L'Italia del disagio insediativo: i talenti sottratti alla competizione globale (1996-2005)

L'Italia del disagio insediativo: i talenti sottratti alla competizione globale (1996-2005)

Secondo rapporto di indagine a cura di Serico-Gruppo Cresme

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7 marzo 2007

1996-2005: l'Italia in movimento

L'armonica distribuzione della popolazione sul territorio è una ricchezza insediativa che rappresenta:

  • una peculiarità e una garanzia del nostro sistema sociale e culturale;
  • una certezza nella manutenzione del territorio;
  • una opportunità di sviluppo economico.

Se, in Europa, Francia e Italia sono le nazioni dove la popolazione è maggiormente distribuita, nel nostro paese ben il 98,3% dei comuni ha meno di 10.000 abitanti. Popoliamo un territorio che conta oltre 22.000 centri abitati, quasi 33.000 nuclei insediativi, senza considerare le caratteristiche di tanta parte del nostro sistema agricolo composto di "case sparse". Viviamo una ricchezza insediativa che il Cattaneo ha descritto come "l'opera di diffondere equabilmente la popolazione", "frutto di secoli" e di una "civiltà generale, piena e radicata" che ha favorito la distribuzione "generosamente su tutta la faccia del Paese".
Ma lo spopolamento e l'impoverimento di vaste aree – soprattutto pedemontane, montane e insulari – ha nel secondo dopoguerra assunto caratteri strutturali delineando un'Italia del "Disagio insediativo".

(dall'introduzione del primo rapporto sull'Italia del disagio insediativo, anno 2000)

L'indice di "disagio insediativo" – entrato ormai stabilmente nel compendio statistico dell'Atlante della competitività delle province italiane di Unioncamere – è stato elaborato per la prima volta nel 1999; la sua originalità consiste nell'approccio di sistema: la scelta degli indicatori permette di analizzare i caratteri dei singolicomuni e delle province, a partire dai dati demografici dei loro abitanti, per giungere al livello dei servizi erogati (istruzione, assistenza sociale e sanitaria, commercio) e il dinamismo produttivo (produzione, turismo e ricchezza). In un concetto: la qualità dei servizi territoriali diffusi e la possibilità di competere per uno sviluppo coerente con le proprie risorse ed identità.

Veniamo ai dati della nuova indagine che analizza le dinamiche 1996-2005 a livello provinciale e 1996-2001 a livello comunale (il 2001 costituisce il dato più aggiornato a livello comunale).

Un paese in movimento...

Quello che emerge è un paese in movimento, in trasformazione, in lento miglioramento, ma non ovunque. Gli anni dal 1996 al 2005 hanno rappresentato per l'Italia dei comuni, delle cento città e dei mille campanili, un periodo di miglioramento e di veloce o lento spostamento verso condizioni di maggior benessere. Ma allo stesso tempo hanno evidenziato ancora aree di disagio insediativo, socioeconomico e abitativo.

...e in trasformazione...

Il nuovo rapporto Confcommercio-Legambiente sull'Italia del disagio insediativo evidenzia che l'Italia delle trasformazioni e dello sviluppo locale è un'Italia a più velocità: chi va adagio, chi va piano, chi corre. Qualcuno resta al palo ma in generale il dato significativo – e confortante – è che la situazione socioeconomica complessiva del nostro paese nel periodo analizzato (1996-2005) è migliorata. Ma non ovunque.

...con un territorio fortemente diversificato

Infatti i dati dell'indagine mettono in luce come il nostro territorio sia costellato da una diversificazione territoriale molto spinta delle condizioni di sviluppo locale: l'andamento medio nazionale nel periodo considerato (1996-2005) riflette, e non può non essere che così, la difficoltà complessiva che ha caratterizzato il decennio, segnato prima da una fase di lenta espansione economica e poi di rallentamento.

Il benesseresi espande a macchia d'olio...

Il dato più confortante è che laddove si sono registrati i miglioramenti, essi hanno avuto una diffusione a macchia d'olio che si è allargata dalle aree metropolitane ai comuni contermini e alle aree diffuse, segno di una vitalità e di un protagonismo delle medie e delle medio – piccole realtà che fa ben sperare per il futuro.

...ma cresce un disagio "strutturale"

Laddove invece si sono avuti i peggioramenti, ciò è dipeso in gran parte dalle condizioni di vincolo allo sviluppo dato da fattori strutturali di scarsa qualità e dalla minore presenza di quei fattori che nelle altre aree hanno rappresentato elementi strategici per lo sviluppo: oltre al reddito disponibile, si tratta ad esempio dell'aumento del grado di scolarizzazione, dell'incremento delle presenzeturistiche, della crescita dei servizi per la popolazione e le imprese.

Il territorio come una favola morale: lepri e tartarughe, formiche e cicale

L'Italia del disagio insediativo è un'Italia nella quale parlare di diverse velocità e di diverse strategie. E in questo senso le metafore che meglio esemplificano quanto avvenuto in questi anni possono essere trovate, come nelle antiche favole morali, tra i comportamenti animali.

E dunque vi sono i territori "lepre", ovvero territori in grado di capitalizzare le risorse locali – sociali, economiche, naturali – e di utilizzarle per velocizzare in modo efficace lo sviluppo locale. Sono comprese in questo gruppo molte province e aree del Nord e del Centro, ma anche alcune province del Sud che in questi anni hanno evidenziato notevoli tassi di miglioramento delle condizioni insediative – sociali ed economiche – locali, come ad esempio le province lucane di Potenza e Matera oppure le province della Sardegna.

E vi sono territori "tartaruga", ovvero territori che esprimono fattori di strutturale lentezza, dovuta al diverso metabolismo, ovvero alle diverse condizioni di partenza. Una lentezza che a volte procede verso miglioramenti e lente uscite dalle condizioni di disagio, come in alcune aree del Mezzogiorno, e una lentezza che si trasforma anche in rallentamenti e riduzioni del benessere a causa di effetti di "cronicità" degli indicatori, come nel caso della provincia di Trieste o di quelle liguri, tra le prime per qualità della vita anche in note classifiche nazionali, ma in lenta e progressiva involuzione a causa di una struttura demografica troppo matura e potenzialmente foriera di un percorso di ritorno a condizioni di disagio insediativo.

Ma è anche l'Italia dei territori "cicala", ovvero di quelle porzioni di territorio nelle quali vi è la presenza di una notevole dotazione di risorse (ambientali, culturali, economiche, sociali). Ma proprio questi territori esprimono spesso un eccessivo uso delle risorse ambientali, si pensi al consumo di suolo a fini edificatori, oppure esprimono il raggiungimento di soglie di qualità della vita molto elevate e difficili da mantenere nel lungo periodo. È il caso ad esempio dell'EmiliaRomagna e della Toscana, che esprimono elevati valori degli indicatori di benessere ma che presentano anche un fenomeno di parziale involuzione: nel 2001 erano inserite nel gruppo 9 – massimo benessere – mentre nel 2005 evidenziano una regressione al gruppo 8, che esprime pur sempre i migliori parametri della cosiddetta medietà. Questa trasformazione, avvenuta negli ultimi anni, è l'espressione di una difficoltà di mantenimento delle condizioni locali dello sviluppo a causa ad esempio di una minore dotazione di risorse, amministrative, economiche, finanziarie (e di una difficile situazione economica generale), ma in alcune aree si configura anche come l'esito di una velocizzazione della crescita che al raggiungimento della soglia più elevata di benessere non è stata in grado di consolidare tale risultato, evidenziando dunque problemi di sostenibilità dello sviluppo.

Ed è anche l'Italia dei territori "formica", ovvero di quegli ambiti territoriali che si mettono meno in mostra ma che evidenziano una lungimiranza di medio-lungo periodo che premia il loro lento ma consistente e duraturo cammino verso uno sviluppo solido e coeso. È il caso di alcune aree del Mezzogiorno che, pur non avendo la dinamica di molte regioni del Nord e del Centro, stanno uscendo in modo significativo da situazioni consolidate di disagio. E proprio nell'ottica di sapienti formiche lo stanno facendo in modo lento ma costante, senza slanci eclatanti e dunque "fuori dalla notizia", ma pienamente "dentro" un percorso di miglioramento che vale la pena di osservare, monitorare e raccontare, come ad esempio molte province del Sud e delle Isole, a partire dalle province della Sardegna, quelle che più di altre hanno dimostrato nel decennio capacità di crescita, innovazione, sviluppo e miglioramento delle condizioni insediative, e anche quelle storicamente disagiate della Calabria, che pur non evidenziando miglioramenti nel valore assoluto (rimangono sempre inserite nel gruppo 1 del disagio), evidenziano localmente lenti ma costanti miglioramenti di alcuni indicatori (reddito, composizione della popolazione, diminuzione abitazioni non occupate e incremento del turismo).

Alcuni dati

  • il Nord Ovest presenta regioni in condizioni di stabilità nella medietà (Piemonte), di stabilità nel benessere (Valle d'Aosta), di miglioramento verso il benessere (Lombardia) ma anche di peggioramento dalla medietà al disagio (Liguria);
  • il Nord Est presenta una crescita del benessere in Trentino Alto Adige, anche se ricompresa all'interno del sistema della medietà, mentre Veneto e Friuli Venezia Giulia rimangono complessivamente stabili, e l'Emilia Romagna, in controtendenza, riduce parzialmente il proprio benessere verso una medierà, seppur di alto livello;
  • il Centro rappresenta efficacemente l'esempio di come una macroarea possa presentare un generale equilibrio, ma poi se si guarda al suo interno si scopre che le Marche e l'Umbria migliorano nella medietà verso un maggior benessere, il Lazio esce da una situazione di disagio e si inserisce nella media nazionale, mentre la Toscana passa dall'area del benessere a quella della medietà, comunque di alto livello;
  • il Mezzogiorno (Sud e Isole) presenta i valori meno contrastanti e più significativi di una interessantissima dinamica in atto, che vede Abruzzo, Basilicata e Sardegna in crescita, molto significativa, da condizioni di disagio a condizioni di medietà; Campania, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia presentano invece condizioni di assoluta stabilità, e dunque nessuna regressione.

Tab. 1 – Tabella semaforica. Regioni e gruppi del disagio insediativo, anni 1996 e 2005

  1996 2005 Tendenza
Piemonte 8 8  
Valle d'Aosta 9 9  
Liguria 8 7 -
Lombardia 5 9 +
Trentino Alto Adige 5 6 +
Veneto 5 5  
Friuli Venezia Giulia 8 8  
Emilia Romagna 9 8 -
Marche 5 8 +
Toscana 9 8 -
Umbria 5 8 +
Lazio 4 5 +
Campania 2 2  
Abruzzo 4 5 +
Molise 4 4  
Puglia 2 2  
Basilicata 1 2 +
Calabria 1 1  
Sicilia 1 1  
Sardegna 1 2 +
Nord-Ovest 8 8  
Nord-Est 5 9 +
Centro 8 8  
Sud 1 2 +
Isole 1 2 +
ITALIA 5 5  
Nota: il colore verde evidenzia una situazione di miglioramento e incremento del benessere (diminuzione del disagio), mentre il colore rosso evidenzia una diminuzione del benessere (aumento del disagio).
Gruppi del disagio: 1, 4, 7
Gruppi della medietà: 2, 3, 5, 8
Gruppi del benessere: 6, 9

La mappa del disagio insediativo – Anno 2005

mappa del disagio insediativo 2005

 

Legenda: giallo, arancio, rosso: i comuni del disagio; azzurro-blu: i comuni della medietà; verde: il benessere

I fattori del cambiamento

Gli elementi migliorativi più significativi sono i seguenti:

  • la crescita del reddito disponibile per abitante, che rappresenta un incremento netto della ricchezza, associato all'incremento dei depositi bancari, un elemento che se legato al primo indica una solidità dell'economia legata al risparmio;
  • la forte crescita della scolarizzazione e della conseguente incidenza della popolazione istruita (sia di scuola secondaria superiore che di laureati);
  • la diminuzione dell'incidenza di abitazioni non occupate, che testimonia la capacità di far rientrare nel circolo virtuoso dell'economia immobiliare una quota del patrimonio edificato e non utilizzato (un esempio di "talenti sottratti" anche questi);
  • la diminuzione del numero di abitanti per singolo addetto, che rappresenta un incremento dell'occupazione;
  • l'incremento delle presenze turistiche, sia in ragione del numero di abitanti che per kmq, che rappresenta un forte incremento delle potenzialità di sfruttamento economico del turismo sul territorio;
  • la crescita dei servizi, rappresentata dalle unità locali dei trasporti per abitante, degli sportelli bancari, delle istituzioni, dei servizi medici e dell'assistenza sociale, che denota un incremento del welfare e dei servizi alla persona.

Per contro, tra quelli peggiorativi, si evidenziano:

  • la forte diminuzione della popolazione al di sotto dei 14 anni di età;
  • l'incremento molto significativo della componente anziana;
  • la diminuzione del numero medio di componenti dei nuclei familiari e la diminuzione del numero di abitanti per singola abitazione;
  • l'incremento del numero di abitanti per unità locale del commercio e la diminuzione del numero dei pubblici esercizi, due elementi che descrivono un cambiamento strutturale del sistema del commercio e dei pubblici esercizi, che nel periodo considerato ha visto lo sviluppo del sistema dei centri commerciali e la crisi dei piccoli negozi di prossimità e degli esercizi di vicinato, elementi questi ultimi in grado di mantenere e costituire un tessuto sociale di relazione e di servizio, in particolare per le popolazioni decentrate;
  • la diminuzione del sistema dei servizi alle imprese, che comporta una minore capacità di competizione del sistema imprenditoriale sui mercati;
  • un aumento del numero di automobili per abitante, con conseguente impatto su mobilità, ambiente e uso del territorio;
  • un incremento del consumo di energia elettrica per famiglia, che se da un lato esprime un miglioramento delle condizioni di vita legate ai servizi prodotti dagli elettrodomestici, da un altro evidenzia una maggiore richiesta di energia elettrica e dunque di consumo di risorse naturali per soddisfare le esigenze energetiche della popolazione.

Tab. 2 – I fattori del cambiamento. Indicatori nazionali 1996-2005, valori assoluti e variazioni percentuali calcolati su base provinciale

  Italia 1996 Italia 2005 Italia Variazione
Reddito disponibile per abitante € 10.808 13.142 21,6%
Densità demografica (Ab. x Kmq.) – Cens. 188,7 194,0 2,8%
Densità demografica (Ab. x Kmq.) – Anno 191,2 194,0 1,5%
Inc. % popolazione sotto 14 anni 15,90% 14,1% -11,1%
Inc. % popolazione tra 14 e 65 anni 68,80% 66,6% -3,2%
Inc. % popolazione sopra 65 anni 15,30% 19,2% 25,7%
Componenti medi della famiglia 2,85 2,51 -12,0%
Abitanti per abitazione occupata 2,88 2,74 -4,8%
Inc. % abit. non occupate su totali 21,10% 19,6% -7,1%
Abitanti per addetto 4,2 3,5 -15,7%
Abitanti per unità locale del commercio 37,2 41,1 10,5%
Abitanti per addetto del commercio 15,4 20,5 33,1%
Addetti al commercio per unità locale 2,42 2,01 -17,1%
Pubblici esercizi per 1000 abitanti 4,36 3,99 -8,4%
Pubblici esercizi per Kmq. 0,83 0,78 -6,6%
Presenze turistiche per posto letto 84,2 82 -2,5%
Presenze turistiche per abitante 5,13 5,91 15,1%
Presenze turistiche per Kmq. 981 1.146 16,8%
Abitanti per ricettività totale 189,5 218 15,2%
Presenze totali per letto 66,7 64 -3,9%
Presenze totali per abitante 12,6 14 11,0%
Presenze totali per Kmq. 2.417 2.714 12,3%
Unità locali trasporti per 1000 abitanti 3,24 4,43 36,7%
Sportelli bancari per 10000 abitanti 4,56 5,29 16,1%
Depositi per abitante (Ml.) 17 19,90 17,0%
U.L. servizi imprese per 1000 abit. 12 12,22 1,9%
Servizi persone per 1000 abit. 3,03 3,24 6,9%
Abitanti per autovetture 1,9 1,52 -19,8%
Consumi elett. per famiglia 2,55 2,86 12,0%
Inc. % U.L. istituzioni su U.L. totali 5,90% 7,44% 26,1%
Addetti Istruz. prim. Per 1000 abitanti 8,92 9,93 11,3%
Addetti Istruz. secon. per 1000 abitanti 13,2 11,76 -10,9%
U.L. serv. medici per 1000 abitanti 2,36 3,39 43,8%
U.L. Assistenza sociale per 1000 abitanti 0,34 0,67 95,7%
Fonte: Elaborazione Serico su dati Ancitel e Istat

Nel decennio considerato la situazione reddituale ha avuto (a valori costanti) un incremento pari a circa il 2% annuo, un incremento avvenuto in modo quasi equivalente nei due periodi considerati, che evidenzia pertanto una sostanziale stabilità della crescita e dunque un fattore dinamico debolmente positivo, comunque di lento e graduale miglioramento.

A tale incremento si è accompagnata una struttura demografica e sociale che ha visto diminuire in modo consistente la quota di popolazione al di sotto dei 14 anni di età (-11,1%) e per contro un aumento di oltre il 25% della popolazione con oltre 65 anni di età. La struttura familiare nel contempo è fortemente cambiata, con una riduzione dei componenti medi per famiglia e di abitanti per singola abitazione occupata.

Ma uno tra i dati più significativi è che il sistema economico e produttivo ha mostrato un incremento di capacità occupazionale, anche in relazione alla popolazione residente, da cui si spiega anche l'incremento del reddito medio pro capite. Ma, al contempo, il sistema distributivo e commerciale ha subito una trasformazione che ha incrementato, da un lato, di oltre il 10% il rapporto tra abitanti e unità locali del commercio e, dall'altro, del 33% il rapporto tra abitanti e addetti del commercio.

È la misura della trasformazione del sistema commerciale italiano avvenuto negli ultimi dieci anni, con la parziale modernizzazione dovuta all'apertura delle grandi superfici commerciali e, dunque, con la diminuzione del numero di addetti in rapporto agli abitanti. Ma è anche la misura dell'innescarsi di fenomeni di diminuzione e di perdita di punti vendita di piccola dimensione (di vicinato e di prossimità), che in molti casi sono allo stesso tempo causa ed effetto dell'aumento del disagio insediativo in molte zone del Paese.

Un discorso analogo si può fare per i pubblici esercizi, il cui numero è sceso in misura minore delle unità locali del commercio, grazie alla forte crescita del sistema turistico, che tuttavia se, da un lato, evidenzia un consistente aumento della domanda (da 981 a 1.146 presenze turistiche per kmq, da 5,13 a 5,91 presenze turistiche per abitante), dall'altro si scontra con un sistema ricettivo che riduce le proprie capacità di accoglienza.

I dati evidenziano alcuni aspetti apparentemente contraddittori, ma che in realtà sono la rappresentazione di come la situazione insediativa italiana contrapponga fattori di indubbia positività con altri di altrettanta indubbia negatività. È, ad esempio, il caso della mobilità, che se, da un lato, evidenzia una crescita dell'offerta, dall'altro mette in rilievo anche un ricorso esasperato alla mobilità personale, con un rapporto abitanti per autovetture che è passato da circa 2 nel 1996 a 1,5 nel 2005.

E ancora, migliorano altri indicatori, come la scolarizzazione di fascia alta, dando la sensazione di una parziale uscita da quella fase involutiva che vedeva l'Italia tra gli ultimi paesi in Europa per istruzione e specializzazione, anche se non crescono di conseguenza i sistemi di servizio alle imprese e alle persone.

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