -39,8 | -26,1 | -1,4 | -41,6 | -143,5 | |
var. % 2007-2022 | -48,7 | 39,0 | 38,9 | -49,1 | -7,8 | -11,9 | |
var. % 2022 | 0,5 | 2,7 | -8,4 | -37,7 | -0,6 | -1,6 | |
povertà assoluta (milioni di individui) | 2007 | 1,6 | 2,2 | 1,8 | 0,4 | 1,4 | 7,4 |
2021 | 4,5 | 6,4 | 5,3 | 1,1 | 4,9 | 22,2 | |
2022 | 5,4 | 6,8 | 5,7 | 1,2 | 4,8 | 23,8 | |
var. % 2007-2022 | 239,3 | 209,0 | 212,6 | 227,6 | 243,7 | 223,9 | |
var. % 2022 | 18,4 | 6,9 | 7,4 | 5,1 | -1,6 | 7,4 |
Nel 2022, con le riaperture definitive post-pandemiche e il ritorno alla normalità, si è registrato un aumento significativo del numero di incidenti mortali e di feriti sia su strada, sia nei luoghi di lavoro. Parallelamente, la povertà assoluta continua a crescere, alimentata dall'elevata inflazione che ha caratterizzato l'anno. L’unico dato positivo è il calo delle emissioni di gas climalteranti, frutto degli sforzi intrapresi dai singoli Paesi e dall’Unione Europea per rispettare gli accordi internazionali.
La tabella 4 fornisce una rappresentazione sintetica del tasso di esternalità in rapporto alla popolazione delle cinque economie considerate.
Nel confronto con i partner internazionali l'Italia registra risultati peggiori per quanto riguarda l’indice di mortalità sui luoghi di lavoro e sulle strade[26] dove si posiziona seconda solo alla Francia, e per quanto concerne l’incidenza della povertà assoluta, in cui è superata unicamente dalla Spagna.
Tab. 4 – Fattori di correzione del PIL in rapporto alla popolazione
anno 2022
emissioni di CO2 equivalenti* (tonnellate pro capite) | mortalità stradale e sui luoghi di lavoro per 100mila abitanti | feriti su strada e sui luoghi di lavoro per 100mila abitanti | numero di poveri assoluti su popolazione (%) | |
---|---|---|---|---|
Francia | 5,3 | 6,2 | 1.017 | 7,9 |
Germania | 8,5 | 3,8 | 1.385 | 8,2 |
Italia | 6,5 | 6,1 | 938 | 9,7 |
Olanda | 8,6 | 4,4 | 640 | 6,6 |
Spagna | 5,3 | 4,5 | 1.318 | 10,1 |
media (aritmetica) | 6,9 | 5,0 | 1.059 | 8,5 |
Moltiplicando le quantità delle esternalità per i rispettivi costi si ottengono i valori da sottrarre al PIL per ottenere il PIL-E. Nel 2022 l’ammontare di risorse monetarie da dedurre dal PIL al fine di compensare le esternalità prodotte è di quasi 500 miliardi di euro per i cinque Paesi considerati, vale a dire il 4,5% del PIL (penultima colonna di tab. 5). Per la sola Italia i costi esterni valgono oltre 90 miliardi di euro, corrispondenti al 4,5% del prodotto lordo dello stesso anno. La quota maggioritaria delle penalizzazioni proviene dalla valorizzazione dei feriti su strada e sui luoghi di lavoro, seguita dalle emissioni inquinanti, dalla mortalità e, infine, dal costo della povertà assoluta[27]. La copertura forestale è considerata un’esternalità positiva del PIL che andrà quindi a sommarsi allo stesso.
Nel 2022, secondo le stime effettuate per i cinque Paesi considerati (tab. 5), il costo delle esternalità in rapporto al PIL ha un valore compreso tra il 3,0% dell’Olanda e il 5,6% della Spagna.
