Con le regioni per un'Italia competitiva

Con le regioni per un'Italia competitiva

Programma per le Regioni (sintesi per la stampa)

DateFormat

12 marzo 2010

1. Lo scenario

Il 2010 è l’anno del ritorno alla crescita. Una crescita modesta e fragile: già recuperare le posizioni del periodo pre-crisi richiederà tempo. Lento e faticoso sarà soprattutto il riassorbimento della disoccupazione.

L’impresa diffusa costituisce la struttura portante dei processi di sviluppo territoriale. Per rafforzare questo sistema c’è oggi necessità di un contesto di regole, di politiche, di ragionevoli risorse, che ne sostengano competitività e produttività.

In considerazione del ruolo delle regioni nella costituzione formale e materiale del paese, la Confcommercio auspica che le prossime legislature regionali siano occasione per fare avanzare, in ciascuna area territoriale e nel paese nel suo complesso, buone scelte riformatrici.

2. Una politica per le PMI e per l’impresa diffusa

Lo Small Business Act, la strategia europea di valorizzazione delle PMI vuole fare dell’economia continentale la più competitiva e dinamica del panorama mondiale puntando sulla conoscenza, la crescita sostenibile, posti di lavoro più qualificati, maggiore coesione sociale. È una strategia che per avere successo richiede tutela della legalità e della sicurezza, pluralismo imprenditoriale, una concorrenza a parità di regole. Alle Regioni spetterà di migliorare efficienza e efficacia della spesa pubblica, di diminuire gli oneri burocratici e i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, di assicurare una più compiuta integrazione tra politica industriale e politica per i servizi fondata sulle liberalizzazioni ancora necessarie nei servizi pubblici locali.

3. Federalismo istituzionale e federalismo fiscale

La riforma del Titolo V della Costituzione ha prodotto un federalismo incompiuto. Per migliorarlo, bisognerà varare la “Carta delle Autonomie locali”, istituire la Camera delle Regioni, applicare l’art. 119 della Costituzione che assegna agli enti locali autonomia finanziaria di entrata e di spesa. Il federalismo fiscale deve essere accompagnato da riforme che consentano semplificazioni, maggiore equità, una riduzione della pressione fiscale. Occorre rispettare lo Statuto del contribuente e il Patto europeo di stabilità e di crescita, superare i volumi di spesa storica e adottare costi standard per le perequazioni in favore delle regioni con minore capacità fiscale.

4. Competitività e politiche di settore: commercio, turismo e servizi

Per regolamentare l’attività d’impresa, le regioni devono applicare la Direttiva Bolkestein su concorrenza, corretto funzionamento del mercato, accessibilità dei servizi da parte degli utenti, semplificazione degli atti amministrativi.

Sul turismo, si dovrà passare da una visione di comparto ad una di sistema, creando un comitato permanente regioni-forze sociali e individuando linee di indirizzo comune per identificare gli “uffici turistici”, classificare le strutture ricettive, rivedere le normative regionali sul demanio.

Per le imprese dei servizi sarà importante dar seguito allo Small Business Act e alla conseguente direttiva del Consiglio dei ministri, volta a favorire la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici.

5. Infrastrutture, trasporti e logistica

Tempi di percorrenza dilatati da una congestione stradale (costo 30 miliardi di euro all’anno, cioè due volte il dato medio europeo) condizionano il sistema paese e il tessuto imprenditoriale italiano. Occorre accelerare il potenziamento delle infrastrutture, a cominciare dai corridoi prioritari europei, ponendo anche attenzione alle reti secondarie di accesso. Va migliorata la fluidità delle catene logistiche e di trasporto nei punti di interscambio, anche con una politica di marketing territoriale che attragga investimenti in piattaforme per il trattamento e la distribuzione delle merci.

In questo contesto, le autostrade del mare potranno contribuire a fare dell’Italia un’importante piattaforma logistica europea nel Mediterraneo.

6. Politiche per la città e progettazione concertata

Nelle città si concentrano il 35% dell’occupazione, oltre il 40% del valore aggiunto nazionale, il 77% dei servizi. Perciò, vanno ripensate come efficienti spazi produttivi, dove si possa operare in sicurezza e dove si presti particolare attenzione a verde e qualità dell’aria. Il passaggio dai “centri commerciali naturali” ai “distretti urbani del commercio” dovrà nascere da un continuo confronto tra amministrazioni locali ed associazioni di rappresentanza delle imprese.

