Pnrr, via libera alla sesta rata

Pnrr, via libera alla sesta rata

Dalla Commissione europea è arrivata la valutazione positiva per l’erogazione di altri  8,7 miliardi di euro (1,8 in sovvenzioni e 6,9 in prestiti), in arrivo a fine anno. Meloni: “grande soddisfazione, Italia al primo posto”.

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27 novembre 2023

La Commissione europea ha dato il 26 novembre scorso il suo ok alla sesta rata del Pnrr per l'Italia, che è il primo Paese a ricevere una valutazione positiva sulla nuova tranche di aiuti europei. A fine anno entreranno così nelle casse pubbliche altri 8,7 miliardi di euro (1,8 in sovvenzioni e 6,9 in prestiti). L'Italia si conferma la nazione che ha ricevuto l'importo maggiore di aiuti, che a fine 2024 raggiungerà 122 miliardi di euro, il 63% dei 194,4 miliardi della dotazione complessiva per il nostro Paese. Tra i trentanove obiettivi connessi all'approvazione del pagamento della sesta rata, distinti in 23 'milestone' e sedici target, figurano investimenti strategici e riforme, fra cui le misure per la riduzione dei ritardi di pagamento da parte della pubblica amministrazione, la legge quadro dedicata alle persone con disabilità, i provvedimenti a favore degli anziani non autosufficienti, il contrasto a lavoro sommerso, sfruttamento dei lavoratori e altre forme di lavoro irregolare.

In una lunga nota in cui ringrazia il ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, la premier Giorgia Meloni scrive che il via libera europeo agli aiuti "certifica il primato europeo dell'Italia, a conferma del positivo lavoro del governo, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea, le amministrazioni titolari degli interventi e gli enti territoriali". Un risultato che - prosegue la nota - "dimostra che l'attuazione del Piano procede nei tempi previsti e nel rispetto di tutti gli obiettivi concordati a livello europeo, unici parametri di valutazione oggettivi dello stato di avanzamento del Pnrr".

Il nuovo Pnrr vale 194 miliardi

Il nuovo Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, presentato lo scorso 7 agosto dall'Italia, contiene 145 le misure nuove o riviste. Se tutti i target saranno raggiunti arriveranno da Bruxelles sono 194,4, tre in più rispetto al passato.

"Il governo può mettere a disposizione della crescita economica 21 miliardi di euro, è come una seconda manovra", ha esultato la premier Giorgia Meloni. Rivisti i target del vecchio piano in quattro settori: piani urbani di rigenerazione o integrati, superbonus,  servizi per i bambini, reti ferroviarie, riduzione del rischio idrogeologico. Escono invece potenziati gli investimenti per le infrastrutture idriche, gli alloggi per studenti, la formazione e le politiche del lavoro. In totale le riforme sono 66, gli investimenti 150.

- LE CIFRE CHIAVE. Le misure nuove o riviste che hanno incassato la luce verde della Commissione sono 145. Di queste oltre cento sono state modificate sulla base delle cosiddette circostanze oggettive ex articolo 21: la guerra in Ucraina, crisi energetica, l'inflazione elevata, la domanda più bassa delle attese, la strozzature delle forniture, i disastri climatici, per fare qualche esempio. Il 39% dei fondi del Pnrr è destinato alla transizione ecologica, il 25,6 a quella digitale. Quattro sono le misure che il governo ha rimosso rispetto al piano precedente mantenendo tuttavia la stessa ambizione nella complessità dei progetti. Nel capitolo Repower ci sono 5 nuove riforme (dalla riduzione delle sovvenzioni dannose per il clima a lo sviluppo delle rinnovabili) e 12 nuovi investimenti, che includono anche un maggiore riciclo e reperimento delle materie critiche.

- LE PRIORITÀ DELLA REVISIONE. Il testo presentato ad agosto e approvato da Palazzo Berlaymont, rispetto a quello draghiano, presenta una maggiore attenzione agli investimenti nel comparto idrico, nella formazione, nelle politiche attive del lavoro. Viene mantenuto (con più garanzie per i meritevoli) l'obiettivo dei 60mila alloggi in più per gli studenti. Ne escono ridotti invece i Piani di rigenerazione urbana (da 3,3 miliardi a 2) e i Piani urbani integrati (da 2,5 miliardi a 900 milioni). In chiave green è cambiata anche la parte che prevedeva la messa a terra di semi: al loro posto saranno piantati direttamente alberi già cresciuti; in totale non saranno più 6,6 milioni ma 4,5. La prevenzione dei rischi idrogeologici, la costruzione di nuove reti ferroviarie e il superbonus (con il taglio del sismabonus) sono altre due aree che hanno subito un restyling con il nuovo documento.

-  LE AREE DI DESTINAZIONE. Sono 12,4 i miliardi che nel nuovo Piano andranno alle imprese. A guidare è la Transizione 5.0, che incasserà 6,3 miliardi con lo strumento del credito di imposta. Corposo anche lo stanziamento di fondi per le imprese attive nel settore delle rinnovabili. Circa 1,2 miliardi saranno destinato alla ricostruzione di Emilia-Romagna, Toscana e Marche, dopo i nubifragi di quest'anno. Sono oltre 5, invece, i miliardi che confluiranno nel settore delle reti e infrastrutture: dalle reti elettriche e del gas all'acquisto - per oltre un miliardo – di nuovi treni a emissioni ridotte. Alle politiche del lavoro il governo, rispetto al Piano precedente, ha destinato un miliardo in più, 618 sono i milioni dedicati alle politiche giovanili.

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