Tab. 5 – Fattori di correzione del PIL in aggregato
in % del PIL e in valore assoluto, anno 2022
emissioni di CO2 equivalenti | mortalità stradale e sui luoghi di lavoro | feriti su strada e sui luoghi di lavoro | copertura forestale | povertà assoluta | totale | costo complessivo in miliardi di euro | |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Francia | 1,2 | 0,5 | 2,4 | -0,2 | 0,05 | 3,9 | 104,6 |
Germania | 1,5 | 0,3 | 3,2 | -0,1 | 0,03 | 4,9 | 197,4 |
Italia | 1,7 | 0,6 | 2,4 | -0,2 | 0,04 | 4,5 | 90,4 |
Olanda | 1,2 | 0,4 | 1,4 | 0,0 | 0,03 | 3,0 | 29,9 |
Spagna | 1,7 | 0,5 | 3,9 | -0,5 | 0,02 | 5,6 | 76,7 |
totale 5 paesi | 1,5 | 0,5 | 2,7 | -0,2 | 0,03 | 4,5 | 499,0 |
Osservando i trend storici di medio termine (tab. 6) tutti i Paesi, esclusa la Francia, mostrano risultati migliori in termini di PIL equilibrato rispetto alla metrica standard del PIL, proprio perché sono stati ottenuti apprezzabili successi nella lotta alle esternalità negative, fenomeno del quale non si tiene abbastanza conto quando si redigono i giudizi sul funzionamento delle diverse economie europee. L’andamento del PIL equilibrato è migliore di quello del PIL, specialmente per la Spagna che registra un guadagno pari a 2,0 punti percentuali, mentre la Francia è l’unico Paese dove non si registra alcuna differenza tra l’andamento del PIL equilibrato e quello della sua misura standard.
Tab. 6 – Variazioni del PIL equilibrato e del PIL: il confronto nel medio termine
Var. % 2007-2022 e differenze delle var. %, valori concatenati
var. % PIL-E | var. % PIL | diff. var. % | |
---|---|---|---|
Francia | 13,8 | 13,8 | 0,0 |
Germania | 17,3 | 16,7 | 0,6 |
Italia | 0,5 | -0,5 | 1,0 |
Olanda | 24,5 | 23,1 | 1,4 |
Spagna | 10,8 | 8,8 | 2,0 |
media (aritmetica) | 13,4 | 12,4 | 1,0 |
Nel 2022, il PIL equilibrato registra un andamento peggiore rispetto alla misura standard in tutti e cinque i Paesi analizzati (tab. 7). I risultati più negativi si osservano in Italia e Spagna, con riduzioni rispettivamente dello 0,7% e dello 0,6%. Seguono la Germania, con una perdita dello 0,3%, e i Paesi Bassi, con un -0,2%. La Francia, pur mostrando anch’essa un peggioramento, limita la perdita allo 0,1%.
Tab. 7 – Variazioni del PIL equilibrato e del PIL: anno 2022
Var. % 2022 e differenze delle var. %, valori concatenati
var. % PIL-E | var. % PIL | diff. var. % | ||
---|---|---|---|---|
Francia | 2,5 | 2,6 | -0,1 | |
Germania | 1,1 | 1,4 | -0,3 | |
Italia | 4,0 | 4,7 | -0,7 | |
Olanda | 4,8 | 5,0 | -0,2 | |
Spagna | 5,6 | 6,2 | -0,6 | |
media (aritmetica) | 3,6 | 4,0 | -0,4 |
Tab. 8 – PIL equilibrato pro capite e PIL pro capite e differenze
euro, anno 2022
PIL equilibrato | PIL | diff. | |
---|---|---|---|
Francia | 37.537 | 39.075 | -1.539 |
Germania | 45.129 | 47.501 | -2.372 |
Italia | 32.300 | 33.831 | -1.531 |
Olanda | 54.797 | 56.497 | -1.700 |
Spagna | 27.312 | 28.927 | -1.615 |
media (aritmetica) | 39.415 | 41.166 | -1.751 |
La comparazione tra i valori per abitante del PIL e del PIL equilibrato (tab. 8) permette di osservare che il costo pro capite di produrre il PIL piuttosto che il PIL equilibrato è pari a 1.531 euro in Italia. Nella media dei cinque Paesi considerati 1.751 euro a testa andrebbero dedotti dai 41.166 euro di PIL pro capite perché non costituiscono una vera produzione di ricchezza, quanto piuttosto una disutilità dovuta a inquinamento, creazione di nuova povertà assoluta, numero di morti e feriti su strada e sui luoghi di lavoro.
[1] Le precedenti note sono presenti nella sezione pubblica dell’Ufficio Studi nel sito di Confcommercio-Imprese per l’Italia. La prima edizione è del marzo 2017; la prima versione estesa del PIL equilibrato, aggiornata nella presente nota, è del dicembre 2018. In questa edizione si mantiene la struttura delle precedenti; non sono più presenti le stime sul Regno Unito poiché, a seguito della Brexit, non vengono più aggiornati i dati nel database di Eurostat; è aggiunta una tabella sul costo unitario delle esternalità ed è stato aggiornato il modello che consente di stimare, sulla base delle evidenze osservate per l’Italia, il numero di poveri assoluti negli altri Paesi considerati.
[2] Per semplicità di calcolo, l’unica operazione ammessa è la sottrazione (dal PIL si sottraggono le esternalità valorizzate in euro). Se le esternalità costituiscono un miglioramento della situazione vengono conteggiate con segno meno, andando, quindi, ad aggiungersi al PIL. Essendo largamente prevalenti le esternalità negative, questo approccio consente di evitare di presentare tabelle inondate da segni meno.
[3] Per una più ampia discussione su questo punto si veda Bella M. (a cura di), 2020, Trasporti e logistica: analisi e prospettive per l’Italia, il Mulino, Bologna.
[4] Nel 2020 si sono registrati oltre 900mila poveri assoluti in più rispetto all’anno precedente. Tuttavia, attorno a questa evidenza, occorre ricordare che per come è calcolata la povertà assoluta – basata su un paniere minimo di consumi – potrebbe darsi che nel 2020 siano stati considerati poveri assoluti persone che non hanno avuto l’opportunità oggettiva di realizzare alcune spese, pur potendole fare sotto il profilo delle disponibilità di reddito. Le restrizioni alla mobilità, per esempio, potrebbero avere ridotto la propensione agli acquisti di abbigliamento, inducendo sotto la soglia di povertà – che prevede un minimo di acquisti di vestiario e calzature nel periodo medio di riferimento – degli individui che poveri assoluti non sono affatto. In ogni caso, il reddito di cittadinanza dovrebbe avere aiutato alcune centinaia di migliaia di individui a non cadere sotto la soglia di povertà. Su questi temi si veda: Baldini M. – Taddei M., 2021, Torna a crescere la povertà assoluta nell’anno della pandemia, lavoce.info; Rosolia A., 2021, Le misure di povertà durante la pandemia, lavoce.info; Bella M., 2021, Povertà assoluta: poteva andare peggio, lavoce.info. L’elemento di sorpresa è la mancata forte riduzione della povertà assoluta nel 2021, quando si è osservata solo una lieve contrazione dell’area della povertà, con il numero di poveri assoluti che è passato da 5,4 milioni a 5,3 milioni (secondo le nostre stime che pongono a sistema le incidenze ufficiali con i nuovi dati sulla popolazione). Questo dato resta comunque molto lontano dai 4,5 milioni registrati nel 2019, contraddicendo le ipotesi formulate a dicembre 2021 sull'eccezionalità del conteggio dei poveri assoluti nel 2020. Inoltre, nonostante sembrasse che nel 2022, superati gli anni più difficili della pandemia, si potesse assistere a una diminuzione dei poveri assoluti, tale numero è risultato in aumento a causa dell'alta inflazione (+7,4%) ed è rimasto pressoché invariato nel 2023 (-0,1%).
[5] I dati su emissioni di CO2, morti e feriti su strada e sui luoghi di lavoro, copertura forestale e numero di poveri assoluti sono di fonte Eurostat, Istat e FAO.
[6] Ragioniamo in termini di costi marginali perché quello che conta, ai fini della presente analisi, è la quantità di esternalità aggiunta al margine.
[7] Il costo marginale delle emissioni di CO2 utilizzato è stato stimato a partire dai dati presenti nel documento: IWG, 2021, Technical Support Document: Social Cost of Carbon, Methane, and Nitrous Oxide.
[8] Il costo della vita statistica è stato stimato a partire dallo studio OECD, 2011, Valuing Mortality Risk Reductions in Regulatory Analysis of Environmental, Health and Trasport Policies: Policy Implications. Per maggiori dettagli si rimanda all’appendice tecnica di Ufficio Studi Confcommercio, novembre 2017, Il PIL equilibrato - Seconda Edizione.
[9] Per maggiori dettagli sulla metodologia di calcolo del costo marginale di un ferito su strada o sui luoghi di lavoro si rimanda al rapporto di Ufficio Studi Confcommercio, 2018, Il PIL equilibrato - Terza Edizione.
[10] La stima aggiornata dall’Ufficio Studi si basa sul lavoro di Maurizio Merlo e Lelia Croitoru (a cura di), 2005, Valuing mediterranean forests: towards total economic value, Wallinbford, UK: CABI International.
[11] Per maggiori dettagli sulla metodologia di calcolo dei benefici legati all’assorbimento netto di CO2 da parte delle foreste, al contenimento del rischio idrogeologico e alla tutela della biodiversità si rimanda al rapporto di Ufficio Studi Confcommercio, 2018, Il PIL equilibrato - Terza Edizione.
[12] Per maggiori dettagli si rimanda all’appendice tecnica di Ufficio Studi Confcommercio, novembre 2017, Il PIL equilibrato - Seconda Edizione.
