Presentazione del Rapporto Federsicurezza-Confcommercio 2008 sulla vigilanza privata in Italia

Presentazione del Rapporto Federsicurezza-Confcommercio 2008 sulla vigilanza privata in Italia

Roma, 28 maggio 2008

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29 maggio 2008

Cari amici ed amiche, signore e signori,
desidero innanzitutto ringraziare il Presidente di Federsicurezza, Luigi Gabriele per avermi invitato a partecipare oggi a questo evento, un appuntamento importante che consente di mettere a fuoco, grazie al dettagliato rapporto che viene presentato oggi, la forza e l'evoluzione di un settore che proprio Gabriele ha saputo aggregare dandogli voce in modo unitario pur valorizzandone le singole componenti.

Un settore che oggi, più che mai, si trova a svolgere un ruolo fondamentale per rispondere a quella che è considerata da parte degli italiani, cittadini ed imprese, una priorità inderogabile: la sicurezza.

È evidente come l'opinione pubblica lamenti un peggioramento della situazione della sicurezza e il tema della lotta alla criminalità sia sempre più vissuto come emergenza e quindi come priorità fra i problemi da risolvere; come d'altronde ha confermato, proprio il sondaggio effettuato da Confcommercio subito dopo i risultati delle ultime elezioni.

Sappiamo che le cause di questo crescente senso di insicurezza sono molte e le citerò solo per titoli: il numero dei reati e soprattutto la violenza con la quale questi reati vengono commessi; l'immigrazione clandestina; il degrado urbano e sociale; l'impunità dei criminali e la mancanza di certezza della pena.

Ma se queste sono le cause del senso di insicurezza ancor più devastanti sono gli effetti che comporta. Perché la sicurezza è il prerequisito per una compiuta democrazia economica, nella quale cittadini e imprenditori possano vivere con serenità e soprattutto costruire per il futuro, senza sentirsi minacciati nella propria incolumità, in quella dei propri cari e nel frutto del loro lavoro.

A questa situazione di malessere, ormai diventata vera e propria esasperazione, le istituzioni e le forze dell'ordine stanno rispondendo con impegno e determinazione, certamente; ma con risorse che sono purtroppo limitate e assorbite anche dal contrasto ad un fenomeno che non ha confronti con altre economie avanzate, la presenza di tre potenti e ramificate organizzazioni criminali - mafia, ‘ndrangheta e camorra – che impegnano uomini e mezzi che altrimenti potrebbero essere destinati più efficacemente al controllo del territorio ed alla prevenzione del crimine.

Ecco allora che cresce la domanda di sicurezza complementare, l'attività che di fatto è svolta dalle imprese che questo settore, Federsicurezza, rappresenta.

L'assetto normativo del settore d'altronde sta finalmente evolvendo e credo che il recentissimo decreto legge che ha accolto le indicazioni della Corte di Giustizia Europea riconoscendo alle guardie giurate nello svolgimento del loro ruolo professionale la qualifica di incaricato di pubblico servizio sia un significativo passo avanti.

Il prossimo passo che mi auguro sia realizzato è quello del riconoscimento delle specificità di un settore che non può essere regolamentato come un qualsiasi altro settore economico, perché ora è in dirittura di arrivo il provvedimento che toglie i vincoli alla concorrenza che risalivano al 1931, liberalizzando il settore.

Una liberalizzazione che aiuterà lo sviluppo del mercato, purchè "governata" attraverso il riconoscimento di quelle specificità che ho appena evidenziato.

Perché le liberalizzazioni – anche quelle che ci riguardano, e infatti non ci siamo mai tirati indietro – sono fra le priorità che Confcommercio, non da oggi, ma da tempo, ha caldeggiato affinché l'economia italiana possa riprendere a crescere.

Un'economia che non registra segnali confortanti: infatti anche se gli ultimi dati sul Pil danno una crescita nel primo trimestre di quest'anno migliore delle aspettative, con un più 0,4%, non bisogna farsi facili illusioni, perché non si elimina il rischio di un dato comunque negativo nel 2008 e perché continua purtroppo a crescere il divario con l'Europa.

E se il divario aumenta il rischio per l'Italia è quello di perdere sempre più terreno sul versante della competitività.

Nelle nostre "20 tesi per una legislatura costituente – Crescere di più, crescere meglio", il documento programmatico di Confcommercio presentato alla vigilia delle elezioni e poi subito dopo la formazione del nuovo governo durante la convocazione a Palazzo Chigi abbiamo evidenziato a chiare lettere quali debbano essere gli interventi prioritari da perseguire:

ridurre la spesa pubblica di 1 punto di Pil all'anno per i prossimi 5 anni;

sostenere la domanda interna attraverso l'alleggerimento della pressione fiscale sui redditi da lavoro, con l'obiettivo di ridurre di almeno 5 punti l'aliquota media IRPEF;

completare le liberalizzazioni, quelle vere, e cioè servizi energetici, telefonici, bancari e assicurativi, per incrementare di 1,5 punti il PIL.

Ecco, noi crediamo che questa sia la via maestra per affrontare l'emergenza crescita del nostro Paese.

E un primo segnale in questa direzione lo abbiamo già avuto con la detassazione degli straordinari che era in cima alle nostre richieste delle cose da fare nei primi 100 giorni.

Ma non ci si può fermare qui, perché il nostro Paese, le nostre imprese, la nostra economia – un' economia che è basata sulle piccole e medie imprese, che costituiscono il 95% del sistema produttivo italiano; un'economia nella quale i servizi di mercato contribuiscono a formare ben più del 40% del Pil e dell'occupazione – hanno bisogno di riforme.

Abbiamo bisogno di servizi pubblici efficienti e competitivi, e quindi, come ho già detto, di effettive liberalizzazione; di ridurre la nostra bolletta energetica, di investire in capitale umano ed innovazione; di una pressione fiscale che non pesi come un macigno su imprese e lavoratori e di un federalismo che sappia coniugare responsabilità, solidarietà e competitività del sistema; di un mercato del lavoro flessibile ed attento alle esigenze dei settori; di infrastrutture al passo con i tempi; di un contesto sicuro, nel quale imprese e cittadini non sentano la minaccia quotidiana della criminalità.

Siamo consapevoli che sono problemi complessi; non ci facciamo illusioni che si possano risolvere dall'oggi al domani, anche perché le soluzioni di breve termine hanno il fiato corto e non portano lontano.

Ma crediamo che queste cose si possano realizzare: perché ci sono i numeri per una governabilità stabile e duratura; perché con una nuova stagione di concertazione si può ragionare insieme, istituzioni, imprese, forze sociali, per garantire un futuro migliore all'Italia.

Grazie

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