La mobilità urbana di persone e merci va favorita con una strategia di medio-lungo periodo che integri le politiche settoriali dei trasporti con un efficace uso del territorio, incentivando i check-up energetici, installando filtri antiparticolato, utilizzando macchinari, attrezzature e veicoli a basso impatto ambientale.

7. Energia ed ambiente

La riforma costituzionale del 2001 assegna ampi spazi di intervento alle regioni sulle questioni energetiche. Di qui l’importanza di una corretta pianificazione regionale, che persegua obiettivi di economicità, sicurezza e sostenibilità degli approvvigionamenti energetici e permetta alle imprese sul territorio di cogliere le opportunità emergenti dalle nuove tecnologie in tema di fonti rinnovabili, e di efficienza e risparmio energetico. Imprese che, va ricordato, sono gravate da pesanti oneri, la cui incidenza è inversamente proporzionale alle dimensioni dell’azienda per gli elevati costi fissi generati dalle troppe procedure. Semplificare è dunque assolutamente necessario.

Quanto ai Piani regionali di gestione dei rifiuti, essi dovranno essere raccordati con l’imminente avvio del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti (Sistri).

8. Fondi strutturali – FAS

Ad oggi, la dotazione del FAS (Fondo per le Aree Sottoutilizzate) è di 27 miliardi di euro, a fronte dei 43 miliardi originariamente previsti. È dunque urgente l’approvazione dei Programmi Attuativi Regionali (P.A.R.) che dovrebbero favorire l’accessibilità dei territori, specie le aree rurali e montane, la riqualificazione dei centri urbani, la sperimentazione nel sud di ulteriori forme di fiscalità di vantaggio.

Gli interventi FAS devono essere complementari all’utilizzo dei Fondi Strutturali, pensati per finanziare investimenti più innovativi da parte delle imprese. Va accelerata l’azione regionale per l’utilizzo dei fondi comunitari, avanzando rapidamente nel processo attuativo dei Piani Operativi Regionali e di quelli interregionali. Per questi ultimi, il ritardo di una o più regioni nella predisposizione dei progetti non dovrà andare a discapito di quelle più celeri.

9. Credito e valorizzazione del sistema di garanzia collettiva fidi

Anche l’impatto della crisi sulla gestione finanziaria delle imprese e sulle condizioni di accesso al credito bancario ha confermato la validità dei fondi di garanzia collettiva fidi e la bontà della scelta fatta in tal senso dalle regioni. La relazione di prossimità con le imprese e con il territorio si è rivelato il plus competitivo di questo sistema, che le regioni devono confermare e potenziare.

Vanno inoltre colte le potenzialità del progetto sulla “Banca del Mezzogiorno”, che potrà contribuire a un riequilibrio nazionale attraverso lo sviluppo del credito nel sud d’Italia, in specie di un credito che punti a rafforzare la dotazione infrastrutturale e a finanziare gli investimenti di medio-lungo termine delle imprese operanti nell’area meridionale.

10. Lavoro e Formazione, Welfare e Sanità

L’intesa Stato - Regioni per il finanziamento degli ammortizzatori in deroga, strategica nel rispondere alla crisi, va rinnovata anche per il 2010.

Quanto alla formazione, occorre individuare nuove policy e linee di azione per una leva che è fondamentale per l’occupazione, la mobilità sociale, la crescita e la competitività del paese. Va migliorato l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro e occorre accrescere la qualità dei servizi per l’impiego e la promozione dei percorsi di alternanza scuola/lavoro. La formazione imprenditoriale necessita di percorsi integrati di formazione, assistenza tecnica e tutoraggio, da sostenersi con la tecnica dei voucher.

Un welfare più giusto e inclusivo, più responsabilizzante e sostenibile potrà fare del territorio l’ambito in cui costruire risposte preventive ai bisogni delle persone. Contribuendo così a giuste politiche di integrazione dei lavoratori immigrati e alla sostenibilità del sistema sanitario, basata su una razionalizzazione dell’ospedalizzazione, sull’innovazione tecnologica ed organizzativa, sullo sviluppo dell’assistenza integrativa.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca