Le reazioni delle Associazioni alle nuove restrizioni

Le reazioni delle Associazioni alle nuove restrizioni

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15 marzo 2021

Dal 15 marzo sono entrate in vigore le nuove misure adottate dal governo per arginare la nuova ondata di infezioni da Covid. Le restrizioni adottate hanno suscitato numerose proteste nel sistema Confcommercio in tutta Italia.

Confcommercio Veneto: “accelerare sulle vaccinazioni, anche nelle aziende”

Il Veneto resta in zona rossa per altre due settimane a partire dal 26 marzo. Per Confcommercio Veneto “arancione o rosso, in sostanza cambia poco. I sacrifici devono continuare, le attività chiudono e muoiono, mentre il tempo passa inesorabile. L’unica via d’uscita è la vaccinazione di massa, ma è necessario un deciso cambio di passo, il governo deve accelerare. La parola d’ordine è vaccinare, vaccinare, vaccinare. Senza un’immunità di gregge non se ne esce, perciò bisogna accorciare i tempi per proteggere più cittadini possibili”. E per raggiungere l’obiettivo, dice il presidente Patrizio Bertin, occorre far decollare la vaccinazione nelle aziende, in maniera diffusa. Ci diano le forniture necessarie per vaccinare i lavoratori, bisogna partire forte e decisi”.

 

Confcommercio Toscana ha dichiarato lo stato di mobilitazione permanente

A partire dal 15 marzo Confcommercio Toscana ha deciso di riunire il proprio consiglio regionale in via permanente, per confrontarsi di giorno in giorno sulle azioni da intraprendere a sostegno del comparto del commercio e del turismo. Lo stato di mobilitazione promosso dall’Associazione ha come obiettivo quello di richiamare l’attenzione del governo e delle istituzioni sulla tragica situazione degli imprenditori del terziario e sulla crisi occupazionale delle aziende. Su quest’ultimo punto Confcommercio Toscana ha deciso di intervenire mettendo in campo tutte le idee e le strategie possibili per salvaguardare il comparto, formato soprattutto da piccole e medie imprese che a causa della pandemia rischiano di perdere gran parte dei loro lavoratori. “Quando si mettono in discussione i posti di lavoro -sottolinea il direttore dell’Associazione Franco Marinoni - quando le aziende sono costrette a chiudere e a licenziare, allora il problema assume dimensioni molto più gravi e non solo per le imprese”. Le aziende stanno affrontando un periodo di grande incertezza, “non possiamo andare avanti contando sulle proroghe della cassa integrazione - commenta la presidente di Confcommercio Toscana, Anna Lapini - i nostri dipendenti per primi hanno diritto ad un minimo di sicurezza. Aspettiamo con terrore il giorno in cui cadrà il blocco dei licenziamenti perché saranno moltissime, troppe, le imprese de terziario incapaci da sole di mantenere gli stessi livelli occupazionali, a fronte della enorme riduzione degli affari in atto ormai da un anno e a costi pressoché invariati, senza interventi decisivi che ci abbiano aiutati a ridimensionare le uscite parametrandole alle entrate”. Nel terziario toscano rischiano di sparire almeno diecimila imprese nei prossimi sei mesi e un dipendente su cinque rischia di perdere il posto di lavoro. “Come si fa a non capire le enormi implicazioni sociali che avrà questa situazione per la Toscana e per l’Italia intera?”, conclude la presidente Lapini.

 

“No alle chiusure”, lettera di Confcommercio Sicilia ai prefetti

Dal 15 marzo la regione Sicilia passerà dalla zona gialla a quella arancione e chiuderà, come tutta Italia, per il weekend di Pasqua. La notizia delle nuove restrizioni non è stata accolta positivamente dalla Confcommercio siciliana che ha subito mandato una lettera aperta ai prefetti dell’isola e ai deputati nazionali per riferire delle pessime condizioni in cui versa il commercio regionale. “Le nuove restrizioni anti-contagio sono un danno per le attività, in particolare per i pubblici esercizi e gli operatori della ristorazione - scrive il presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti - siamo convinti che la tutela della salute debba essere prioritaria ma al contempo non possiamo non considerare che, con riferimento al numero dei contagi, la nostra isola non versi in una condizione tale da determinare il  passaggio alla fascia successiva (da gialla ad arancione)”. La richiesta dell’Associazione ai prefetti è quella di sollecitare il governo a considerare la possibilità “di adottare misure meno restrittive in quelle aree del nostro territorio dove il numero dei contagi risulta essere al di sotto dei parametri”.

 

Confcommercio Milano: “la zona rossa costerà caro alle imprese del terziario”

Il ritorno della zona rossa sarà un duro colpo per negozi, bar e ristoranti che rischiano di perdere 290,2 milioni di euro a settimana, una calo dei ricavi pari a -75,3%.  Queste le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi e Brianza. Il settore della ristorazione sarà il più colpito, con una perdita dell'80%, mentre per il commercio al dettaglio (in sede fissa e ambulanti) si prevede il 70,7% in meno dei ricavi. Le misure restrittive previste anche per il weekend di Pasqua, porteranno ad una perdita complessiva di circa 120,4 milioni di euro. “È trascorso ormai più di un anno dall'inizio del primo grande lockdown - commenta Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - e la situazione legata alla crisi sanitaria non è purtroppo cambiata. Peggiora, invece, la situazione economica con nuove chiusure e limitazioni che incidono su un territorio e un tessuto imprenditoriale già fortemente provati”. Serve quindi una svolta radicale, con nuovi sostegni per aiutare le imprese ad arginare le perdite subite. Anche le aziende con fatturati superiori ai 5 milioni di euro hanno bisogno dei ristori. “Auspichiamo che, per assegnare le risorse al maggior numero di attività, si valutino con molta attenzione i parametri minimi di perdita di fatturato al di sotto dei quali non si ottengono gli indennizzi”, conclude Barbieri.

 

Confcommercio Trentino: “subito indennizzi adeguati per chi chiude”

I commercianti trentini hanno appoggiato le nuove disposizioni del governo per ridurre i contagi, a patto però che arrivino immediatamente gli aiuti alle categorie più colpite. “Il settore primario e quello secondario - ha detto il presidente dell'Associazione dei commercianti al dettaglio della provincia di Trento, Massimo Piffer - sono attivi: tutte le conseguenze di questa nuova stretta ricadono sul terziario e in particolare sul commercio, con interi comparti costretti a chiudere”. Il commercio al dettaglio, ad eccezione delle attività che vendono beni di prima necessità, è allo stremo. Le attività che sono rimaste aperte non hanno clienti e non sempre riescono a rimanere in regola con tutti i pagamenti. “Chiudere tutti per riaprire prima - continua il presidente Piffer - senza rimanere imprigionati in questo tira e molla di mezze chiusure e mezze aperture. Non vogliamo fare polemica, anche se molti operatori si chiedono come mai non si sia riusciti ad elaborare una strategia più efficace per gestire questa seconda ondata. È un gesto di responsabilità che vogliamo indirizzare prima di tutto alla popolazione, estenuata tanto quanto i nostri imprenditori, e poi anche alla politica affinché valuti con saggezza la gestione di questa crisi”. I negozi e le categorie del terziario sono sicuramente i più colpiti dagli effetti della pandemia, ma proprio alla luce di questa situazione c’è bisogno di maggiore attenzione verso le imprese, “servono più indennizzi, credito d’imposta, rinvio e riduzione dei tributi, ma anche liquidità e più sgravi fiscali. Se c’è da fare un passo avanti, la nostra categoria è pronta, compatta e responsabile, ma non sia lasciata sola”, conclude Piffer.

 

Confcommercio Pescara: “riaprire subito le attività commerciali”

I contagi nella zona di Pescara e provincia stanno finalmente diminuendo e ci sono tutti i presupposti per un allentamento delle restrizioni da zona rossa. “Occorre riaprire da lunedì 22 marzo le attività commerciali senza alcun indugio e siamo certi che la nuova ordinanza del presidente Marsilio si muoverà in questa direzione”, ha commentato il presidente di Confcommercio Pescara, Riccardo Padovano. Le imprese della zona sono chiuse da oltre un mese e non possono sopravvivere ad un'ulteriore periodo senza incassi, soprattutto le piccole imprese che devono continuare a sostenere costi fissi e pagamenti per i fornitori. “L'apertura dei negozi – ha continua Padovano – diviene ancora più impellente e improrogabile in considerazione dei ritardi nell'erogazione dei ristori già previsti e del fatto che ancora non si conoscono modalità e tempistiche dei nuovi sostegni che stiamo aspettando dall'inizio dell'anno”. Sul piano sanitario le attività stanno rispettando scrupolosamente tutti i protocolli di sicurezza stabiliti dal governo per contenere la pandemia. È importante, invece, accelerare la campagna vaccinale e insistere sull'uso della mascherina e sul mantenimento delle distanze non solo nei luoghi pubblici, ma anche negli ambienti dove è più facile che si allenti l'attenzione, come ad esempio fra mura domestiche, dove avviene la maggioranza dei contagi.

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