[13] Questo calcolo è impreciso (sovrastimato poiché l’unità di riferimento dovrebbe essere la famiglia e non il singolo). In altre parole, una cosa è riportare sulla soglia di povertà ad esempio tre poveri assoluti che vivono da soli, altra è riportare sulla soglia una famiglia di tre persone che è assolutamente povera. Ovviamente nel primo caso il costo di un povero assoluto da noi stimato è da moltiplicare per tre distinti individui, mentre nel caso di una famiglia, questo costo nella realtà dovrebbe essere più basso in ragione delle economie di scala nel consumo domestico.
[14] Per la presente tabella, così come per tutte le successive, le stime degli anni precedenti al 2022 sono state aggiornate e possono differire da quelle pubblicate nei rapporti precedenti.
[15] La metodologia di calcolo della povertà assoluta è stata modificata dall'Istat nel 2022, e i primi risultati di questa modifica sono stati pubblicati in ottobre 2023. La nuova metodologia consiste principalmente in un aggiornamento del paniere di beni e servizi essenziali che servono a definire la soglia di povertà assoluta. Dal presente rapporto si farà, quindi, riferimento alle stime calcolate applicando la nuova metodologia, la quale fornisce dati in serie storica dal 2014 al 2023. Per ulteriori dettagli, si rimanda al rapporto Istat, 2024, Le statistiche dell'Istat sulla povertà - Anno 2023.
[16] Oltre alle differenze per classe di età, è stato testato un modello che teneva conto anche delle differenze di genere. Tuttavia, non sono emerse differenze statisticamente significative tra i generi riguardo l’esposizione alla condizione di povertà assoluta.
[17] Per la metodologia dettagliata si rimanda al documento a cura dell’Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia, 2017, Un primo tentativo di costruzione del PIL equilibrato.
[18] Per approfondimenti sul tema si rimanda al documento Istat, 2009, La misura della povertà assoluta.
[19] L'Eurostat utilizza il termine "persona a rischio povertà" che, tuttavia, rappresenta un concetto molto simile a quello di povertà relativa.
[20] L'Eurostat stesso sottolinea molto opportunamente che la stima della povertà relativa (o persone a rischio povertà) non misura la povertà in senso stretto, ma identifica solo chi ha un basso reddito rispetto al resto della popolazione, senza implicare necessariamente un basso standard di vita.
[21] La recente modifica del paniere di povertà assoluta, effettuata nel 2022 dall'Istat, indica l'adattamento costante ai cambiamenti sociali ed economici.
[22] Istat, 2024, Le statistiche dell'Istat sulla povertà - Anno 2023.
[23] Un altro curiosissimo caso riguarda la valutazione dell’economia sommersa. Anche gli altri Paesi la fanno, ma non la rendono pubblica, contrariamente a quanto fa l’Italia. Pertanto la consueta affermazione che in Italia abbiamo un’evasione fiscale straordinariamente elevata poggia sul buon senso – e sulla tradizione orale – e non sul confronto tra dati internazionali ufficiali omogenei.
[24] La variazione percentuale cumulata 2007-2022 è calcolata sulla base del rapporto tra valore del 2022 e valore del 2007. A rigore di logica, quindi, valuta l’evoluzione del fenomeno durante il periodo 2008-2022.
[25] I dati sulla superficie forestale del 2022 sono stati considerati uguali a quelli dell’anno precedente per tutti i paesi, poiché la FAO non ha ancora reso disponibili i nuovi dati.
[26] Va tenuto conto del fatto che la mortalità stradale dipende non tanto dalla popolazione quanto dal numero di chilometri percorsi ogni anno da chiunque sulle strade. E questo potrebbe dipendere non solo dalle preferenze di una comunità ma, forse soprattutto, dalla presenza (o meglio: dall’assenza) di validi sostituti modali.
[27] È verosimile che si stia sotto-pesando il ruolo della variazione del numero di poveri assoluti dentro il PIL equilibrato. Per non rinunciare all’approccio ultra-semplificato che abbiamo privilegiato, anche nel presente esercizio non sono state considerate opzioni di valutazione delle esternalità negative, per esempio in termini di perdita di coesione sociale che il livello della povertà assoluta può generare. In altre parole, era altrettanto legittimo – ma molto più complicato – assumere che la riduzione della povertà assoluta fosse un obiettivo irrinunciabile e che quindi, una variazione nulla del numero di poveri assoluti da un anno all’altro, comporti di per sé una penalizzazione del PIL. Inoltre, è del tutto arbitraria, anche se piuttosto ragionevole, l’idea che l’esternalità negativa dovuta alla povertà assoluta sia eliminata portando un povero giusto al livello della sua soglia di povertà. Altri potrebbero preferire associare a questo procedimento una valutazione delle esternalità negative dovute alla concentrazione dei redditi superiore a un certo livello (socialmente accettabile). È del tutto evidente, però, che queste considerazioni vanno molto al di là dei modesti obiettivi dell’esercizio proposto.